Da me a voi - Teatro

di

Roberto Calò


Roberto Calò - Da me a voi - Teatro
Collana "Gli Abeti" - I testi teatrali
14x20,5 - pp. 324 - Euro 16,00
ISBN 9791259511553

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INTRODUZIONE dell’autore

In quest’altro mio libro di opere teatrali, metto al centro accanto all’uomo, la figura della donna che assume un ruolo svolto in tre tematiche molto sentite ma non ancora risolte. E infatti parlo della parità dei sessi, dello stalker e violenza sessuale, e infine, della violenza fisica sulla donna e del femminicidio. Questi temi vengono sviluppati rispettivamente in “Pari o dispari”, “Qualcuno mi insegue” e “Il cavaliere di bastoni”.
Ne “La donna in lutto”, si parla di psicoterapia di gruppo dove una donna viene aiutata ad elaborare la perdita del marito, ma soprattutto ad allontanare la paura di avere un altro uomo.
E di donne parlo anche in “Lettera ad un madre che avrei voluto avere”, dove immagino Oriana Fallaci come madre. Qui ho messo a frutto la mia lettura di alcuni suoi libri, che ha catturato un po’ il suo carattere.
Poi si passa agli “Umanimali”, espressione da me coniata per indicare la tendenza di alcune persone a riferirsi a modelli animali. La scena si svolge durante una festa in una villa di un uomo-cane.
In “Nessuna norma”, invece, metto in evidenza la difficoltà di usare il termine “normalità” e quella di stabilire una norma etica o morale che faccia da bussola alle azioni umane. È un confronto tra sette persone, tra cui due normo dotati, e gli altri cinque con handicap fisici o psichici.
Poi affronto direttamente il tema della malattia psichica ne “La storia dei sette”, dove ogni personaggio si racconta e spiega che da questa malattia si può guarire con grande volontà, coraggio e, questo vale per tutti, con un po’ di fortuna.
Infine parlo del narcisismo ne “L’innamorato pazzo”, dove un giovane uomo innamorato di sé stesso decide di voler amare pur non essendo disposto a cambiare la sua natura. E questa natura gli sarà fatale.
Buona lettura.


Da me a voi - Teatro


“L’amore chiede tutto, ed ha il diritto di farlo”.

Ludwig van Beethoven


Pari o dispari?

Personaggi:

Mary Curie
Madre Teresa
Rita Levi-Montalcini
Pirandello
Heisenberg
John Nash


In una sala d’albergo, si ritrovano sei Nobel per la discussione di un tema annoso, la cui domanda non ha mai trovato una risposta esaustiva. Sono tre uomini e tre donne. Chi seduto, chi in piedi, viene energicamente coinvolto dalla tensione che emerge da quella che si può definire una psiche collettiva.

Curie: Bene, bene. Ci troviamo qui tre Nobel donne e tre Nobel uomini. Ma tra Nobel e nobile, c’è differenza.
Pirandello: Cosa vuoi dire madame Curie?
Curie: Mi riferisco alla differenza tra uomo e donna. Qui non c’è nulla di nobile. Basti pensare che la percentuale femminile che ha avuto questo premio, è ad oggi, poco più del dodici per cento sul totale dei premi.
Heisenberg: Ma Nobel, non vuol dire nobile. È solo un gioco di parole.
Montalcini: Già, un gioco che mette in gioco, scusate il mio gioco, una mancanza di obiettività, mio caro Heisenberg.
Pirandello: Non è forse una verità certa, che nell’uomo ci sia uno spirito più elevato? E aggiungo che è la Natura che ha voluto ciò, non l’uomo.
Madre Teresa: Lasciatemi dire qualcosa a proposito dello spirito. Partiamo da questo presupposto: io lo intendo come intelligenza. E come insegnante, educatrice e serva dei più poveri, ho capito questa cosa: i caratteri possono essere innumerevoli, ma le intelligenze, no. Si distinguono solo in basse, medie, alte e altissime. L’umanità, non l’uomo solamente, è frutto di una Natura imparziale che non fa distinzioni tra maschio e femmina. Ho conosciuto bambine prodigio oltre che bambini prodigio. E tra i due non passava alcuna differenza, né di sensibilità, né di virtuosità, né di eccezionalità. Quindi la Natura non è responsabile della disuguaglianza, ma lo è invece, la cultura. Perché sia stato l’uomo a dettare questa cultura, non lo so. So che è sbagliata.
Nash: Lo credo anch’io. E mi sono fatto sempre questa domanda: perché si ha difficoltà nell’ammettere una bella mente femminile?
Heisenberg: Forse perché così viene meno quella che è considerata una legge universale. E cioè la supremazia maschile. Quando verrà il giorno in cui questa legge non varrà più, sarà veramente il risultato di una rivoluzione… più scientifica che storica. Una rivoluzione Copernicana, potremmo dire.
Curie: Ma la donna l’hanno definita mobile. E mobile è la Terra. Essa infatti, gira. L’uomo, è il sole, il re Sole. Il solo ad illuminare. In questo caso ci vorrebbe una controrivoluzione Copernicana.
Montalcini: Ma la donna che gira, la donna mondana, neanche è stata vista di buon occhio. Diciamo che ci hanno voluto più esattamente come la luna. Un tenue chiarore nella notte.
Pirandello: La bellezza alla donna, il genio all’uomo. Sembra questa la conclusione.
Nash: Ma la presenza di donne di genio, testimonia che la genialità femminile esiste. È inferiore solo quantitativamente, non qualitativamente. Quindi io mi chiedo: la donna non è pari all’uomo?
Madre Teresa: Nella scienza e nell’Arte, è dispari. Solo quantitativamente, sì, d’accordo. Ma è un male, questo. È minoranza. Estrema minoranza se si pensa alle sole pittrici.
Heisenberg: E nella santità? La donna è pari o dispari, Madre Teresa?
Madre Teresa: La santità è l’unico luogo dello spirito che raccoglie ambedue i sessi. E perché? Già, me lo sono chiesto. E mi sono data questa risposta. Un santo e una santa non sono amati come star. Sono utili solo per le preghiere e i miracoli. E poiché i miracoli li fanno anche le sante, c’è parità tra i due. San Francesco non è più importante di Santa Caterina da Siena o S. Antonio da Padova non è più importante di Suor Faustina. La santità non ha sesso. E come ho detto prima, la spiritualità o intelligenza, non ha sesso. Magari si esprime in modo differente, ma non per potenza, ma per canali trasmissivi propri come la voce, la parola verbale e non verbale. Un uomo e una donna, in realtà, sono diversi come un uomo e un altro uomo. Solo che pochi riescono a vedere e ad accettare questo. È d’accordo con me, signor Nash?
Nash: Molto d’accordo. E ciò spiega l’amore. Si parla d’amore vero, infatti, quando ci si somiglia. Avremo pure delle differenze nel cervello, ma i prodotti mentali hanno lo stesso valore. Prendiamo un esempio nella letteratura: la Christie. Come faceva a far agire e parlare un uomo essendo lei stessa una donna? E Monsieur Poirot, era un uomo a tutti gli effetti. Non solo per descrizione fisica, ma in tutto. Mentre Miss Marple, aveva una caratteristica prevalentemente femminile. Come ha fatto, la magica Christie a crearli? Si può dire che Christie possa ragionare come una donna e come un uomo? Cosa ne pensi Pirandello? Tu ne sai qualcosa.
Pirandello: Non so spiegarlo… viene spontaneo. Una cosa è sicura: la creatività non ha limiti. C’è una sensibilità nell’animo artistico, che prende tutto dal mondo psichico o mentale. Io posso far parlare una donna con la stessa facilità con cui faccio parlare un uomo. E ciò viene naturale. È come se mi scorresse naturalmente nell’animo, la psicologia maschile e quella femminile. Eppure sono un uomo come Christie è un donna.
Curie: E ora, per favore, spostiamoci dalla letteratura alla scienza. Mi sapete dire cosa cambia un ragionamento, una curiosità e una ricerca femminile da quella maschile? Una scoperta, vi sembra possibile solamente per un uomo? Io ho dimostrato di no. Ma perché sono stati dati solo cinquantasei Nobel alle donne contro gli ottocentosessantotto agli uomini? Perché questa enorme disuguaglianza? Cosa pensi tu Rita?
Montalcini: Perché è colpa della cultura. Cultura preparata da maschi. Noi viviamo di pensiero maschile. Tutta la filosofia è maschile. L’uomo ci ha ritenute inferiori e non adatte al pensiero. A loro ha fatto sempre comodo che noi ci occupassimo di lavori non stimolanti per loro. Come pulire la casa, cucinare, lavare, e così via. Tutte faccende che sin dalla preistoria, presumo, fossero destinate alla donna. La parte più importante dell’esistenza, quella svolta dal pensiero che non fa altro che produrre potere, è stata prepotentemente assorbita dall’uomo. E così sono nati il potere politico, il potere economico, il potere militare e così via. Tutti questi poteri sono nati dal pensiero maschile. Noi non abbiamo messo neanche una sillaba. Abbiamo accettato tutto, trovandolo normale. Abbiamo ritenuto che una divisione dei compiti, fosse accettabile.
Heisenberg: Quindi, vuoi dire che la donna riteneva di non poter uguagliare l’uomo?
Montalcini: Alla donna è stata messa una benda sugli occhi, e quindi le è stata negata la vista. Intendo per vista, la visione del mondo e la capacità di interpretarlo. Senza quella benda, avremmo avuto filosofi, pensatori, drammaturghi, scopritori donne. Solo nel secolo Ventesimo dopo Cristo, la donna ha gridato “basta!” su scala mondiale. Ma il danno era stato già fatto. Ci vogliono altri secoli ancora, per avere un pensiero forte che sia il risultato di una interazione completa tra uomo e donna. Noi non vogliamo il potere, ma solo farne parte a pieno titolo. Abbiamo dimostrato che non siamo scimmie. Siamo notevoli scrittrici, scienziate, disegnatrici, sportive… insomma sappiamo fare tutto. E questo dobbiamo fare: tutto. Ma non in minoranza, ma in parità numerica.
Heisenberg: Chissà quanto pagherei per vedere un genio donna che fa la linguaccia a Einstein. Ma non solo a lui, pure a me e a tanti altri.
Curie: Ma sbagliamo a parlare solo di genio, che ce l’hanno in pochi. Uomini e donne. Noi dobbiamo porre l’attenzione sull’intelligenza media, normale. È qui che si deve combattere la lotta per l’assoluta parità. Poi, chi è più intelligente ha una marcia in più, e deve essere messo in grado, uomo o donna che sia, a ingranare quella marcia.
Nash: Eh, sì. Il talento non ha il pene!
Pirandello: Eppure sembra che fin dall’antichità, lo abbia avuto.
Madre Teresa: Sapete cosa ha avuto in più la donna sin dall’antichità? Il coraggio! Essendo madre, ha sviluppato il coraggio. Non quello per creare la guerra, che è infinitamente stupido a pensarci bene. Piuttosto quello per la famiglia. Per i figli, soprattutto. Un istinto, potremmo dire, più forte che nell’uomo. Il cemento della famiglia, è stata sempre la donna.
Pirandello: Abbiamo parlato di genio, di intelligenza, di talento, ma non di follia. Questa l’hanno sempre condivisa uomini e donne. Si può dire in parti uguali. Ma io mi chiedo: c’è un minimo di senso nella follia?
Heisenberg: Fatemi rispondere, perché ho qualcosa da dire in merito. Tutti noi conosciamo il mondo nelle sue grandezze naturali e visibili. E tutte le cose visibili sono regolate da leggi. Io, però, ho studiato l’infinitamente piccolo e, vi posso dire con assoluta certezza, che questo micromondo è interamente folle. Per amor del vero, e non di vanità, io ho fondato la prima legge che lo regola. La legge di indeterminazione. Vale a dire che, una particella subatomica si muove in modo tale che se conosci la velocità, non conosci la posizione e viceversa. Quindi non puoi capirla se non per approssimazione, per imprecisione. Credetemi, se ciò che non possiamo vedere ad occhi nudi, si facesse improvvisamente visibile, usciremmo tutti pazzi. Eppure il microcosmo funziona perfettamente. Ma in modo diverso. Un modo tutto suo.
Nash: Se vuoi dire che anche la follia ha un suo senso, sì, sono d’accordo. Ha le sue leggi, i suoi meccanismi. Ma è maledettamente subdola, perché credetemi, la schizofrenia, è il mondo dell’immaginario che si fa reale. È una dimensione che non esiste. Mentre il microcosmo esiste, questo mondo, no. È visibile e ascoltabile solo da chi lo ha inventato. Io ne so qualcosa e so come è fatto perché sono entrato e ne sono uscito da solo. Uno sforzo immane. Chissà se il Nobel lo abbia avuto anche per questo mio successo.
Madre Teresa: E che senso ha la schizofrenia per te?
Nash: È l’evasione. La materializzazione di ciò che non si comprende. È una magia nella quale ci si perde. Una fiaba che ti risucchia come Alice che entra nel Paese delle Meraviglie. Non è bello vivere in una fiaba, sapete? Anzi, è orribile!
Madre Teresa: Hai sofferto tanto?
Nash: Oh, tanto… è poco. Sorvoliamo, per favore.
Curie: Vi è mai capitato di interpretare la realtà come una fiaba? Lucidamente, dico. Una fiaba non bella.
Pirandello: La guerra. La guerra è la più orrenda fiaba che si vive non come malattia, ma come storia.
Montalcini: Già, le donne non hanno combattuto sul campo.
Curie: Sì, questa è un’altra differenza. Ma ho conosciuto donne prontissime ad indossare l’uniforme e a prendere un’arma per difendere i propri figli e mariti. Gli uomini non gliel’hanno permesso.
Madre Teresa: E così ritorniamo al coraggio. Altro che generale… una madre è una madre e basta!
Heisenberg: Una vera madre, però…
Madre Teresa: Cosa intendi dire?
Heisenberg: Che non tutte le madri amano i loro figli sino al punto che avete descritto.
Madre Teresa: Quel tipo di madri a cui ti riferisci, partoriscono estranei. Questo è un altro orrore. L’istinto materno è più forte della fame. Chi non ce l’ha, ha una rotella fuori posto, secondo me.
Pirandello: Tu colleghi l’istinto al cervello, alla ragione? Io credevo che lo collegassi al cuore.
Madre Teresa: Ciò che fa il cuore, lo vuole la mente. E il cervello serve a fare bene il bene.
Pirandello: Ma pure per fare bene il male.
Curie: Già. Ricapitolando, le donne sono uguali agli uomini solo riguardo alla morte, alla vecchiaia, alla malattia, alla miseria, alla follia, e alla cattiveria. Rispetto alla bontà, è difficile dirlo.
Montalcini: Anche rispetto alla legge, è difficile dirlo. La legge è uguale per tutti, sì, ma solo quando non dorme. E alla giustizia piace fare molti sonnellini, oggigiorno. Non vi pare?
Pirandello: Giustissimo. Ma qui entriamo nell’ipocrisia, altro elemento comune tra maschi e femmine. Però noi parliamo di ruoli occupati. Ruoli di responsabilità, di potere. Il dislivello è alto. Non quello intellettuale, non quello delle capacità, ma quello della dignità.
Curie: Hai detto bene. Della dignità. È in questa, che noi donne siamo ferite. Non ci sentiamo pienamente inserite nell’ingranaggio del mondo perché continua a funzionare secondo idee maschili. E poi, perché i più ricchi del mondo sono solo uomini? Forse perché sanno risparmiare di più, mentre noi donne siamo più spendaccione? Ma non vedete del ridicolo in questo? Il potere ha solamente i genitali maschili. E i ricconi si costruiscono grattacieli sempre più alti per mostrare le massime erezioni di cui sono capaci. E le donne? Che fanno le donne? Salgono e scendono nei loro ascensori. Non è mortificante tutto questo per noi?
Nash: Se fosse possibile, dopo la mia morte, io vorrei nascere donna con la stessa intelligenza che ho adesso. Perché? Per mandare all’aria la fisica, la scienza, e mettere su una filosofia con le tette. Ossia una filosofia con un punto di vista parallelo a quella creata sinora. Un pensiero forte che provenga da una mente diversa solo simbolicamente. E il suo diffondersi, avvicinerebbe Socrate, Platone, Aristotele, Marx, Kant e i filosofi più moderni. È stupido solo immaginare che pensare sia un’attività prettamente maschile. Il punto sta su che cosa pensare. Ebbene, la donna può con lo stesso sforzo maschile, elaborare un’idea e metterla su più binari per farla correre nelle più svariate destinazioni. E sì, un’idea deve essere capace di valere su più campi. Un’idea snella, agile, dinamica, semplice, e non pesante e suadente solo a parole. Le cose semplici sono quelle che più difficilmente la gente capisce, mentre le cose elaborate, sono quelle che più facilmente la gente capisce male. E allora dobbiamo fare in modo che la gente capisca bene usando la propria testa. Il linguaggio è importantissimo. La riduzione, la sintesi, è quasi sempre necessaria. La sintesi non è altro che il succo di un frutto che bisogna spremere. Il frutto intero, è buono anche, ma deve essere maturo. Un pensiero maturo, è un pensiero semplice. Un pensiero acerbo, è un pensiero complicato. Eh, sì, mi piacerebbe nascere donna, dopo questa mia vita. Direi più o meno le stesse cose, ma con un accento femminile. E questo è molto importante.
Montalcini: È quello che facciamo, solo che siamo poche.
Nash: Noi uomini abbiamo bisogno di una vostra filosofia per raddrizzarci.
Curie: È vero, questo. Io ho usato il batti panni per raddrizzare voi uomini. E non serve a niente, tranne che per ottenere un ahi! È veramente ora di raddrizzarvi con un pensiero forte. Non intendo punirvi, ma solo farvi capire che non dovete avere paura di noi. Non vogliamo essere più di voi, ma come voi. Su tutti i campi.
Heisenberg: Credo che questo sia il periodo giusto per proseguire con determinazione, questo obiettivo. Personalmente, a me non importa che un mio collega pure più bravo di me, sia uomo o donna. Se dovessi provare invidia e senso d’inferiorità, li proverei nella stessa misura per entrambi. Né un esperimento verificatore può mettere in dubbio la validità di un’idea, solo perché proviene da una donna. Sarebbe folle. Una legge fisica, per esempio, per sostituirne un’altra, deve essere sottoposta ad un severissimo esame o controllo che dimostri che la seconda, sia più soddisfacente e più vicina alla verità, della precedente. E allora, perché io dovrei mortificarmi di più, se a confutare la mia idea e a superarla, è stata una donna, invece di un uomo? È una brutta cosa questa. È come considerare la donna un essere umano vinto dall’uomo in tutto, e quindi impossibilitata a competere.
Madre Teresa: Questo è il punto fondamentale. Si considera la forza dell’intelletto come la forza dei muscoli. E allora, come nello sport, anche nell’attività mentale vi sono gare per sole donne e gare per soli uomini. Da qui parte tutto. Dal considerare l’intelligenza come un muscolo che nell’uomo è più sviluppato e forte, che nella donna.
Pirandello: E ancora oggi lo si vede in modo lampante, in politica. Nel parlamento e nel governo, le donne sono un’eccezione. Si è talmente abituati a vedere sagome maschili, che quando ne vediamo una femminile, si è portati a dire: e questa, che ci fa? Per non parlare poi delle donne sindaco. Se una si ritrova a coprire quella carica, per di più, essendo brava, giovane e bella, basta un suo slancio affettivo del tutto normale, per darle della puttana.
Montalcini: Questo è vero, ma è vero pure che ci sono soprattutto in politica, donne mascolinizzate. E queste piacciono molto agli uomini. Sono femmine fuori, e maschi dentro. Poco sensibili, o niente affatto, poco serie e severe, modelle di un politico potente da cui si fanno fare un ritratto da esibire in pubblico. Questo tipo di donne, servono nella politica, mentre quelle puramente femminili che conservano tratti gentili e affabili propri delle gentil donne come dei gentiluomini, pian piano vengono espulse perché inefficienti. Insomma, la politica è una fiction. Se non sai recitare, sei tagliata fuori pure se hai superato i provini. Ossia pure se hai vinto le elezioni.
Curie: Noto più o meno la stessa cosa, nel giornalismo. Gli uomini veramente bravi, lottano molto in nome della notizia vera. E vengono molto criticati perché indipendenti. Ma vi siete mai chiesti perché un giornalista dovrebbe scrivere il pensiero altrui? Non lo può fare un robot, questo mestiere? Le donne giornaliste, poi, quelle più dotate nella comunicazione, vengono viste come streghe da bruciare sul rogo. Non sono poche le giornaliste, ma se sono fedeli alla loro onestà professionale, devono purtroppo abbandonare ambizioni che meritano di raggiungere. Il successo femminile è concesso solo per il canto, la letteratura non spinosa, il cinema e lo spettacolo in generale. A un’attrice famosa, danno l’Oscar, mentre a una giornalista famosa danno una smorfia con tanto odio. Ma questo vale anche per gli uomini. Qui entra in gioco la sensibilità. Anche questa non ha sesso. Il potere è stato sempre nel pugno dell’uomo duro, non dell’uomo tenero. Non per niente gli uomini teneri vengono chiamati effemminati anche quando hanno un carattere di ferro. Bisogna essere cattivi con i buoni, per essere veri uomini. Questa è la cruda e amarissima realtà.
Nash: Vi dico di più. Io senza la mia sensibilità, non sarei guarito dalla mia malattia mentale. La sensibilità ti pone in contatto con la luce. Anche se ce n’è pochissima. Se non hai questo contatto, il buio t’incatena e ti schiavizza. Sapete che vuol dire essere schiavi del buio? Significa vivere con una dimensione in meno. L’handicap mentale, è proprio questo. Si vive in un mondo piatto senza profondità. E questo handicap non genera solo depressione, ma anche deliri, allucinazioni e costruzioni filmiche con personaggi autonomi. Vi ho parlato di fiabe, prima, ecco è questo!
Montalcini: Ma tu pensi che quel che sei riuscito a fare da solo, cioè guarire, lo possa fare anche una donna?
Nash: Certamente. Se ha il contatto pur minimo con la luce, può riuscirci. Ma aggiungo una cosa. Questo tipo di guarigione è come un miracolo. E come tale, è raro. La cosa fondamentale per non perdere contatto con la luce, è tenere impegnata la mente. Nel mio caso, era come una matassa di fili che si sgomitolava, e io la dovevo raggomitolare. Si deve lavorare molto con l’inconscio e far arrivare la luce, proprio là. Poi l’inconscio, pian piano si fa coscienza. Ma la fonte della luce, è l’affetto di qualcuno che ti vuole bene. La mia malattia non era infelicità. Era interruzione. Qualcuno aveva spento la mia corrente cerebrale. E non basta premere l’interruttore per riaccendere la luce. No, bisogna rifare l’impianto elettrico nuovo. Ecco, bisogna essere molto bravi, sì, questo è vero. Molto bravi o molto brave!
Heisenberg: Il buio! Dove c’è il buio c’è incertezza. È come la fisica che studio io. Nulla di chiaro, ben definito. Il regno ideale per non essere preso. Un elettrone, io lo paragono ad un bandito che fugge e la polizia non può fare niente. Il banditismo… già. La delinquenza sembra tutta al maschile, ma non è così. Anche qui però, la donna è dispari, non pari rispetto all’uomo. Ci sono donne malvagie, ma i delitti più efferati, li fanno gli uomini. Le donne killer sono una minoranza. Forse, essendo madri o potenziali madri, pur avendo lo stesso coraggio, indietreggiano per istinto… un istinto pietoso.
Pirandello: Non parlerei d’istinto pietoso, piuttosto… Vi racconto un episodio della mia infanzia. Io giocavo tutti i giorni vicino la mia casa. Ma benché la strada fosse tanto vicina alla mia famiglia, era allo stesso tempo lontanissima, come un quartiere newyorkese dove accadeva di tutto senza controllo. Mi è rimasto impresso questo fatto che mi riguarda. Io ero un bimbo molto delicato, non di salute. Avevo una salute di ferro. Avevo l’animo delicato. E questo lo capirono subito tutti i miei coetanei che si trasformarono presto in bulli. Dunque, un pomeriggio d’estate, qualcuno propose di giocare al gioco dell’assassino. Esso consisteva nell’uccidere più bambini di quanto fosse possibile. Chi uccideva di più, vinceva. Sembrava un gioco innocuo, perché l’arma per uccidere era un pezzo di legno. Dico sembrava, perché per me quella pistola giocattolo, sparava davvero. Dovevamo fare solo bum bum con la bocca, ma ogni bum, per me era una pallottola. Io la sentivo entrare nella carne e mi faceva un gran male soprattutto quando sparavano agli altri. Quando toccò a me di uccidere per finta un bambino, io mi rifiutai. A quel punto diventai bersaglio di insulti e anche di pugni e umiliazioni, fino a quando sentii prendermi dalla mano la pistola da una bambina più piccola di me, e sparò a tutti. Bum, bum, bum, bum, fece. Ma lo fece con una tale violenza verbale e con occhi che sembravano luccicare di sangue, che io inorridii. Ecco, capii che quella bambina, vedendomi incapace di fare un lavoro sporco, decise di farlo lei. E le fu naturale come prendere una scopa per scopare. Le donne hanno fatto sempre lavori che ai maschi non piacciono. Ecco, quella bambina dimostrò non di essere coraggiosa, ma di essere capace di fare tutto. Ma non è finita qui. Poi prese dei pezzettini di carta, e finse di medicare le ferite non mortali. Quindi, cosa voglio dire con questo. Che la donna non ha un istinto pietoso, ma un rimorso più marcato rispetto all’uomo. Fa le stesse cose maligne, ma poi cerca di riparare in qualche modo. Ecco, la coscienza delle donne, morde di più rispetto a quella degli uomini.
Madre Teresa: Sì, può darsi che sia come dici tu. Ho visto tante bambine comportarsi in modo simile. Ma io ho insegnato loro, che il male fatto, è fatto. Si può solo fermarlo e non ripeterlo. Il male genera dipendenza proprio come una droga. Anzi, il male è una droga. Il bene, invece, usa l’intelligenza che, per chiamarsi tale, è sana. Se una persona intelligente, maschio o femmina che sia, fa del male, è pazza. Oh, di questo ne sono convinta. Se non è intelligente, è affetta da cretineria. Ecco, che l’educazione con gli esempi, serve a spostare la scemenza verso un obiettivo che abbia una finalità giusta. Dovete sapere che non c’è cuore umano malvagio che non abbia un punto vulnerabile. È da quello che si parte per recuperare l’intero cuore. Cosa intendo per vulnerabilità? Il desiderio impercepibile di bontà. Impercepibile, perché tutto è buio. Il buio dell’incertezza di cui parlava Heisenberg. Se si fa chiarezza, se si individua uno scopo di vita raggiungibile con la passione, se si fa vedere che l’uomo è nato per fare e non per distruggere, allora nasce l’educazione vera. E deve iniziare dai primi anni di vita. Un adulto è più difficilmente recuperabile, perché, se la sua indole è cattiva, l’ambiente fino ad allora ha solamente confermato la sua ragione. La natura cattiva la si deve correggere subito. Ripeto: il male crea dipendenza come una droga. E la droga rovina la mente. Ecco perché il male è prodotto da una mente bacata. Non esiste il male di un genio. Ma esiste il genio folle, che non ha altro che un cervello malato e quindi cattivo.


[continua]

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