Opere di

Vladimir Holan


A TUTTO SILENZIOPOESIE (1961-1967)


Da A lume d’agonia


Quante volte

Quante volte già hai passeggiato, così, vicino a un orologio
o sotto una stenta acacia, cercando con gli occhi,
ma la sembianza dell’una o dell’altra s’altera facilmente…
Nei sensi la fatalità e in echi d’anima
conoscesti la paura della morte,
ecco che cos‘è aspettare… Così dopo
sono reali soltanto gli spettri… Ma la gelosia
non ha chi la difenderebbe…

***

Non ci sarà

A squarciagola muggisce la luna e sbava tra i colchici,
mentre in un suo sogno cammina il beone
e ogni veridicità in ogni sua azione
non è quella di qui…
Giacché tra Resurrezione e Giudizio Universale
non ci sarà intermediario
e dopo il Giudizio non ci sarà appello…

***

Non bastiamo

Affinché si incontri con l’alba il tramonto,
lo spudorato pudore con il disamorevole amore,
l’inaccettabile cecità
con la vista della disperazione – bisognerebbe che si togliesse via l’illusione.

Non bastiamo a noi stessi,
ma possiamo toglierci la vita…

***

Il golfino

Ma se anche d’amore può essercene troppo. Ma se
a tempo debito ci riprendiamo e mentiamo, senza saperlo.
Ma se è la crudeltà dell’amore, poiché esso
vuole la rovina propria.
Ma se l’incesto è impaziente troppo nel fratello
perché compassionevole possa essere nella sorella.
Ma se gela e tu sei in un golfino
smangiato dalle tarme.

***

Fedeltà

Ecco che cos‘è fedele: il muro che si sgretola,
ma non è da solo in questo,
poiché si sgretola anche con la statua
che in cima reca…

Come dunque dimenticare
quello che accadrà quando l’universo
che è in fuga dinanzi a se stesso
si incontrerà con se stesso!

***

Ogni

Ogni giudizio è giudizio invisibile. Uccide l’anima
per guarire la mano del boia.
E si continua, senza veti si continua,
poiché quello che faremmo dopo la morte
dobbiamo fare già qui e ora.
Non è la fine dell’esistenza,
è la fine dell’essere…

***

Confini

Forse non avresti dovuto ricordarlo,
poiché non è certo che fossimo laggiù...
Pare che fossero soltanto i confini dell’amore
a restituire te a te sola
e me a me solo, e non sappiamo
se tacquero o se pure eran muti..
Ci sono momenti in cui persino satana
rinuncia al nostro cuore soltanto per questo:
perché vogliamo tutto esprimere…

***

Più penoso

Della sua amarezza non ha colpa l’assenzio.
Della tua improvvisa morte non ha colpa il pane mezzo mangiato.
Nulla di più estraneo agli assassini
dell’astratto.
Più penoso, questo, per loro, non della speranza,
ma della certezza…

***

Di giorni così aridi

In un venerdì di giorni così aridi… Le nuvole
sono appena più pesanti dei testicoli del toro
nella palma del castratore… Il vento
ha smarrito la ragione, fino a giungere
sulla terra e a quelle due voci:
“Saresti già distante, se tu avessi dato
precedenza al passato prima che all’antro dell’oracolo!”

“Distante? Ma se sono proprio là,
distante dal passato, distante dall’antro dell’oracolo!”

***

Tutto questo

Talvolta sentiamo questo: che tra le finestre
non può starci mobilia,
che non si può proclamare in anticipo
l’eternità in piazza,
che l’immemorabilità ancora non ci sbrana.

Tutto questo come un sollievo e come se
la pazzia potesse essere una violenza
a cui acconsentimmo…

***

Come

È che mancasti il primo passo
di un piede scalzo. Che le tue cosce
per sempre chiuse restano al seme dell’uomo.
Che vita vivendo a vanità infinita
tempo non avrai nemmeno per la morte.
Ma che forse ami la musica, perché con essa
tu puoi cambiare nome
per la notte più lunga dei tuoi sensi,
come vergine in cuore avendo l’intrigo
e come donna in cuore avendo omicidio…

***

I suoi abissi

Grandezza d’amore misurata con la distanza
che ci separa da colui che non ama.
Abbiate paura della vasta pianura,
poiché i suoi abissi sono dovunque.
E anche questo è oltre il nostro potere,
che c‘è più uomo nella belva
che in ogni altro animale…

***

Nessuno

Quello sguardo oltre l’angolo
nel cubismo dei delta femminili,
quello sguardo al sacco del museo
che un’antica schiena regge!
Ma c‘è più uomini che uomo.
Nessuno c’era e tu fosti partecipe.

Anche l’astratto ha un doppio sesso…

***

A notte fonda

È l’amore come un’ironia
tra il corpo e l’anima che non c‘è,
ed è dunque l’amore come un’ironia
tra il corpo e il corpo?

Per il terrore di fronte all’atto
c‘è, di colpo, un bimbo.
chi negò l’esistenza del peccato originale,
non capisce perché c‘è la morte…

***

Abyssus Abyssum

Che poche cose danno pace all’anima
prima che sarà tardi,
con il tempo che affrettando il passo
arretra…
Le spire del serpente del sesso
stringono il midollo spinale a un tal segno
che bluastri si anno anche i pensieri…
L’albero nel paradiso era solo di un cubito più alto
ma l’intero paradiso era più alto:
una cima senza fondo…

***

Nelle fondamenta

Oggi, davvero, solo lo spavento
va dietro alla verità
sulle false tracce di un gioco a nascondino.
Perpetuo è anche il terrore, o poesia,
ma se tu non ci fossi
mi abituerei ad esso, lo distruggerei dunque,
e non vivrei.

Perché mai stanno murando quella finestra di fronte?

***

Senza dubbio

Forse te lo ricordi,
poiché tutto era provvisorio,
anche se nei modi oscuri d’uno dei tre…
Forse fai confronti,
poiché il tuo e il mio amor proprio
non si comportavano specularmente
dalla certezza ai dubbi…
Forse ti spaventa ancora
l’intuizione che può diventare tentazione,
poiché nel sangue della donna si intinge il dito,
se la gelosia scrive con il dito…
Forse… Ma senza dubbio tu e io
siamo entrambi soli, lontano da noi stessi,
poiché nel ricevuto c’era già anche il rifiutato…


da In progresso, 1943-48, ed. 1964


***

Rembrandt

Rembrandt lo sentiva… E lui sapeva
che il muro crepato, il grappolo appassito, la donna-donna,
che qui non sono abisso,
non possono essere segni.

Rembrandt lo sapeva… E lui sentiva,
risoluto, che il più semplice cibo,
servito nel più ricco vassoio,
si replica in attiguità con l’ideale
nei lucori di una mosca ormai morta.

Rembrandt lo sentiva… E lui sapeva
che le anime sono tra sé e sé,
che quindi forse non sfuggono,
ma che il genio è continua presenza…


da In punto di morte, 1961-65, ed. 1967


Di nuovo?

Di nuovo qui, notte, accordata con la natura
e ancora m’interroghi?
Ebbene sì, ho amato la vita,
e per questo ho così spesso cantato la morte.

Senza di lei una vita è insensibile,
una vita con lei appena pensabile,
e quindi insensata…


Vladimir Holan


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