Antologia del Premio Letterario G.L.G. Byron - Città di Terni 2008

di

Autori Vari


Autori Vari - Antologia del Premio Letterario G.L.G. Byron - Città di Terni 2008
Collana "Le Schegge d'Oro" - Le Antologie dei Premi Letterari
15x21 - pp. 96 - Euro 18,00
ISBN 978-88-6037-7098

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Antologia del Premio Letterario G.L.G. Byron - Città di Terni 2008


Oscar Antonio Altina

I poeti eroi

I Poeti Eroi
sono esistiti,
dal medioevo in poi
hanno combattuto
battaglie senza fine.

Le hanno tutte vinte
e le loro bandiere
son diventate unite
nella vita… nella morte.

Con i loro versi
han fatto tremare
il Mondo, lasciando
sentimenti veri.

E Poeti Eroi
han toccato il cielo,
combattono ancora
senza mistero.

Il loro spirito
continua, sono
i Cavalieri di Re Artù
che cavalcano da lassù.

Hanno sempre vinto
perché uno spirito buono
non muore, ma vince in ogni
dove.

Ricordando
che Camelot vive,
anche questa Storia
non muore.


Michele Cappetta

Donna Poesia

Dieci parole più belle d’un secolo
coniano in musica il nome sublime.
Visi di perla e seta fatata
modelli imperfetti dell’arte divina.
Natura forgiata fra forze ed incanto
mera cornice dell’ispirazione,
ed incastonata nella mia anima
osservi il tuo goffo stupito scolaro.
Sei tu, mio amore,
pura poesia.


Fuga

In casa avevo la luce,
un letto, un intenso calore.
Ma le coperte erano nebbia,
le pareti sbarre,
i soffitti nuvole scure.
Sognavo alberi, scale per il cielo.
Volevo un prato, manto di libertà.
La porta era aperta.
Ma pioveva.
Così piansi di paura, di sconforto,
abituato a fuggire, stanza dopo stanza,
spaventato negli occhi,
vile nel cuore.
Poi una lacrima cadde sulla mano.
Sorrisi e piansi ancora
mentre danzava sulle dita.
Non dissi nulla,
abbassai lo sguardo e chiusi la porta.
La chiusi dalla parte giusta,
oltre la cella di cemento,
dove potevo correre
mentre nuotavo nei sogni.


Anthony Colannino

Ascoltando

È la canzone del mare
che suona per i disperati,
i folli,
i dispersi:
fratelli della solitudine.

Le note si spezzano a riva,
la loro eco
giunge anche ai gabbiani dal ventre rosa,
che sopra l’arancia galleggiante,
si muovono a tempo.

Sono il fondo marcio delle barche
ormeggiate a riva
che aspettano
tra infinite attese,
il loro momento.

Viaggio oltre mare.

Le conchiglie
sono stelle incastrate nella sabbia.
Pezzi di cielo lucido
sotto questo stanco sole invernale.

Tra loro,
i rifiuti
dormono ammalati.


Nadia Frascheri Ferrecchi

Nel cammino della vita

“…Tu chiamale se vuoi emozioni…”

T imido il risveglio, dopo
U na notte trascorsa sognando.

C amminare per la strada, fare footing,
H obby preferito al mattino, vedere
I primi passi di un bambino.
A scoltare il cinguettio di un uccellino
M entre la mano trema dalla gioia,
A prire una lettera inattesa.
L eggere increduli il suo contenuto
E cco, qualcuno si è ricordato di Te!

S entirsi a volte soli tra la gente.
E … la tristezza si fa più cupa quando non c’è il sole.

V ento lieve che ci accarezza
U na farfalla dai mille colori vola
O ra un sorriso sulle nostre labbra
I llumina il nostro volto.

E … il tempo passa, scorrono le stagioni, neve, pioggia, sole.
M antenere la calma anche se dentro
O rmai c’è tanta rabbia.
Z ufolare, cantare per tentar di farla passare.
I nvecchiare con la persona che si è lasciata amare
O sservare ancora il cielo e stupirsi delle stelle.
N otte fonda, la luna ci fa ancora sognare.
I n fondo al nostro cammino, quante profonde emozioni!!!


Ileana Galbersanini

A mia Madre

Se osservi
Una madre
scorgerai
sul suo volto
le rughe
di un tempo
mai vissuto.

Se osservi
Una madre
leggerai
nel suo sguardo
l’immagine
di un figlio
tanto amato.

Se osservi
Una madre
udirai
nel silenzio
parole d’amore
mai pronunciate.

Se osservi
una madre
non stupirti
nel vederla sorridere.
Ella ha in sé
Il sorriso eterno
Della vita.


Antonio Lo Cicero

Abatellis, luci e penombre

(della Sicilia il più bel museo)

Una luce sottile, radente
tra feritoie di palazzi in livrea,
ruderi Panormiti
canterani imbalsamati,
toccò l’Abatellis misteriosa e lieve.
Permeò come un Ulisse
le trifore mute,
la loggia assopita
i doccioni ammiccanti,
il lembo dell’”Umile Madonna” ligure
e progressiva mi trafisse.

Una luce calda, diffusa
mi avvolse, poi, nel vecchio ballatoio
senza abbandonarmi mai;
come un maestro di incanto
mi inchiodava al “Trionfo”
mi scagliava nella tenebra
di quell’ipnotico mondo.

Una penombra larga e inquietante
mi assalì nello scalone spagnolo,
mi agguantò come il boia all’alba
e come l’assassino,
reo e condannato,
nei sotterranei senza pietà
fui scagliato.
Vidi spade e catene,
sangue e inquisizione,
morte e redenzione.
E quando attraversai, ancora,
quel ridente cortile
una luce senile,
ancora, toccò l’Abatellis, misteriosa e lieve.


Lina Lolli

Canto di terra

Inseguiti
dal controllo elettronico della velocità
viaggiamo
in realtà ultra-soniche.
Trine di sole
a pioggia
sul viso bagnato
ombreggiano paesaggi umani
che l’amore di vita
affranca
da vecchi rancori.
E un canto di terra
sommesso
si leva
a placare
le plurime tracce
di un’eloquente dis-umanità.


Elio Lunghi

Arte in movimento

Cosacchi fasciati da divise nere
ballano sui tacchi agitando le bandiere,
danzano attorno a un trono abbandonato
che il Don in piena ha loro regalato.

Forse è sdoppiato o forse è un sogno,
su quella sedia c’è un re
con un occhio solo: guarda la cattedrale
che brulica di corpi bianchi.

Una civetta beata e solitaria
prega compunta sui banchi della chiesa;
una coppia di preti scombussola le vele
e si intravede il frammento di un ricordo.

Sul frontone si erge una barriera,
e neppure la porta aperta aiuta
i diavoli acrobati a distruggere
l’immagine che ci riporta all’arte severa.


Carla Moroni

Birmania 2008

Sgorgata da sassi discende
Eterna purezza…
Sorella.

Miraggio in deserti roventi
Di bocche riarse…
Ristoro.

Umore di vita implorato
Da solchi induriti…
Speranza.

Nel sole impietoso discioglie
Montagne di ghiaccio…
Vendetta.

A valle trascina col fango
Virtù dissennate…
Rovina.

Con forza di morte colpisce
Timori e speranze…
Nemica.

E dopo… il languore di pace
Di un ventre lontano…
…di madre.


Vanni Negro

Prefazione

Precari come campi di papaveri
appena mossi dalla brezza furono
i miei vent’anni rosseggianti e accesi
di grandi sogni, di macerie e sangue.
Era l’antica favola del tempo
che mi arrovella anche ora a tessere
tele di ragno intorno alla memoria.
Fra ricordi e chimere vaneggiare
pareva infinito gioco anche quando
tra le dita appassiva, esausto e vuoto,
ingerminato fiore. Se qui ed ora
i giorni riconsidero e spero,
rivestendo di versi antichi sogni,
il perduto passato ed il futuro
ignoto appassionati riardono.


Chiaro di luna

Si specchia la risacca di alabastro
nel refrigerio quieto della luna.
Luminescente fino all’orizzonte
crepita il vento contro la scogliera.

Oltre quel raggio tu non puoi vedere
la notte che promette e che minaccia.
Ed immerso nell’ombra che ti stringe
forse nemmeno oseresti guardare,
se non fosse un barbaglio di risacca
il tuo bandolo incerto a quel chiarore.


Susy Orefice

L’artista

Occhi neri come le notti insonni
nell’animo di chi ti scruta.
Tenebroso nel Paradiso t’inoltri
nel profumo di teneri amanti,
di ombre colorate della tua Fantasia.
Fluttuano i pensieri a passi lenti
nel ricercar la chiave del tuo mondo.
Il tuo pensiero è dolce Follia!
Ruotano le luci spasmodiche,
ribelli, immerse nei sorrisi delle tue verità.
Come gli occhi tuoi brillano
i colori sulla tela.
Intrecci di Arcobaleno, di forme sconosciute.
Bizzarre, misteriose, nel tuo incosciente vivere,
vegli la tua Arte con sublime attrazione.
Indelebile il tuo Amore,
con la mano della tua Maestria!


Paolo Pileri

Il tramonto scomparso

Comandate dal sole le ombre si allungano sino a morire,
non seguono più le incrociate gesta dei rami svestiti,
o l’impalpabile morire delle foglie.
I passi ovattati di un gatto che pigro
costeggia il muro della chiesa
si uniscono al silenzio,
come portare rispetto alle umane credenze,
appigli abbaglianti di errabondi pensieri,
ciechi di speranze.
Scorre, libera dai rugginosi e velati cirri,
la lenta corsa di questo giorno che muore di nuovo,
stanco e sconfitto dall’orrido mestiere del mondo,
unto, sferzato d’odio, torbido e triste,
stanco come il cuore di un vecchio.
Ma dov’è il tramonto?
Chi ha celato il lento crollare del sole?

Eppure annuncia l’eterno eclissarsi di vite,
ricorda a milioni di occhi di spegnersi dinanzi al buio,
menziona alle pietre di freddarsi,
di rilassarsi per aprirsi alla rugiada.
Una falena attraversa una luce,
ali di porpora che scostano l’aria,
…cerca il tramonto,
anche lei,
confusa dalle atrocità della mente forbita dell’uomo,
dalle unghiate sanguinanti lasciate alla terra,
come solchi d’aratro senza sementi,
anche lei,
smarrita, rassegnata, sconcerta.
Hanno ucciso il tramonto,
la forza della distruzione,
ha legato il sole alle catene dell’orizzonte,
distrutti i colori.
Hanno bruciato il sogno.


Paolo Polegato

Non per averti

Non per averti
ma per assaporare i contorni di te
e di te che fuggi
i giorni e le notti che non so penetrare
mentre mi accorgo
che già è mattino…


Qui ed ovunque

Potrei essere qui ed ovunque
perché comunque sarei
sogno e terra,
amore nell’aria
e vento di tempesta
e fuoco che brucia
mentre guardo passare
il tempo che rimane,
infinito tempo di questa vita
ora viva
più che mai…


Vincenza Prada

Quel fiore…

Riprendo quel libro a lungo lasciato,
tra le pagine un fiore dai colori sfumati
e perduti, che or ricordo cogliesti
passeggiando al mio fianco nell’estiva campagna
della nostra giovinezza.
Un palpito al cuore nell’’accoglier
quel piccolo dono,
conservato nel tempo e ritrovato,
a ripercorrer giorni prorompenti d’amore,
amore mai svanito, ma rafforzato
tra gioie e contrasti ognor superati.
Son certa che al vederlo, rammenti
la tenerezza degli anni ricolmi d’attesa
e futura speranza
nel lungo cammino insieme vissuto,
in questo mondo malato.


Sensazioni

Rallento la frenesia delle ore
con le vibranti corde dei ricordi.
Evocate sensazioni senza tempo,
dan senso alla vita
nell’apatia di solitari giorni
protesi al silenzioso ascolto
dell’intima voce del cuore.
Ricordi voluti, ricercati
sfilano nella mente
per conservare sempre, o madre,
la tua memoria.


Mario Prontera

Quasi come un poeta

(a Francesco De Gregori)

Io sono un venditore di parole,
anche usate, che dico: abusate!
Nella bottega della mia fantasia,
le passo rapidamente al setaccio
e poi, d’istinto, giù a comporre
come “bouquet” di viole del pensiero,
o ghirlande di fresie e tulipani,
o fasci di rose gialle e appassionate,
o piccoli mazzi di ciclamini di bosco,
o corone ieratiche di garofani piangenti;
e mescolando pochi tipi di fiore,
doso daltonicamente i colori
e ogni tanto l’effetto non è male;
male semmai è che i fiori sfioriscono
e le parole più belle non hanno un corpo.
«I poeti, che strane creature,
ogni volta che parlano è una truffa».

Carasano, 26 gennaio 2006


Alessio Sabatini Sciarroni

Lo scuro cappotto di Lord Byron

La penna di Byron
nell’argenteo calamaio
la punta d’oro
intinge,
e gli echi romantici
di spiagge spazzate
da maree infinite
di perduta memoria
dipinge in nero inchiostro…

Sciroppo dolce d’acero,
albero di vita adulto
dalle rosse foglie
ancora per poco
posate sui rami;
sentimenti non più verdi
ma mutati dall’Autunno
in tonalità diverse
di colori accesi
prima dell’ultima danza…

Alate sensazioni
celate da cuore
d’alloro incoronato,
che nel crepuscolo
si allontana
nello scuro cappotto
verso l’alba,
appoggiato al bastone
claudicante.


Barbara Santoni

Il lago incantato

Seduta sulle sponde del lago incantato,
mi lascio scivolare in dolcissimi ricordi.
Le mie emozioni giungono senza rumore,
mentre il sole si perde nella notte
illuminata di stelle nel silenzio
misterioso della luna…
Una tenera brezza,
accarezza i miei capelli
come volo di farfalla…
Uccelli dalle ali di cristallo volano
dinnanzi a me lasciando una scia dorata
di eteree rimembranze…
ascolto la voce del vento
che fa vibrare le foglie in un
tenere e melodioso fruscio…
Una musica lieve mi invita a sognare…
a chiudere gli occhi…
Volo con la fantasia per i cieli incantati
dei ricordi passati.
Nella quiete della sera, ascolto
la sinfonia del vento che senza parole,
attraversa il viale del mio cuore.
Rincorro il ricordo di quello che fu…
una lacrima amara scende silenziosa sul mio viso
fino a gettarsi nel lago che ondeggia
sui fili intrecciati d’argento
che la luna ha tessuto per me.
Un tintinnio afferra il mio pensiero
e il mio sguardo volge in alto oltre
il chiarore dell’alba che nasce rosea…
…e vedo l’orizzonte sorridere.


Santino Sardo

Fuggi straniero

Fuggi straniero
fuggi che è l’ora
guarda che lampi
guarda che aurora

profumano i giorni
persi lontano
né il nulla ritorni
né la tua mano

caddero i monti
inascoltati
crudo mistero

tornerai assente
tardi ai tuoi prati
tardi al tuo impero

sordo ai lamenti neonati
sterile ai campi mietuti
in cieca dimora via fuggi
fuggi straniero

(gennaio 2008)


Luciana Scaglia Grenna

…Brandelli di umanità…

Un labirinto abbandonato
da tutti
un luogo sudicio
dimenticato da chiunque,
un fetore insopportabile,
popolato da spettri umani
che si muovono a stento.
Solo monconi ci sono,
di tutte le forme
e misure.
Non è più vita!
Un vecchio suonatore,
però,
come un fantasma
dagli occhi tristi
velati da lacrime indurite
armeggia con una tromba
consunta
e… dopo una faticosa prova
diffonde nell’aria maleodorante
calde note
che vanno dirette al cuore
e il corpo…
rabbrividisce silenziosamente.


Augusto Testa

Un uomo

Io sarò per Te
La luna che illumina le tue notti,
e il sole che ti sveglia al mattino,
io sarò l’uccello, che vola a Te intorno
e col suo canto t’annuncia la primavera,
io sarò l’albero che ti protegge
con la sua fresca ombra
e l’acqua che ti disseta,
io sarò che quel cielo azzurro, che ti rende serena
e ti fa sorridere il giorno,
e l’amore profondo
che conforta il tuo pianto, nel buio della notte,
io sarò l’abbraccio poderoso
che ti fa sentire al sicuro,
e quel prato fiorito dove tu poggi
i tuoi piedi con fiducia,
io sarò il mare che canta per Te,
e con le sue onde
ti culla come tenero amante,
io per Te, sarò il viaggio, che in cuor tuo
hai sempre sognato di fare.
Io sono un uomo
Solo, un semplice uomo,
che non chiede altro alla vita
Che… lo starti accanto!!!


Petra Trivilino

Pirata

Da sempre vedermi così.
Basto a me stesso
e guido la nave oltre l’immaginabile.
Teso e inquieto e spinto oltre la vita,
la vita fatta di leggera nausea
e dell’urlo di Nettuno nelle orecchie.
Nessuna scorribanda,
nient’altro che navigare e mangiar pesce.
È il mio senso di pace,
anche se la pace non esiste in nessun luogo.
Come le onde si scontrano e cambiano il loro corso,
come i pesci che si nutrono d’altri simili,
come tutto il mare che ti inghiotte,
non c’è mai pace neanche qui.
Comunque sia la tua solitudine,
è tutto ciò che ho assorbito da anni,
e che non lascerei mai.
Ogni volta che questo grande padre ti culla di notte,
quando dopo la tempesta si scusa con l’aurora rossa,
quando ogni boccone è come se fosse l’ultimo,
quando l’aria ti sparpaglia i capelli per svegliarti,
quando ti distruggi da solo…
non desidero altro che questo.
Non mi manca la terra.
Voglio solo sentire,
al mio ritorno,
l’umanità,
nelle ali di un gabbiano.


Antonio Zannino

A Pippa Bacca, colomba della pace

Vola su nel ciel colomba bianca,
si parla già di te, della tua sorte,
voci pur sommesse, anima stanca,
ma vibrano nel cuore così forte!
Violato fu quel fior, la dolce rosa
ch’esprime ‘l tuo candor, che l’arroganza
è ingiusta punizion, candida sposa,
induce a vacillar qualche speranza.
Così, come Colui che messo in croce
lasciò tra noi la fede, ed il miraggio
riecheggia ancor nel tempo e la sua voce
ancor non si disperde, ed il coraggio
infonde nelle menti un sentimento
di pace e di calor e che mai stanco
diffonde sibilando insieme al vento
un Angelo, col suo vestito bianco.
Vola su nel ciel, anima stanca,
vola, ché da qui, su questa tomba
s’ode il tuo sospir, oh sposa bianca,
il grido tuo d’amor, dolce colomba!


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