A mio marito Toni e a mio figlio Samuel,
i miei più grandi sostenitori.
Poesia
Il suono di te
distende le fronti contratte
come calore sulle pieghe.
Respiri
anche sotto una campana,
ostinata,
come il tepore delle braci.
In te la meraviglia
del sole a mezzanott
l’incanto del doppio arcobaleno,
la sorpresa di un regalo
dopo montagne di compleanni dimenticati!
Parola che crea,
disvelando verità taciute, sottese,
o rimaste per troppo tempo sulla soglia.
E ti appartiene l’onestà e lo scherno,
ma anche la cordialità del mare
che restituisce vive pietre dalle mille forme.
Apparente barlume
fra i dubbi sentieri dell’anima mia.
E mi calmi,
come litanie di ninne nanne,
come seno pieno di madre.
Poesia
a te ogni cosa s’arrende!
Prigioniera di un sogno
Quando le case
chiudono gli occhi
e i nidi dormono
la donnina scarna
ripercorre quella stradina
bianca, di polvere odorosa.
La lucertola è ancora lì
avida di sole,
sussulta ad un suo passo
e rapida scompare
in un anfratto di pietra.
Conosco questo vento
che alita aria dolce di camomilla,
e l’eco di una voce di madre
si dissolve abbracciando
l’ombra di un sambuco.
La memoria di un sole più giallo!
E l’onda di spighe mature
s’infrange nell’agave in fiore
di una primavera calabra
in un tempo lontano.
Nell’aria, il sospiro
ancora tiepido
del sogno
riempie una lacrima
che dilaga in un ricordo.
Un battito d’ali
un fruscìo di foglie morte,
insiste, reclama il mio sguardo!
Dalla finestra il becco
di un pettirosso
mi regala semi di libertà
solitari, come diamanti!
Da lontano un canto
Fruscìo
di stoffe al vento
un fiore tra i capelli
nel cerchio
di mani che si stringono.
Danzano
bambini
ondeggiano
solleticando
il ventre di una stella.
Nenie popolari
s’innalzano
nell’aria
ebbra
del giallo profumo.
Una lacrima furtiva
racconta l’estasi
di una giornata semplice.
Eri tu (A Vanessa)
Ti ho vista accarezzare sogni
mentre sfogliavi le tue carte
e con la scia del loro inchiostro
dipingevi orizzonti lontani dei più bei colori,
quelli di una primavera ai suoi bagliori!
Ho visto una rosa al tuo passaggio
dissetarsi con una goccia di rugiada
e il vento diventar quiete
a protegger la poesia di un’ape in fiore.
E nelle persone che hai sfiorato
hai lasciato il tuo profumo,
nel tuo incedere fiero ed elegante
di cigno,
che si prepara alla sua danza.
È stato per amore,
il più grande, il più puro, il più vero,
se il cuore straziato di una madre,
quel dì,
in quell’ultimo soffio tuo leggero
ha allentato la sua stretta,
ha aperto la finestra al vibrar delle tue ali
di farfalla ormai guarita.
Sulla chioma di una stella sei salita
non ti sei voltata!
Ormai libera,
libera di andare
libera di volare!
Il giorno nuovo
Era ieri,
dispersi,
come gregge senza pastore,
ubriachi senza meta
nell’assenza di parole e dormiveglia dei pensieri,
solo i battiti del cuore a rammentarci d’esser vivi.
Le case unico rifugio
nido di riscoperte usanze secolari
agognato premio per il ritorno
di ogni reduce anonimo dottore.
Tace quasi la natura nelle strade
assorta e in attesa
risanata da acque cristalline
e cieli limpidi,
fermi e bianchi
come statue.
Oggi
un fiore assetato spunta
fra le grigie pieghe di un deserto,
come un pellegrino
messaggero
di lontane e fiduciose novelle.
A neri notiziari dirai
di raccontare realtà alternative,
in viaggio
roseti vedremo
nel freddo vitale
varcare i confini,
al posto dei carri di umanità perduta
nell’aria ancora urlanti
le negate carezze!
O nemico invisibile
è il tempo della resa,
allenta la tua furia,
trema la terra sotto il trono infetto!
E il gemito di vita del re bambino,
come il nascituro della stalla,
annienterà la tua corona virulenta,
annunciando al mondo
il giorno nuovo.
Davanti a un dipinto
Tu che osservi
quando nel respiro della luna
si sveglia la campagna assonnata,
e il canto del gallo
come riverbero di sole tiepido
si dissolve nell’aria di una mattina d’estate.
È il rumore del giorno o il silenzio della notte
ad accendere l’estro divino?
E ti vedo mentre crei e disfi
come Penelope la tela
e organizzi spazi per la luce perfetta.
Dalla lira di quale dea
proviene il canto che ti ispira e crea?
La mente indaga, intreccia trame,
s’accampano segreti per assecondare la ragione.
Sarà di un padre quell’ombra stanca in fondo alla via?
Dagli occhi della donna alla finestra
cerco il filo che mi conduce nei vicoli di qualche verità.
La piega all’angolo della bocca
racconta scampoli di vita, segno di saggezza,
o forse è solo una linea ruvida
nata dalla mano tua tremante.
Cerco di leggerti pittore,
sei tu un poeta
che con il pensiero abitato dai colori
consegni al mondo frammenti di immortalità.
A te mare
Il mare è la mia gioia e il mio dolore,
il mare è l’acqua e la terra che non ho,
il mare è la mia casa e il mio rifugio,
è l’amico e il fratello sconosciuto.
Il mare è il suono che accorda la mia mente,
è l’azzurro che colora i miei pensieri
è luce e tenebra
è il dolce e il sale
è pane e vita.
Il mare senza forma, pietra dalle mille forme.
Il mare mi appartiene.
Il mare è l’infinito, la paura che mi disorienta,
la forza che mi scuote e mi incoraggia,
la tenerezza che mi culla, la dolcezza che mi ammalia.
È la stretta sicura che mi cinge.
È il dolce richiamo, quando timido mi tende le braccia
e quasi stanco mi apre il suo cuore.
[continua]