Ricordi del ’900
La musica di Puccini
veniva da un piano
dai tasti d’avorio…
delle sottili dita tessevano
quelle note piacevoli,
eleganti che salivano dal palco.
Stava lì seduto un artista
sconosciuto, bravo a far rivivere
la canzone di tanti anni fa.
Fuori, lungo il corso,
la solita vita.
Ma… a volte
anch’esso è un palcoscenico.
Una vecchia mano ne stringeva
un’altra…
Il nonno raccontava al nipote
la storia passata;
eventi delle due guerre mondiali,
nello scenario di parole
che descrivevano i fatti
in quell’attimo vissuti
agli occhi ingenui del ragazzino.
Era bravo il nonno a raccontare,
come quel pianista,
affondando la mente sulla tastiera
della storia.
Sempre vivida è la sua memoria.
Una foto dai contorni sfocati
lo mostra in divisa
con una croce al petto;
ch’era una parte d’Italia,
della nostra Patria…
in tricolore affissa sul cuore.
Sempre vivo è il ricordo della storia.
Nell’arco del tempo i giorni corrono
spontanei, naturali, a volte cruciali.
Le parole, i pensieri si rinnovano,
si ricordano nel presente: che sfugge,
si snoda agli occhi delle generazioni,
che raccolgono tracce dei racconti,
delle storie non vissute.
La politica, la carta stampata,
le foto sono films a quelle pupille
che si schiudono in timoroso
avvenire.
Briciole di pane
Dalla finestra spalancata
agli spazi immensi,
al mio sguardo immote
le montagne erano
all’eteree bianche nuvole.
Gli alberi chinavano
le loro verdi chiome
al minaccioso vento,
che sibilante sui tetti
giungeva alle mie orecchie.
Note armoniose, vaganti,
si fondeano
al canto degli uccelli,
che liberi, plananti
nell’aria tersa,
si posavano sul davanzale
a beccar le briciole di pane.
Liberi volavano con loro
il mio pensiero,
la mia vista…
tra quelle vette, tra quei rami,
dalle vecchie imposte
aperte al mondo.
L’albero d’ulivo
Un seme portato dal vento,
si pianta in terreno fertile del Sud.
Una pioggia leggera inumidisce le zolle…
Dopo il sole bacia tutte le piante e
la fronte dei bimbi in gioco.
Un arbusto tenero cresce in quella terra
da mille odori ed apre, come frattali,
i suoi rami alla vita.
Passano anni, sempre verde è la sua chioma,
che scompigliata al vento,
offre i suoi frutti oleosi ad autunno.
Uno stormo di colombe volteggia
sul campo d’ulivi secolari
e infonde la pace intorno.
Corron i fanciulli in festa
con rami di palme ed ulivi.
L’albero, immoto, contorce il tronco
e saluta la natura che si trasforma.
Immoto, ma vivo: non invecchia,
nulla nuoce al suo frutto.
Le radici fermano i sassi e rendono
più salda la nostra terra.
Un giorno tutt’attorno s‘è disboscato.
Un villaggio è nato con ponti e strade,
coprendo i semi e la terra.
Solo l’ulivo è rimasto sofferente
al nuovo paesaggio arroccato,
per non aver più alberi vicini,
per esser posto ad esempio;
ma ancor vive con la sua fiorente chioma:
ch‘è simbolo di pace ed amore,
aspettando lo stormo di bianche colombe.
La giungla
Si trapassa l’irto sentiero
lungi dal caos…
Enormi sassi s’adombrano
tra loro nel nascondiglio eterno.
S’intravede una luce
tra la fitta boscaglia…
Qui i sottili lumi
si dipingono, si dileguano
in cromatiche ragnatele.
Nella giungla il richiamo,
i canti son soliloqui
all’improvviso silenzio…
Pace s’avvisa fra le fronde,
le felci, le spine
che naturali son e lontane
dal trambusto.
Nella giungla di cemento,
regna la spinosa cattiveria,
la spietata concorrenza.
Il vociare tra le alte mura
è solo il freddo canto
dell’umano vivere.
Il podere
Dal vecchio smerlato
porticato di pietra,
s’apre cigolando
il cancello di ferro,
lavorato in merletto
d’un tempo…
Una via designata
da longilinee palme
porta al grande
podere di verde vigna,
ove il profumo del sole,
dei gialli limoni
aleggia tra le fronde
e nell’aria.
S’ode l’eterna musica
del vento, il fruscio lento
dei giunchi e delle canne…
Nella brevità del sogno,
le alte piante, la rugosa terra
sono lì da secoli a contar
le eteree albe e
gli accesi tramonti.
Gli acini ambrati, maturi
danno sapore alla vita…
Sulle rustiche mura,
che chiudono lo spazio,
le lucertole immote
volgono lo sguardo,
mentre ferme son le pietre
al passo accompagnato
dal lento cigolio.
Emozioni d’autunno
In quell’esteso campo ancor serbato,
protetto nella sua natura,
le verdi vigne hanno offerto
i succosi grappoli d’uva…
Nell’aria l’odor di mosto
invade l’alberata via
fino alle rustiche case.
Brunito è il colore delle foglie,
che ondeggiano leggere
posandosi sulle dure zolle.
I rami mostrano le copiose ragnatele,
la loro semplice nudità.
Anche i tetti sembrano di rame,
tegole impregnate del debole sole…
Attraversar quella via alberata
che volge al tramonto,
è come vestirsi di foglie umide,
cullate dal tempo…
il passo le sbriciola in polvere.
L’autunno dipinge di bruno i monti,
le minacciose nuvole;
conserva gli odori, le emozioni,
gli amori appena passati.
Le briciole di luce fendono
il fumo odoroso delle arse sterpaglie
posandosi sulle nude pietre.
Attraversar quella via alberata
che dritta porta al paese,
è come vivere un sogno leggero
tra le luci della luna.
La vecchia soffitta
Quanti ricordi nell’angolo della mente…
odori, sapori di cose conosciute,
vecchie cartoline di saluti,
souvenir di vari paesi,
legati da ricordi del passato.
Giocattoli di legno sono posti
su scaffali con cartoni
nella soffitta ove regna il silenzio.
Un ragno tesse la sua tela…
I dì passati sono impressi nella polvere,
nelle frasi dei libri ingialliti.
Un soffio di vento accarezza le cose,
che sembrano d’incanto animate
dal respiro…
Il clown
Con le valigie di cartone,
con il vestito rattoppato,
va il clown lungo i binari,
si ferma senza meta
in ogni stazione.
Mutevole è la sua anima,
mutevole il suo volto.
Offre sorrisi ai passanti,
ma… triste è il suo passo.
Va dove il circo lo vuole,
va verso il teatro inventato.
Il suo sorriso dipinto
nasconde una lacrima,
perché solo…
nella sua umile,
fragile esistenza.
Solo nel mondo,
volge i suoi sguardi
ove non c‘è più innocenza.
Il teatro dei pupi
Occhi sgranati, lucidi,
felici si schiudono
davanti il sipario vellutato
del piccolo teatro di cartone.
I sogni sono legati
ai fragili fili della realtà.
Agili mani fanno muovere
i pupi legati a quei fili.
Una voce racconta le gesta
di Orlando e Rinaldo
in continua lotta.
Il racconto si ripete da anni,
ma agli occhi ingenui
i pupi vivono la loro storia,
finché il sipario rimane aperto
nell’universale mondo dei sogni.
La scrivania
Disordine rettangolare,
fogli su fogli,
libri su libri.
Cassetti pieni di ricordi,
polvere attorno a foto,
immagini riflesse…
Una vecchia Olivetti
detta il fascino dello scrittore
nell’odierna confusione,
la scrivania ne racconta
il carattere.
Area di studio, di lavoro,
di ansie, di sogni,
di parte della vita.
La sua età è nei graffi,
nei disegni per caso
non cancellati dal tempo.