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Antologia del Premio letterario Il Club dei Poeti 2011


Prefazione

Il concorso letterario Club dei Poeti giunge quest’anno alla quindicesima edizione: una longevità, rara nel mondo della piccola editoria, sufficiente di per sé a testimoniare la serietà e l’impegno di quanti, organizzatori e partecipanti, concorrono ogni anno al successo dell’iniziativa; se a questo si aggiunge la ricca messe di pubblicazioni che suggella il concorso, si capisce come mai, lungi dal mostrare segni di stanchezza, il Club dei Poeti si confermi come appuntamento ormai classico per tutti coloro che amano leggere e scrivere versi.
Serietà e impegno si traducono innanzi tutto in un lavoro di attenta selezione: in primo luogo da parte degli autori, ai quali tocca il compito, amato e odiato da chi sperimenta la scrittura, di autocritica e di scelta, all’interno del proprio lavoro, della lirica da inviare; in secondo luogo alla giuria, che legge e rilegge, si appassiona e si commuove, sorride (perché non dirlo: vi sono poesie bellissime che muovono al sorriso, in barba a luoghi comuni che vogliono la poesia come il luogo della sofferenza, del pianto, del dolore) e ricorda, si sofferma su un verso o si lascia incantare da un altro. Dopo di che, anche alla giuria spetta l’ingrata mansione di selezionare, il che avviene sulla base di criteri che risentono, inevitabilmente, di un margine di soggettività.
Distillato di questo doppio lavoro di selezione è l’Antologia di quest’anno: poco più di sessanta nomi, alcuni dei quali sono una sicura conferma, altri un’interessante scoperta; poco più di sessanta poesie, amate e curate da chi le ha scritte e da chi le ha lette, che raccontano piccole storie, fermano attimi o li prolungano verso l’eterno, si aprono come lame d’azzurro oppure piombano giù, dove gli uomini vivono in bilico tra quotidianità e desideri.
Liriche, dunque, che nel loro insieme hanno “sapore di uomo”: altro, alla poesia, non si può chiedere. O forse sì: qualche ora di lettura piacevole, che è come dire qualche istante di felicità.

Olivia Trioschi
Presidente della sezione Poesia del premio «Il Club dei Poeti»


Sommario

Prefazione a cura di Olivia Trioschi – Albo d’Oro – Svilen Angelov – Giuseppe Atti – Anna Raffaella Belpiede – Clara Bianchi – Enrico Bonfiglio – Rita Bonifazi – Alessandro Buccellato – Emanuela Bucchieri – Rosalba Katiuscia Buongiorno – Roberto Calò – Vincenzo Calò – Daniela Campara – Pietro Catalano – Angela Catolfi – Marco Ceccherini – Raffaella Ciervo – Erminio Cioffi – Isabella Coluzzi – Michele Maria Colzani – Franco Conti – Rosa Maria Corti – Raggioluminoso – Paola Curagi – Mariangela D’Albenzio – Giorgio De Luca – Miriam De Michele – Mario De Rosa – Roberto Di Santo – Giovanni Di Stefano – Marco Galvani – Michele GinevraEsther Gratton – Daniela Gregorini – Antonella Iannantuoni – Carla Kovacic – Leonarda Letterato – Roberto Litterotto – Mancini Mario – Chris Mao – Francesco Marmorato – Doris Marocco Galbiati – Gabriella Masoni – Maria Assunta Menniti – Cristina Morelli – Claudia Nicchio – Antonella Padalino – Valentina Paglialunga – Antonio Paoletti – Maria Cristina Perin – Vanda Pirone – Virginia Rescigno – Vito RicchiutoMaria Grazia Russo – Lorena Sala – Caterina Santambrogio – Carmelo Sessa – Maria Soccavo – Tiziana Tomasulo – Stefano Tonelli – Antonietta Ursitti – Tamara Valeriani – Serena Vessichelli Varrone – Cesare Zara


Albo d’oro della quindicesima edizione del Premio Nazionale di Poesia Il Club dei Poeti 2011

La Giuria della sezione Poesia della XV Edizione del Premio Letterario Nazionale Il Club dei Poeti 2011 rende noti i risultati:

Autore 1° classificato con «Dovremo pur morire di qualcosa» Marco Galvani, Gaggiano (MI). Questa la motivazione della Giuria: «Eccoli qui, i confini entro i quali ci muoviamo: cammino e meta, ricordo e rimorso, desiderio e miraggio, pesantezza e leggerezza. Ed è certo che, alla fine, “dovremo pur morire di qualcosa”: una constatazione, finalmente priva di dolori e angosce, che restituisce alla dimensione umana nettezza di contorni e coraggiosa consapevolezza. È bello leggere una poesia che chiama le cose con il loro nome, e che non ha paura di misurarsi con la fatica del passo, senza elevare lamenti o cercare a tutti i costi certezze retoriche quanto illusorie. Qui non c’è illusione, forse non c’è neppure speranza, ma c’è una domanda che vale più di tante risposte: le quali, naturalmente, dipendono da ciascuno di noi. Ma se esiste la domanda, allora il senso del cammino sta proprio lì, in quell’uncino sospeso tra la spiaggia e il mare, tra una riga di poesia e il foglio bianco. Tra il poeta e noi, che accogliamo con gratitudine il dubbio, vero dono del cielo in tempi di troppe sicurezze». Olivia Trioschi

Autore 2° classificato con «Coordinate», Stefano Tonelli, Milano. Questa la motivazione della Giuria: «Le coordinate danno sicurezza: ci dicono dove siamo, quale punto occupiamo sulla superficie terrestre; ci ancorano, insomma, da qualche parte. Però sappiamo benissimo, tutti quanti, che conoscere la propria collocazione spaziale non impedisce di sentirsi ugualmente un po’ persi e smarriti in mezzi a tanti altri piccoli punti come noi. A quali coordinate fare riferimento, allora? Da questa lirica arriva una possibile risposta, musicale e semplice. Gli estremi si toccano, l’odio è amore col segno meno davanti, il tempo è curvilineo, e il passato non si dimentica di noi, per quanto noi ci sforziamo di dimenticarci di lui. Per orientarsi esistono altre due coordinate, e una condizione: ”intelligente pietà e viva compassione / che sprofondino dalla mente allo stomaco”. Una traiettoria che porta dalla razionalità all’emotività (alla passione, anche), che unisce la lucidità all’empatie, e che ci fa trovare dove siamo in noi stessi, prima ancora che rispetto all’esterno. Senza queste coordinate rimaniamo là, “nella nebbia e nelle sabbie immobili”, “anime già morte o non ancora note”. È possibile questa conciliazione? Si può vedere gli altri, ma nello stesso tempo sentirli con l’anima? Difficile, ma poesie come questa ci aiutano». Olivia Trioschi

Autrice 3^ classificata con «Ritorno», Angela Catolfi, Treia (MC). Questa la motivazione della Giuria: «Leggere questa poesia è come sfogliare un album di fotografie, di quelle un po’ consumate dal tempo, dalle mani che le hanno sfogliate e, forse, da qualche lacrima che ne ha bagnato gli angoli. C’è, nella prima strofa una dichiarazione di volontà (“voglio stare qui”) che prelude a un attimo di sospensione, come un respiro trattenuto prima di aprire un album fatto di velluto e ricordi. Poi, d’un colpo, il passato si sventaglia in istantanee che restituiscono oggetti ed emozioni: scarpe troppo grandi e sussurri, cataste di legna e cieli immensi, aerei di carta e sogni. In questi ricordi l’io lirico, così prepotente nella prima strofa, si confonde e si azzera, per lasciare la voce alle cose di un tempo, non alla consapevolezza di ora. Consapevolezza che ritorna, nell’ultima strofa della lirica, a ristabilire la distanza tra quel tempo perduto, che per un istante sembrava aver ripreso vita, e il presente in cui quel passato è solo il ticchettio di un “metronomo nostalgico”. Distanza invalicabile tra le dimensioni temporali e persistenza della memoria sono i due poli tra i quali oscilla questa lirica, senza la pretesa di trovare un’impossibile conciliazione ma con tanta, tanta tenerezza per quelle parti di sé e del proprio mondo che forse sono ancora lì, da qualche parte, dentro di noi». Olivia Trioschi

Autore 4° classificato con «Gli occhi di mia madre», Pietro Catalano, Roma. Questa la motivazione della Giuria: «Parlare di argomenti abusati come gli affetti familiari, e in particolare le madri, è sempre un rischio, o almeno una sfida. In questo caso, la sfida è riuscita: la lirica vibra di serenità e sincerità nel ripercorrere i momenti fondativi della maternità: la nascita, l’allattamento, la calda carezza che unisce meta e traguardo in un unico gesto di tenerezza e dedizione. Ancora più riuscita, la sfida, negli ultimi versi: in quell’incrocio di sguardi tra il padre, la madre e la figlia che verrà, già tutta contenuta in quel momento. Un bellissimo effetto di triangolazione temporale ed emotiva che dà alla lirica il tono e l’atmosfera di una favola d’amore». Olivia Trioschi

Autrice 5^ classificata con «Il Pantheon», Tiziana Tomasulo, Rionero (PZ). Questa la motivazione della Giuria: «Una passeggiata tra le strade di una Roma assonnata e un po’ imbronciata sotto un cielo pesante di nuvole si trasforma in un cammino dei sensi risvegliati, forse resi più acuti dall’atmosfera solitaria e sospesa tra prolungamento del sogno e realtà: brezze e odori di cibo, nebbie impalpabili e raggi di un sole indeciso, guidano al recupero del tempo perduto ma più ancora all’attesa, vagamente ironica, del tempo non ancora arrivato. Finché, dentro al Pantheon, sotto la sua mole massicciamente rabbiosa, gli ultimi lembi del sonno svaniscono, e il dolore – che non ha bisogno di altro nome, perché è lui, lo conosciamo bene – riprende il suo posto senza chiedere permesso. Ma è l’ironia, non il dolore, a dire l’ultima parola in un finale apparentemente in sordina che ci ricorda quale formidabile arma possediamo, a saperla usare: l’ironia, appunto, da non confondersi con la rassegnazione». Olivia Trioschi

Autrice 6^ classificata con «Ombre senza occhi», Claudia Nicchio, Vigonza (PD). Questa la motivazione della Giuria: «Una breve lirica per dire e ricordare quanto sia difficile conoscersi e definirsi, e quanto fuorvianti siano gli specchi – persone, situazioni, noi stessi – che rimandano illusioni nelle quali cadiamo prigionieri. Particolarmente felici sono le ultime due strofe: l’immagine della donna chiusa nelle “quattro pareti del mio essere disadorna”, e lo smarrimento nel sogno che chiude la lirica, ci dicono quanto possa essere arduo – o impossibile – avere a che fare, prima o poi, con il nostro autentico sé. Siamo forse tutti “ombre senza occhi”, dice questa lirica, parvenze di realtà che sempre sfuggono». Olivia Trioschi

Autrice 7^ classificata con «Disagio», Maria Cristina Perin, Altavilla Vic.na (VI). Questa la motivazione della Giuria: «La lettura di questa lirica – ad alta voce, è importante – riserva una sorpresa: il tema dichiarato nel titolo, “Disagio”, è condotto con l’evidente desiderio di giocare con i suoni, affollando rime e paronomasie in pochi versi. Una vera festa di suoni che conduce il lettore, senza parere e come se non avesse tanta importanza, a sprofondare nell’abisso disarmonico che conclude la lirica: “nemmeno più la natura” è una negazione senza speranza, un colpo di mano che spazza via ogni speranza e ogni illusione. Ci sarebbe da sentirsi un po’ imbrogliati, se non fosse che questa corsa festosa verso l’azzeramento è, a guardar bene, la cifra delle nostre vite». Olivia Trioschi

Autore 8° classificato con «Il primo buio», Chris Mao, Ormea (CN). Questa la motivazione della Giuria: «Paesaggi antichi e suggestioni d’altri tempi segnano il tempo interiore di questa lirica, appesa a un filo che corre tra “questa” notte presente e l’eco di molte altre, fatte di attese e candele nel cui cerchio, a tratti, volti appaiono. Ma i veri protagonisti sono il respiro delle montagne, degli alberi, del vento, l’attesa indefinibile di un segno di vita e gioia. Intanto, laggiù, viandanti si stagliano contro il cielo. Intanto, qui, tutto è sospeso: forse qualcosa di perfetto e unico si compirà, in questo istante che racchiude il destino di ognuno di noi». Olivia Trioschi

Autore 9° classificato con «Lontano da qui», Francesco Marmorato, Parghelia (VV). Questa la motivazione della Giuria: «Di nuovo il tempo, grande mistero, amico e nemico, odiato e invocato: di nuovo il tempo è il tema da cui muove il desiderio e forse il bisogno di scrivere versi. Qui il tempo è anche spazio: un luogo mitico, un altrove dove di scorgono “notti illuminate, rivoli dorati, calde emozioni”, una fata morgana che ci attrae e ci sfugge, rivelando solo a tratti il senso, il disegno, la trama complessiva degli eventi. Ma no, la mente “cerca trafelata”, ma non trova: non resta che abbandonarsi alla contemplazione di quel luminoso paradiso perduto in cui passato e futuro convivono». Olivia Trioschi

Autore 10° classificato con «Sarà giorno», Marco Ceccherini, Livorno. Questa la motivazione della Giuria: «“Sarà giorno” è molto più dell’ultimo verso – che non certo per caso dà il titolo alla lirica: è una preghiera e un inno di gioia per la nuova luce che torna sempre, dopo amori e illusioni, dopo paura e pianto. Questa lirica è breve, densa, fluida e pastosa come il sangue e l’acqua evocati nei versi centrali: elementi semplici e vitali che riportano la vita nella sua dimensione di serena accettazione del dolore, nella certezza che “sarà giorno”, sarà chiaro, sarà l’esistenza che si rinnova sempre». Olivia Trioschi

Autrice segnalata con «Per Alda Merini», Paola Curagi, Bollate (MI). Questa la motivazione della Giuria: «Ad Alda Merini, poetessa dal tortuoso percorso di vita, particolarmente cara a chi almeno una volta si è sentito ai margini di sé e degli altri, sarebbe piaciuto essere salutata così: con un pianto dorato di foglie, un volo silenzioso e leggero che congiunge finalmente terra e cielo; sole voci, il sussurro degli alberi». Olivia Trioschi

Autrice segnalata con «Semer la Paix», Esther Gratton, Montereale Vercellina (PN). Questa la motivazione della Giuria: «Seguiamo volentieri l’invito di questa delicata, brevissima lirica, in cui riferimenti colti e semplicità trovano un fortunato equilibrio: raccogliamo petali di fiori che possano profumare le case e purificare gli animi; raccogliamo petali di fiori con cui seminare amore e pace in questo mondo tormentato, dove i conflitti vengono alimentati anche da chi, invece, dovrebbe parlare con parole semplici e universali come queste». Olivia Trioschi

Autrice segnalata con «Tre carezze, dentro un’emozione», Floredana De Felicibus, Atri (TE). Questa la motivazione della Giuria: «La lirica parte dall’acquisizione di una consapevolezza: “so”, cioè conosco, vivo, ho esperienza del dubbio, dell’incertezza, delle illusioni. Frequento la mia anima, dunque, e proprio lì, “dove dimorano i pensieri” e “s’involano le emozioni”, lì nel cuore di tutto, avviene il punto di contatto tra sé e sé, tra sé e gli altri. “Qui dovremmo giungere / e da qui ogni volta ripartire”, scrive il poeta, in un incessante fluire di energia che conduce molto in alto: lassù, nella metà chiara del volto della luna». Olivia Trioschi

Antologia del Premio letterario Il Club dei Poeti 2011


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