Stefano Tonelli - Riflessioni sulla vita
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia 14x20,5 - pp. 88 - Euro 9,00 ISBN 978-88-6037-366-2 Clicca qui per acquistare questo libro Il libro di poesie “Riflessioni sulla vita” di Stefano Tonelli è stato premiato con riconoscimento di merito ex aequo per l’opera edita al Premio Premio “Vittorio Bodini” 2008 indetto dall’Associazione Vitruvio di Lecce. Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’autore è segnalato nel concorso letterario Jacques Prévert 2007 Prefazione di Massimo Barile Quando si legge una raccolta di poesie emergono sempre alcune considerazioni più profonde che assumono un ruolo predominante su altre che, in definitiva, rivestono una semplice funzione di contorno. Fondamentale è distinguere il nucleo originario che ha dato vita alle riflessioni, agli incantamenti, alle suggestioni, alla tenace e disperata ricerca di espressione d’uno stato d’animo che può essere limitato ad una stagione della vita e definirsi temporaneo, altre volte può incarnare una condizione interiore perdurante nel corso della vita. Massimo Barile Prefazione di Manuela Pompas Il maggior compito dell’uomo è dare alla luce se stesso. Anche se mi nutro da sempre di parole, di fiabe, di storie e di saggi sull’esplorazione della mente e dell’anima, che ho divorato dapprima nei libri degli altri per poi affidare anch’io i miei studi e le mie scoperte alla carta, non ho certo le competenze di un critico letterario, né tanto meno sono in grado di valutare la poetica da esperta. Nonostante questo, sono felice di fare la presentazione anche a questo secondo libro di poesie di Stefano Tonelli, che lui stesso mi ha chiesto in nome di una ormai consolidata amicizia tuttora in vigore, a me, che in qualche modo sono stata per un periodo amica e compagna di viaggio in questa avventura – a volte terribile e spaventosa e a volte affascinante e stimolante – che è la vita. A lungo, nel corso di un anno e più, abbiamo disquisito di tematiche esistenziali, di vita, di morte e di rinascita, presentando ciascuno la sua “weltanschauung” spesso divergente, perché il dolore, pur essendo un passaggio di crescita, non in tutti può tramutarsi in gioia e ricchezza. In questo percorso abbiamo esplorato insieme senza pietà le pieghe più nascoste dell’essere, in un esercizio di grande lucidità mentale, un lavoro che è stato per entrambi proficuo e talvolta sterile, per poi essere fecondo e talvolta lacerante. La ricerca interiore è un imperativo per tutte le anime sensibili, che deve però dare frutti rigogliosi, altrimenti rimane un esercizio fine a se stesso. Manuela Pompas Introduzione Siete in un tunnel? Volete un consiglio? Arredatelo. Geppi – Maria Giuseppina Cucciari Con questa seconda raccolta di poesie, successiva al mio Itinerario di un’anima, mi sono proposto di riflettere sulla vita, intesa sia in senso assoluto sia come umana esistenza in generale sia come mia individuale esperienza. Tutte le cinquantaquattro poesie sono pervase e protese alla vita e alla meditazione su di essa, talvolta in modo diretto, altre volte indirettamente. La poesia in questi ultimi mesi mi si è rivelata e confermata sempre più un formidabile mezzo di conoscenza, di meditazione, oltre che una compagna capace di conforto e di sostegno ad una quotidianità piena di lavoro e studio e scarsamente popolata di relazioni. Una quotidianità forte di alcune conquiste ormai stabilmente consolidate, ma piagata da ferite rispetto alle quali ho assunto un atteggiamento di olimpica indifferenza, accettando in me ciò che non può essere cambiato, oppure che potrebbe essere sì cambiato ma a costi molto elevati che non mi sento di affrontare. È proprio nello scarto tra le conquiste ottenute e le ferite ancora sanguinanti che in me nasce e si rinnova continuamente il desiderio e la necessità di scrivere, di dare forma poetica e artistica al mio dolore, ai miei pensieri, alle mie domande, alle mie risposte, ai miei ricordi, ai miei rimpianti… insomma al mio mondo interiore. Ho voluto dedicare una parte – la prima – all’amore, con una sorta di omaggio a questo sentimento con cui confesso di avere diversi conti in sospeso. Ho voluto declinarlo dandone anche un risvolto pànico, riconoscendolo come forza primigenia capace non solo di assicurare la prosecuzione della vita di ogni essere, ma anche di pervadere ogni cosa esistente sulla terra e nell’universo. Una forza – Eros – tradizionalmente opposta alla forza disgregatrice: la Morte – Thanatos. La seconda sezione ha per tema la musica, i musicisti, i compositori e gli interpreti. Il mio grato pensiero va proprio a questi artisti cui pure devo tanta compagnia, tanto diletto, e che alimentano in me una grande passione musicale, un profondo interesse che non è mai diminuito in vent’anni di “militanza”, ma che anzi ho visto crescere in estensione e in profondità. Ho preferito, per alcuni personaggi meno noti, aggiungere brevi note biografiche che non hanno ovviamente il pregio dell’esaustività, ma che raccontano qualche aspetto curioso, tale magari da avermi ispirato la stessa poesia. Un tema che mi ha sempre affascinato fin dall’adolescenza è quello dello scorrere del tempo, una vertigine per cui alcune giornate sembrano non passare mai e certi anni svaniscono uno dopo l’altro come sabbia fra le dita. È difficile anche con la poesia rendere conto di questa sensazione di straniamento, di meraviglia così particolare, definibile approssimativamente come un’esperienza fisico-metafisico-estetica. Posso anche farmi aiutare da Immanuel Kant che nella sua Critica del Giudizio (1790), definiva il sublime come la percezione della sproporzione tra l’oggetto contemplato e le possibilità conoscitive del soggetto; di fronte a tale esperienza si prova meraviglia e sgomento e l’uomo avverte la propria limitatezza… Ho avuto alcune esitazioni per la collocazione di alcune poesie nelle varie parti, ma credo che quelle poste nella quinta e ultima sezione, siano a mio giudizio tra le espressioni più intense di domande, anche ambiziose, e tentativi di risposte come ad esempio: perché esiste ciò che esiste? perché esiste la sofferenza? cos‘è la vita? perché viviamo? La riflessione, la meditazione e la conseguente consapevolezza messa a punto negli ultimi cinque anni, mi hanno fornito alcune risposte a questi ed altri interrogativi angosciosi: la necessità della reincarnazione del nostro spirito in più esperienze esistenziali per progredire in virtute e conoscenza, amore e luce, tanto per “pasticciare” un po’ con l’Inferno e il Paradiso danteschi; il valore della sofferenza come “scuola per l’anima”, l’universo come “sogno di Dio”. Ma queste consapevolezze purtroppo non mi esentano da ciò che nel mio Itinerario di un’anima avevo definito come il male di vivere: temo di avere ancora tanto e tanto da imparare e diverse vite davanti a me… La poesia dunque come meditazione sulla vita, ma, nel mio caso, anche compagnia, possibilità, medium per guadagnare una dimensione più ricca, più libera, più intensa, più creativa; infine poesia come riscatto e sublimazione di un’esistenza in taluni aspetti sacrificata. In conclusione, la poesia non può migliorare la mia vita, ma può regalarmene “un’altra”. Parafrasando un bel titolo di un libro di Alda Merini (Più bella della poesia è stata la mia vita), posso davvero affermare che molto più bella della mia vita è la mia poesia. E per il dono di questa seconda esistenza, di questa “vita nova”, rinnovata e ravvivata dalla paziente e costante creazione lirica, non sarò mai abbastanza grato a quest’arte. L’Autore Riflessioni sulla vita
Ovunque c‘è vita e moto, in acqua, in terra e aria, L’anima, greve di istinto Attraverso la tensione dei nervi e delle carni Se questo è amore, Soffro il miagolio del gatto in calore e il girasole distorto a seguire Se anche questo è amore,
Beato l’uomo perché non conosce la sua sorte. Scricchiola il passo sul sentiero gelato, Ma per magia, ora tutto torna in potenza, È umano sperare, ma in questo senso E così sarà fino a che l’intera
Povera, nervosa, creatura maculata, Poco ti amavo, scarso il feeling tra noi due, Sei durata neppure quattro anni, Dopo altri venti, da quella tua morte L’uomo d’oggi si volge a te
Rinascono alla vita i fiori serrati Non risorge però chi è né vivo né morto, A questi poveri cristi è negata
Se la vita ti sorride, ha una paresi. Sono apparso alla Vita La Vita era appetitosa Allora la Vita divenne Medusa Divenni pianto di pietra dura, Ma poi fui io a fissare la Vita “Dove andiamo, cara nonnina?” Contatore visite dal 11-11-1111: 4407. |
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