L'Amico T. - coalizziamoci contro l'ansia

di

Vincenzo Punzo


Vincenzo Punzo - L'Amico T. - coalizziamoci contro l'ansia
Collana "I Salici" - I libri di Narrativa
14x20,5 - pp. 66 - Euro 8,00
ISBN 978-88-6587-6022

eBook: pp. 59 - 4.99 -  ISBN 978-88-6587-714-2

Libro esaurito

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…È un racconto per tutti, dedicato in particolare a chi non ha tempo di leggere. Consigliato nei viaggi di piacere, di meno negli spostamenti pendolari. Non ha controindicazioni, non influisce sulla libido.
Avvertenze! I titoli e gli argomenti trattati potrebbero indurre una sensazione amarognola o, in casi gravi, un irrefrenabile desiderio di meditazione. In tal caso mettere il segnalibro e rivolgersi alla prima oasi WWF.
Il monologo di Gastone è molto impegnativo ma alla fine, dietro una montagna di contraddizioni e paure esistenziali, risorge l’alba meravigliosa…

l’Autore


L'Amico T. - coalizziamoci contro l'ansia


INTRODUZIONE

Quel tipo strano di Gastone ne aveva di conoscenze e cose da raccontare ma quel giorno non aveva un amico con cui confidarsi. Chi lo ha frequentato stenterebbe a credere che un ragazzo così brillante potesse nascondere una personalità altrettanto contraddittoria.
L’amico T., più che un aulico corrispondente, è un po’ come l’amico di Lucio Dalla, un’anima presa da paure e speranze per l’anno nuovo. È importante il senso dell’amicizia. Andrebbe insegnato in una materia scolastica a parte perché il primo comandamento della vita è il confronto.
Ebbene, capii subito che l’amico T. non era il solito interlocutore delle epistole letterarie. E, in realtà, non è nemmeno un vero amico. Al contrario: è interessato e infido. Per certi versi è il nostro inseparabile alter ego pieno di complessi da cui emanciparsi per far bene il mestiere di donne e uomini capofamiglia.
Vivere in silenzio un dramma di isolamento (di qualunque tipo) è ben diverso che giudicarlo dal di fuori. Gastone sotto al tunnel c’era passato davvero e, da quella sera di maggio in cui lo vidi ingloriosamente farneticare, ho finalmente capito qualcosa di me stesso. Barcollava e vomitava. Perse le sigarette, i documenti, degli spiccioli e un block notes.

Statistiche e proibizionismi non sono mai serviti ad arginare il problema della droga. Non dimentichiamo, comunque, che la curiosità verso le sostanze psicoattive è una predisposizione primitiva, così come la ricerca del divino, ancora oggi propiziata da riti di trance indotta e pratiche di estasi mistica.
Su quei fogli sparsi dal vento Gastone aveva descritto realisticamente i danni collaterali procuratigli dall’amico-aguzzino. Gli appunti erano scritti alla rinfusa, come un collage sibillino, segreto, imbarazzato, ma così autentico che, in un orgasmo di empatia, mi hanno fatto rivivere in prima persona molte esperienze. Dopo averli raccolti e letti (mi perdonerà Gastone…), li ho poi trascritti con entusiasmo perché possano restare per sempre un momento fraterno di condivisione.

I giovani di oggi, oramai nipoti della generazione hippy, dovrebbero conoscere meglio gli anni Sessanta che, oltre all’LSD e gli psicofarmaci, sono anche l’icona delle lotte per i diritti e le diversità. Insegnanti e genitori ne prendano atto.
Non esiste libertà di pensiero senza avere un attimo per guardarsi indietro. Io credo che i martiri della storia si rivolterebbero nella tomba nel vedere tanta frenesia del consumo e del “tutto è dovuto”.
Ho riflettuto sulla globalizzazione. E poi sul fenomeno più globale che esiste oggi: la depressione. Ne soffrono Paesi ricchi e Paesi poveri; anche i giovani che hanno ereditato una società confortevole, ma pure tanta precarietà lavorativa e difficoltà economiche; e noi adulti, distratti e preoccupati, con poco tempo a disposizione per dedicarci agli hobby e alla natura.


ISOLAMENTO

“Caro amico T., ma come? Non hai cantato l’inno di Mameli prima della partita? Di’ la verità: non ti senti nemmeno degno di chiamarli “eroi”. È incredibile che una prigionia così dura possa ispirare parole d’amore. Con la palla al piede Silvio sentiva forte la presenza di Dio, l’importanza del bene che va oltre l’apparenza. Anche Luisa Sanfelice aspettò il patibolo ricamando all’uncinetto”.
Quel giorno ero con lui. Di tanti amici sicuramente il più fidato. Premetto, un tipo particolare. Spesso ci godiamo insieme gli sprazzi di primavera attraverso i quadroni della tenda. Cella confortevole la mia. Divano comodo e TV HD per rimanere incollato al mondo.
La sua compagnia mi rassicura come nient’altro. Talvolta gli parlo: “Senza di te la mia testa è piena di mostri”, “Tu mi fai ritrovare il senso della vita”, “Nelle folle della metropolitana, nel traffico dell’autostrada, ovunque io sia, tu sei la mia infallibile bussola”.
In verità non è un grande oratore. Se ne sta zitto zitto e per questo m’incuriosisce come un bambino.
“Questo è il tuo racconto, amico mio. Dedicato a te che mi offri nuovi occhi. Avresti addolcito anche l’odio più crudele, tutti gli Hitler della storia che hanno sterminato i popoli innocenti. Questa è una pagina per te che sei sempre solo. Ma io sono con te. La tua saggezza mi fa vedere un prato fiorito al posto del deserto desolato. Insieme con te mi ritrovo felice, noi due con la nostra profondissima quiete, senza né voglia né desiderio di alcuno”.

***

La mattina cominciò alla grande. Lui m’aveva risollevato il morale spronandomi all’ ottimismo e ad affrontare in modo “rock” la giornata.
La prigionia e la Fede di Silvio (Pellico!) ricordano il principio di non violenza di Gandhi, chiamato nell’In­duismo ahimsa.
Il mio amico è al di sopra dei valori universali. Riservato. Gli confido tutti i miei segreti. Non ha simpatia soltanto per me; è pronto a prestare aiuto a chiunque. Ma io non ve lo presenterò, e non per egoismo. È che non voglio male a nessuno.
Quel giorno ero di festa e quindi, libero dalle apprensioni quotidiane, ce ne andammo nel bosco. A maggio le farfalle svolazzanti continuano a farmi sognare un futuro eroico.
La routine non è un problema da sottovalutare poiché ogni tensione nervosa ce la portiamo dentro per poi affiorare in forme ed occasioni impreviste. Sarà stato per questo che, passeggiando passeggiando, dopo aver bevuto un succo rinfrescante, avvertii una strana pulsazione nel collo, all’altezza della carotide. Era un sintomo già accusato in passato che comunque mi avrebbe spaventato da infarto se non c’era lui. Gli chiesi ancora aiuto: “Il cuore mi scoppia, amico mio!”. E lui, un po’ con la premura d’un genitore, un po’ con l’esperienza del cardiologo: “Tranquillo, non fissarti! Distraiti, impegna il tempo in qualcosa, pratica uno sport!”.
Lui, l’amico T.. Sempre solo e taciturno. Quella mattina volevo camminarmene spensierato su quelle aiuole sterrate dove nei bei tempi andati facevamo le porte di calcio con gli zaini. Ogni dettaglio mi ricordava un’avventura o una marachella che con i vecchi amici ricordo tuttora con gioia. Ridevo da solo mentre corridori ansimanti, ciclisti e nonnini in pensione mi guardavano meravigliati.

***

L’amico T.. L’amicone T.. Un pensiero tira l’altro. Stamattina una strage di minatori in Turchia. Sei grande, amico mio, a farmi scordare auto e telefonino.
Come amo riposare sulle panchine guardando la chioma dei pini! Mi riportano alla mente l’ermo colle dell’“Infinito” e le parafrasi dell’insegnante d’italiano che s’intratteneva affettuosamente durante la ricreazione.
Vicino alla panchina una ragazza che faceva allenamento passava e ripassava ad intervalli regolari. Io me ne accorsi dopo una catalessi profonda ritrovandomi mani e piedi in una pozza impantanata. La ragazza ritornò a guardarmi per la terza, la quarta, la quinta volta. Al cancello dell’uscita, le mani dietro la schiena da perfetto perdigiorno, mi chiamò e mi sorrise. “Che figura avrò fatto, amico mio! Come faccio ora ad evitarla?”. Tuttavia fu un bell’incontro, veloce, con davvero poco tempo per i ricordi ma con i suoi frutti: lo scambio di contatti su Skype. Claudia è stata sempre un’atleta, da quando stavamo alle elementari nella stessa classe. Il suo sorriso disteso, allegro come sempre, mi trasmise come per incanto una voglia matta di risentire gli schiamazzi della città. Uscii felice dal bosco con l’entusiasmo di rituffarmi in un affiatatissimo gioco di squadra. Volevo che quel sentimento non finisse mai.

[continua]


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