Incipit a una rosa del borgo
Ti ho lasciato un messaggio sul davanzale,
lì, tra la lanugine e il muschio;
non avevo l’inchiostro,
ho scritto con la brina…
Tante parole,
nessuna indispensabile:
negli spazi piccoli, ho scritto,
ci sono i grandi sentimenti,
le grandi manovre,
il cuore,
i grandi dolori.
Ho usato la brina strappandola dalle cornici:
i mattini,
poiché solitamente severi,
non l’avrebbero lasciata così per niente,
barattandola…
Ti ho scritto che mi manchi,
comunque.
Anche oggi.
Dannatamente…
Se mi donassi qualche motivo per ricordarti
La volontà è una stretta al cuore,
un morso alle tempie,
è un modo per prendere la parola e dire
“sì, il fato non muore”,
con sorpresa di chiunque abbia
forti sensazioni e mani empie…
Lo dico nel bunker da cui è nato ogni volere:
la mente?
Gli occhi?
L’età?
Di chi devo temere?
Basterebbe, per la volontà che ti comanda,
che mi costruissi un manuale di ricordi
da cui possa attingere,
perché è l’eterno che te lo domanda,
il mio ingenuo non saper fingere…
I rintocchi dopo la mezzanotte
Addormentati,
è l’ora dell’oro che cola
sulle palpebre di tutte le fate
e di ogni bambina.
Addormentati,
che passa la madama dei minuti perduti,
dei rintocchi oltre la mezzanotte;
passa a licenziare gli insonni,
chi fuga il riposo e scrive,
chi spende carezze per sé
senza portarne agli altri.
Addormentati.
Schiocco i tuoi sogni
a colpi di vincastro,
da pastore che porta il proprio gregge
al largo dei crinali
sperando che il monte di te si ricordi
ad ogni fendente pennellato con dolcezza…
Ad altezza dei tuoi mutamenti
Il quarto gradino è quello giusto.
Uno, due, tre e quattro!
Il quarto partendo dal basso.
Da qui,
da un così piccolo tratto di piano
che ha una sua lunghezza,
una propria larghezza e una
seppur misurata – e limitata –
altezza,
voltandomi di pochi gradi
appena sopra le mie spalle,
mi riesce di vederti.
Ah, che dono mi hai fatto!
Uno, due, tre e quattro!
Poco più dell’altezza di una spiga
per arrossirmi…
L’amore sognato dagli angeli insonni
Il silenzio si compie,
ed è un corpo che passa invisibile,
un gesto d’amore interrotto.
Spegni, riaccendi la luce,
spegni e riaccendi;
tante galere,
andate e ritorni,
visioni fittizie,
finte galee…
L’amore sognato dagli angeli,
così come lo sogno io,
col nettare che mi ingrazia il respiro
ne soffoco lo spirito,
l’andamento allusivo…
Sognare. Mentire.
Sognare e mentire.
Mi riprenderò domani per mentirle ancora…
…ma che ne sa lei della mia tristezza?
Che vuoi che ne sappia, lei?
Il silenzio si compie.
Le nostre menti si cercano…
Da solo sotto l’arco del Cielo
…e così hai deciso di dire addio a Dio?
Perché?
Uccidendo una convinzione
– lo sai –
non si commette nessun reato:
semmai rimettiamo in circolo il nostro Io
e andiamo avanti così in eterno,
nell’attesa di un vero e proprio peccato…
Perciò hai deciso?
Hai deciso di dire addio a Dio?
Perché?
Ripensaci…
Sprecare quest’occasione
per viver sotto la benedizione d’un’ala protettrice
non basterà ad asciugarti il petto.
Perderesti il tuo diritto a Dio
e lui il suo diritto a te,
che così dolce riluci…
Nel letto una rosa
Nel letto una rosa,
nel sonno recisa,
il colore prematuro
e un’aura di natura fortemente odorosa,
e quella sua forma a pugno chiuso,
splendidamente precisa…
Ma non piangere,
dolcezza,
nessuno te la porterà via:
dai sepali che tengon saldo il suo disegno
nasci tu e la tua brezza,
un calice rossastro a cui brindare,
un mare a cui donare una scia…
Nel letto una rosa,
non ancora rapita:
dalle la mano,
una mimosa,
che è pur sempre tua madre,
la tua vita…
L’universo sarà in una lacrima immune
Tu dimmi solamente
che ciò che vedo è cenere,
e ciò che vedo non sarà altro
che cenere.
Tu dimmi solamente
che ciò che ascolto è niente,
e ciò che sento sarà nient’altro
che niente, solo niente,
benché ti veda,
ti senta,
ti ascolti.
L’universo sarà
in una lacrima immune,
che nel tuo viso muove cauta
i propri passi d’anziana
morendo poi, con fierezza,
nell’ultimo fra i più sottili lineamenti,
il più fanciullo
fra i tuoi lineamenti…
Dimmi che sono cieco
e io non ti vedrò più.
Fino al prossimo incontro…
I cieli sopra Michelangelo
Cielo informe,
cielo addobbato a neve,
bastano un paio di queste mille carezze
per scaldarti,
un mazzo di fiori d’avorio per
aiutarti ad uscire dal letto e
poi riaddormentarti…
Un cielo così puro,
così silenzioso e breve,
di sicuro non sai
quanto ha viaggiato e spinto,
quante nuvole ha sposato,
quante ne ha concupito e tinto.
Cielo,
cielo di neve…
Bastano un paio di queste mille carezze
per coprirti gli occhi,
dirti che è qui per averti e
poi riaddormentarti…
Baciarti è un po’ come mentire
Baciarti è un po’ come mentire,
scoprirti.
Quel colpo di ciglia
che segue il tempo del contatto,
ad occhi aperti,
poi chiusi;
guardarlo ti erudisce su ogni cosa,
sul perdersi,
sulla dolcezza,
su quanto effimera sia la grazia
e quanto morbide siano
le certezze…
Pochi secondi per una conoscenza,
pochi attimi per averti colto
e capito,
come una bugia lieve e incostante:
perché baciarti è un po’ come mentire,
ferire una verità
per un’altra ancora più
fugace e passionevole…
Dormire su un letto di chiodi smussati
Un sogno sì, un sogno no.
La notte che non porta pensieri
non ha di che ammonirci,
ci consola e ci apprezza;
la notte che non ha pietà,
o benevolenza,
volge altrove la forza
rigorosa del suo essere…
Un sogno sì, uno no:
da che parte stai me lo reciti
ad ogni palpito negato
dei tuoi occhi,
mi guardi con violenza
o non mi guardi affatto,
eppure mi tocchi il cuore
senza mai disprezzarmi…
Un sogno sì, un sogno no:
decidi da che parte stare
mentre svanisco…