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In copertina: dipinti di Leonor Dobón Miñarro (proprietà dell’autrice)
Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’opera è Segnalata nella sezione Poesia del concorso letterario Jacques Prévert 2025
Questa la motivazione della Giuria: «Fame, malattie, sofferenze condannano l’essere umano a vivere la vita in uno stato di torpore e di arrendevole assuefazione. Ma se una voce arriverà a svegliarci emergeremo da questo “fiume di morte” e splenderà una nuova luce a restituirci gioia e speranza, liberandoci appunto da un destino di morte, per indicarci un orizzonte infinito di pace. Questo il significato complessivo della raccolta che condensa tanti significanti legati a ricordi drammatici di vita intensamente vissuta, evocati senza disperazione perché sorretti da una profonda spiritualità e fede».
Serena Bartoli
Presidente del premio Letterario
«J. Prévert» 2025 sezione poesia
INTRODUZIONE
Valore e finalità della poesia
La poesia di Maria Colombo è prima di tutto un’attività spirituale, ossia un metodo di contemplazione, di riflessione, di autoanalisi, di percezione prima di sé stessa e poi di tutta la vicenda umana. In ogni suo testo è sempre sotteso un riferimento diretto o indiretto, un’allusione alla poesia come forma originale di conoscenza e di amore.
L’ispirazione viene dall’alto, dal mistero di Dio, da una sensibilità cristiana che pervade il suo cuore. Perciò ella definisce l’esercizio poetico via via con una cascata di bellissime metafore, che si ritrovano in forme diverse in quasi tutti i suoi componimenti: poesia come respiro divino, vento dello Spirito, rivelazione, soffio d’aria pura, brivido e desiderio di cielo, pertugio d’azzurro, riverbero di luce, lampo vivificante, sentiero inesplorato, bevanda che disseta, ecc.
C’è nel lirismo di Maria Colombo qualcosa della tensione spirituale del nostro poeta Dante che nel Paradiso immerge la sua poesia nella
“Luce intellettüal, piena d’amore;
amor di vero ben, pien di letizia;
letizia che trascende ogni dolzore”.
(Par. XXX, 40-42)
Detto in altre parole: poesia come luce dell’intelligenza, satura di amore per Dio e per l’umanità; poesia come amore del Bene vero, che riempie di gioia; poesia come gioia interiore che supera ogni dolcezza terrena; in sintesi poesia che sonda il mistero e dà slancio e speranza alla vita.
Poesia, balcone della memoria e canto di speranza
Sfilano nelle poesie di Maria Colombo tanti ricordi della sua vita: persone bisognose di ricevere e di dare amore e spesso segnate dalla sofferenza: la malata di tumore che scioglie il suo dolore nella fede, il vecchio che piange, la madre che cerca il figlio smarrito, il viaggiatore solitario, il misterioso anziano accovacciato al di là del fiume, uomini e donne feriti dalla guerra e soffocati dall’angoscia, persone care che hanno sofferto e che emergono come carboni ardenti dalla nebbia dei ricordi.
Tutto l’orizzonte della poesia di Maria Colombo è tuttavia permeato dalla speranza cristiana, da quella virtù che proietta la vicenda terrena, personale e comunitaria, verso un Oltre, dove il male e il peccato, la sofferenza in tutte le sue forme, la morte saranno eliminati nell’incontro con il Dio vivente. La speranza non illumina soltanto il nostro destino, ma aiuta anche a percepire la bellezza ed il valore della vita, l’amicizia, lo splendore di tutto il creato, la volontà di pace e di fraternità e suscita anche gioia interiore, slancio mistico di amore.
Ritmo e stile
Come avviene in quasi tutta la poesia contemporanea anche i testi poetici di Maria Colombo si snodano in versi liberi. Ma nella lettura si avverte che hanno un loro ritmo pacato e meditativo e una sussurrata e lieve musicalità; ritmo e musicalità che sgorgano da una profonda vita interiore e che si accendono solitamente in una serie di metafore attinte dal mondo della luce, del viaggio, della sofferenza umana, della bellezza del creato, della gioia interiore di un incontro con Dio o di una improvvisa illuminazione poetica.
Per questo tutte le persone che hanno conservato l’innato senso religioso della loro vita, che ne ricercano il significato e si aprono ad un Oltre, al mistero dell’uomo e di Dio, possono ritrovarsi e riconoscersi nel canto poetico di Maria Colombo.
P. Giuseppe Oddone
Prefazione
Nella silloge “Desiderio d’infinito”, di Maria Colombo, si avverte chiaramente la passione autentica per la poesia che diventa espressione dell’animo, necessità vitale per percepire le più profonde emozioni, fonte d’ispirazione per illuminare le contraddizioni e i mutamenti dell’umano vivere e, nel suo atto finale, si fa “vento dello Spirito verso il Dio della vita”, quasi ad incarnarsi in una preghiera lirica.
La Parola di Maria Colombo coglie la bellezza del suo universo emozionale ed espande la visione poetica creando immagini liriche fortemente sentite, vibrazioni dell’animo che proiettano verso l’assoluto, sussurri del cuore che riconducono alla gioia di vivere, fino a percepire l’incanto di “bagliori d’infinito”, la luce divina della Speranza.
Il flusso lirico conduce ad una costante rivisitazione e reinterpretazione delle molteplici manifestazioni dell’umano vivere che vengono passate al vaglio critico, scandagliando nel profondo l’esistenza, tra la fragilità umana e la sofferenza, la follia della guerra e l’inutilità della violenza, fino a giungere al nucleo vitale dell’intima essenza, alla substantia autentica della Vita, alla rivelazione del “respiro di Dio”.
Allo stesso modo anche il costante flusso di pensieri inonda la mente, tra rimembranze e “risonanze”, ed i calchi di memorie liberano la luce interiore, i ricordi fluttuano nell’anima, le voci e le visioni vengono colte nella loro “bellezza” spirituale, un profondo senso di trascendenza e preghiera sospingono oltre il tempo e lo spazio a ricercare l’“Eterno”.
La Poesia assume multiformi sembianze, tra contemplazione del divino e profonda sensibilità, si fa strumento per allontanare le “ombre” della vita, per indagarne e svelarne il mistero, avvolgendo la visione lirica d’un senso di Grazia come a rievocare lo stupore del primo uomo davanti alla prima aurora del mondo.
Per Maria Colombo le parole posseggono ancora un profondo significato soprattutto quando osserva l’alternarsi della vita, tra luce ed ombra, quando scruta nel proprio cuore oltre la “fatica del vivere”, quando osserva con “gli occhi della Fede” ed evoca l’oasi dell’anima lasciando aperto il suo animo allo “splendore” della vita.
Ecco allora che la sua parola lirica si fa abbraccio universale, la sua poesia diventa nutrimentum spiritus nel groviglio del vivere, nelle fenditure dell’umano esistere, negli inevitabili smarrimenti dell’animo, nel “quotidiano agire” sul palcoscenico della vita: la poetessa è “nuda di fronte al mistero”, sempre pronta ad offrire “voce e parole che siano/carezze di luce”, simbolico “lampo vivificante” capace di illuminare la purezza della sua percezione sempre ammantata di una infinita delicatezza lirica.
Massimo Barile
Desiderio di infinito
Glioblastoma
Mi è apparsa in tutta la sua fragilità
e fa nido nel cuore il suo volto,
i suoi grandi occhi luminosi,
insolitamente incarnati nel mistero
della malattia
e i piccolissimi passi traballanti.
La sua figura si muoveva incespicando,
cercando una presa per non cadere,
e come un orante pellegrino
avanzava lentamente verso l’altare
in un abbraccio scavato nel corpo.
Il cuore è pieno di contrasti,
l’acuminata lama della malattia
rivestiva il suo essere
ma lei, spogliata d’ogni timore,
scioglieva le sue braccia alla fede.
Era un passerotto tenero tenero,
vibrante al vento della tempesta,
aperto alla luce della speranza,
in una solitaria e sofferta preghiera
nelle braccia della provvidenza.
Tanto è fragile il ramo che la sostiene,
non era che un piccolo soffio che vacilla,
in un sussulto di tenerezza mi avvicinai
e le offrii il mio braccio.
Si strinse a me di primo acchito
come goccia d’acqua bisognosa d’amore,
mi regalava un’alba senza fine,
un segno del mistero pasquale.
Ricordo affettuoso della mia famiglia:
mamma Lucia, papà Eugenio, mio fratello Ermanno
e la sottoscritta Maria
Grido nella notte
Lo senti, come me, questo grido nella notte,
gli schiaffi di vento che scompigliano i capelli,
le fronde agitate che aprono le braccia,
i lunghi respiri compagni invadenti
e l’odore del mare che scivola via
e apre le vele per il lungo viaggio
e un vecchio che piange
schiacciato, come un vaso di coccio,
e l’urlo di una madre che geme convulsa.
A ogni uomo manca qualcosa,
desidera una spalla dove posare il capo.
Dentro il torrente della vita
e nel dolore che macera una madre per il
figlio smarrito,
muti testimoni inseguono tesori nascosti,
attratti verso l’alto,
con la SPERANZA dietro l’angolo buio
raccolta in un’ampolla luminosa.
L’anima è colma di fremiti in cerca di riposo,
preludio di risveglio su rive azzurre
lambite dagli ulivi
e nella mente mi bussa un pensiero,
un pensiero di risurrezione.
Quando il cuore si apre
Quando il cuore si apre
c’è un respiro nuovo che appare,
lo splendore dell’abbraccio avvolge
l’essere
e la notte abitata dalle domande
accende nel cuore un magnete.
Ho aperto gli occhi,
accarezzata da mia madre,
appesa in cielo come una lanterna,
valicavo mari e monti
e dal di dentro nasceva una domanda
al dilagar di quel chiarore.
Sfrecciavano comete a miriadi,
alluvioni di pensieri a cumuli,
sentivo bussare alla mia porta
un sorso di speranza:
poesia che disseti e leggera ci accompagni,
vento dello spirito verso il Dio della vita.
Siamo miniere a cielo aperto,
scampoli di bellezza divorati dal fuoco dell’amore,
terra di germogli bisognosi di gesti
che alleviano, danno pace, fanno respirare.
Piccoli soffi impetuosi e solenni
con voce appena udibile.
Una voce verrà a svegliarci
Una voce verrà a svegliarci
dalle ombre nere di malattie e fame.
L’erba bruciata e violata
dalle bombe,
i cumuli di tizzoni pesanti e taglienti
come una scure,
il tocco di morte che devasta i cuori,
tutti i fagotti che l’uomo debole e
potente si è caricato sulle spalle
immerso nelle profondità delle tenebre,
tutte queste lacrime saranno sotterrate:
una luce dovrà scaturire da questo
fiume di morte
e sentiremo uno sgolare di campane
nella gioia del mattino nuovo,
per la liberazione definitiva,
per una nuova vita.
Saremo catturati dalla luce,
ne faremo il nostro orizzonte,
saremo cantori di pace e avremo occhi d’oro.
Balcone della memoria
Appare al balcone della memoria
quell’ansia di luce, quella sete dell’oltre
che scuote il mio cuore,
che è bellezza, battito caldo di vita
ed è mistero che mi sovrasta.
Se basta il velo di qualche lacrima
per rendere oscuro il mio cielo
e divento analfabeta di vita
e mi inoltro nella palude del buio
guardo alle braccia spalancate,
al corpo spogliato del mio Signore.
Mi lascio sfiorare dalla speranza
di un Dio che si consegna
nelle mie, nostre mani
e contemplo in silenzio l’aroma
di quel profumo.
È come se noi fossimo chiamati
a custodire il suo abbraccio,
a scegliere una strada.
Anche se sono fragile come un vaso
di creta e stento a seguirlo ed ho paura,
io sogno aria pura, una fede oltre i confini
e un Dio che vegli su di me.
Al di là del fiume
Al di là del fiume
scorsi lo sguardo tutto puro
di un anziano accovacciato nel suo saio,
col bastone tra le mani e una lunga barba bianca.
Pareva vestito di bellezza, con una luce
negli occhi, accesi dal mistero.
Occhi luminosi che bucavano l’invisibile,
capaci di contemplare, carichi di splendore.
Mi sono seduta accanto e sono rimasta in
silenzio, piena di rispetto,
avvolta da un senso di grazia
come un pellegrino che vede il mondo
per la prima volta, con la percezione dell’oltre.
La sua presenza sembrava accarezzarmi
e spalancarmi sul tempo e sullo spazio
vibrante di eternità.
Mi sentivo piccola come un fuso,
ma scaldata dal sole.
Varcavo una porta costellata di pace
e intrisa di preghiera fiduciosa,
in un raccoglimento paziente e solenne,
mentre il fiume scorreva placido e gettava
il suo sguardo su di noi.
[continua]
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