Pazzia: Una vita al limite

di

Maria Vittoria Grieco


Maria Vittoria Grieco - Pazzia: Una vita al limite
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 64 - Euro 9,00
ISBN 9791259513366

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In copertina: Illustrazione di Maria Vittoria Grieco


Opera premiata con Segnalazione di merito IX Edizione del Premio Ebook in… versi 2023

Questa la motivazione della Giuria: «Maria Vittoria Grieco offre il suo universo emozionale ed il giacimento del dolore percepito e vissuto nel profondo dell’animo, illuminando il personale microcosmo con una visione lirica che coglie l’essenza di tale lacerazione.
La poesia di Maria Vittoria Grieco incarna la sua vita e la Parola diventa atto salvifico». Massimo Barile


PREFAZIONE

La silloge poetica, dal titolo Pazzia: “Una vita al limite”, di Maria Vittoria Grieco riconduce alla trama esistenziale fortemente sofferta che diventa percorso di rinascita, tra recupero memoriale delle esperienze vissute ed immersione nelle regioni segrete dell’animo.
Tale processo di scandaglio del mondo interiore conduce ad un continuo disvelamento del suo universo emozionale che viene trasfuso nelle poesie, ed anche il giacimento del dolore, percepito e vissuto nel profondo dell’animo, diventa simbolica testimonianza, sempre illuminando il personale microcosmo con una visione lirica che coglie l’essenza di tale lacerazione.
La poesia di Maria Vittoria s’incarna nella sua vita, nelle fenditure e negli anfratti più segreti dell’animo, e la sua Parola si bagna di lacrime e sangue che sgorgano sulle pagine d’un sofferto diario: entra in una nuova dimensione, dimentica la realtà, oltrepassa la sensazione di presenza e di assenza, quasi a catapultare nella vertigine immane che condurrà però alla Luce della vita, alla salvazione grazie alla poesia.
L’Arte come atto salvifico dopo aver avuto il “cuore in gola” alla conquista d’una “nuova” vita, dopo aver superato le ferite e le fragilità, prodromi d’un coraggioso percorso verso la predetta simbolica Luce.
La sua Parola è forte e penetrante, catapulta nella deflagrazione delle emozioni, nell’esplosione dell’amara consapevolezza di ciò che è stato negativo e, infine, sfocia nel desiderio di “non voler più deludere” le persone che le vogliono bene: ecco allora l’accoglimento del doloroso passato e la sua accettazione, per cercare di “vivere questa vita” senza più “rifugiarsi nel sogno” e riuscire finalmente a “camminare da sola” alla ricerca di sé stessa, la vera destinazione del suo percorso esistenziale.
Lei è riuscita a superare il dolore ed il disagio del viaggio d’una “vita al limite”, tra “tagli e bruciature”, tra sofferenza e travaglio, affrontando la caduta nell’abisso e la salvazione dalle tenebre.
La sua poesia nasce dal profondo dell’anima, pura e genuina, si genera dalle lacerazioni dell’umano vivere, dalle ferite dell’animo, come “cadere nel vuoto” ad ogni ricordo che ritorna alla mente.
Lei si è sentita “invisibile” in una dimensione dove era immersa e dispersa in una stanza vuota, le cinture contenitive imprigionavano il corpo ma non l’anima, cercando disperatamente di ritrovare la forza per sentire ancora la felicità al cospetto del “nulla” devastante.
Il suo dono salvifico è stata la poesia, perché “le lacrime sanno parlare” quando il dolore ha accompagnato la tua vita: e Lei, per sentirsi viva, ha accolto l’amore.
Maria Vittoria ha lottato senza tregua e, dopo tanto travaglio, ha raggiunto la consapevolezza di una conquistata “pace interiore”, sospingendo il pensiero verso una purificazione e, infine, ha riscoperto la voglia di vivere, ed ora le emozioni le appartengono e la presunta “pazzia” si è trasformata in Arte.

Massimo Barile


Pazzia: Una vita al limite


NIENTE NIENTE NIENTE

Quanto mi piace torturarmi,
non c’è pace nella mia testa,
sono niente niente niente.
Quanto mi piace farmi del male,
non c’è amore per me nel mio cuore,
sono niente niente niente.
Ho provato a cambiare, ma
non c’è mai stato amore per me.
Solo niente niente niente.
Quanto mi piace non darmi amore,
di me non rimane niente.

A tutte le persone che soffrono:
“Essere tristi, non significa che saremo tristi per sempre.
Quando il cuore piange, la notte lo culla, darsi la possibilità di far rimarginare la ferita… darsi il tempo per sorridere di nuovo… tutto passa… si soffre, ma domani è sempre un nuovo giorno!”.


NON SONO RIDICOLA

Il dolore che scorre nella mia Penna,
può sembrare violento.
Potenti le parole delle mie emozioni.
La pazzia scorre nelle mie vene,
ma non sono ridicola,
quando dico che la mia Penna mi ha salvato.
Decido io se sono all’altezza.
Nessuno mi ha mai regalato niente,
voglio morire scrivendo.


ALLA CONQUISTA DELLA VITA

Una finestra aperta sul Mondo,
la mia conquista.

Cuore in gola,
nodo alla gola,
respiro spezzato,
paura dannata.

Un filo di voce davanti
la vastità del Mondo.


A PICCOLI PASSI

Fra le rovine, con i piedi scalzi,
la felicità non fa più paura.
Prima la vita mi scivolava addosso,
premendo su quelle ferite così fragili,
da me stessa procurate.
Se potessi fermare il tempo,
mi farei una fotografia ora,
per non perdere nemmeno
un istante di felicità e
ricordarmi che si può essere felici,
nei momenti più bui,
perché la felicità è breve ma intensa.


NON VOGLIO PIU’ CADERE

Non voglio più deludere.
Ritornare ad essere perfetti sconosciuti,
con le persone che mi vogliono bene.
L’equilibrio costante.
A volte provo a scalare le montagne,
io contro quello che sento dentro.
Piccoli passi per non cadere,
la fuga non è più tollerata.
Limiti per ricordarmi che
non devo fare tutto da sola.
Posso splendere
come un girasole: condividendo.


BASE SICURA

Le ferite sono solo un ricordo
di ciò che ho passato.
Le cicatrici sono i testimoni
di un massacro.
Le mie braccia una guerra
che ho vinto.
La mia vita luogo in cui ripararmi.


CAMMINO DA SOLA

Il passato non posso cambiarlo,
posso solo accoglierlo e accettarlo.
Nel presente posso fare scelte
per il mio futuro prossimo,
per arrivare in futuro al meglio di me.
In qualsiasi situazione futura
voglio camminare da sola.
La destinazione è dove sento Casa,
forse la Casa sono proprio io.
Alla ricerca di se stessi,
questa la destinazione.


SOGNARE

Voglio vivere questa vita,
ma sognarla è meglio,
nessuna responsabilità.
Vivere perennemente in un sogno,
ci rende pazzi.
Confondere un sogno con la realtà?
Sono così tanti gli
anni in cui
mi sono rifugiata in un sogno
perché la realtà mi uccideva.
Il risveglio un panorama mozzafiato.


MAMMA

Prendimi a pugni il cuore
se mi comporto male con te o con papà.
Strappami il cuore
se ritorno in terapia intensiva.
Ambulanze e carabinieri al sabato sera.
Uccidi il mio cuore
se vi aggredisco.
Ho paura che tutto ritorni.


SENTIRE

GUARDAMI COSA SENTI?
Run into my head.
Mi sono sentita intrappolata nel buio
per un tempo quasi infinito.
La luce per me è una novità.
Dolore, ne abbiamo fatta di strada?
Ad un certo punto ho lasciato le tue mani,
sono corsa verso la luce,
perché non si può combattere da soli.

[continua]

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