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Simona Leone - Pierre Jacob Tal Coat: la poesia pittorica del vuoto
Collana "Koiné" - I libri di Religione, Filosofia, Sociologia, Psicologia, Esoterismo 12x17 - pp. 36 - Euro 7,50 ISBN 978-8831336949 Clicca qui per acquistare questo libro Introduzione Il panorama artistico francese degli anni Trenta è dominato da una sequela di tendenze che giocano tra la forma, il colore, e la trascendenza delle geometrie pure. Questa è la nota dominante nel contesto parigino, ma allontanandoci dalla metropoli si possono scorgere artisti che meritano attenzione e riconoscimento per la loro individualità artistica, per la loro solitaria ma proficua ricerca di un Sé che difficilmente può essere categorizzato negli anacronistici termini della ricerca storico-artistica tradizionale. Pierre Jacob Tal Coat: la poesia pittorica del vuoto
Si ringrazia Xavier Demolon per la disponibilità e la collaborazione. 1. L’arte della natura e delle pietre sollevate (1924-1949) Il giovane Tal Coat che si approccia alla pittura è dominato essenzialmente dall’elemento naturalistico; questo è introiettato sotto un’influenza post-simbolista che dominava i giovani pittori di Pont-Aven, dove vi sono riverberi della cromia Fauves e delle linee di un sintetismo geometrico molto personale. In queste prime opere degli anni tra il 1924 e il 1933 c’è una frontalità dominata dal colore; si veda a tale proposito il ritratto a lui attribuito1, Portrait présumé de Louisette del 1924, dove il richiamo alla Stanza Rossa di Henri Matisse non risiede solo nel colore, ma nel gusto per l’arabesco floreale in piano che tutto tende a trasfigurare in una visione onirica molto vicina alla Visione dopo il Sermone di Gauguin. Come nota il critico Pierre Restany, questo influsso di Gauguin segna la prima attività pittorica, ma prepotentemente dominata da una “matrice celtica”, si vedano a proposito Le Promenade e Le Quartier de Viandre (1926). Questa componente bretone, o celtica, sarà quella che caratterizzerà la prima esposizione del 1926 alla Galleria Fabre diretta da Henri Bénézit, dove accanto alla sua cifra identitaria convivono tendenze post-simboliste. In questa occasione egli diviene “testa di legno” (Tal Coat2). Ma il gusto per la materialità della natura si esplicita anche in una prima attività scultorea: a tredici anni scolpiva il legno, a soli quindici anni fu apprendista fabbro, e questo suo “saper fare” traspare nella realizzazione di Trois Sculptures (1934), frutto anche dell’esperienza maturata come modellatore a Quimper, e come ceramista nelle manifatture di Sèvres, tra il 1924 e il 1926. Un’opera come Le Repas (1926) presenta una tache cromatica che fa convivere la tendenza divisionista con la matericità dei I giocatori di carte di Paul Cézanne, non molto dissimile dalla tendenza espressa dall’amico Émile Compard. [continua] NOTE 1 Nella produzione giovanile catalogata si nota che Pierre Jacob tendeva a non firmare le sue opere oppure ricorreva al fantasioso nome di Pierre de Merrien. Successivamente apporrà alle sue opere il nome per esteso di Tal Coat o la sigla TC. 2 A titolo di pura curiosità si segnala che il musicista Brian Eno ha inciso un brano riferito al pittore dal titolo Tal Coat, presente nell’album del 1982 Ambient IV: on land. 3 Serie tematica prima intitolata Bagnanti e successivamente Profili sull’acqua. 4 E. Straus, H. Maldiney, L’estetico e l’estetica un dialogo nello spazio della fenomenologia, a cura di A. Pinotti, Mimesis Edizioni, Milano 2005, cit., p. 89. Contatore visite dal 12-11-2020: 1448. |
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