Sergio Benedetto Sabetta - La Luna
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 40 - Euro 8,00
ISBN 9791259511607

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In copertina: «Trieste 1918 – visita del Re» fotografia dell’autore


PREFAZIONE

Nella silloge poetica, dal titolo “La Luna”, lo sguardo del poeta coglie e fissa le molteplici manifestazioni del vivere in un susseguirsi d’immagini suggestive e rimandi lirici, generando una visione poetica che vede costantemente “rincorrere” i pensieri “in un impasto di sentimenti”.
Sul palcoscenico della vita scorrono i ricordi e le fantasie mentre il poeta si sente un naufrago nelle dinamiche esistenziali e la sua coscienza riveste un ruolo fondamentale nel divenire lirico: le esperienze personali ed i sentimenti percepiti durante il percorso conducono ad indagare le zone segrete dell’animo e lo stesso perpetuo incedere del Tempo, diventando il senso lirico d’una ricercata percezione della “parabola dell’esistenza”.
Nel costante “alternarsi di slanci e riflessioni”, tra una simbolica Luna che domina nel “notturno silenzio” ed una dolente constatazione del vivere quotidiano nella sua “banale superficie”, il poeta avverte il lento incedere del pensiero “sull’irreale orizzonte dei desideri”, come si avvinghiasse ad un sogno svanito e cercasse di rincorrere i ricordi nell’incedere della vita, nei suoi frammenti esistenziali e nei “desideri intrecciati”, per ritrovare uno spiraglio luminoso, un atto salvifico che diventi vitale nettare taumaturgico, capace di lenire dolori e nostalgie, come anche il malinconico incalzare della vita e l’inesorabile scorrere del Tempo che assedia l’animo con il suo dolore.
Il mondo naturale ed il recupero del mito classico diventano sostanza lirica sulla quale il poeta crea un viaggio nell’anima, tra ricordi e pensieri dispersi nel silenzio, tra amalgama di desideri e coacervo di percezioni malinconiche.
La visione lirica tutto avvolge ed ingloba come lento magma che s’impossessa delle più labili percezioni dell’animo e dell’universo emozionale che il poeta custodisce nel cuore: in tale divenire, che mette a nudo i “sogni trasparenti” e le profonde emozioni, i momenti di felicità e le immancabili amarezze, si avverte il lento consumarsi della vita tra “scontri ed incerte tregue”.
Nella silloge di Sergio Benedetto Sabetta ecco allora che i segni lirici e le simboliche immagini prendono forma e delineano una precisa visione poetica fortemente sentita, densa di emozioni, dove anche “il vuoto si trasforma in sogno”, tra molteplici riflessi, silenzi e rinascite, nella consapevolezza della pura accettazione della vita, come ad affondare in un “dolce eterno oblio”.
Nel fluttuare delle emozioni in tale agire umano, sulla linea di confine tra inesorabile sprofondamento e magica “sinfonia dell’animo”, il poeta proietta la personale visione lirica in un divenire che conduce al “segreto destino”.

Massimo Barile


La Luna


“Una linea continua ricongiungeva Machiavelli ad Alfieri, quand’anche sullo sfondo si affacciassero Rousseau, Chateaubriand o i romantici tedeschi. Era sempre quella l’idea di una storia in cui si trovava il titolo legittimo di ogni diritto: della sovranità dei monarchi, delle libertà del popolo…”

(302, W. Barberis, Le armi del Principe, Biblioteca di cultura storica Giulio Einaudi Editore, 1988)


LUNA ROSSA

Il fuoco di una gonfia, enorme, rossa luna
brucia il cielo notturno dietro all’oscuro
profilo di vecchie torri merlate.
Antiche storie di segreti destini
nelle vampe eruttate dalla storia,
nettare d’uva cotto sulla brace
di amori e guerre, ma l’infuocata
luna ti osserva distaccata e
sorridente nella sua ira,
nel richiamo di un notturno silenzio.


VULCANO

La roccia si arroventa
percossa dal maglio di Vulcano,
si spacca, stride, scintilla,
un profondo lamento si ode
salire dalle viscere della Terra.

Fuma la fucina degli Dei
nel succedersi del vibrare delle incudini,
la Madre Terra accoglie in seno,
genera l’immensa potenza
del forgiare i fulmini di Zeus.

Corrono le Nereidi nell’abbattersi
delle onde sui fiumi di fuoco,
ribollire della vita, creazione
nel turbinio delle acque, rincorrere
di pensieri in un impasto di sentimenti.


NEBBIA

Filtra un’opalescente bruna nebbia luci e contorni,
sfumano i colli dissolti nel gorgoglio delle acque,
si ricopre il lento scivolare del fiume, tutto tace,
passato e futuro congiunti in un fermo ovattato presente.

Il sogno ci avvolge nel nostro dinamico esistere
sciolto l’orizzonte nel grigio calare del sipario
scorrono su di esso fantasie e ricordi,
materici fantasmi di un nostro eterno vagare.


PERCEZIONE

La velocità assorbe la riflessione,
nella sua automaticità si perde la coscienza
esaltazione di un presente
senza passato e divenire.

Sogna colui che è partito,
naufrago, il sospirato ritorno
perso nell’eterna corsa del quotidiano
dimentico dei sogni nel perenne presente.

In un continuo girare della mola
vi è l’accumulo del macinato,
certezza e ricchezza di un nostro tempo,
giustificazione e motivo dell’essere.

Diverso è il senso della percezione,
differenza dell’oggetto nell’uguale forma
nella lunga parabola dell’esistenza,
meta di una perfezione dolente.


LE LACRIME DI S. LORENZO

Nella notturna estiva volta celeste
si stagliano le lacrime di S. Lorenzo,
lampi di vita in un eternità
riflessi nel nostro specchio.

Ricerca di infinito nel ripetersi
quotidiano dei gesti, dove le necessità
del presente ci legano all’oggi
nell’impedire il nostro lento naufragare.

Corda tesa tra ieri e domani,
tra un lontano passato e
un indefinito futuro.


VOCIARE

Vi è un lontano scomposto vociare,
suoni, strepiti persi nella notte
vuoto riempito dal riflusso
della risacca umana, ragione
dispersa sulla sabbia di un arenile
nella povertà dell’animo privo
di un costrutto, necessità
di essere di per sé nella negazione
della riflessione in un silenzio.


RICHIAMO

Scivola, barca tra i flutti,
il pensiero sulle tue movenze,
antichi sogni, divine potenze invocate
sull’irreale orizzonte dei desideri,
dura è la pietra, piedistallo di eroi
bloccati nel bronzo del tempo,
ossidati dalle nubi e dal sole,
nell’alternarsi di slanci e riflessioni.
Ti avvolgo nel caldo mantello
del mio silenzio, al bronzeo rintocco
di una antica voce, richiamo
al suono delle tue labbra.


LENTO INCEDERE

Vi è un lento incedere del pensiero,
necessità di un sogno, di un desiderio,
per non sprofondare nel gorgo del mare
Oceano scuro, acque che ti coprono e
annullano, infinito senza prima né dopo
a cui sfuggi correndo nella continua ricerca
di un potere, un amore, un sorriso.

Nel riempire il pensiero vi è la salvezza,
goccia su goccia si riempie la giara
profumata essenza di fragranti oli,
frizzante nettare di ambrosia
che tutto ricopre, dolori e nostalgie,
nuove speranze, azioni che annullano
il tempo nel suo dolore,
malinconico incalzare.

[continua]


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