Opere di

Roberta Denti


QUADERNO HOLLY HOBBIE

Custode di teneri giochi
nell’età mia più bella
quando rubavo foglie agli alberi
per coprire le tue pagine pesanti
di parole nate da cuor leggero.
Custode di silenziosi scenari
nelle sere mie più intime
quando staccavo stelle al cielo
per accendere le tue pagine incerte
di pensieri nati da mente vergine.
Se avessi potuto parlare
mi avresti detto che certi giochi finiscono
che gli alberi non si toccano
e che le parole nascoste han da trovare luce.
Se avessi potuto parlare
mi avresti detto che certi scenari precipitano
che il cielo non si scompone
e che i pensieri indefiniti han da volare via.

Da: Silloge “Quando arriva la Felicità?” – Premio Letterario Internazionale J. Prevert 2024


Da: NON SIAMO UN ESERCITO DI CLONI

“Leo è cresciuto molto in questi tre anni, non solo fisicamente. E’ partito con tante difficoltà e invece stiamo vedendo via via come stia riuscendo a relazionarsi meglio”. Rivolto al Professor Marchesella, noto Neuropsichiatra di Bari, Angelo Scardano stava riferendo dello stato di salute del suo primo figlio, un bambino diagnosticato come Asperger, disturbo dello spettro autistico. Il luminare, solito ad avere un colloquio preparatorio con la famiglia prima di accogliere nuovi pazienti (specie se minorenni), prese parola e chiese: “Come mai è venuto solo? Magari anche la mamma di Leo avrebbe potuto dare un contributo in questa fase preliminare di conoscenza”. La risposta fu rapida: “Quando ci dissero che nostro figlio era autistico, mia moglie non ci ha creduto. Abbiamo già consultato tre specialisti e ogni volta è finita con lei che si domandava se stessero parlando di Leo, tanto che ora preferisce tenersi lontana da altre valutazioni“. Il Professore comprese, avvezzo ad affrontare qualsiasi reazione dopo le diagnosi. Ricordò ad Angelo di confermare l’appuntamento con Leo per la settimana seguente, tese la mano a quel padre in ansia e lo congedò sulla porta con una frase che, purtroppo, non gli fece cambiare il punto di vista su Leo. “Sig. Scardano – disse il Professor Marchesella – l’Asperger è una neurodiversità, significa che il cervello è cablato in maniera differente, non è malato, è solo diverso, e il mondo ha bisogno anche di questo cervello”...
… Leo aveva ripercorso così le fasi di conquista di una nuova vita interiore in equilibrio:“Ho cominciato dall’asilo – iniziò – a chiedermi come facessero tutti ad essere a loro agio insieme e divertirsi, e perché io non riuscissi ad inserirmi nel gioco o se mi sarebbe piaciuto farlo. Cominciavo già a stare sul bordo del mondo sociale e notavo di essere guardato strano. Anche papà non si è tirato da parte ed ha finito con l’interessarsi agli psichiatri; mamma, invece, ha voluto provare un’altra strada e si è concentrata sul mio estraniamento facendomi assorbire da vari interessi. Meno male che unendo le tracce mi sono ritrovato! Però, dottore, non posso mentire: sono sicuro che senza mia madre avrei vissuto con la fobia di presunte etichette, mentre lei mi ha permesso di vivere in uno dei modi possibili di essere umani. Poi Loris ha lanciato il sasso e noi non gli abbiamo tolto la mano: pure lui mi ha raggiunto, in mezzo al mare – sorrise al Professore e proseguì – mi ha aiutato a non andare a fondo e a trovare la mia strada. Quando Loris mi ha proposto di salire sul Platone, è come se da terra una spinta invisibile mi avesse costretto a farlo, e basta! Da lì è stato come essere trasportato dai flutti, ma non senza avere appigli e neanche senza agitare affannosamente gambe e braccia per restare a galla. Il mare è stato la mia salvezza!”. Leo si fermò un attimo e riprese dicendo:“L’ho sempre preferito alla montagna e anche al lago perché è un ambiente stimolante. Purtroppo, con la famiglia ho sempre frequentato località affollate e rumorose, non proprio il top per me; così che, quando ho visto per la prima volta il Platone, ho capito che sarei rinato. Il cambio di città e la frequentazione della nuova scuola media, principalmente le preoccupazioni di papà, non mi hanno più di tanto mai spaventato, in quanto ho ragionato che se avessi studiato con profitto non mi sarebbe stato negato quello che avrei chiesto di fare come extra: esplorare il mare, tutto quello a me sconosciuto e ignoto, alla stregua del mio stesso inconscio. Io mi sono sempre sentito un po’ disturbato dentro. Ero un bambino, ma avvertivo già una cosa: non ero malato, sentivo le cose in modo diverso, però non volevo più vivere con disagi addosso e allora mi sono dato dei traguardi, ho messo in atto strategie e sono andato aggiungendo strumenti utili alla mia cassetta degli attrezzi, quella che mi ha supportato nello studio e nel rapporto con gli altri. Il mare è stato e continua ad essere uno sport di squadra, sto per diplomarmi al liceo scientifico sportivo, voglio laurearmi in Ecologia e Biologia marina non so ancora se a Napoli o a Pisa, fare master e arrivare a fare il lavoro che sogno”. Leo rivelò poi al Professore, scusandosi per il giro di parole, che aveva visto una migliore visualizzazione del suo futuro quando Loris aveva cominciato a portarlo in luoghi impensabili. E, sebbene avesse rievocato in più circostanze le sue migliori immersioni, con tanta minuzia di dettagli su cose, colori e sensazioni da lasciare chiunque a bocca aperta, anche stavolta si era abbandonato ai ricordi. Ogni luogo era legato incredibilmente a una fase di crescita o comunque ad un passaggio importante della sua giovane vita. Mai dimenticherà il suono del primo respiro con le bombole a Grotta Palazzese, i riflessi di luce a Grotta della Colonna, l’impatto con il cunicolo inesplorato a Grotta San Gennaro, le stalattiti di Grotta Stampagnata, tutte in quella parte di litorale pugliese dove “Nel blu dipinto di blu” tanto caro al compianto Modugno, la prima canzone di Loris e Leo sul Platone, è ancora più blu se visto dal mare, che lento lavora e scava caverne e ponti sospesi. Il racconto di Leo era proseguito con un’ultima toccante esternazione: “Mettendo il naso sott’acqua sono rimasto letteralmente affascinato dalla bellezza della vita sottomarina che ho capito realmente quanti miti ci siano da sfatare sulla terra ferma. La nostra sopravvivenza e la nostra salute, anche mentale, sul pianeta Terra sono strettamente correlate a un buon stato di salute del mare; quindi, quando facciamo del male al mare, automaticamente tutto ci ritorna. Ho scattato fotografie meravigliose ma altrettante preoccupanti sull’inquinamento da plastica, dovuto proprio alle azioni dell’uomo, tanto di quello che vive sulla costa che nell’entroterra. Mi sono creato un mantra che voglio recitare anche a Lei caro professore: “Solo se conosciamo la natura possiamo effettivamente amarla, e solo se la amiamo possiamo effettivamente proteggerla”. Parafrasando questo messaggio ne ho inventato un altro, che potrei divulgare a tutte quelle ragazze e ragazzi cosiddetti Asperger: “Non lasciate che una diagnosi medica vi dica chi siete, non siete un esercito di cloni; solo abbracciando la vostra unicità potete veramente amarvi, capire quali talenti avete a disposizione e su quali potete lavorare per migliorare, senza avere paura di fare tentativi, errori o brutte figure”.

Da: “Non siamo un esercito di cloni” – Premio Letterario Internazionale M. Yourcenar 2024



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