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Rosa Maria Corti - Tra lago e valle - Racconti e fiabe per sognare
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Narrativa 14x20,5 - pp. 72 - Euro 7,20 ISBN 88-8356-952-0 Clicca qui per acquistare questo libro Prefazione In questa raccolta di dodici racconti, pensati e scritti per far “sognare”, Rosa Maria Corti offre una sequenza continua di storie d’altri tempi, suggestive immagini, spaccati di costume e tradizioni popolari: ogni vicenda è narrata con parole dense d’umanità e le sue “favole” sono permeate da un’appassionato desiderio di far rivivere stati d’animo e momenti che hanno segnato l’esistenza di molte donne e uomini delle valli lariane. Il fascino di questi racconti è indubbio e la creatività nel raccontare conduce il lettore in un mondo che pare lontanissimo eppure risale a pochi decenni fa: non v‘è che dire, il mondo è davvero cambiato repentinamente. Ecco allora emergere dalla memoria, come in una sorta di recupero memoriale, una struggente vigilia di Natale nel paesino di Erbonne, completamente ammantato da candida neve: e quel silenzio greve di coloro che avevano figli o mariti al fronte diventa “sommesso dolore” e il canto angelico che si alza da una chiesa pare riportare l’umanità ai valori fondamentali del vivere comune, della fratellanza, dell’amore per il prossimo. E poi il resoconto di un alpino che racconta una lunga marcia nell’inverno del 1942 per raggiungere il caposaldo in riva al Don: il freddo intenso congela le membra e la visione di una donna che ha le sembianze della madre (“mamusca”) e amorevolmente si prende cura di quest’uomo ormai allo stremo delle forze, diventa visione salvifica capace di far svanire il freddo e l’angoscia come neve disciolta al sole. Massimiliano Del Duca Tra lago e valle - Racconti e fiabe per sognareA mia Madre “Ei si fa, contro a i mali, De la costanza sua scudo ed usbergo”. (Giuseppe Parini) Il cantore di Natale Un velato sole di Dicembre era ormai scomparso da un pezzo e nell’aria fredda le ombre erano scese a fugare la pallida luce dell’ovest che aveva indugiato sui muri delle cascine. Sandro e Maria nella loro baita all’Alpe di Gotta, al centro di una grande conca prativa situata a circa 1200 metri di altitudine, sorridevano finalmente contenti per essere riusciti, invero dopo aver molto insistito, a convincere la loro mamma a lasciarli scendere a Erbonne dai nonni paterni. Fra questi ultimi, d’origine svizzera, e i nonni materni, d’origine italiana, c’erano stati in passato forti screzi per via di un campo di patate e di un bosco malamente divisi. Anche se non erano una novità queste storie in quel piccolo lembo di terra dove tutti erano imparentati fra loro, (pochissimi, infatti, erano i cognomi che si potevano leggere sulle lapidi del piccolo cimitero, per lo più Cereghetti e Puricelli), la giovane donna non riusciva a metterci una pietra sopra. Ma, si sa, anche in guerra vengono ordinate delle tregue e per la notte di Natale Teresa decise di accontentare i figli che volevano vedere il presepe fatto dal nonno e speravano in una licenza miracolosa per poter ascoltare le dolci melodie del cantore di Natale. Pietro, infatti, che sapeva suonare l’armonium, aveva una voce sonora che incantava tutti, grandi e piccini, ciascuno nel suo canto udiva le parole desiderate, il conforto sperato ed era come se, dimenticata ogni offesa ed affanno, tutta la comunità si allacciasse in un unico abbraccio. Al posto di vedetta sull’Adamello, Pietro, il giovane alpino del battaglione Valle Intelvi, in quella vigilia di Natale osservava la vallata sottostante bianca di neve e pensava ai suoi cari, alla sua casa, al suo villaggio, piccola frazione del comune di San Fedele Intelvi, in cui ci si conosceva tutti, dal bambino più piccolo al pastore più anziano. Com’era lontano ciò che amava di più e che gli apparteneva. In quei mesi in cui s’era assoggettato ad ogni sorta di fatica con la stessa umiltà con cui si avviava alle fatiche dei campi e dell’alpe, aveva però imparato a comprendere il senso tragico della vita e il pensiero della morte gli si affacciava alla mente senza procurargli angoscia. Sandro e Maria scendevano velocemente sulla neve ghiacciata che scricchiolava appena sotto il peso leggero dei loro corpi quando ad un tratto una nebbia grigia prese a discendere dalla pineta del Monte Generoso che s’erano lasciati alle spalle e fu subito un mulinare di fiocchi, di grani di neve rabbiosi che picchiavano con forza sul viso. In breve le nuvole furono ai piedi dei due piccoli, li avvolsero e oscurarono tutto. Contatore visite dal 11-11-1111: 5199. |
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