“Una linea continua ricongiungeva Machiavelli ad Alfieri, quand’anche sullo sfondo si affacciassero Rousseau, Chateaubriand o i romantici tedeschi. Era sempre quella l’idea di una storia in cui si trovava il titolo legittimo di ogni diritto: della sovranità dei monarchi, delle libertà del popolo…”
(302, W. Barberis, Le armi del Principe, Biblioteca di cultura storica Giulio Einaudi Editore, 1988)
LUNA ROSSA
Il fuoco di una gonfia, enorme, rossa luna
brucia il cielo notturno dietro all’oscuro
profilo di vecchie torri merlate.
Antiche storie di segreti destini
nelle vampe eruttate dalla storia,
nettare d’uva cotto sulla brace
di amori e guerre, ma l’infuocata
luna ti osserva distaccata e
sorridente nella sua ira,
nel richiamo di un notturno silenzio.
VULCANO
La roccia si arroventa
percossa dal maglio di Vulcano,
si spacca, stride, scintilla,
un profondo lamento si ode
salire dalle viscere della Terra.
Fuma la fucina degli Dei
nel succedersi del vibrare delle incudini,
la Madre Terra accoglie in seno,
genera l’immensa potenza
del forgiare i fulmini di Zeus.
Corrono le Nereidi nell’abbattersi
delle onde sui fiumi di fuoco,
ribollire della vita, creazione
nel turbinio delle acque, rincorrere
di pensieri in un impasto di sentimenti.
NEBBIA
Filtra un’opalescente bruna nebbia luci e contorni,
sfumano i colli dissolti nel gorgoglio delle acque,
si ricopre il lento scivolare del fiume, tutto tace,
passato e futuro congiunti in un fermo ovattato presente.
Il sogno ci avvolge nel nostro dinamico esistere
sciolto l’orizzonte nel grigio calare del sipario
scorrono su di esso fantasie e ricordi,
materici fantasmi di un nostro eterno vagare.
PERCEZIONE
La velocità assorbe la riflessione,
nella sua automaticità si perde la coscienza
esaltazione di un presente
senza passato e divenire.
Sogna colui che è partito,
naufrago, il sospirato ritorno
perso nell’eterna corsa del quotidiano
dimentico dei sogni nel perenne presente.
In un continuo girare della mola
vi è l’accumulo del macinato,
certezza e ricchezza di un nostro tempo,
giustificazione e motivo dell’essere.
Diverso è il senso della percezione,
differenza dell’oggetto nell’uguale forma
nella lunga parabola dell’esistenza,
meta di una perfezione dolente.
LE LACRIME DI S. LORENZO
Nella notturna estiva volta celeste
si stagliano le lacrime di S. Lorenzo,
lampi di vita in un eternità
riflessi nel nostro specchio.
Ricerca di infinito nel ripetersi
quotidiano dei gesti, dove le necessità
del presente ci legano all’oggi
nell’impedire il nostro lento naufragare.
Corda tesa tra ieri e domani,
tra un lontano passato e
un indefinito futuro.
VOCIARE
Vi è un lontano scomposto vociare,
suoni, strepiti persi nella notte
vuoto riempito dal riflusso
della risacca umana, ragione
dispersa sulla sabbia di un arenile
nella povertà dell’animo privo
di un costrutto, necessità
di essere di per sé nella negazione
della riflessione in un silenzio.
RICHIAMO
Scivola, barca tra i flutti,
il pensiero sulle tue movenze,
antichi sogni, divine potenze invocate
sull’irreale orizzonte dei desideri,
dura è la pietra, piedistallo di eroi
bloccati nel bronzo del tempo,
ossidati dalle nubi e dal sole,
nell’alternarsi di slanci e riflessioni.
Ti avvolgo nel caldo mantello
del mio silenzio, al bronzeo rintocco
di una antica voce, richiamo
al suono delle tue labbra.
LENTO INCEDERE
Vi è un lento incedere del pensiero,
necessità di un sogno, di un desiderio,
per non sprofondare nel gorgo del mare
Oceano scuro, acque che ti coprono e
annullano, infinito senza prima né dopo
a cui sfuggi correndo nella continua ricerca
di un potere, un amore, un sorriso.
Nel riempire il pensiero vi è la salvezza,
goccia su goccia si riempie la giara
profumata essenza di fragranti oli,
frizzante nettare di ambrosia
che tutto ricopre, dolori e nostalgie,
nuove speranze, azioni che annullano
il tempo nel suo dolore,
malinconico incalzare.
[continua]