Luisa Foddai
	
		Celeste vivere… a Pier Paolo
	
	Corri nel vento lieve Spirito di Luce,
corri libero da catene terrene,
fatti accarezzare dalle sue dolci brezze
	Spiega le tue ali e lasciati trasportare
lassù… nell’infinito silenzio di pace
	Vivi nel moto perpetuo
delle onde del mare tuo amato,
mai paghe dell’amore
dei velluti di sabbia dorata,
che come spose adoranti
ad esse si donano lasciandosi lambire
	Respira il profumo d’Amore
di chi quaggiù ti amò,
spinto lassù da forza scevra
che non conosce tempo di morte
	Fatti baciare dal Sole,
scalderà la tua Anima… e riposa
	Riposa tra le braccia materne della Luna
immerso in argentata quiete,
vegliato e protetto da una Stella
che nacque e si accese per te
	… E che un giorno scordando il perché
del suo esistere, perché forse troppo ti amava,
ti rapì all’umana miseria
	Lasciando in chi ancora percorre
spinosi sentieri, laceranti dilemmi sordi
ad umane risposte.
	
	Elio Lunghi
	
		Stella
	
	Sciogli le trecce e scendi verso il mare,
è primavera, ti prego di ritornare.
Sotto gli ulivi ho seminato amore,
se mi raggiungi ti aprirò il mio cuore.
	intenso è il profumo e lieve la brezza,
ora che sei giunta Nettuno ti accarezza.
Ti misuri con il sole, l’astro maggiore,
il vento piange e ti avvolge con vigore.
	Nell’incerto chiarore scende la sera:
tra le nubi brillano in cielo le stelle,
ti vedo circonfusa da mille sorelle:
tra i raggi di luce sei molto più vera.
	
	
		L’abitudine
	
	Notte. Fruscia sugli occhi il guanto
della sera e le dita disserrano
cassetti. Tintinna tranquillizzato
l’oro e le regole si tormentano,
quasi che non venisse distribuito,
il torto, in rapporto al merito.
	Sogno. C’è una profonda intuizione
alla base dei desideri. Senza
studio la lotta è involuzione
e scontro di aerei senza potenza.
La pioggia cade e bagna con il minio
ali di uccellaci di alluminio.
	Fuori si spengono le lampadine.
un suono mi invita a scendere
dal letto. Sveglio. È l’abitudine.
	
	Giulia Mari
	
		Tè delle cinque
	
	Le curve accoglienti
del suo folle seno eloquente
dipingevano
sul suo atro manto erboso
un meraviglioso panneggio:
l’ora del tè era passata.
	
	
		Maternità
	
	Goffamente affaticata dalla dualità
incede festosa lungo la via.
	
	
		Chiacchiere e vino bianco
	
	Cornacchie stridenti
di argomenti scottanti,
vipere scotte di tumidi pensieri,
che il vino vi seduca, indegne massaie.
	
	Maurizio Paganelli
	
		Speranza
	
	Sei tornata, ora più lucente
Traspari lieta d’armonia,
Gli uccelli anche loro
S’incontrano, intrecciandosi,
Cinguettano, parlano della tua venuta.
Le formiche laboriose
Circumnavigano buchi e zolle
I ragni in attesa
Iniettano sulla tela
Morte a nuova vita.
Io ancora prigioniero
Nel corso di questi 32 anni
Mai sfuggito a questo lazo crudele.
	
	
		Minatori
	
	Vanno viandanti, scendono
Piedi sulla soglia
I minatori, appena dopo l’ora
Col canto del gallo.
Camminano indietro,
Partiti con la luna
Ad altra rotta.
Glielo dici
E già quel dire, non li tocca.
Tornano viandanti, col muso giallo
Al bettolino
Con la cicca in bocca,
E ingoiano un quarto di vino.
	Per loro
Nell’ora dei gatti abbracciati
Il sogno è coperta troppo corta,
Col pensiero rivolto alle case
Per i loro cari, mai tanto amati,
Augurandosi, la giornata non storta
Portandosi addosso lo zolfo, fin sulle cimase.
	
	Ilia Silvia Passariello
	
		Champagne
	
	Ho bisogno di te, oggi
nella silenziosità
della mia casa;
di te, abbandonato
in un angolo e…
ridotto per troppo
tempo al silenzio!
A te, chiedo compagnia
oggi, pianoforte amico!
Sfiorano le mie mani,
i tuoi tasti, con tenere
carezze; evocano suoni
conosciuti e lontani!
Ecco… è la sua musica…
La sua calda voce…
Li riconosci anche tu?
Esplode atroce in petto
Il mio forte dolore.
Continuano a suonare
le mie mani!
Piango finalmente
lacrime disperate,
mentre si perdono,
intorno, solitarie,
le note della nostra
canzone… «Champagne»…
«Champagne  voglio offrire
stasera agli amici…» ma…
gli amici non ci son più!
	
	Luisa Sala
	
		L’alba
	
	I sapori del tempo perduto
permeavano la stanza nel buio della notte,
mentre il lamento lontano di un cane
spezzava l’arcano silenzio.
La donna muoveva le sue tarde membra
assorta dal greve sapore del male
e sfuggiva così alla tentazione
del vuoto e del nulla.
Più tardi un raggio di sole apriva l’alba,
il tempo che balza in avanti:
c’è voglia di vita.
	
	Chiara Santilio
	
		Diventerò
	
	Respirerò un pallido candore
di neve incontaminata,
racchiusa nei tremanti aneliti dell’alba…
diventerò neve anch’io
e verrò a posarmi,
indisturbata e segreta,
lungo le rive del tuo sonno distante.
Spinta dall’inesorabile incedere del tuo risveglio
mi dileguerò in firmamenti
sottratti al tuo sguardo
e diventerò pioggia.
Gocce discrete
sfioreranno il tuo viso,
assorto e inconsapevole
dell’amore che ti sta bagnando.
Si schiuderanno le tue mani per trattenermi,
ma diventerò vento,
immaterialità che spira
e si introduce nel tuo corpo.
Esplorerò,
fluttuando,
le onde inespresse del tuo mare
e diventerò voce.
E appena le tue labbra
raccoglieranno un sorriso,
mi infonderai nell’aria
e diventerò sole…
raggio di luce
che la neve non potrà raffreddare
la pioggia non saprà spegnere
il vento non riuscirà a soffocare.
Soltanto luce
che troverà la sua dimora
in te.
	
	Silvia Taras
	
		Sensi
	
	Inventare nuove emozioni,
come quei rami intorno a noi
che danzano sospesi nell’aria.
	Le tue labbra sanno di fragola
le mie dita le cercano,
per non perdere alcun suono.
	Per essere certa che tu sei lì,
fermo davanti a me,
solo quel respiro ci separa.
	Siamo sospesi in quella penombra
che disegna appena i nostri corpi,
le tue mani mi cercano.
	Sopra di noi il cielo
emana profumo di fiori.
I nostri sguardi si specchiano
	dove vivono i nostri desideri,
fino a quando i nostri sensi
volano sopra la nostra pazzia.
	Esplodono in mille emozioni,
fanno dissolvere le nostre paure,
per farci amare ancora di più.
	
	Maria Triglia
	
		Lettera a mia madre
	
	Per tutte le volte che non ti ho ascoltata
Per tutte le volte che ti ho contestata
Per tutte le volte che ho preteso senza dare niente in cambio
	Per quando eri triste ed io non sapevo che pensare a me
Per quando avevi bisogno di amore ed io non ti vedevo
Per quando ti sentivi sola ed io sola ti lasciavo
	Ti chiedo scusa
	Ero una bambina e non capivo
Sono diventata una donna e continuavo a non capire
	Mi dicevi: «Quando sarai madre capirai»
ed io pensavo: «Chissà»
	Oggi sono una madre ed ho capito
	Ho capito che il cuore di una madre è tanto grande
da andare al di là di ogni dolore
Ho capito che un figlio può essere egoista e cattivo
senza neppure accorgersene
perché sa che sua madre è e sarà sempre lì per lui.
	Ho capito che io non ti vedevo ma tu eri lì
	Ti chiedo scusa per non averti guardato prima con
gli occhi di una madre