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Maria Teresa Cavallo Brusamolin - …di cento sabati ancora. Raccolta di riflessioni personali su fatti, stati d’animo e ricordi
Collana "I Salici" - I libri di Narrativa 14x20,5 - pp. 152 - Euro 12,00 ISBN 978-8831336857 Clicca qui per acquistare questo libro In copertina fotografie di proprietà dell’autrice INTRODUZIONE È una piccola vita la sua, fatta di episodi semplici, che non fanno rumore, che sfuggono agli sguardi frettolosi. Un vivere a passo veloce, ma senza fretta, un andare intenso, ma respirato lentamente. Un immergersi profondo nei colori delle stagioni, nell’unicità degli eventi, nella magia degli incontri. Ed è davvero lì che vuole portarvi chi scrive: dentro i momenti e le emozioni che ha vissuto e che decide di condividere, in un continuo gioco spazio-temporale. “…di cento sabati ancora.” è riferito ai saluti che l’autrice manda ogni fine settimana dalla pagina “fb” del bar che gestisce da ormai ventisette anni, situato nel cuore pulsante del piccolo paese che lo accoglie. Questa l’angolazione visiva da cui lei parte per focalizzare nella sua mente o nelle immagini che osserva intorno, piuttosto che nelle notizie che le arrivano da lontano, l’idea di testo che elabora ogni volta. Questo il nucleo in cui torna sempre a chiudersi terminato il racconto, ringraziando e augurando una buona domenica per l’indomani e riprendendo la sua intima vita di addetta al banco, ma anche mamma, moglie, amica… La raccolta si lega a doppio filo ad una prima pubblicazione, edita nel 2016; trattandosi di romanzo diaristico, ne è la naturale continuazione temporale e va ad aggiungere alla precedente, che ora si va invece a collocare nel due di due come estesa ouverture, tasselli di ricordi e rimandi storici arricchenti e esaustivi. Quest’ultimo, tuttavia, non trascura di accompagnare il lettore nelle cronache che si sono susseguite durante il passare delle settimane, portandolo ad avere anche una percezione profonda del vivere in Pralormo oggi. …di cento sabati ancora. Raccolta di riflessioni personali su fatti, stati d’animo e ricordi
A mio padre, “Amo cercare tra le righe dei fatti, anche piccoli, le grandi ragioni della vita. Mi fa sentire meno sola, in qualche modo protetta ed accudita e un po’ “svincolata” dalla mia umana, fragile essenza. (*) (*) Note in corsivo minuscolo (ricorrenti nello scorrere della lettura) inserite dall’autrice durante l’elaborazione dei singoli testi e utili a giustificarne i toni o semplicemente a descriverne le circostanze. Il lettore inoltre troverà, in calce a taluni racconti, un rimando ad una foto in copertina: un gioco a volte gratuito, altre necessario per la completa comprensione del testo.
Eccoci infine dentro al nuovo anno, con un colmo bagaglio di sogni e progetti per noi e per i nostri cari. Al Villa ritorna pian piano il ritmo normale, quello dei papà assonnati alle sette di mattina e delle mamme un pochino più tardi, dopo aver portato i bimbi a scuola. Per loro fortuna, questa settimana, solo due giorni di pieno regime al lavoro e subito due di riposo a seguire. Tracce di quotidianità in questo primo testo della raccolta: confidenziale e semplice nella forma (il “Villa”, come i clienti ci conoscono, così come il nomignolo in firma ad ogni congedo dal lettore).
Stasera vi racconterò la storia di Vita, foglia di vite. Storia vera, sì. Notai la pianta di vite qualche giorno prima, la sera in cui mio marito ed io andammo dal fabbro per definire le ringhiere dei nuovi balconi di casa. Erano previste in ferro con struttura lineare alta e imponente. Desideravo addolcirne le forme, scelsi la foglia mentre parlavamo con l’uomo davanti alla sua bottega e capii che sarebbe stata lei, con la sua sagoma gentile, a decorare il nostro austero manufatto. (foto in copertina: – 6)
Coraggio piccola… non far caso, lascia correre. Ricordati che aspettiamo lo Sposo e ci stiamo preparando… Io damigella, tu sposa. Sarai pronta a partire, andrai come sognavi, fiera ed elegante; sistemerò il tuo vestito e curerò il tuo viso delicato, anche i tuoi capelli saranno in ordine… Io damigella, tu sposa. Ora andiamo, vieni, tutto è pronto per l’incontro con Lui. Ti camminerò vicino, io con il mio bouquet e tu con il tuo: sarò attenta a fare bene e mi perdonerai se inciamperò… sai, è la prima volta anche per me. Poi un bacio e tu andrai dove glorioso Lui ti attende, io resterò qui ferma al mio posto e canterò ancora per te con i nostri amici, promesso… Io damigella, tu sposa. Tornerò infine a casa, con calma poserò fiori e abito e cercherò il silenzio intorno, lasciando che resti nel cuore la nostra ultima immagine insieme: io damigella, tu amica cara e sposa d’inverno. Era il gioco degli ultimi giorni, delle ultime ore di vita della mia amica Francesca. Era il nostro modo di prepararci al momento che sapevamo entrambe ormai vicino, tra lacrime e sorrisi. Soprano, voce portante del coro parrocchiale, diventammo amiche dieci anni prima, ci lasciò il 22 gennaio, era un venerdì. Mantenni la promessa fatta nel gioco.
Erano lunghe quelle file… non se ne vedeva la fine e veniva un po’ d’angoscia ogni volta. Talvolta era davvero difficile, le mie braccia esili di ragazzina faticavano a rompere le zolle spesse, le piante erano comunque delicate e bisognava andare vicino alla base senza scalfire lo stelo, la lama capitava non entrare nel terreno e rimbalzare via. Era lavoro di tenacia e attenzione. Mi succedeva di alzare la testa e osservare la lunga fila di terra secca davanti a me: non ne vedevo la fine ed era sfiancante. Imparai presto che era meglio guardare indietro al lavoro fatto: era rasserenante e mi spronava ad andare avanti, passo passo, come se ogni piantina fosse unica e meritasse un trattamento speciale. La fine della fila sarebbe arrivata, prima o poi… (dai miei ricordi)_ Mi capita nei momenti difficili di fermarmi e guardare indietro per poi riprendere a lavorare i miei minuti uno ad uno con tenacia e attenzione. Probabilmente imparai allora… Eccoli alcuni minuti, una manciata appena, per augurarvi buon riposo e buona domenica domani. Mari. I minuti, tanti e preziosi in una giornata. Si scrivono libri mettendo insieme i minuti avanzati…
Avevo messo tempo fa delle punte di photos, quelle piante-edera cascanti che in molti abbiamo in casa, a radicare in una bottiglia di vetro scuro. Le ho tenute in questi mesi in un angolo della vetrina qui al Villa, invisibili e discrete, intanto che questo inverno senza pioggia e neve passava. Incuriosita sfilai tutti i germogli dalla bottiglia e andai a cercare quello invertito: con stupore osservai che da una delle nuove radici era partita una gemma che, chissà con quanta fatica e quanto tempo, era cresciuta sott’acqua e aveva cercato la luce verso l’alto. Mentre le radici nutrivano comunque il vecchio ramo capovolto, il nuovo germoglio produceva la sua prima foglia: la natura mi aveva perdonata e generosamente rimediato alla mia distrazione. Dovrò farne tesoro e stare più attenta la prossima volta.
Venite, venite tra le parole di questo racconto: vi porto ora, in un posto lontano non troppo da qui, dove vive una coppia di amiche, le chiameremo… Fadiesis e Sibemolle! Ora, guardate un po’… Succede qualcosa. Esperienza personale di crescita sofferta e in qualche modo superata. A ferita chiusa rimane un segno sull’anima che ho imparato ad amare e accarezzo con tenerezza, ogni tanto.
“Tzzz… ehi… voi lì… Sì, sì, sono io che vi parlo. Eppure ci ho creduto, insieme a lei, alla magia del bianco inverno che sarebbe arrivato. Mi ha piazzato qui a inizio dicembre, insieme ai decori di Natale e ai fiocchi bianchi appiccicati ai vetri… e ancora niente; sto qua e aspetto mentre proprio adesso un cliente comincia a mangiare un gelato sotto il mio naso-carota, preferendolo ormai alla cioccolata calda in tazza… Bene, sarò ancora quassù per qualche giorno… ci vediamo se passate al bar. Non potrò distrarmi al vostro saluto, sarò in servizio, ma proverò a farvi l’occhiolino…” Quel mattino passò al Villa un cliente abituale che, indicando il pupazzo sull’alzata della finestra, mi puntualizzò: “E quel Babbo Natale? Non lo metti via?”… da qui l’idea della fantastica replica dell’interessato chiamato in causa. (foto in copertina: – 6)
– ALI – *** Nato ora questo pensiero e come farfalla viene a poggiarsi proprio qui! Buon sabato sera, buona domenica domani. Mari. Dedica di quella sera a chi ho vicino e sa riconoscere la mia natura libera e l’irrinunciabile esigenza, per me, di poterla esprimere… Dalla bacheca del bar Villa: La pagina fb del Villa ospita ogni tanto qualche notizia di servizio, la lascio come traccia di quotidianità vissuta qui, dietro al banco di un bar situato in un paese così piccolo.
Bello stamattina alzare le serrande del bar e vedere finalmente la prima nevicata credibile di questo inverno. Sì, talvolta nevica anche nel cuore e quel freddo paralizza e spaventa.
“Siamo donne e la nostra anima è quella che tiene in piedi le case: impariamo a difenderla per poter amare ancora. Auguri a tutte noi. Mari. Stavo già lavorando alla mia prima raccolta da un po’, emozionante citarne una parte e il titolo, al tempo ancora da definire. Il libro fu pubblicato nel novembre di quell’anno, ne troverete accenni continuando la lettura.
Mi siedo qui, ora, sfoglio mentalmente il libro dei ricordi belli. Giro veloce le pagine, ecco qualche immagine di te più vicina; arrivi, con calma sistemi il cappello e ti avvii verso la scuola per l’intervista ai nonni in classe terza elementare, che frequenta il mio piccolo Matteo, e ancora mentre arrivi qui al bar con il gioco della “dama” tra le mani, pronto per una partita da improvvisare col tuo nipote più grande. Ed eccoti oggi, 12 marzo, con i tuoi occhi verdi e i capelli brizzolati pronto a soffiare sulle tue ottanta candeline sereno e soddisfatto del cammino fatto fin qui. Auguri papà, buon compleanno e spero tanta felicità ancora per te. Difficile per me leggere queste righe ora, scritte più di due anni fa. Papà ci ha lasciati serenamente a fine aprile 2018, riconosco in me la sua impronta artistica e il suo spirito libero e coraggioso. In suo ricordo la pubblicazione di questo libro.
Settimana impegnativa su più fronti per te, quella che va a chiudersi, non priva di imprevisti talvolta spiazzanti, come aprire il Villa giovedì mattina alle sette e scoprire che la splendida Faema che hai sul banco ti ha abbandonata, che la sua pompa di pressione è defunta nella notte e che non si riprenderà da sola. Faticoso far stare un inconveniente così grande e costoso in una giornata che avevi già pianificato piuttosto impegnativa. Eppure decidi che sarà buona, decidi che fa lo stesso e che ci metterai tutta l’energia che serve perché torni positiva. Temporeggi e ti inventi caffè e cappuccini d’emergenza: cerchi di creare comunque un’atmosfera divertente almeno per gli altri, mentre il tuo tecnico di fiducia, che nel frattempo è arrivato, armeggia nella pancia della macchina bollente e la rianima…
Appena puoi chiudi mentalmente l’imprevisto e butti tutta l’attenzione sul resto del giorno. Avevi pensato un pomeriggio fuori dal Villa, per te una grande festa in Parrocchia, da animare con la chitarra come non facevi da tempo, e tanti bambini intorno che cantano con i loro nonni, arrivati per l’occasione.
Decidi che sarà così, perché puoi scegliere di tenere del giorno il buono e dimenticare in un angolo il resto. La rabbia è una tentazione che cerca di rubare serenità, stupendo resisterle! Sì, si impara a tenere il buono dei giorni. Forse è l’unico modo per viverli davvero. [continua]_ Contatore visite dal 05-11-2020: 2172. |
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