la pazienza dell’acqua

di

Patrizia Berlicchi


Patrizia Berlicchi - la pazienza dell’acqua
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
12x17 - pp. 32 - Euro 6,00
ISBN 978-88-6587-3731

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In copertina: «Ischia-Giardini della Mortella» fotografia rielaborata di Patrizia Ceccarelli


Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto la silloge è 3^ classificata nel concorso letterario Jacques Prévert 2013


«“M’incantò la rima fiore/amore, la più antica difficile del mondo”, scriveva Umberto Saba in una delle sue tante belle poesie. Un grande sperimentatore della tradizione, come fu per l’appunto Saba, dichiarava con quei versi il suo amore per l’espressione semplice, non sovraccarica di enfasi e artificio. Resta il fatto, indubbio, che parlare d’amore senza incorrere nell’ovvio e nel già detto è ardua prova per un poeta, e tuttavia sfida sempre rinnovata. E raccolta, in questa occasione, da Patrizia Berlicchi, che dedica molto spazio della sua raccolta proprio al sentimento più antico e difficile del mondo – per dirla con Saba. Ne parla con rapidi cenni, in poesie brevi e pulite, che ricordano per alcuni aspetti le liriche del “primo tempo” poetico di Anna Achmatova, la grande poetessa russa: immagini nitide di oggetti quotidiani, da cui trapelano gesti, atmosfere, situazione d’amore sempre incomplete, sempre in ricerca, come se fosse proprio questa la cifra dell’amore stesso – e forse è davvero così. Come questa, per esempio: Non vedi che ti aspetto? / Dietro il ventaglio /la trama complicata del merletto / nasconde con fatica / che ti voglio…; o ancora: Una collana di note leggerissime / si posa / attorno al collo si attorciglia piano poi si chiude / con un bacio sulla nuca. Come si vede, immagini delicate e nette, puntuali, che in qualche caso giungono al limite della rarefazione. Ma che, nella loro semplicità, riescono almeno in parte a vincere la sfida, e a dire l’amore in modo autentico».

Olivia Trioschi Presidente del premio letterario Jacques Prévert sezione poesia


la pazienza dell’acqua


a Lorena e Valentina


e mai più

T’amo questa notte
nei lembi trasognati del cuscino,
come il bambino
l’amante
che vorrei.
T’amo nei gesti che non saprò mai;
amo le ali e le ferite
le lacrime segrete
serrate
dentro le ciglia da dimenticare.
Perfino il poco tempo che ci resta
posso amare
mentre ti guardo attraverso il mio bicchiere.


di non averti

mio
tutto l’amaro
di non aver avuto i passi
per arrivarti sotto la finestra
a tirar sassi ai carcerieri del tuo cuore
di non aver avuto
le mani dell’amore
sanguinanti
delle ferite che non ti ho curato
d’aver taciuto
d’essere scappato
invece d’inventare i canti
e le carezze che t’avrebbero rinato.


perché ti amo

Ti amo
finalmente.
Amo il tuo amore paziente
che mi aspettava
e non ha chiesto niente;
semplicemente
amava.
Ora ti amo
perché mi fai specchiare nei tuoi occhi
e vedo chiaramente cosa sono
e so come mi chiamo
ora che la mia casa è dentro le tue braccia.
Sono Canio:
mi riconosco perché ti amo.


“mi ospiti un tango?”

Voglio ospitarlo il tuo tango
in queste braccia
cercarti la faccia starti nel petto…
…un giro solo, incosciente
beatamente
imperfetto.


la pazienza dell’acqua

Sembra che non stia accadendo niente
mentre
silenziosamente
ridisegni tutti i gesti le parole
ricomponi tutti i battiti del cuore
per rifarmi ancora nuova innamorata;
trasparente
come quando sono nata.
Come l’acqua che
paziente
si conosce in una lacrima
perfetta
mentre aspetta
di diventare mare.


il punto di equilibrio, dentro

Dentro
il punto di equilibrio.
Mentre fuori mi ubriaca la paura
di notte sparpagliandomi le forze ai quattro angoli del mondo.
Di giorno
uno ad uno tutti i pezzi mi rammendo
tutto intero mi presento alla tua porta;
non m’importa
che di esserti amorevole coperta.


Rosso

Rosso
quest’angolo di notte
delle parole fragili
mai dette
di sanguinanti solitudini bagnate
dal vino rosso
nascoste
sotto le sottane appassionate.
Rossa
la casa delle lacrime abbracciate alle risate
confuse
fino a smarrire il filo della pena.
Rossa la scena
che inventa i passi di una milonghera
eternamente appesa
(femmina pazza!)
a un gesto breve che assomiglia alla carezza.


l’ultimo amaro della serata

L’ultimo amaro
promesso.
Il primo apre la porta
a un profumo di mora
ogni volta lo stesso.
L’altro per riconoscerti
sceglierti
ancora
negli occhi nocciola.
Questo
per riportarti a casa
imprigionarti
affamata
dentro la mia bocca sfacciata.


non si accorgono

Corrono:
non si guardano nemmeno,
non mi vedono.
Mi domando per arrivare dove
han potuto rinunciare alla dolcezza
del profumo dei forni, la mattina
delle fusa di rossi vagabondi
lungo le cancellate dei giardini.
Mi domando quanti cieli hanno perduto
che ti avvisano di temporali
o ti aprono la bocca con spettacoli stellati.
Corrono.
Non si accorgono di me che cerco
ancora
le stazioni della meraviglia.


la spalla di Canio, dolente

un tempo erano ali

Ala dolente
ferita inconsapevolmente
nel volo breve
che t’ha precipitato in questa vita.
Angelo lieve
quietamente
ignaro
del movimento del tuo cuore
puro.


amori alla milonga

“ancora, mai”

Non vedi che ti aspetto?
Dietro il ventaglio
la trama complicata del merletto
nasconde con fatica
che ti voglio
addosso al cuore ad inventare le movenze
a comandare
le vicinanze le distanze dell’amore.


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