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Stefano Tonelli - Una luce dal cielo
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia 14x20,5 - pp. 112 - Euro 10,20 ISBN 978-88-6587-4752 Clicca qui per acquistare questo libro
In copertina: fotografia dell’Autore Pubblicazione realizzata con il contributo de Il Club degli autori per il conseguimento dei seguenti riconoscimenti: NEL SEGNO DEL TEMPO Prefazione di Benedetto Di Pietro La raccolta Una luce dal cielo del poeta Stefano Tonelli è divisa, in buona sostanza, in tre momenti principali ognuno dei quali è posto sotto il segno di una deità della mitologia classica: Venere, Crono e Giove. Il poeta si pone domande e fa porre domande al lettore. Sono poesie che marcano il territorio con una serie di domande, quasi ad avvisare il lettore affinché si predisponga ad accettare il dialogo, filosofico, teologico, comunque esistenziale. Senza il possesso di tali codici la poesia di Tonelli potrebbe essere intesa solo parzialmente, limitandosi solo all’aspetto formale, che è ineccepibile nella sua struttura, ma si perderebbe la parte sostanziale che è quella di scrutare l’universo e che, parafrasando Antoine de Saint-Exupery, non è mai più lo stesso ogni volta che una pecora mangia un fiore. Un’anima fra negazione, Da giovane, immemore di olocausti passati, gridavo contro il Dio sconosciuto che permette il dolore, la disperazione, il degrado, la sopraffazione, la miseria dell’anima. Oggi preferisco credere che il dolore, di qualunque tipo, sia uno strumento funzionale ad un progetto evolutivo: chi soffre, quando trova il coraggio per combattere, cerca soluzioni per la salute, sul piano personale e qualche volta medico e scientifico, alla ricerca profonda di Sé e di un significato esistenziale. Questa ricerca diventa un cammino, un processo di trasformazione, che permette di uscire dalla sofferenza, che lascia il posto a conoscenza, maturità e anche gioia. Insomma, una situazione apertamente e apparentemente (?) contraddittoria in cui si sente la speranza ma non il conforto, per un’anima che nega l’amore ma che nel contempo lo cerca, vi anela, vi spera, profondamente “assetata d’amore e d’assoluto”. Fede, Amore, Assoluto sono concetti che in un’ottica intensamente spirituale come quella di Stefano, coincidono laddove l’Uomo è destinato a concludere le sue ripetute esperienze terrene e a ricongiungersi a Dio, dissolte le scorie e i residui delle proprie angosce al calor bianco della Sua luce. Manuela Pompas, giornalista e scrittrice, è stata per oltre trent’anni redattrice di Gioia, dove si è occupata prevalentemente di psicologia, parapsicologia e medicina olistica. Il suo fine, nello scrivere, è sempre stato quello di trovare le chiavi per conoscersi, scoprire il mondo interiore e trovare la via del benessere, per vivere meglio e connettersi con le dimensioni dello spirito. È autrice di numerosi libri di successo, come “Siamo tutti sensitivi”, “I poteri della mente”, “La terapia R”, “Medianità”, “L’aldilà esiste”, “Reincarnazione, una vita, un destino”. “Stress, malattia dell’anima” e di un CD, “Autoguarigione”. Di recente ha edito un magazine online, con l’intenzione di offrire uno strumento “per conoscersi e ritrovare la via del Sé”. Una luce dal cielo
Vedo la mia vita passare vana Ma non vedo né famiglia né amici Con gioia mi dò agli abbracci d’amanti, Un’incredula disperazione mi urla Mi hanno detto che la mia è vera E me ne sto sequestrato ed escluso
Nube d’oro e di gelsomino E capii che per il mio Mi ritirai e m’eclissai
È la parola “amore” lo schiocco di un’anima una scaltra e gustosa astuzia una torcia di sensuali la freccia di reciproci una frusta per capire un coltello che taglia una saetta di passione un carnoso delirio il respiro di Dio che trapassa
Quando tu sei con me Quando mi perdo Immerso nell’apnea dei tuoi E il mondo non è più lo stesso,
Ho sognato Eros Mi stringeva al suo petto Ma mi sono svegliato
Ho visto Dio Nel sasso e nelle rocce Negli alberi e nei fiori, Nel gatto e nel topo Nell’uomo, In Dio stesso,
Ciò che è in alto è anche in basso Nulla è temporaneo – non come tutti In realtà pulsa fuori dai secoli, Stretto è il rigore dello spaziotempo
Da bambino mi dolevo Ma dopo essere stato anch’io
Al di là del giorno e della notte ho affidato il mio cuore a una regione inaccessibile laddove tace il bagliore e l’esistenza non pesa Un limbo con alte mura ove
Dammi un segno, mio Signore, per eclissarsi in un’oscena Mio Signore, dammi un segno per chi appena desto ti anela
Se potessimo appena intuire terremmo in pugno E negli interstizi e lui vedrebbe noi
Aspettare un bene o temere un male §§§ Doversi dire che tutto va bene §§§ Un urlo afono e sgomento
Se le porte della percezione fossero spalancate, ogni Un orgasmo o uno starnuto e dilatare quel grumo Un lampo di espansione cosmica, minimo assaggio terreno quando il tuo e il mio sarà disperso
Il tempo non è lineare ma curvilineo Non ci può essere bene senza male L’odio è amore col segno meno davanti Ci possiamo dimenticare del passato La vita ci presenta sempre i suoi (e nostri) conti, Questo mondo è solo un’illusione e un giorno Tutto ciò qualcuno lo intuisce forse in olimpica Ma senza intelligente pietà e viva compassione intridendo ogni singola cellula dell’anima sono accurati progetti per castelli di carta passaporti per vite nella nebbia e nelle sabbie immobili, Contatore visite dal 14-11-2016: 3592. |
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