SATGZIA E IL SERPENTE D’ARGENTO
C’era una volta una bambina di nome Satgzia.
Era una Principessa, eletta per diventare Regina, ma la sorella del Re, gelosa di questa fanciulla, voleva ucciderla. Se si fosse sbarazzata di lei, un giorno avrebbe fatto regnare sua figlia, non avendo i sovrani altra discendenza.
Si sa che spesso gli adulti a volte dicono poche parole, muovono le mani in aria arrabbiati e presto accade di tutto.
Così la zia della piccola Satgzia fece un incantesimo e un giorno, mentre la bimba giocava tranquilla nella foresta, ordinò ad un serpente di rapire e uccidere la piccola.
Appena la zia fece l’incantesimo Satgzia, si trovò catapultata in un luogo oscuro, abbandonato.
Gli alberi da rigogliosi e verdi improvvisamente invecchiarono e tutto era brullo e deserto.
Ad un certo punto un serpente la raggiunse.
Satgzia smarrita e sbigottita lo guardò.
Vedeva le sue scaglie argentate e luccicanti, quasi preziose, che erano in contrasto con quel posto lugubre e miasmatico.
Voleva urlare, ma la voce si era nascosta dentro di lei.
Il serpente fissò a lungo la bimba.
Percepiva il battito della sua paura.
Ad un certo punto un albero bisbigliò qualcosa all’animale, che decise solo di rapire la piccola, ma non di ucciderla, così come gli era stato ordinato dalla malvagia zia.
Anzi la protesse e la accudì.
Il Serpente mentì alla zia dicendo che aveva compiuto la sua missione.
Così per pochi anni Satgzia crebbe insieme a lui in quei luoghi freddi e angusti, lontana dal regno, dai colori dei drappi e delle sete.
Un giorno la perfida zia scoprì che la piccola era ancora viva e ancora più adirata, fece un altro incantesimo.
Con un cenno della mano fece erigere un muro che la intrappolava nella foresta.
Con un secondo gesto mandò un cacciatore, uomo avvezzo a domare la natura, e gli ordinò d’uccidere Satgzia, in cambio di un sacco di monete d’oro.
A riprova di ciò doveva consegnarle gli occhi della fanciulla.
Satgzia aveva gli occhi di un colore nocciola e verde, molto particolare e unico nel Regno, infatti spesso la mamma la chiamava Hazel.
Con quella prova il cacciatore non poteva bleffare così come aveva fatto il Serpente.
La zia intanto si sarebbe occupata con una stregoneria di punire l’animale traditore.
Il cacciatore era un uomo burbero e non amava i bambini, ma quando si trovò di fronte agli occhioni spaventati della piccola principessa, che le avrebbe dovuto strappare, ebbe un sussulto e qualcosa dentro di lui gli impedì di fare ciò che gli era stato ordinato.
Sapendo di non poter mentire alla zia cattiva, le disse che avrebbe tenuto con sé prigioniera la bambina e non l’avrebbe mai più fatta tornare al palazzo reale.
Quindi rapì la fanciulla e la portò via con sé.
Quando sua moglie lo vide arrivare, si infuriò; lei non voleva figli, in più erano poveri e avrebbero dovuto sfamare un’altra bocca.
Ma decisero comunque di tenere con loro la bambina per non farla tornare più al Regno, lontano dalla zia.
Satgzia era sempre triste, obbligata a fare i lavori pesanti, affamata e picchiata a bastonate.
Da Principessa felice era divenuta una schiava.
E la voce narrante piangeva:
“Senti la mia matita sfiorare la tua anima
Voglio ritrarti in modo solare
Ma ho dipinto un giorno di pioggia
Gioco con il tuo mondo immaginario
Sei nata sotto la mia matita
E il senso della tua vita lentamente si perde mentre noi invecchiamo insieme, stasera.
Mostrami quando, perché e come hai iniziato a percepire lacrime, gioia ed emozioni nella tua mente così irreale.
Tu sei la mia vittima.
Custodisco i segreti della tua vita.
Reprimo tutte le ribellioni della tua mente
Sei solo una marionetta, nata sotto la mia matita…”
Così la principessa decise che era il momento di scrivere da sé la sua storia, ribellandosi al destino e spezzando la matita del sadico scrittore.
Stanca, un giorno si addentrò nel bosco scoppiando in lacrime.
Una roccia la udì e le chiese cosa avesse.
Satgzia raccontò la sua storia e disse che voleva tornare al suo castello.
La fredda pietra commossa dalle parole della piccola, le rivelò che per poter tornare al suo regno, doveva portare a termine una missione per liberarsi dal malvagio incantesimo della zia e le indicò la strada per recarsi al lago di cristallo.
Avrebbe dovuto liberare quattro pesci intrappolati sul fondo ghiacciato, ma doveva fare molta attenzione a non toccare l’acqua di quel lago altrimenti si sarebbe trasformata in pietra per sempre.
La fanciulla era impaurita, ma così disperata da voler accettare la sfida.
E così, al calar della luce, appena i suoi padroni si misero a dormire, saltò dalla finestra e fuggì, scomparendo nel fitto bosco.
[continua]