In copertina: Fotografia di Sergio Baldeschi
Questa pubblicazione è stata realizzata dal Club degli autori quale 1° premio del Concorso Letterario «Il Club dei Poeti 2022»
e quale 2° premio del Concorso Letterario «Città di Melegnano 2021»
Prefazione
Conosco il poeta Sergio Baldeschi ormai da molti anni ed ho seguito il suo percorso nel campo letterario, sovente dedicandogli prefazioni per le pubblicazioni di raccolte poetiche e motivazioni critiche in riferimento ai numerosi concorsi di poesia che hanno regalato al poeta grandi soddisfazioni.
Durante tale processo di lettura e disamina della sua poetica, scandagliando la sua intenzione lirica e leggendo con attenzione le molteplici metamorfosi nell’espressione poetica, ho messo in evidenza come la sua Parola sia protesa ad una dimensione superiore, capace di oltrepassare le consuete immagini e le reiterate visioni, offrendo una concezione poetica ed una visione lirica profondamente sentite nell’animus ed accompagnate da una profonda originalità nella versificazione.
In questa nuova silloge, dal titolo «Nelle mani del Covid», Sergio Baldeschi mette in scena l’assurdo dramma umano dell’emergenza sanitaria causata dal Covid e le problematiche conseguenti alla pandemia che hanno “imprigionato” in una condizione esistenziale alienante.
Ecco allora che il “virus maligno e letale” diventa il simbolo dello smarrimento “dentro un mare di fragilità”, in una dimensione dove “la vita si è fermata”, dove anche i sorrisi e gli abbracci sono stati banditi, e l’Uomo s’è trovato rinchiuso dentro “l’intime mura”, facendo i conti con i giorni che “si accalcano uno sull’altro”, in attesa di una miracolosa risoluzione, e non rimane che la speranza di riuscire, entro breve tempo, ancora ad “abbeverarsi alla vita”.
L’assedio delle ombre incombe anche sulla figura del poeta che “dentro le pareti dell’anima” cerca di dare un senso alla vita, oltre l’inganno e l’illusione.
“Nelle variabili multiformi dell’esistere”, citando Sergio Baldeschi, ritroviamo la sostanza vitale del significato autentico dell’esistenza: la continua e complessa metamorfosi dell’umano vivere e “la struggente bellezza dell’esistere” risiede proprio in tale evidenza lirica: ecco allora spiegato il continuo “vagare in attesa di un nuovo approdo”; quel naufragare in un “antico silenzio”; quella costante tensione ad una sorta di redenzione/rinascita quando la ragione viene sconvolta e, inoltre, emerge il reiterato riferimento ad “issare le vele” verso tale simbolico approdo salvifico.
La visione lirica di Sergio Baldeschi s’impregna d’un senso d’impotenza davanti al crollo d’ogni certezza, tra dissolvimento del comune vivere ed angoscia d’un distanziamento che segna la linea di confine tra la vita e la morte.
Il virus letale ha invaso la moderna Babele ed il poeta percepisce che tale sciagura ha anche infranto i sogni, ha sconvolto i meccanismi del mondo ed ha preso in ostaggio l’essere umano e, inevitabilmente, ha dissolto ogni aspettativa e fiducia nel futuro.
La Parola di Sergio Baldeschi, in modo convincente, riesce a fissare il determinato periodo storico della pandemia che ha già visto cambiare la nostra vita, imponendo città deserte, avvolte in un’atmosfera metafisica raggelante, ed il poeta pare abbandonarsi a tale dissolvimento e liquefazione mentale: la commedia umana viene disvelata.
La sua Parola è attenta e precisa, sempre raffinata ed elegante, capace di rendere liricamente le intenzioni perché Sergio Baldeschi sa molto bene che la Poesia è un “atto d’amore” che implica sempre un lavoro di cura, sacrificio e dedizione, in ascolto delle più labili percezioni dell’animo.
Massimo Barile