Sandrino e lo gnomo

di

Silvia Zanetto


Silvia Zanetto - Sandrino e lo gnomo
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Narrativa
14x20,5 - pp. 100 - Euro 9,00
ISBN 978-88-6037-362-X

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Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l’autrice è finalista del concorso letterario «J. Prévert» 2004


In copertina disegno di Manuela Sola


Presentazione

Sandrino è un bambino buono, preoccupato di non dispiacere ai suoi genitori. La sua condizione di scolaro lo porta, tuttavia, a desiderare spesso l’evasione dalla noia o dalle difficoltà. Che dire poi delle sue insegnanti? Gli stessi loro nomi – Strilletti, Puricelli… – ne definiscono il comportamento severo o sgarbato, spesso irritabile.
I personaggi a lui collaterali, dai compagni, secondo il caso “buoni” o “cattivi”, ai genitori… alla vecchia e severa zia Clotilde, puntellano la faticosa giornata del bambino, alimentano il suo disagio.
La fantasia per fortuna lo salva con la comparsa di un omino verde che può accontentare, ma solo una volta al giorno, ogni suo desiderio.
Tra fantasia e realtà, gli eventi evocati dal suo stesso desiderio si svolgono apparentemente favorevoli a Sandrino, ma, scivolando fino alle estreme conseguenze, sfociano poi in autentici disastri.
Infine, il bambino comprende che occorre fare a meno della fuga nella fantasia, che meglio è restare aderenti alla concretezza, accettandone senza scuse o escamotages tutti gli aspetti, facendo leva su quelli positivi, a volte nascosti a una prima superficiale impressione. Sandrino scopre l’importanza della responsabilità, la soddisfazione del merito.

La scrittrice Silvia Zanetto, già abile autrice di racconti, mostra in questa opera una particolare felicità dell’inventiva e dell’espressione, ironica e tenera, ben radicata in precise conoscenze psicologiche dell’età infantile.
Educare divertendo, senza prediche moralistiche, sembra essere qui il suo motto, ma anche educare mostrando le conseguenze dell’esperienza, la differenza tra sogno e verità, la necessità di assumerne la responsabilità.

Una notazione a parte merita lo stile, fortemente connotato nei personaggi, soprattutto nello gnomo che, come nelle favole antiche, parla sempre in rima o nella zia Clotilde che esprime l’apparente severità con linguaggio antiquato e sermoneggiante.

Per vari aspetti, questa opera non può che piacere ai bambini e (perché no?) anche alle loro mamme e agli insegnanti.

Mirella Floris


Sandrino e lo gnomo


A Elisabetta,
dolce fatina danzante

A Elena,
brioso piccolo gnomo


Cap. 1

SANDRINO E LE ORE DI ELASTICO

Sandrino detestava il giovedì.
E gli stava antipatica anche la zia Clotilde – la sua prozia, in verità – con quegli occhialini in bilico sulla gobba del naso e quell’aria da “so tutto io” che non l’abbandonava mai.
Per dirla tutta, Sandrino odiava il giovedì perché proprio quel giorno, tutte, ma dico proprio tutte le settimane era costretto dopo la scuola a recarsi dalla zia Clotilde a fare i compiti, finché la mamma giungeva a salvarlo, stracarica di sacchetti del Supermegamercato.
“Sandrino! Affrettati a ultimare i compiti, poiché sono già le diciassette!” tuonava la zia.
Ora, forse voi la immaginerete con uno scialle confezionato all’uncinetto sulle spalle, e magari persino un po’ zoppa, che si appoggia ad un bastone…
Niente di più sbagliato. In realtà la zia Clotilde, nonostante le mancasse davvero poco a compiere gli ottant’anni (anzi, forse li aveva già compiuti ma non lo voleva ammettere), tutte le mattine alle sei indossava una tuta e andava al parco a fare jogging, poi faceva colazione con i peperoncini piccanti, e per di più... era un asso nei videogiochi!
La cosa che più faceva arrabbiare Sandrino era che lo costringeva a lasciarle in consegna il cellulare. La scusa era che, altrimenti, lui si sarebbe distratto e non avrebbe terminato i compiti, ma in realtà... ci giocava lei! E quando passava al livello superiore, si metteva a saltare sul divano e a ululare dalla gioia, mentre il povero bambino se ne doveva stare lì, chino sulle sue equivalenze. E se provava a lamentarsi…
“Figliuolo! Non hai ancora condotto a termine codesti compiti?”
“Doooopo, zia, è preeeesto!” sbadigliava il bambino, alzando la testa dal quaderno di matematica.
“Ritieni forse che le ore sian fatte di elastico?” gli domandò la zia un giovedì.
“Eeeehh? Di elastico?”
“Sì, di elastico. Che si possano dilatare a dismisura, a seconda di ciò che per noi è più conveniente? Le ore, caro il mio figliuolo, son fatte di minuti, e quando ciascuna di loro volge al termine, è un’ora della nostra vita che s‘è conclusa. E se in quell’ora non hai concluso i doveri che t’eri prefissato, quella è un’ora sprecata, priva di tornaconto!” continuò, accomodandosi sulla poltrona.
“Quand’ io avevo la tua tenera età, ce lo insegnavano il senso del dovere…”
La zia Clotilde continuava a blaterare, così, cullato da quel “dolce mormorio” e favorito anche dalla lezione di storia sulle Guerre Puniche e dagli esercizi sulle equivalenze, Sandrino si addormentò...

All’improvviso, si accorse che qualcosa si stava agitando dentro la tasca laterale della sua cartella. Aprì con un certo timore la cerniera e ne vide uscire un omino tutto verde, con in testa un buffo cappello a cono, una barbetta a punta e un luminoso sorriso stampato sul volto.
“E tu chi sei?”

“Sono lo gnomo dei tuoi desideri
mi chiami oggi, m’aspetti da ieri.
Ogni tuo sogno saprò realizzare
e non sarà necessario parlare.”

E si sedette a gambe incrociate sul tavolo, dove si tolse scarpe e calze – un po’ puzzolenti, in verità – e rimase ad aspettare.
“Che forte! Davvero puoi realizzare qualsiasi cosa io desideri?”

“Uno soltanto sarà il desiderio:
non c‘è che dire: io sono uno serio.
Quello che vuole ognun deve sapere
quando il suo sogno realtà vuol vedere.”

Un solo desiderio. Bisognava ragionarci bene.
La prima idea che gli venne in mente fu di far sparire la zia Clotilde, ma siccome non era un bambino cattivo si vergognò subito di averlo pensato. In fondo, la zia a volte era simpatica, aveva anche qualche buona trovata, come quella delle ore fatte di elastico… Però, che bello se davvero fosse stato possibile!

“Bel desiderio tu hai formulato:
ora all’istante sarà realizzato!”

disse lo gnomo e, infilatosi nuovamente calze e scarpe, sparì senza nemmeno salutare.
“Bella educazione!” commentò Sandrino. “Avesse avuto una zia come la mia, chissà la ramanzina che si sarebbe preso! Comunque se n‘è andato e io non avevo ancora espresso nessun desiderio. Mi ha preso in giro!” Stava quasi per mettersi a piangere quando una voce lo riscosse dai suoi pensieri.
“Sandrinooo! San-dri-no!!!
“Sì, zia, eccomi.”
“È arrivata tua madre, figliuolo…”
Sandrino scaraventò in fretta libri e quaderni nella cartella e si precipitò fuori dalla porta. Era così contento di andarsene che diede persino un bacio alla zia Clotilde.
“Allora, tesoro, com‘è andata oggi a scuola?” chiedeva la mamma, mentre ritornavano in macchina verso casa.
Sandrino stava assaporando un delizioso Super-riso-ciok, con la cioccolata bianca e nera con doppia crema e riso soffiato, e la compagnia della mamma era gradevole almeno quanto quella fantastica merenda.
Sandrino avrebbe voluto che questa situazione non durasse solo pochi minuti, ma molto, molto di più...

“Se questo istante tu vuoi allungare
soltanto a me lo dovrai domandare.”

sentì una vocina che sussurrava al suo orecchio.

“Ogni momento allungare potrai
perché d’elastico è il tempo oramai.”

“Che cosa? Chi ha parlato?” chiese il bambino.
“Il desiderio! Le ore di elastico! L’aveva detto, lo gnomo: non sarà necessario parlare. Allora… voglio che questo momento duri due ore!”
All’improvviso, il Super-riso-ciok sembrò esplodere tra le sue mani, raggiungendo le dimensioni di un materassino gonfiabile.

“Ora mangiarlo potrai per due ore,
ma sei sicuro sia stato un favore?”

domandò lo gnomo verde, facendo capolino da sotto il sedile per scomparire subito dopo, ancora una volta senza salutare.
Sandrino si tuffò letteralmente dentro il dolce, ma dopo dieci minuti cominciò a non avere più tanta voglia di mangiarlo. Decise di avanzarlo, ma non poteva smettere, e intanto la voce della mamma continuava a ripetere all’infinito:
“Allora, tesoro, com‘è andata oggi a scuola?”
“Te l’ho già detto mamma, ho preso più che buono in geografia.”
“Allora, tesoro, com‘è andata oggi a scuola?”
“Mamma, basta! Bastaaa! E basta anche con tutta questa cioccolata, mi sta venendo il mal di pancia!”
Ma, più ne mangiava, più sembrava che il Super-riso-ciok aumentasse, anziché diminuire.
Dopo un’ora, il mal di pancia si era trasformato in nausea ed anche in vomito, tanto che il rigurgito stava riempiendo tutta la macchina, mentre la mamma continuava a ripetere:
“Allora, tesoro, com‘è andata oggi a scuola?”
Quello che accadde nell’ora successiva ve lo lascio immaginare, ma finalmente anche quell’ora finì, e tutto tornò alla normalità... tranne lo stomaco di Sandrino!
La mattina dopo, a scuola, c’era una verifica sui verbi. Sandrino li aveva studiati, sì, e finché stava a casa gli pareva anche di saperli bene, insomma… abbastanza bene. Ma una volta in classe, con il compito davanti e la signora Strilletti, la maestra di italiano, che diceva di consegnare entro un’ora, era tutta un’altra questione!
“Che essi fossero stati interpellati”... “Ma come cavolo fa un verbo a essere così lungo? Quelli che ho ripassato ieri mi pareva che fossero molto più corti!”
“Io cossi”... “Be’, questo è corto, ma che roba è? Non sembra neanche un verbo!”
Intanto mezz’ora era trascorsa. La maestra, impietosa, ricordava: “A quest’ora dovreste aver analizzato i primi dieci…”
“I primi dieci? Io ne ho fatti due e forse sono anche sbagliati!” pensò Sandrino. “Ma come si fa in un’ora…”

“Analizzar questi verbi tu devi:
trenta minuti per te sono brevi.
So che bisogno tu hai del mio aiuto
ed è per questo che sono venuto!”

Disse lo gnomo, sbucando dalla tasca della sua cartella.
“Lo gnomo dei desideri! Però... non so se voglio il tuo aiuto, ieri sono stato tanto male, per colpa della cioccolata. Anzi, forse è per questo che non riesco a fare il compito!”
“Consegna tra un quarto d’ora!” minacciò la Strilletti.
“Va bene, tanto che cos’ho da perdere?” acconsentì il bambino, considerando la gravità della situazione. “Facciamo che questo quarto d’ora duri… tre ore!”

“Ora pensare più a lungo potrai
e a consegnare in tempo farai!”

“Sì, sì, la fai facile tu! Io intanto devo starmene qui per tre ore a rimuginare sui verbi…”
Il libro di grammatica, con la sua copertina gialla, occhieggiava dalla cartella e pareva dicesse “Prendimi!”, ma Sandrino sapeva che queste cose non si fanno.. cioè, non si dovrebbero fare; ma proprio in quel momento lo sguardo tagliente della maestra si posò su di lui, facendolo desistere immediatamente. Ritornò ai verbi:
“Essendo stato scoperto”
“Sarai punito”
“Terminate!”
Il sudore cominciò a scorrergli lungo la schiena e, per di più, aveva un impellente bisogno di andare in bagno…
“Maestra, posso andare ai servizi?”
“Consegna prima la verifica, Sandrino.”
Già, la verifica. E adesso? Non sarebbe potuto andare in bagno per tre ore, e la pipì gli scappava così tanto… Doveva resistere, ma tre ore erano davvero lunghe.
“Dìììo mìììììooo! Sandrino, che cosa stai facendo?” si mise a strillare come un’ossessa la maestra, mentre tutti i compagni si erano alzati dai loro posti, sghignazzando e sbraitando.
“State zittiii! Tutti a pooostooo! Vi annullo la verificaaa!” continuava a berciare la povera Strilletti, tutta rossa in viso, mentre le mollette le saltavano via dallo chignon.
L’infelice Sandrino si ritrovò con i pantaloni intrisi di un liquido caldo e non proprio profumato, mentre due lacrimoni gli pungevano gli occhi, pronti a scorrergli giù lungo le guance… Come aveva potuto capitargli una cosa del genere? Le lacrime spinsero finché riuscirono a sbucare fuori, e allora fu come un fiume in piena, e gli strilli della maestra e le risate dei compagni erano sempre più attutiti, fino a scomparire e a lasciarlo solo con la sua immensa vergogna…

“...E mi auguro pertanto che tu sappia trarre giovamento dai miei insegnamenti, figliuolo. Rammentalo sempre: l’esperienza di chi è più saggio ed attempato di noi è oltremodo proficua a colui che ha l’accortezza di intenderne i consigli…”
“La zia Clotilde? Oh, no, anche lei è qui a scuola ad assistere alla mia umiliazione!”
“Ed ora, Sandrino, è qui giunta la tua genitrice, alle cui premurose cure ti affido…”
I pantaloni di Sandrino erano miracolosamente asciutti e puliti, e anche il mal di pancia dovuto all’indigestione di Super-riso-ciok sembrava scomparso.
“Ma… fanciullo mio, come hai potuto assopirti! Codeste esercitazioni di scienze matematiche non sono state ultimate! Sandrino!!!”
“Era un sogno!” pensò lui, balzando dalla sedia. “Lo gnomo non esiste, e non mi sono mai fatto la pipì addosso!”
In tre secondi preparò la cartella, non baciò la zia perché l’aveva già baciata in sogno e per quel giorno poteva bastare, e si precipitò sulla macchina della mamma.
“Allora, tesoro, com‘è andata oggi a scuola?”
“È andata benissimo mamma, e la merenda oggi non la voglio! Anzi, vorrei ripassare un po’ i verbi, mentre andiamo a casa… così guadagno un po’ di tempo… Sai, le ore non sono mica fatte di elastico!”

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