Valentina Bufano - Mhe
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 42 - Euro 7,00
ISBN 978-88-6587-33421

Clicca qui per acquistare questo libro

Vai alla pagina degli eventi relativi a questo Autore


In copertina: illustrazione di Silvano Brugnerotto


Cercando equilibri:
MHE
di Adam Vaccaro

La caccia dolorosa-gioiosa di Valentina Bufano è da entomologa. I suoi testi trasmettono la passione di scovare e infilzare come insetti i momenti che si susseguono di “dolore e piacere dolore e piacere” (poesia n. 4), in-formando già con questa sequenza fenomenologica la sua visione di ricerca di equilibrio nel flusso in cui siamo. Che ci contiene e non ci appartiene, ma che la poesia può fissare come in una teca, da guardare e riguardare, nel suo gioco falsovero di vita che vuole aggiungersi alla vita – che la scuce e ricuce ma rimarrà sempre altro, sua immagine di cui tuttavia la (nostra) vita ha bisogno.
È il mistero di tutta l’arte, capace di dare forma e materia statica alla vita, che quindi pare negare la sua essenza vera di dinamica senza fine e fini. Lei, la poesia, cerca l’arte di andare oltre il muro della non-vita, quale percorso mitico per tornare a mostrarci il suo cuore segreto e invisibile. Anche la poesia di Valentina lo fa, muovendosi tra versi rattrappiti fino a bisillabi e versi-non-versi che sfuggono fino al bordo delle righe.
Articola sequenze che sono una sorta di aghi e spilli, strumenti che sanno tutta la violenza di questo loro gioco con l’imprendibilità dell’attimo, eppure costantemente appostati nel cercare ciò che non può essere trovato: l’istante fermo, rinsecchito e immobile come un insetto sottovetro, che può essere solo negato e ucciso se il guadagno cercato è una fissità che consenta di replicare la sua vita all’infinito. Paradosso e delirio di onnipotenza insiti in ogni operazione artistica, infilzata a sua volta come la materia che oscilla senza soluzione tra l’incessante panta rei eracliteo e il mito ontologico di un immutabile Essere, quale quello dell’immagine della sfera parmenidea:
“L’amore che ti dico / tu mi dici / che lei dice / è solo un dentro e fuori / dentro e fuori / d’aria. Tu mi dici che l’aria è vitale / che andare su e giù è il destino degli Uomini / ti offendo ti derido / ti abbandoni prono alla corrente / Avanti e indietro, / dentro e fuori. / Da qualunque lato la guardi / la sfera / è inguardabile e ottengo / aprendo e chiudendo / comunque un bicchiere di latte” (Ti avverto, n. 25)
I versi e le forme di Valentina sono percorsi e percossi da tale daimon, irrisolto e senza pace, precario come tutta la precarietà del flusso vitale, cercando punti (di cucitura) che siano parola fuori dalla chiacchiera, con un’unghia che graffi la finzione e la sua insopportabilità. Il Soggetto Scrivente esce perciò dalla maschera dell’Io, per coinvolgere un Sé fuori di sé, verso una totalità irraggiungibile e adiacente. È forse per questo che riesce a far sentire i suoi aghi, come dorati e sottopelle anche a chi li scorre con gli occhi e gli altri sensi.
Essere lì insieme allo spillo che infilza e trattiene un attimo di verità, magari illusorio insetto raro che è – in particolare oggi – il tormento e l’ossessione fuorimoda che non si arrende. Pur sapendo tutto il disincanto dell’intreccio inestricabile di dolore e piacere, del tragico succo gioioso di ciò che chiamiamo vita. E che la poesia, quella che non ama la glassa, insegue sapendo l’attimo di fusione in cui “noi diventiamo dèi” e l’Io diventa particola di Dio, tale da fargli dire: “Su un’unghia sollevo il mondo” (Dèi, n. 12).
Valentina cerca insomma aghi e cesoie, per cucire gli slabbri osceni e tagliare il superfluo, l’inessenziale, scovare lampi di ricetta e semplicità che fanno gustare la vita: “per capire gli occhi chiusi si deve / bagnare il pane nel sugo / quindi il vino sia rosso di piacere / la cipolla bella e buona / la carota solare come maggio / e il coltello vorace e caldo”, Ragù, n. 9; “Come il ronzio di una mosca il suono spicca / tra i suoni del mio mondo. / Spesso non è l’Amore non è l’Amicizia / ma è il Dovere, è l’Errore. / Potessi uccidere tutto, intrappolare ogni cosa in una ragnatela. / Ma non posso che camminare sulle mie due zampe / e portare l’insetto proprio dentro il mio orecchio.”
Intrecci, dunque, complessi, che incorporano anche avvisi eticosociali, alla nostra società che si dibatte tra esasperazione del consumo e dello shopping e miseria ignobile, con ulteriori impoverimenti dei già privati del necessario. Una poesia che vuole essere presente, qui e ora, e non fuggire in una separatezza alienata. Lo dice sin dal titolo, con la bella invenzione che vuole mettere in evidenza, con la lettera acca, anche la parte muta di Sé.
Una ricerca esterna che coincide, dunque, con la ricerca di presenza attiva (nella tessitura del testo) dei vari livelli della propria soggettività: fatica felice da operaio precario della propria totalità a caccia del premio di attimi di equilibrio gioioso della molteplicità interna, premessa per immaginare e sperare in una convivenza più fraterna tra le diversità, non solo umane, che fanno il mondo. Un circuito antropologico e autopoietico, utopico e concreto, anima dell’Arte e della Poesia, cui ho dato il nome di Adiacenza.

Dicembre 2012


Questo libro è dedicato a Mariagrazia Broglia e Cristina Ferretti che sono state fondamentali per l’avvio della mia carriera.
Questo libro è dedicato allo scrittore Domenico Del Coco e all’avvocato Ivan Behare.
Questo libro è dedicato a Massimo Macchia, a mia sorella Susanna e a Don Franco per la stima dimostrata nei miei confronti.
Questo libro è particolarmente dedicato a Marilena Cencini, Aldo Marchesini, Giorgio Tomasino, Fabio Bottero e Antonmarco Catania che credono in me e sono nei miei raggi di sole.
I miei amici sono la mia forza. Questo libro è dedicato a tutti coloro che si sentono miei amici e che non ho nominato. Siete tanti.

La prefazione è del poeta trezzanese Adam Vaccaro, già presente nell’antologia edita da Montedit “7 poeti trezzanesi” uscita nel 2009. Allora la copertina era stata realizzata dal trezzanese Fabio Sardo.

Questa volta l’immagine di copertina è del pittore trezzanese Silvano Brugnerotto.
Ringrazio entrambi gli artisti per la graditissima collaborazione.

Costante sarà il mio impegno nella valorizzazione degli artisti residenti nel paese che amo, Trezzano sul Naviglio.

Valentina Bufano


Mhe


1) Tra la finestra una visione:

“Ho un occhio fuori dall’orbita”.


2) LA VECCHIA

La vecchia agita le unghie sul telaio:
nessuno, nessuno la chiama artista
la lametta trancia gli sfilacci
lei sente il dolore un attimo prima.
L’infelicità è dunque uno squilibrio.


3) PARCO DEI DIVERTIMENTI

Si viene accolti da un sorriso finto come cibo immobile.
A decine finiranno scomparsi in un quadrato
di scacchiera
un quadretto di tempo fitto.
Una mostra di quadri dai visi pallidi, uno per
parete così che l’immersione è totale.
Lo zoo degli insetti giganti è una tortura per gli occhi.
Giochi di specchi antropomorfi, si soffiano seni
come fossero trombe.
All’uscita vendono cerone
cortesi sapendo che torni
e ti scherniscono mentre ti baciano in fronte.
Davvero non so dove siano finiti gli altri!


4) DOLORE E PIACERE

Ogni viaggio porta dolore e piacere
L’uomo del sale assaggia la neve di nascosto
affiora dal sonno e sbadiglia.

Alla fine del viaggio va a casa
e stacca bocconi deliziosi di coniglio,
poi sotto le coperte avvolto di donna,

il corpo nascosto di tepore

dolore e piacere dolore e piacere.


5) GIGANTI CHE SI STENDONO

Reggendosi sulla barca si lascia trasportare o forse si inginocchia mani in grembo come foglie. Nel cielo
improvvise macchie nere come giganti che si stendono. Fuori dal confine si suppone l’infinito ma l’operaio
perde il lavoro e il progetto si sfalda nell’acqua.


6) CARNEVALE

Il faro cancella le lucciole,
il girotondo si rovescia.
Quando il fiato avrà smesso
di sconvolgere i capelli al pazzo;
l’inchiostro della mente Pulcinella
si toglierà il costume, preferendo
aggrupparsi come una ballerina
mentre il giocoliere scomparirà nella vergogna
il piatto delle offerte.


7) L’URLO

Il traghettatore supera le fiamme, la ragnatela e la siepe
per trasportare il messaggio che era un tumore
messo a lievitare sotto uno straccio.


8) “DOVE”

Dove, colomba
vola piccola e leggera
sulla noce che piange.
In bianco e nero i margini appaiono sfocati.
Ma dove?
Nell’uomo col cuore che tace.


9) RAGÙ

Per capire gli occhi chiusi si deve
bagnare il pane nel sugo
quindi il vino sia rosso di piacere
la cipolla bella e buona
la carota solare come Maggio
e il coltello vorace e caldo.


10) AIUOLE PRIVATE

Ci sono aiuole private; arrivano cesoie e non sono
più un fiore.
I bei momenti andrebbero lentamente esasperati.
A volte invece è necessario trattenersi, nascondere la mano sotto la camicia, dove mi tenta la scheggia
di legno, mi turba lo stimolo dell’appetito.


[continua]


Se sei interessato a leggere l'intera Opera e desideri acquistarla clicca qui

Torna alla homepage dell'Autore

Il Club degli Autori - Concorsi Letterari - Montedit - Consigli Editoriali - Il Club dei Poeti
Chi siamo
La Rivista
La voce degli Autori
Tutti i nostri Autori
Per iscriversi
ClubNews
Il notiziario gratuito
Ultimi inserimenti
Homepage
Per pubblicare
il tuo 
Libro
nel cassetto
Per Acquistare
questo libro
Il Catalogo
Montedit
Pubblicizzare
il tuo Libro
su queste pagine