A bambine e bambini ricoverati in ogni ospedale del mondo.
A coloro che hanno il coraggio di non smarrire la speranza.
A chi ama il proprio lavoro.
A chi comprende il valore della vita.
A chi porta amore dove non c’è amore.
Pippo e i fanta-peluches aiutano i bambini
Pippo, il pagliaccio, si sveglia perché sente urlare.
“Non riconosco questo pianto”, pensa, “sarà un nuovo ospite”.
Poi rivolgendosi ai suoi amici: “Su, dormiglioni, corriamo al lavoro”.
Bruno, l’orso, sbadiglia e si stiracchia.
Caterina, la giraffa, allunga il collo e guarda fuori. Il sole è già alto e bacia gli ulivi della campagna vicina. C’è anche un delicato alito di vento che culla e coccola le foglioline degli ulivi.
L’ippopotamo Giovanni apre la finestra e si affaccia. Pare voglia rubare tutti i profumi del cielo.
“Mi sembrate lenti”, incalza Pippo.
“Un attimino”, rimbrotta Maia, l’elefantessa, “ci siamo appena svegliati, dobbiamo riprenderci con calma per essere pronti ad affrontare con grinta la giornata”.
I peluches saltano tutti su un trenino, Pippo schiaccia un tasto e… ciuff-ciuff, si parte.
Il pianto è ancora insistente, il trenino si ferma dietro una porta socchiusa. Pippo si tira su e spia: su un lettino c’è un bambino, la mamma tenta di consolarlo, il medico e l’infermiera lo stanno medicando.
Pippo riferisce ai suoi amici e chiede: “Entriamo subito in azione?”
“Certo”, rispondono in coro.
“Pronti?”
“Prontissimi!”
Il trenino spinge la porta socchiusa e avanza nella stanza.
Il medico sorride e saluta. Il bambino è incuriosito dal rumore e si gira. Vede i peluches e il pagliaccio – sereni e spensierati – e smette di piangere.
[continua]