Prefazione del libro

Ma torniamo a bussare alla porta della storia e ci accorgeremo, senza lasciare fuori neppure il tempo in cui viviamo, che diverse sono le persone che hanno fatto del bene al mondo; qualcuna è assurta a giusta notorietà, qualche altra, che pur l’avrebbe meritata, è rimasta nell’ombra. Il fatto è che, se scorriamo i nomi delle persone che hanno compiuto qualcosa di prodigioso nella e per la storia, ci potremmo anche sorprendere di quante siano state e potremmo quindi concludere che vi sia ampia materia su cui innestare i nostri ricordi e i nostri pensieri. Persone che, a volte, sono magari rimaste conosciute soltanto nell’ambito del loro confine geografico di riferimento o poco di più. E che per questo meritano di essere conosciute da una più ampia fascia di “pubblico”. Libri come questo, dunque, potenzialmente non conoscerebbero mai la parola fine perché nel fluire incessante della storia nasce e vive sempre qualcuno che diventerà meritevole di essere ricordato e celebrato a motivo di quanto ha compiuto in vita. Magari poi questi ricordi risultano, parlo per me ovvero per l’autore di queste pagine, inadeguati rispetto alla grandezza del personaggio, del resto di chi è stato davvero grande per l’umanità si può, anzi, si deve dire sempre una parola di più. Ma d’una cosa spero non mi si abbia a rimproverare quando ci si imprenderà a leggere questi contributi: della mancanza di onestà e di buona fede. Non ci sono, ovviamente, particolari di pura invenzione all’interno dei componimenti perché ho attinto ampiamente a varii canali anche autorevoli. Senz’altro ho tenuto presente l’impatto culturale ed emozionale che chi ho scelto di ricordare ha esercitato sulla mia persona. Un impatto che, per fortuna, non si cancella. Un impatto che ha contribuito, anche se non saprei per onestà dire in modo esauriente in quale modo, a forgiarmi come persona. L’amore per alcuni dei personaggi qui citati è nato tra i banchi di scuola, studiandone le “gesta” sui libri; poi magari di essi mi sono dimenticato temporaneamente, però loro hanno fatto in modo con quanto hanno prodotto di essere sempre presenti in me anche quando non me ne rendo conto. E inoltre, laddove io con il ricordo non mi sono più autosupportato, ci pensa chi mi circonda a ricordarmene la grandezza. E questo mi dà lo spunto per evidenziare un altro aspetto che ritengo rilevante: vorrei che il ricordo di queste pagine fosse vissuto come ricordo collettivo, non certo perché io pensi di ergermi a unico ed esaustivo rappresentante in parole delle azioni e dei prodigi di queste persone, ma perché talmente tante le hanno amate e le amano di amore individuale che possiamo mettere insieme questi amori. Il destinatario di questi amori è l’unico, è il protagonista di ciascuno di questi componimenti, ma le anime che producono questo amore (un’altra forma di creatività se vogliamo) sono le più diverse. Non saprò mai quanti milioni di persone nel mondo amino certe poesie o certi romanzi, alcuni dipinti o talune sculture. Ma non mi interessa saperlo, non è un discorso di quantità, mi preme invece il pensare che questo amore sia vissuto da loro, che mai mi conosceranno come io mai conoscerò loro, in simbiosi con il mio. E ovviamente il mio con il loro. Perché poi anche questo è un modo per scorgerci uomini all’interno di un cammino comune; individuare chi dobbiamo ringraziare per il tributo di conoscenze, opere d’arte che ci ha offerto e individuare del pari la necessità di creare questo ringraziamento insieme, sparsi per i varii angoli del mondo, ma insieme. È certamente una magia, di cui posso limitarmi, con lietezza, a prendere atto, il fatto che uomini residenti nelle parti più disparate del mondo nutrano uno stesso amore per identiche persone o identiche esperienze. Quell’amore si esprime in forme diverse ma ha sempre lo stesso nome. È il trionfo della gioiosa soggettività dell’uomo che sa vivere per proprio conto le sensazioni intorno a una stessa realtà che è oggettivamente uguale per lui e tutti gli altri ma nello stesso tempo capace di suscitare diverse percezioni appunto soggettive. Nella consapevolezza che, per ogni uomo che crea nuove soluzioni per il mondo, deve sempre esisterne almeno un altro che sappia amare come si conviene queste nuove realtà create. E non vuole essere, si badi, una sterile, teorica concessione alla filosofia spicciola. Il fatto è che imparando ad amare quanto ha modificato il mondo e chi è stato autore di tali modifiche ci creiamo un’occasione per saper amare e capire di più noi stessi. E mi sembra davvero che il percorso valga la pena di essere compiuto. Tra i personaggi qui ricordati ve ne sono alcuni che, per portare avanti le loro conclusioni, hanno dovuto avere il coraggio di sfidare un mondo circostante che non le condivideva, che, peggio, le osteggiava e desiderava non farle emergere. Non si sono scoraggiati, sono andati avanti, hanno sfidato in taluni casi anche la morte e l’ossequio a una fede spirituale entrata fortemente in crisi dopo le conclusioni scientifiche a cui sono pervenuti. Ed è una grande lezione umana oltrechè culturale: saper insistere su una strada qualora si sia assolutamente certi nel proprio cuore che quella strada, percorsa senza tentennamenti, porterà benefici al mondo intero. Mi resterà la curiosità di sapere quale carattere avessero queste persone. Così come quella di sapere se io ne abbia riassunto in modo almeno accettabile il contributo che esse hanno dato al mondo. Ma sicuramente tutte furono animate, questo lo si può dire anche senza conoscerle personalmente, dalla determinazione e dal cuore. E non ebbero l’esclusivo merito di avere avuto un’idea guida, ma soprattutto quello di saperla mettere in pratica, declinare nel concreto. Per quanto buona possa essere, infatti, un’idea, un’intuizione esige di essere messa in forma e sostanza compiuta, altrimenti rimane soltanto un bel pensiero. Spesso magari, e parlo segnatamente degli artisti, furono intuizioni di un lampo, catturate a un tempo che si diverte sempre a sfuggire alle tagliole pur benevole e amorevoli che siano della nostra creatività. Ecco, mi sembra importante evidenziare anche se per sommi capi il rapporto che queste persone ebbero con il tempo; non ne furono, evidentemente, spettatrici passive, cercarono costantemente di darlo in sposo appunto all’idea che avevano partorito. E, a giudicare dai risultati pervenuti e rimasti, di quanti matrimoni di questo genere possiamo decretare la certa riuscita! Lungi dal lasciarsi modellare dal tempo, lo hanno modellato essi stessi. In forma di sorrisi, di dipinti, di partiture musicali, di tutto quanto volete, ma lo hanno modellato. È come se ognuno di essi gli avesse dato un vestito particolare. Ed è la conferma, mi sia consentita la minima digressione, che il tempo non si impone all’uomo ma si lascia accarezzare da esso qualora l’uomo stesso lo voglia. E queste carezze assumono forma di memoria. Che si può anzi si deve vivere e tramandare. Mi rivolgo anche ai genitori solo per un breve tratto; insegnate ai vostri figli la grandezza di certi uomini perché aiuterete loro a scrivere una storia migliore. Certo, qualcuno dirà, si potrà ben vivere senza sapere che Dante abbia scritto “La Divina Commedia” o che Albert Einstein abbia donato al mondo la “teoria della relatività” ma conoscerle aiuta a padroneggiare meglio tanto la poesia quanto il tempo. Aiuta a sentirseli più amici, meno misteriosi e alleati. Gli uomini che troverete qui descritti scelsero tutti, e dico tutti, di stare dalla parte del bene, dell’amore verso i loro simili, e furono consapevoli del fatto che questo avrebbe talora comportato fatiche e rischi. Ma non per questo smisero di lavorare a servizio del mondo. È un messaggio forte che risuona tra le labbra delle parole pronunciate da ciascun secolo. In un periodo di individualismo spesso davvero becero e inconcludente oltrechè dannoso è utile recuperare attraverso queste persone l’elemento della comunità, dello stare insieme, del creare qualcosa che vada a beneficio di tutti e non di se stessi soltanto. In fondo gli “eroi” di questa raccolta fecero parlare in modo adeguato, e con diverse lingue tutte apprezzabili, il tempo in cui vissero. Gli sottrassero quella patina di silenzio che lo rende incolore. Gli diedero una parola, una nota, un dipinto, un sorriso in grado di cavalcare, come un cavallo maestoso, non solo la pista della sua epoca, ma anche quelle delle epoche successive. E non sembra davvero poco. È un libro che celebra alcuni grandi del passato più o meno recente, ma è soprattutto un invito rivolto a tutti noi: sul loro esempio possiamo anche noi dare qualcosa al mondo, senza nasconderci per timidezza o peggio per egoismo e accettando invece di socializzare quanto sappiamo fare ed esprimere. E dunque non ascoltate me, che sono un semplice tramite e anche, cosa di cui mi scuso, indegno scrivano della grandezza di ciò che essi fecero e di come vissero, ascoltate loro. E ascolterete e respirerete la voce dell’uomo che ama davvero l’uomo. La loro, ma anche la vostra.


“Torna alla pagina del libro di Cristiano Comelli Al perenne sfavillar



Torna alla homepage dell'autore

Il Club degli Autori - Concorsi Letterari - Montedit - Consigli Editoriali - Il Club dei Poeti
Chi siamo
La Rivista
La voce degli Autori
Tutti i nostri Autori
Per iscriversi
ClubNews
Il notiziario gratuito
Ultimi inserimenti
Homepage
Avvenimenti
Novità & Dintorni
i Concorsi
Letterari
del Club degli autori
Le Antologie
dei Concorsi
del Club degli autori
Contatti