Sergio Benedetto Sabetta - Polene
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 48 - Euro 8,00
ISBN 9791259511928

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In copertina «Polene» opera dell’intagliatore Franco Casoni (Chiavari)


Prefazione

Sergio Benedetto Sabetta, con la nuova raccolta poetica dal titolo “Polene”, offre una silloge di poesie pervase d’intense emozioni e profonde suggestioni che alimentano costantemente la visione poetica.
Lo sguardo del poeta coglie le manifestazioni dell’esistere con un susseguirsi d’immagini e rappresentazioni che generano una visione poetica pervasa di rimandi lirici: la simbolica “polena” sulla quale s’infrange l’onda impetuosa della vita, quella stessa polena che apre la via tra i pericoli del mare e, quindi, dell’esistere.
Il poeta ricerca il senso lirico della percezione dell’esistenza ed avverte l’incedere del tempo, l’inesorabile scorrere della vita, e cerca di fissarne i frammenti come a voler ricercare uno sguardo luminoso che possa diventare salvifico.
Durante il processo tali evidenze diventano linfa vitale per il poeta che, nel percorso dell’anima, tra recuperi e percezioni, pensieri dispersi e sogni infranti, desidera “depositare” l’anima su ciò che conta veramente.
La concezione lirica, intensa e penetrante, tutto avvolge ed illumina anche le più labili percezioni del poeta: ecco allora che la poesia diventa nutrimentum spiritus che sostiene ed offre speranza.
Nella silloge di Sergio Benedetto Sabetta si evidenzia chiaramente la volontà di fissare simbolici “segni lirici” che diventano atto distintivo della sua concezione poetica, come già ricordato nella precedente prefazione alla raccolta poetica dal titolo “La Luna”.
La personale visione viene proiettata dal poeta in una dimensione dove la vita si placa nella “quiete del vuoto”, di-sperse le ansie ed i timori, abbandonate le nostalgie e le contraddizioni, come in attesa di nuove “parole” dove poter depositare le vibrazioni dell’animo.
Il poeta affronta un percorso lirico intenso, capace di distillare il profondo senso dell’esistere e l’intima essenza poetica, oltre alla costante volontà di alimentare la substantia autentica d’una interessante concezione lirico esistenziale.
In questa fase del complesso processo lirico si giunge, infine, alla ricerca della simbolica quiete che si miscela nel silenzio della notte, quando l’anima emerge dal silenzio e la visione del poeta decreta tale condizione con una percezione lirica perfetta.

Massimo Barile


Polene


POLENA

Infrangersi dell’onde sulla polena,
sensuale ninfa che apre sicure vie
nei pericoli del mare-oceano.

Divina creatura che nel sorriso
delle sue morbide forme calma le ire
degli oscuri abissi oceanici,
raccoglie tra le braccia i sogni,
dona la speranza di un ritorno.

Si gonfiano le bianche vele al vento,
furioso Poseidone percuote con il tridente
le profondità degli oceani, la superficie dell’acque,
marosi in cui giocare il proprio destino
nel procace sorriso di una Dea tutelare.


SCIALLE

Avvolto da un morbido, caldo scialle
di ricordi e sorrisi viaggio,
tra masse petulanti informi,
in lontane terre, nell’attesa
di soffici parole, tra pregiate pergamene,
carte arabescate, soffici tessuti
su cui depositare l’anima,
sapienti scatole per custodire
i nostri pensieri.


CANTO

I tuoi capelli, luminosa foresta
in cui perdersi,
i tuoi occhi sguardi
su misteriosi mondi da esplorare,
le tue labbra fonte d’acqua
limpida a cui attingere,
i tuoi seni morbidi, dolci frutti
in ampie ceste dai soavi profumi,
il tuo ventre caldo cuscino
su cui appoggiare la testa,
i tuoi fianchi alte montagne di marmo
da scalare, fonte termale
in cui immergersi e dimenticare,
le tue gambe colonne d’ebano
da accarezzare, i tuoi piedi
sculture da ammirare.


CASTELLI

Molti ti donarono
castelli di pietra,
io ti donai
castelli di spirito,
sulla pietra vive la materia
ma è lo spirito che l’anima,
attraversa i tempi
e approda a nuovi lidi.

La materia si disgrega
in mille e mille atomi,
ma lo spirito le concede
la forma
che la fa vivere
attraverso le menti,
di generazione in generazione.


SGUARDO

Scivola lo sguardo
sulla polvere sollevata dal vento,
fissando gambe
ondulanti su alti tacchi,
scorre la fantasia
su impossibili sogni,
inconfessabili turbe dell’animo
fluttuanti tra dinieghi e speranze,
ma la donna, nel suo ambiguo richiamo,
gioca la propria vita con dolce astuzia.


SOLITARIA LUNA

Tu, luna, tondeggi solitaria nel cielo,
lassù, immemore delle sventure umane,
indifferente del vivere su questa terra
dove convivono gloria e viltà,
ma io, che credo nell’uomo,
perché sarebbe facile disprezzarlo,
giaccio nei dubbi, ma a te luna,
che sorridi pallida e beffarda,
immobile nel tempo, non giungono parole.

Vi affannate dietro alle vostre immagini,
fermatevi e guardate,
irruzione dell’infinito in voi stessi,
senza tempo, spazio e aggettivi,
somma della felicità e somma dei dolori,
estremi che nel toccarsi si annullano,
nel dilatarsi della mente nell’attimo.

[continua]


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