In un nuovo umanesimo - Tra storia, filosofia, economia e sociologia

di

Sergio Benedetto Sabetta


Sergio Benedetto Sabetta - In un nuovo umanesimo - Tra storia, filosofia, economia e sociologia
Collana "Le Querce" - I libri di Saggistica e Diaristica
14x20,5 - pp. 180 - Euro 13,50
ISBN 9791259512505

Clicca qui per acquistare questo libro

Vai alla pagina degli eventi relativi a questo Autore


In copertina: «Giuramento delle Crocerossine nel “rito della lanterna” presso l’Accademia Navale di Livorno» fotografia dell’autore


Prefazione

Sergio Benedetto Sabetta offre un nuovo interessante saggio critico che mette in evidenza la sua capacità di strutturare il consueto processo analitico in relazione alla tematica presa in esame e, in questo caso, la concezione relativa ad un “nuovo umanesimo”, attraverso un complesso percorso che si snoda tra indagine storica, studio delle varie concezioni filosofiche, rapporto con la dimensione economica e, in ultimo, un’attenta analisi sociologica.
Il nuovo saggio di Sergio Benedetto Sabetta prende avvio, come una sorta di premessa ed introduzione, da riferimenti storici nel periodo del Rinascimento italiano ed arriva fino al moderno concetto di libertà che si accompagna alla visione “moderna” della società: ritroviamo numerose riflessioni relative al pensiero umanistico rinascimentale in riferimento al rapporto con la Natura da parte dell’umanità che hanno contribuito a creare le basi per il moderno concetto di libertà.
Lo stesso concetto di Natura, nel Rinascimento, viene percepito ed idealizzato come il “principio universale di vita”: ecco allora che bisogna distinguere tra il “naturalismo antico rinascimentale” per cui nulla esiste fuori della Natura ed il naturalismo nel suo significato “contemporaneo” che afferma come l’Uomo debba essere compreso in tutte le sue manifestazioni in rapporto con le cose e con gli esseri del mondo naturale.
Il presente saggio, dal titolo “In un nuovo umanesimo”, comprende tre capitoli che strutturano l’opera.
Nel primo capitolo, dal titolo “Dalla filosofia del Rinascimento alla decadenza italiana”, vengono presi in esame il concetto di “Uomo” e la sua nuova posizione nell’Universo recuperando la riflessione sul pensiero umanistico rinascimentale che vede l’umanità in rapporto con la Natura.
Il pensiero umano afferma la sua superiorità, come dominus delle forze segrete dell’Universo, e ne deriva il nuovo posto dell’Uomo nella Natura e la sua nuova posizione nell’Universo.
Il senso più profondo della metafisica naturalistica di Giordano Bruno è nella volontà di lotta contro i limiti e le angustie che soffocano l’Uomo da ogni parte, in modo da raggiungere una visione del mondo per cui non sia più un limite per l’Uomo stesso, ma il dominio della sua libera espressione.
Nel secondo capitolo, dal titolo “La nascita dello Stato moderno – Armonia e Grandeur, opposte visioni”, troviamo una profonda analisi del pensiero di Nicolò Machiavelli, al quale si deve la moderna scienza politica alla quale si accompagnano, poi, numerosi riferimenti alla nascita delle radici dello Stato Moderno e al concetto di “iustum” nell’età moderna.
Nel terzo capitolo, dal titolo “Nella modernità”, viene svolta una dettagliata analisi relativa all’utopia di un totalitarismo informatico con la disamina delle dinamiche sociali, giuridiche e politiche, oltre al problema dell’etica nei sistemi sociali.
Nel divenire di tale processo analitico entriamo nel Novecento con l’era elettronica e la visione del mondo si disintegra, fino ad arrivare alla nostra era dell’informatica in cui si contrappongono alla natura fisica una possibile natura virtuale e, da tali evidenze, nasce la difficoltà di un equilibrio tra reale e irreale, tra sogno e realtà, tra materia e virtuale: la globalizzazione informatica comporta, inevitabilmente, numerose contraddizioni e manipolazioni, come ad esempio la “raccolta dei dati”, che catapulta verso “l’era della misurabilità della vita” come la definisce Sadin, e tale processo pare condurre verso la necessità di colmare l’insufficienza umana con l’intelligenza artificiale.
Ne consegue la necessità etica di modelli culturali accettabili che plasmino le libertà sperimentali del singolo entro schemi normativi forti che riescano a tutelare ed impedire le sopraffazioni tra individui e anche nei rapporti tra diverse culture.
Sergio Benedetto Sabetta, grazie ad una scrittura precisa e lineare, documenta ed offre un interessante saggio critico che alimenta profonde riflessioni e considerazioni in relazione ad un tema così centrale ai giorni nostri: durante il processo analitico il suo sguardo coglie gli aspetti più critici e le relative problematiche inerenti la formazione del concetto di nuovo umanesimo.
Il problema della condizione umana e del suo destino sono da sempre temi centrali sui quali si sono espresse teorie, analisi e riflessioni da parte dei maggiori studiosi e, oggi, si parla di un “nuovo umanesimo” che riesca a creare un rinnovato ideale, che possa condurre ad una renovatio mundi.

Massimiliano Del Duca


In un nuovo umanesimo - Tra storia, filosofia, economia e sociologia


Dedicato a Clementina Rita Mattiuzzo, infermiera al San Martino, Ospedale di Genova, nel periodo della II Guerra Mondiale (1940-45).


“Caduta, senza essere stata confutata, l’idea di un’unica Storia orientata, il senso del nostro vivere nel tempo sembra, ora più che mai, disperdersi in una pluralità di storie (con la s minuscola) non coordinate, in destini personali blandamente connessi alle vicende comuni.”
(Romeo Bodei, La filosofia del novecento, Donzelli, 2006)


SFERE

Nelle sfere del cielo
matematico circo di luminosi carri,
palla di fuoco sospesa in una infinita corsa,
si perdono le redini nell’incerta mano di Fetonte,
brucia nell’opalescente caligine il profilo
di un ribollente mare, vampe, orde scagliate sulla terra,
nell’immobilità del nostro infuocato tempo
sospeso in una eterna attesa.
Si contorcono i rami nell’arsura, deserto,
piangono gocce di ambra i pioppi, Eliadi,
nelle vampe del soffio di Eolo, ira e pietà di Zeus,
nella ferocia di un tremolante tramonto
viviamo immersi nell’infuocata fucina di Efeso.


Concetto di naturalismo

È opportuno distinguere preliminarmente tra il naturalismo antico o del Rinascimento, che è la dottrina per cui nulla esiste fuori della natura e Dio stesso è solo il principio di movimento delle naturali cose, e il naturalismo nel suo significato contemporaneo, per cui la distanza tra natura e sovranatura è ovvia. Dove si afferma che il soggetto umano può e deve essere compreso in tutte le sue manifestazioni, anche le più complesse, che sono nel rapporto con le cose e con gli esseri del mondo naturale, questo avviene per mezzo degli stessi concetti che le scienze impiegano per spiegarle.
Mentre in Cartesio il rapporto con la natura è matematico, in Giordano Bruno scienza e teologia si compenetrano, dove in Campanella vi è una idealità di società comunitaria con l’abolizione della schiavitù, la gestione dei beni in comune e una diversa divisione del lavoro.
Sia Tommaso Moro che Tommaso Campanella si ispirano nelle loro opere alla “Repubblica” di Platone, ma a differenza della “Repubblica” sia in “Utopia” che nella “Città del Sole” vi sono un non luogo e un non tempo.
Nel “De umbris idearum”, Giordano Bruno manifesta una generale tendenza neoplatonica derivante dal Cusano unita al suo fondamentale naturalismo, l’ordine reale e ideale è unico e conoscibile, l’argomento delle cose che si nasconde nell’ombra brilla invece alla mente che lo conosce.
Nell’opera “La cena delle ceneri” al neoplatonismo naturale Giordano Bruno unisce la concezione copernicana dell’universo che è su un piano intuitivo, allargata agli infiniti mondi.
Allargando la riflessione, nelle altre due opere “Lo spaccio della bestia trionfante” e “Gli eroici furori” Giordano Bruno afferma essere il termine ultimo della vita morale del soggetto umano l’unione più intima con la natura nella sua sostanziale unità (Ateone). L’eroico furore è l’impeto razionale per cui il filosofo trovata la verità e la bellezza tende a interessarsi solo a Dio e a quell’infinito della natura che la filosofia gli ha fatto conoscere
Infine, se nel “De infinito universo e mondi” viene ribadita l’infinità dell’universo da cui ne consegue che noi siamo finiti e relativi, nel “De Monade” si ribadisce ancora una volta l’idea della totalità organica della natura, l’essere è unico ma si articola in infiniti modi di esistenza.


CAP. I

DALLE FILOSOFIE DEL RINASCIMENTO ALLA DECADENZA ITALIANA


Premessa

Vi è attualmente la necessità di recuperare la riflessione sul pensiero umanistico-rinascimentale, quale momento in cui si viene a riflettere su l’umanità e il suo rapporto con la natura, creando per tale via le basi per il moderno concetto di “libertà”.
Lo spezzare gli schemi non deve necessariamente risolversi nel creare anarchia, ma è il ricercare nuove soluzioni, magari rifacendosi in modo originale all’autorità degli antichi, comunque superandoli senza farsi intimorire.
La cultura occidentale deve pertanto riaffermare le proprie radici, per dare nuovo slancio al pensiero, che non può ridursi all’attuale frammentarietà del quotidiano, alle necessità del subitaneo, una ricerca che non può essere all’inizio che elitaria, ma necessaria proprio per superare l’attuale ripiegarsi su sé stessa dell’Europa.
Tutti gli umanisti hanno in comune l’entusiasmo che prende quando si è consapevoli di partecipare ad un’opera di rinnovamento generale, una vera avventura, infatti sono i testimoni di un salto verso orizzonti sempre più profondi e del tutto nuovi, aperti dalla nuova cultura e dal sapere.
Tutti hanno un tratto comune, l’aspra polemica contro una certa cultura identificata con una età barbara, al rispetto dell’ordine, al senso di una gerarchia desueta, al gusto per i ragionamenti schematici e solo formalmente chiari, in realtà tanto superficiali quanto falsi, essi oppongono il sapere derivante dal confronto delle forme, il rispetto e il valore dell’individuo, gli aspetti molteplici delle diverse verità che si assommano senza però escludersi.
Dapprima in Italia, si pensi a Francesco Petrarca e poi nel resto dell’Europa, gli intellettuali del Rinascimento pensano alla propria opera in termini di rottura con la tradizione e non di continuità.
Con questi uomini la filosofia si ancora nella vita civile, e le tecniche e le arti non sono più separate e divise dalla riflessione filosofica, le grandi sintesi filosofiche di Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Giordano Bruno, Erasmo da Rotterdam non devono fare dimenticare la molteplicità delle correnti così da doversi parlare non “del Rinascimento” ma “dei Rinascimenti”.
Tuttavia, sotto gli aspetti diversi ed eterogenei della riflessione sull’uomo e sulla natura, si trova un campo di esperienze di cultura relativamente omogenee, un italiano, un inglese, un francese, un tedesco, uno spagnolo è prima di tutto formato nella comune eredità classica, greco-latina.
Questo patrimonio antico non viene letto per evadere dal proprio tempo, invece si crede che gli antichi siano in grado di dare un mezzo utile all’interpretazione della propria età, quasi possedessero la chiave della verità. L’uomo del Rinascimento si inventa attraverso il passato, in questo passato quello che egli apprezza e quello che invece trascura servono a identificarlo.
Questa scontentezza per il presente, questa insofferenza per la rozzezza e lo squallore della vita contemporanea, si affermano ovviamente in ambienti di ricchezza, dove un certo stile di vita e di pensiero si forma proprio nelle ricche città del centro-nord italiano. Firenze, capitale della finanza e del commercio, vede nascere l’umanesimo all’interno delle clientele dei grandi cancellieri di quella repubblica.
Verso la fine del ’400, le grandi scoperte geografiche, la diffusione della cultura mediante l’introduzione della stampa, i grossi progressi tecnici quali l’artiglieria, obbligano ad un ripensamento generale, naturalmente con incertezze varie: i calcoli di Toscanelli sono solo teorici, Colombo crede l’America essere il mitico Cipango (Giappone), Machiavelli sottovaluta l’artiglieria pensando superiori le tecniche militari romane, uno spirito come il Cremonini, che si ritiene libero dalle “superstizioni”, ha paura di guardare nel cannocchiale di Galilei perché “gli fa male alla testa”; insomma tutto si trasforma, ma è anche vero che questo nuovo progresso è accompagnato da molte ambiguità.
La tradizione e il principio di autorità pesano ancora, tanto che lo stesso Copernico giustifica la sua audacia di scopritore riferendosi a Pitagora, solo pochi spiriti sanno aprirsi la loro strada con la certezza del proprio valore, la moda dell’antichità genera una miriade di piccoli dotti, di grammatici, di professori, di pedanti che si specializzano nello studio delle grammatiche, della filologia, dell’Ars memoriae (l’enciclopedismo artificioso del lullismo) e si disputano i favori dei principi, dei grandi borghesi, dei re.
Di fronte a questa pletora, spesso meschini, solo alcuni rari spiriti, come Leonardo, avvertono il potere di una cultura liberata dalla tradizione e dal pregiudizio, scorgendo nel mondo antico i suoi limiti.
Dice Leonardo con amarezza nelle sue “Note”: “Io mi rendo ben conto del fatto di non essere un letterato e che per questo certi presuntuosi crederanno potermi biasimare, andare dicendo che io sono un ignorante. Stupida gentaglia … diranno che la mia ignoranza delle lettere m’impedisce di esprimermi sui soggetti che voglio trattare. Ma questi argomenti, questi temi per essere esposti richiedono l’esperienza più che la parola di altri”.


L’orizzonte ideologico

Quello che colpisce, chi ama la chiarezza e la precisione quando affronta la lettura dei testi filosofici del Rinascimento, è l’impossibilità di assegnare un posto preciso ad un concetto, bisogna rassegnarsi, il Rinascimento è un’esplosione e non ha il tempo di curare la sistemazione dei suoi quadri ideologici. Di qui i lunghi verbosi discorsi, la mescolanza e confusione di livelli e di gerarchie, a questi spiriti la verità filosofica appare nelle forme spezzate e diverse di un unico sincretismo, in una riunione o confusione di dottrine diverse tra loro.
Elementi del pensiero platonico si mescolano a quelli di Aristotele, Lucrezio, gli Stoici, il Cristianesimo, il Neo Platonismo. Erasmo vuole conciliare Cicerone con la Bibbia, San Gerolamo con Seneca, questi spiriti più che il senso e il gusto per la divisione desiderano, al contrario, unire e sintetizzare anche quello che è assurdo e impossibile conciliare.
Si tende a spiegare con una fondamentale debolezza di rigore dottrinale, ma è una debolezza positiva perché è l’unico modo per liberarsi dalle catene dei falsi sistemi medioevali, esatti, lucidi, ma vuoti e falsi.
Il Rinascimento, insicuro dei propri concetti e del suo metodo, spezza i quadri sistemici del pensiero medioevale, innestandoli insieme, distruggendone le distinzioni, sino a farli saltare. La combinazione, ad esempio, di Aristotele con il suo contrario Platone porta ad evidenti assurdità logiche, quando si spiega il movimento sia con l’anima motrice (Platone) che con un motore immobile esterno (Aristotele), la conciliazione risulta impossibile ma viene egualmente affermata. Tuttavia il risultato è molto importante, in quanto si scardinano le false certezze della scienza tolemaica e da queste rovine, da questa opera di rimozione del vecchio edificio concettuale crollato si apre lo spazio per la scienza moderna.
La natura è il concetto che affascina tutti gli spiriti del Rinascimento, il concetto che ne hanno è generalissimo e nessuno di loro si preoccupa di definire i vari livelli di riflessione, in proposito parlano di “principio universale di vita”, “fonte”.
Si può scorgere in proposito un vasto campo concettuale unitario dove ognuno realizza diverse combinatorie di significati, questo al di là delle polemiche tra chi si appoggia su Platone e chi su Aristotele e altri, questo campo concettuale lo possiamo così articolare:
1. Scoprire il posto dell’uomo nella natura;
2. Come intendere l’immortalità dell’anima;
3. Quale ruolo svolgono gli altri nella vita di tutti i giorni;
4. Come qualificare e scoprire la potenza dell’amore.
I trattati in proposito sono innumerevoli e la loro lettura è oscura e difficile, su tutti domina sempre una concezione che accomuna tutti questi spiriti, la grande potenza dell’astrologia e della magia.
Tutto è in tutto, tutto è in ogni cosa, macrocosmo e microcosmo si corrispondono, chi possiede i legami tra le cose troverà i segreti dell’universo, in questo modo viene pensato il mondo, l’universo, si percorrono le gerarchie celesti, si partecipa alla luce, vista come sorgente della vita, sia i mistici che i naturalisti sono concordi nel ritenere la materia “aliquid incorporeum”, come dice Giordano Bruno, come un’anima vivente.
Poiché nulla può arrestare il pensiero, anche l’anima umana si confonde e conosce quella che circola nell’universo, il pensiero umano afferma così la sua superiorità e arriverà alla propria potenza, diventando “mago” con la “dominazione” ad opera di magia e di astrologia delle forze segrete dell’universo, che tali non sono per chi osa conoscerle.
Se tutto questo può risultare incomprensibile per il nostro modo di pensare, questo tipo di concepire la natura, quest’insieme di dottrine ha svolto nella storia un preciso ruolo critico molto positivo.
Questi spiriti spesso esaltati, allucinati, questi “maghi” che per un verso hanno delle nozioni prescientifiche e per un altro credono in assurde ingenuità, sono tuttavia riusciti a liberare l’uomo del Rinascimento dal medioevale rispetto dell’ordine, dell’autorità “ipse dixit”, sgombrando l’anima dalla falsa cultura delle evidenze semplici e facili ma non vere, dalle soluzioni apparenti, sovvertendo l’ordine dei sistemi, facendo così, dopo secoli, l’esperienza della libertà.
Così alle classificazioni preferiscono le visioni globali, demistificando la scolastica medioevale e le sue false evidenze, ritrovano l’unità della ricerca riproponendo il problema del ripensamento della totalità della cultura, in questo senso la loro intenzione è squisitamente moderna, anzi, contemporanea.
Con tutti i loro limiti questi spiriti hanno operato l’essenziale: il profondo rivolgimento del campo della riflessione, il nuovo posto dell’uomo nella natura, la trasformazione della concezione dell’universo.

[continua


Se sei interessato a leggere l'intera Opera e desideri acquistarla clicca qui

Torna alla homepage dell'Autore

Il Club degli Autori - Concorsi Letterari - Montedit - Consigli Editoriali - Il Club dei Poeti
Chi siamo
La Rivista
La voce degli Autori
Tutti i nostri Autori
Per iscriversi
ClubNews
Il notiziario gratuito
Ultimi inserimenti
Homepage
Avvenimenti
Novità & Dintorni
i Concorsi
Letterari
Le Antologie
dei Concorsi
Tutti i nostri
Autori
La tua
Homepage
su Club.it