Antologia del Premio Letterario Marguerite Yourcenar 2010

di

Autori Vari


Autori Vari - Antologia del Premio Letterario Marguerite Yourcenar 2010
Collana "Le Schegge d'Oro" - Le Antologie dei Premi Letterari
15,5x21 - pp. 80 - Euro 18,00
ISBN 978-88-6587-0617

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Antologia delle più belle poesie del premio letterario Marguerite Yourcenar 2010


Antologia del Premio Letterario Marguerite Yourcenar 2010


Giulia Maria Barbarulo

L’eternità della poesia
(ad Alda Merini)

Vivono una seconda primavera
le piante affaticate
di fine estate
in ciuffi rigogliosi di erba
e spighe fiorali di acanto.
Non così i tuoi occhi dormienti
e la tua ombrosa vita
catapultata
nell’ottusa geometria del nostro secolo
sinistro e protervo.
Quando il troppo rumore dentro
e il troppo dolore
ti cancellava il pensiero
e ti riempiva di “horror vacui”.
Perlustravi allora altri orizzonti,
aprivi altri spiragli.
Percepivi forse l’invisibile.
Ma, solo ora assapori l’Infinito,
la saggia follia,
l’asimmetria del tuo sentire.
Custodita dal freddo,
come la principessa sciita
nel gelo artico, da millenni,
andrai leggera
verso i pleniluni del futuro.
La poesia ti ha resa viandante.
Senza partenza, senza destinazione.


L’anemone stellato

Hanno lasciato un sole
davanti al mio balcone.
Un anemone stellato.
Ma, io sono l’antelio,
l’opposto del sole che mi illumina.
Il riverbero lontano.
Velocemente piega il mio tempo
ad occidente.
E corre il mio sole
a tuffarsi nell’oceano.
Buccina l’alone che mi avvolge
a sbaccellare la vita.


Enrico Bonfiglio

Nero

Stelle di carta volteggiano in un dedalo di emozioni.
Il vuoto preme le pareti dello stomaco inondando di lacrime il volto.
In questo mare di nulla prevale la consapevolezza della mancanza di pace,
e la paura mi inghiotte
in un buio sempre più oscuro.


Emozioni

I tuoi silenzi stridono come pattini su una lastra di ghiaccio
che riflette un sole di vetro.
I solchi come ferite sanguinano impotenza.
Non c’è coperta per difendersi dal freddo dei tuoi occhi
e le sensazioni si irradiano lungo la schiena,
come una cascata di ghiaccio


Claudia Cangemi

Lezioni di volo

Sospesa
tra desiderio e paura
amore e rancore
speranza e disillusione
filo teso e libertà
radici e foglie tenere
tento di darmi
lezioni di volo
per imparare a planare
e riprendere quota
anziché precipitare
ogni volta
come un aquilone
orfano di vento


Specchio truccato

Cosa cerchi altrove
che io non possa offrirti?
Forse
uno specchio truccato
che scacci
lo spettro del declino
e t’illuda
d’eterni inizi
Ma Narciso
muore
solo


La barca

Mi sento vuota
di parole e di senso
come una barca
rovesciata sui sassi
screpolata dal sole
spietato di luglio
In balia
dell’incalcolabile attesa
di chi le renda
il vento e il mare
ad accarezzarle i fianchi


Antonella Catini Lucente

Respiro cosmico

Ti tocco con un fiato
mentre stringo tra le ciglia l’Universo
gonfio del tuo respiro


Cogito ergo sum

È risorto il pensiero dal sonno
il sudario
giace vuoto
sulla soglia del giorno

Noi
disperati gridiamo
soffocati
da un insostenibile affollamento di idee


Interstizi

Prigionieri
di impietosi pensieri
tentiamo disperata fuga
negli interstizi superstiti del sogno


Nadia De Stefano

Opera 9^ classificata

Metamorfosi

Questo tempo in cui
disperdiamo parole:
quelle dentro agognate
quelle vive o ipotizzate.
Le chiamiamo poesie
ma sono tormento d’anima
che spazia tra amori voluti
e chimere desiderate.
Tempo che dissimula il reale,
che innesta paure.
Confronto continuo
del cuore pulsante,
atterrito da elucubrazioni sottili.
Tempo che ci appartiene
in questo istante.
Noi che proclamiamo
con voci diverse la stessa follia.
Tempo che corrode la vita,
quella amata, quella sperata,
chiusa in un battito di ciglia.


Vincenzo Di Martino

Essere ancora io

…………………………………
Cambiare!… si!… cambiare!
non restar più solo
in tristi ansie
e strani rancori.
Andare avanti e pensar bene come
scaldarmi dentro
non maledirmi ancora.
Essere ancora io!
riavere un sogno
un pugno forte
un cuore.
Un vecchio e un cane come migliore amico
nelle mie sere incerte senza vita
stringere i denti come sa fare un lupo
e una gazzella per non restare nuda…
“non restare nudo” io.
Cambiare!… si!… cambiare!
riavere un mondo
un cielo nuovo
amore… amore.
Parlare al mare come se fosse un padre
e la scogliera la dolce cara madre,
come gabbiano volare poi sicuro
in alto mare… là… nell’azzurro poi
musica e colori
musica e colori…e…
Lei.


Luisa Foddai

Opera 12^ classificata

Sogno

E di te parlai alla luna
in una notte senza stelle.
L’acre odor di malinconia
se lo rapì furtivo il vento.
A lei cantai i logori miei versi,
esangui perle che ancor trasudano
da angoli secchi di ferite antiche.
Appiccicata in languida accoglienza
alla finestra della mia notte
di noi le narrai il beffardo fato.
Di me le raccontai del brivido caldo
che ancor brucia sotto le algide coltri di neve
che in mortal tomba addosso gli buttai,
ma che gelar non sa.
Piange la notte il destin rimembrando,
provando ad inseguir l’ultima luce di una stella
migrata a trapuntar cieli più leggeri.
Ma ecco d’improvviso l’incanto!!
M’accoglie leggiadro di Morfeo l’abbraccio,
dolce e paterno carezza il mio capo, stringe le carni,
lenisce il dolore che quiete non trova.
Due baci a socchiudere gli occhi su un cuscino di bianchi mughetti.
È il Sogno!!
Nulla Ferisce!!
Nulla Divide !!
Solo l’eco nell’aria notturna di un canto vibrato all’unisono
su un buio squarciato da un arcobaleno che unisce due lembi
di cieli diversi.
E nel vicolo cieco di un tortuoso sentiero una strada si apre …
due mani si incontrano!
Preludio di Rosso!!
Trionfo d’Amore!!!


Giovanni Gozzelino

Ambienti Urbani

Non invadiamo mai oltre i finestrini…
potremmo rimanere delusi…
Le persone…dietro i vetri…hanno tutte un sottile mistero di storia…
basta non oltrepassarli…
basta guardarli con gli occhi del passato…
gli occhi della nascita…
Una vita…
ora velata dalla condensa


Il valore

Sto pensando…al foglio di appunti…che ho davanti agli occhi…
In fondo…noi siamo come quel foglio…
oggi serviamo…domani non più…
Dimenticati…
Siamo come la raccolta differenziata…
Divisi…
Un po’ qui…un po’ là…
Spazzatura


Patrizia Invernizzi Di Giorgio

Opera 1^ classificata

Bianca danza

Oggi dagli alberi
piove la vita,
leggere nuvole di semi,
fiocchi vaporosi,
che rubano i pensieri tristi
per portarli lontano;
la città delusa
si lascia accarezzare le ferite
e le donne, anzitempo sfiorite,
indossano piume d’angelo
e ali di farfalla,
non c’è mai stata
nevicata più lieve
e più leggiadra
e l’aria è una
bianca danza d’amore,
nulla è mai spento per sempre;
cammino sulla soffice coltre
ritrovando i miei passi di bambina,
felice mi smarrisco
nella promessa
dei fiori che verranno.


Silvana Licari

Un’isola nella valle Serina

L’acqua che sgorga
da Fonte Bracca
mi segue sempre
nei sogni e nei ricordi.
La rivedo
chiara e cristallina
uscire con meraviglia
dai tanti pori del terreno.
Rivedo tutto il paesaggio,
le rive del fiume,
non toccate dalla guerra,
le stalattiti nell’orrido
e la stretta valle
senza sole a lungo,
le pene del freddo intenso,
i bucaneve e … all’improvviso
la primavera e l’estate,
con me giocosa
e vagabonda nel fiume,
ricco di limpidi piaceri.
Non sono mai tornata lì,
perché a volte,
di fronte alle decisioni
provo desiderio e paura.

7.11.02


Maddalena Lotter

Manoscritto del XXI

Ritrovarono un libro,
erano vestiti in modo per noi strano.
Qualche occhio in più,
ricordi non tanti
– le guerre fanno razzia –
e in quello scempio di realtà
ritrovarono Bulgakov,
un giorno (se ancora di giorni si può parlare),
mentre la luna (se ne hanno una)
illuminava strade ex-asfaltate.
Nel 4000 ecc. trovarono insomma
i Racconti fantastici di Bulgakov,
ed era un libro stampato
senza nessun autografo
o intervento umano,
nessuna archeologia.
Ma alla stampa del 2006,
edizioni non si sa,
qualcuno aveva perso una ciglia
– sì, dagli occhi (noi ne abbiamo due) –
e questa ciglia era caduta
ed era caduta proprio a pagina 186
e l’avevano stampata,
non so come, su parole anonime.
Così nel 4000 ecc. ritrovarono un libro,
una stampa con la ciglia,
interpolazione umana
di secoli prima.
Una ciglia di qualcuno,
e dunque ce n’erano stati altri,
e se la guerra fa razzia
cancella i ricordi e le persone,
ma non gli errori di stampa.


Mirko Lucchini

Mari del Nord

Dall’alto di una scogliera
guardo il mare, increspato,
dall’aria austera.

Immenso sembra estendersi
sulla linea dell’orizzonte.
Voglia d’immergermi.

Freddo il vento spira,
scavando il mio volto,
in vorticose spirali.

Odo musiche.
Il desiderio di una lira e l’allegria di un flauto.
Antiche muse.

Silfidi e ondine
nello scrosciare delle onde
sui faraglioni sembrano danzare.

Come in un gioco di luci e ombre,
un denso manto dalle grigie sfumature,
copre il cielo.

Non semplici nuvole,
ma vive immagini
che la storia dei tempi sembrano raccontare.

Si scontrano.
Si acquietano.
Si abbracciano.

Infinitamente piccolo
mi sento dinnanzi a voi,
Esseri dello Spirito.


Marta Marchese

Opera 11^ classificata

Alto Adige

Ho vendemmiato
memorie di vecchi
lungo i sentieri
dell’Alto Adige
e dai glicini
abbracci
ai Cristi seminati di speranza.
Ho vendemmiato
rubiconde efelidi di fanciulli
lungo i prati
percorsi a capriole
e dai tralicci spezzati
ho visto nascere
intrecci di genziane.
Ho vendemmiato
silenziosi eroismi quotidiani
di chi crede alla pace
e dalle streghe
di epoche vicine
ho rubato un filtro
per costruire un arcobaleno di luce.
Lungo i sentieri,
oggi, un sorriso
mi accetta nel suo destino.


Silvana Marchini

Gruppo terapeutico

Io vi vedo lì.
Siamo tutti lì, siamo tutti intorno.
Non sempre ognuno vede l’altro, ascolta l’altro.
L’altro di fronte, l’altro di fianco.
Spesso nascosti dietro un muro, dietro un vetro.
Dietro una maschera, un’armatura.
Lunghi silenzi, silenzi sgomenti.
Solitudine, un deserto di desolata solitudine.
Paura di riconoscersi nell’altro.
Vergogna per quello che ci siamo fatti.
Perdonare noi e gli altri e saper dimenticare.
Imparare a chiedere aiuto e ad ascoltare chi chiede.
Rabbia, ribellione per la nostra impotenza.
Desiderio di conoscere chi siamo.
Timore di riuscire ad accettarci e di essere accettati.
E dolore, inesprimibile dolore.
Bisogno, che mai sarà appagato, dell’amore non ricevuto.
Bisogno di imparare a darsi all’altro.
Così come siamo: nudi, indifesi e liberi.
Lasciarsi amare dall’altro come l’altro può.
Io vi vedo lì.
Ascolto i vostri silenzi, ascolto le vostre parole.
Guardo i vostri visi ostinatamente inespressivi.
Guardo sui vostri visi passare le emozioni.
Vedo nei vostri occhi il vuoto, l’assenza.
Il dolore, le lacrime, la speranza, la gioia.
Poco so di voi. Ma basta. Vi conosco e mi riconosco.
Siamo unici. Siamo uomini.
Io vi vedo lì.
Siamo tutti lì, siamo tutti intorno.
E vi dico grazie.


Gianluigi Miani

Ciuffo

Ti taglierei un ciuffo di capelli.
Li conterei uno ad uno, meticolosamente,
prima di scartare quelli più grigi e spenti.
Vedresti le mie mani, che sanno solo scrivere
per amore, divenire esperte e veloci come quelle di una mondina.

Trapienterei ogni singolo capello
in tutti quei “dove” speciali,
rimasti impressi e tanto cari a ciò che riconosco solo ora,
essere un inspiegabile sentimento, senza tempo.

In quel campo, versante sud della collina tuderte
quando i nostri corpi hanno lasciato il posto alle nostre anime
che da quella notte hanno viaggiato sempre accanto.
In quell’angolo di di casa mia,
fra dieci occhi e mille orecchie
quando le nostre labbra per la prima volta si sono sfiorate.
Su quel cuscino, fradicio delle mie lacrime.
Su quel materasso scoperto, pieno di bruciature
mozzoni di sigarette rimaste accese
quando d’estate, mi solleticavi spesso la pelle
incoraggiandomi con una battuta fanciullesca
per ingentilire un dolore così maturo nelle mie vene.
Le uniche parole “pure e caste” fra milioni
che avevo udito fino ad allora
da spacciatori di valori famigliari.

Vorrei afferrare quelle forbici da cucina.
Ma ti guardo e mi ricordo che sei sfrontato

I tuoi capelli sono già volati via
Calvo, a causa mia.


Vanni Negro

1° Luna nel pozzo.
Sospiri d’infinito
in fresche acque.

2° Pioggia di sera.
Traboccano i fanali
in pozze d’acqua.

3° Coltre di neve.
Annega la collina
nel suo lucore.

4° Arcobaleno.
Colora l’infinito
barlumi d’aria.

5° Vespero a sera.
Rintocco di campane
esce dall’orto.

6° Scimmie. Parenti?
Se anche fosse vero
non dirlo in giro.

7° Olive verdi.
Olive collinari.
Sognano il mare.

8° Si cela e mostra
in nuvole di tulle
la ballerina.

9° Epidemia.
Microbi della pace
salveranno il mondo.


Alessandra Scarano

In fondo mi piaceva
lasciare che l’alba
giungesse da sola

anche se mia madre
la chiamava debolezza

so che l’attesa
non fu solo un gioco
ma un patto segreto col tempo

che in pegno mi dette l’oblio
e questa tristezza che non comprendi


Tirare come vento la gomena
non ho mai tentato
né ascoltato
il suono più violento
l’oscuro fremito del vento
L’onda nera ha steso il mare fino al porto
ma è troppo forte il mio richiamo
più profondo


Sento a volte
in un alito di vento
in una foglia che ingiallisce
e cade
in un pensiero che sfiora
e scompare
come acqua che
scende
goccia a
goccia
un distillato di tempo


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