L’occhio

di

Roberto Calò


Roberto Calò - L’occhio
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 82 - Euro 9,00
ISBN 978-88-6587-4448

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In copertina: «Pupille» © Jürgen Fälchle – Fotolia.com


Introduzione

L’occhio, qui, non sta per l’occhio del poeta. Non è sua esclusiva caratteristica possedere questo organo inteso come mezzo di visione non solo della realtà ma anche della fantasia, dell’ignoto, della psiche. L’occhio, inteso in questo senso, è prerogativa di tutte le donne e di tutti gli uomini creativi, sia che si tratti di artisti o di scienziati o di persone sensibili che si dedicano alla comprensione di sé e degli altri.
In questo libro, il titolo spiega la mia ispirazione poetica che va sempre cambiando e scegliendo argomenti vari. L’occhio non guarda mai da una sola parte. Guarda tutto ciò che lo attrae. E poi si ferma a vederlo, a contemplarlo, a esaminarlo prima di trasformarlo in un prodotto del proprio spirito. Ossia una propria creatura. Nel mio caso è una poesia, ma può essere anche una musica, una scultura, un quadro, una teoria, ecc. Queste mie ultime poesie hanno un taglio stilistico diverso rispetto alle precedenti e così sarà per le prossime. Il poeta è in realtà un ricercatore e cerca di perfezionare la sua espressione che cambia in continuazione. Cambia rispetto agli argomenti, ma cambia soprattutto rispetto alla forma. Io, su ogni nuovo foglio bianco, modello una scrittura come se fosse creta tra le mie mani. E per farlo, ci vuole una sensibilità allenata o un occhio allenato. Nella parte finale di questo libro ho tentato di estendere la mia vista su fatti realmente accaduti. Soprattutto fatti drammatici. E poi ho dato sfogo ad un libero pensiero tramite alcuni aforismi.

Roberto Calò


L’occhio


UNA PASSEGGIATA

Riposiamoci camminando.
Che le gambe frenino l’ansia.
Scegliamoci una stagione,
la più vicina.
Che sia aria di sole foglie o d’acqua,
non importa.
Prendiamoci un’ora appartata
nel primo pomeriggio
e camminiamo.
Respiriamoci le voci
e lasciamo alla natura
le nostre parole
e che il vento le racconti alle cose
e le fermi nella loro memoria.
Camminiamo più che possiamo
e lasciamo in più punti
l’odore di un bacio.


SUPERA!

Supera la normale velocità
del mio cuore.
Supera la corsa del sangue
nelle mie vene.
Supera la fretta dei miei sensi.
Sorpassami in tutto.
Fammi arrivare secondo
in questo duello senza regole.
Tra noi due
io sarò sempre il minore.


LETTERA DI UN BAMBINO MAI NATO

Papà, ti ringrazio.
Io sono quel tuo figlio
che non hai messo al mondo.
Dammi pure un nome.
Ci farà sentire vicini.
Fai bene a creare poesie e non me.
Ma io so tutto di te.
So che non sei uno stronzo
e so che ami molto.
Ma ti decidi a dire a quella donna
che sei pazzo di lei?
So che non può più essere mamma.
Non fa niente, non mi dispiace.
Hai scelto bene.
Ma che aspetti a fare l’amore?
Fallo! E quando ci sei pensami!
Sai papà,
non fare la cazzata di fare un figlio
fra dieci o vent’anni.
Ci sono milioni di uteri
ma io mi fido solo di te
e di quella mamma senza pancia.
Fai l’amore papà.
E quando ci sei, pensami!


IL GENIO

Sa poche cose,
ma solo lui le può unire
in un immediato colpo
di pensiero.
Come il sapone crea bolle,
così la sua mente crea idee
di tutte le forme, di tutti i colori.
Corre veloce come un cavallo
nell’universo
e si spinge nello zodiaco
per conoscere tutti i suoi segni.
È semplice come un numero
ma si moltiplica continuamente.
Lui, mentre tu parli,
distraendosi ti ha già capito.
E l’errore è minimo!


CERTI DOTTORI

Cos’è una laurea?
Io ne vorrei una
ma vorrei capire bene
cos’è, cosa c’è dentro.
Libri, tanti libri?
Tasse, tante tasse?
Domande, tante domande?
Quando vedo qualche faccia di laurea,
a volte mi sembra di vedere
un pavone serio
con occhi d’oracolo.
Allora mi chiedo:
chi è costui?
Un laureato!
Un ricco di parole e pensieri!
Accidenti. Anche io lo sono.
Ho più pensieri io di Socrate.
Ma la mia testa non ha corona.
La sua voce sembra modulata
da un evidenziatore giallo
o da una matita rossa.
Il laureato parla,
tu taci!
Tu spesso non capisci
e dai la colpa a te
ma è lui che è responsabile
dell’accozzaglia di nomi e gesti.
Tu non te ne accorgi
e lo guardi come si guarda
un’opera d’arte senza critica.
Che dice? Boh?
E così penso alla laurea
come ad un’insalata di mare:
due cozze, due vongole, due totani
e così via.
E ci si strafoga in due minuti.
Questi sono dottori!


LA BIZZOCA

C’è chi sull’altare
predica un’Ave Maria
mentre gli corre dentro
un odio amaro
che poi deforma
in un segno di pace.
C’è chi orgogliosamente vestita
è seduta puntualmente in chiesa
e versa la sua pochezza
nell’orazione collettiva.
E sempre lei,
confessa i peccati degli altri
e prende l’ostia in bocca
per tacere un vuoto di cristianità.
C’è chi ascolta il prete
come la televisione e dice:
è vero; l’ha detto la televisione!
E lo dice quando trasmette
sempre lo stesso canale: “Rete Nostra”.
E con questa Rete
si pesca il male
sprofondato nell’animo.
Poi ti vede per strada;
tu magari sei pure un santo
ma a lei hanno insegnato
che l’inchino si fa al diavolo.
E lo fa l’inchino,
a te riserva solo
lo scarto del suo pensiero.
Tu, per lei, che preghi tutto solo
il tuo Dio e lo fai tuo,
sei un handicappato.


AVVISO

Tu non sai quanto rumore
farà il mio passo
quando entrerò nella tua casa vinta.
Per ora il tuo sporco gioco
mi fa ridere di rabbia.


RESTITUZIONE

Il male va restituito.
Ma come? Cristo lo sa per me.
Non lame, non calunnie, non sortilegi
ma con una parola detta al mondo intero
tale da fargli cambiare il moto
e schiacciare la serpe
troppo sicura del suo veleno.
Anche il bene va restituito;
ma non in una volta sola.
È un debito che dà gioia
e non si estingue con un sol gesto.
Gli anni donano a ciascun giorno
tutte le ore
finché l’opera non si completi per sempre.


ACCONTÈNTATI

Hai grandi tasche vuote.
Aspetta! Non piangere subito miseria.
I poveri sono soli
ma hanno una spugna tra le tempie
che assorbe tutta l’acqua di vita.
E tu di vita ne hai tanta
ma non lo sai ancora.
Vuoi, vuoi, vuoi;
ma ti rendi conto
che hai Dio dentro di te?
Che vuoi di più?
Sono pochi o pochissimi
ad averlo.
Neanche Aladino
aveva questa fortuna.
Accontentati!


IL POTERE DEI MIEI SOLDI

Io ho la fortuna
di coprire le mie spese.
Nella mia casa,
oltre al pane c’è altro
e sul finire del mese
posso comprare l’ultimo giornale.
Non voglio miliardi. No!
Voglio assegni in bianco.
Vedo bimbi con la mamma in Paradiso
e il papà all’inferno per un pugno di soldi?
Un milione ciascuno.
Vedo una donna
che versa due lacrime nel caffé
e sa che quello è il suo unico pasto
per lei e i suoi figli?
Un milione!
Vedo migliaia di uomini
che lavorando muoiono
e non lavorando muoiono due volte?
Trenta miliardi.
Vedo milioni di mosche
volare nel cielo
dirette in Africa, Asia e altrove
per divorare i corpi dei bimbi
non nutriti?
Mille, diecimila miliardi a quei bambini.
Vedo me stesso?
Un po’ di lusso,
e il solito giornale per informarmi
sul potere dei miei soldi!


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