Scritti senz’anima (riletti senza testa!)

di

Sarah  Baciocchi


Sarah  Baciocchi - Scritti senz’anima (riletti senza testa!)
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 68 - Euro 9,00
ISBN 979-1259510600

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In copertina: fotografia dell’autrice

All’interno: illustrazioni di Sophia Dini


Prefazione

Nella silloge di poesie “Scritti senz’anima”, Sarah
Baciocchi propone un viaggio lirico in una dimensione d’oscura apparenza esistenziale, come ad affrontare un’inevitabile dispersione nel Nulla, come a svanire in una “lucida apatia”, in un lento dissolvimento dove sono annientati tutti i pensieri, in un costante vaneggiamento, immaginando il Nulla, rimanendo “senza parole”.
Si avverte chiaramente la percezione di un ondeggiare in equilibrio, “in bilico tra il vuoto e il nulla”, dove il sogno “disorienta”, la fantasia “lacera” e l’amarezza “piomba nel cuore” soffocando la serenità: in tale dimensione, il nutrimentum diventa l’apatia e risulta difficile trovare una via d’uscita perché lo sconforto “imprigiona” l’anima.
Ecco allora che la vita perde “colore” e la realtà sofferta riconduce solo a “suoni cupi”, gli occhi sono offuscati, mentre la tristezza impedisce alla fantasia di risvegliarsi, in un lento abbandono al proprio destino, come a sentirsi “altrove”: i ricordi risultano dispersi tra la polvere dei giorni, tra le “pieghe del cuore”, in balia della memoria del Tempo, e tutto, nella visione poetica, conduce a ricercare una “dimensione del Niente”, dove regni “il Vuoto/del Nulla…che percorra l’Abisso del Non senso/per spegnersi/in una valle/di maledetta disperazione”.
I versi di Sarah Baciocchi non lasciano spazio a dubbi e catapultano inevitabilmente in un’atmosfera dove il pensiero viene letteralmente disorientato e scuote i fragili equilibri, dove la sensazione costante di “vivere alla deriva” della sua immaginazione si miscela alla percezione di sentirsi imprigionata in cupi pensieri, e limitata da precarie inutilità, come fosse materialmente incatenata ad un’amara tristezza, in balia d’una incertezza esistenziale che “trafigge il cuore”, e la poetessa scrive: una lama si insinua “al posto dell’anima/che mi ha abbandonato/in questa inquietudine terrena”.
La sua Parola graffia l’anima, tratteggia i margini di una “oscura apparenza”, svela i riflessi che proiettano nell’abisso, conduce a scavare tra le ferite e ad indagare nel giacimento emozionale, quasi la poetessa volesse ricercare un senso alla sua apatia, all’apatia del suo entusiasmo e della sua verità, tra lembi di vita e l’oscurità che avvolge, “nel riflesso di una lacrima” e nella preghiera rimasta in sospeso.
Sul palcoscenico della vita si delineano le molteplici manifestazioni delle profonde percezioni liriche di Sarah Baciocchi che ammanta la sua Parola d’un potere penetrante e d’una grande forza espressiva, sempre allertata ad affrontare il simbolico abisso del vuoto, ad “annegare tra le lacrime” della sua inquietudine, a sprofondare nel “cratere della disillusione”: ben sapendo che la realtà dolorosa, tra ipocrisie e falsità, tra indifferenza e malinconia, tra speranze e “trasparenti verità”, ormai ha infranto i sogni e soffocato il suo Essere.
Durante il processo lirico la visione lambisce l’anima costantemente, superando le delusioni e gli egoismi, le indifferenze e i silenzi glaciali, e, infine, emerge la possibilità di uno spiraglio, di un “raggio di luce” che diventi evento salvifico, capace di annientare l’eco del tormento, di sanare il cuore lacerato e di illuminare le verità nascoste che, finalmente, si svelano “ad un passo dall’abisso/lo sguardo sul baratro”.
Nella tessitura esistenziale la Parola di Sarah Baciocchi scivola nelle pieghe dello Spazio, in balia dell’oceano emozionale che alimenta il canto lirico, sempre intenso e vibrante, tra il groviglio del vivere quotidiano e le intricate rappresentazioni del suo mondo lirico, in un’alchemica miscela di desideri che s’infrangono contro i sogni, di aspettative tormentate e di illusioni che vengono inghiottite nel vortice d’un infinito lamento che diventa vertigine immane.
In attesa di accogliere la Luce.

Massimo Barile


Scritti senz’anima (riletti senza testa!)


“I ricordi spezzati
lasciano briciole di me
nel tumulto dei miei pensieri.

Frantumati dal Tempo,
vagano irrequieti 
tra la polvere delle sconfitte
e la luce di nuovi successi.

Senza tregua, restano
in balìa di ciò che un tempo
sono stato.”


Introduzione dell’autrice

Come fili di luce intrecciati a pulviscoli di polvere,
i pensieri vagano, 
cullati dall’indecisione della vita.

Cerco di raccoglierli nella penombra dei miei ricordi;
a fatica traccio il loro destino.

Affiorano, a volte prepotenti, lasciando nel cuore tumulti di brividi dimenticati.

Sono lì e incidono la mente, inchiodando Verità che ormai non fanno più parte di me.

Lascio un’impronta del mio essere, che già più
non mi appartiene.


In medio stat… ego?!?

Spalle larghe o forse troppo strette
per sopportare il peso di una violenta ingiustizia.

Mani grandi o forse troppo piccole
per raccogliere compassionevole amore.

Troppo basso per respirare il profumo della libertà
ma forse troppo alto per accorgermi
degli errori che solcano la Terra.

In equilibrio sulla fune
perché è più facile star nel mezzo
che schierarsi con la giustizia.

Gli occhi chiusi per meditare
o forse solo per non vedere
la mia preghiera rimanere inattesa.

Orecchie assordate dal silenzio
perché forse è solo più facile non dover ascoltare.

Piedi grandi per non rinunciare alle mie certezze
o forse troppo piccoli per mettermi in cammino.

In bilico tra il vuoto e il nulla…
Eccomi! sono io!


Perso nel buio

Perso nel buio
immobile resto
il sogno mi disorienta
la fantasia mi lacera.

Di apatia mi nutro
mentre il mio mondo
smette di vivere.

Con imbarazzo
muoio
al mio destino.


Nel riflesso di una lacrima

Osservo il mondo
attraverso il riflesso di una lacrima.
La vita ha perso colore
perché la nebbia annega i miei occhi.

Non lasciatemi solo

avvolto dalla tristezza

ho dimenticato la speranza
racchiusa nel pianto
di chi non ha più parole.


Senz’anima

Amarezza leggera
piomba sul cuore,
come piuma si insinua
soffocando la mia serenità.

L’apatia mi lacera,
non trovo via d’uscita.
Parole di sconforto
imprigionano l’anima

triste vaga

tra cieli plumbei
di nuvole sconfitte.

Sento che mi manca.

Osservo la realtà
attraverso occhi doloranti,
il cuore ha smesso di scaldarmi
mani fredde afferrano il Nulla.

Gelo sulle labbra
suoni cupi rimbombano
tra costole di inusuale fragilità.

Non riesco ad uscire.
Non voglio stare solo.

Una prigione di specchi
inganna la mia mente
che resta in balia della vita
mentre io

sono altrove

ad inseguire
la parte migliore di me.


Il ragno

Sono quel ragno
immobile da ore
in quell’anonima stanza
di polveri e ricordi.

Appeso ad un filo
in bilico
al centro dell’abisso
resto
a sfidarti.

Chissà quando ti accorgerai di me…

Non ho fretta
perché non ho più un progetto.
Ho smesso di tessere
non voglio più catturare
perché non posso nutrirmi
dei sogni altrui.

Resto nell’ombra
ad aspettare la morte
perché un giorno
ti accorgerai di me
e vedrò
nell’orrore dei tuoi occhi
la mia fine.


Gollum

Vivo ripiegato su me stesso
in un mondo nutrito di illusioni
abbagliato da finte conquiste

mi crogiolo in una dimensione di sconfitta
pago di ciò che mi circonda

non cerco nulla altrove
non rovisto più nemmeno tra le pieghe del cuore.

Mi aggiro solitario
nel non senso della mia apatica Verità.

Non ho più espressioni,
il volto liscio
osservo la bramosia nel mio sguardo

senza parole,
non temo una bocca
che ha smesso di vivere.

Un solo suono
accompagna le mie giornate
e fiero
ne ascolto le vibrazioni
imprigionarmi il corpo: il mio tesssoroooo…

Un’eco in lontananza che riempie il mio mondo
squarciando il buio
della mia cieca avidità.


(S) – Thor – (di) – mento

La rabbia
mi attraversa

trafigge il cuore
che smette di respirare
e uccide il respiro
che cessa di battere.

Una spada
mi porto dentro

al posto dell’anima
che mi ha abbandonato
in questa inquietudine eterna.

Un dolore
condiziona
ogni
mio
pensiero.

Invoco una quiete dove
tutto possa tacere
per sempre.

Il vuoto
del Nulla
in una dimensione del Niente
che percorra l’Abisso del Non senso
per spegnersi

in una valle
di maledetta disperazione.

Il tormento
della pazzia
mi stordisce
con l’inganno

di un sonno eterno.


Incompiuta

Indefinita
abbozzata
appena iniziata
sussurrata
accennata
timidamente allevata nei pensieri
ma subito dopo lasciata
in balia del destino
archiviata
nella memoria del Tempo…
la mia strada
una Via ancora lì
al margine della storia del mondo…
pur esistendo
da sempre
nel cuore dell’universo.


Penombra

Nella penombra
ripenso
all’oscurità che mi avvolge;

del mondo osservo l’ingiustizia
dimenticando
di esserne complice.


[continua]


Vuoto…a®render…si!

Non mi arrendo
mentre perdo l’equilibrio
inciampando nell’apatia del mio entusiasmo.

Non mi arrendo
mentre l’imbrunire nasconde
i sogni al mio sentire.

Non mi arrendo
mentre la tristezza impedisce
alla fantasia di svegliare la mia insoddisfazione.

Mi arrendo
all’insistenza
della mia gatta.

(Avevo promesso di scrivere anche di lei!)


[continua]

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