Parole sanfratellane nel Web - Poesie e racconti del gruppo “San Frareu - Zzea parduona u dialott dû nasc paies”

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Autori Vari


Autori Vari - Parole sanfratellane nel Web - Poesie e racconti del gruppo “San Frareu - Zzea parduona u dialott dû nasc paies”

14x20,5 - pp. 248 - Euro 15,00
ISBN 978-88-6587-6879

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a cura di Benedetto Di Pietro


INTRODUZIONE

Sulle norvegesi isole Svalbard, sorge lo Svalbard Global Seed Vault, un bunker nel ghiaccio che conserva 400 milioni di semi, provenienti da tutto il pianeta, per proteggere la biodiversità di questo mondo. L’incremento delle monocolture ha indotto l’uomo a creare un luogo così speciale, per tutelare specificità vegetali che rischiano di essere inglobate dai mutamenti epocali del mondo moderno. Quale il trait d’union tra il giardino dell’Eden ibernato, dove la vita può essere mantenuta in eterno, e un libro che raccoglie componimenti dialettali? Ci sembra che ciò che accade alle peculiarità della flora somigli a quanto attiene alla perdita dei linguaggi originali di fronte alla diffusione delle lingue globali.
L’analogia non vuole essere un acritico grido d’allarme. I dialetti, almeno a breve, non scompariranno1, ma l’importanza di parlare e conoscere l’italiano si afferma contraendone gli ambiti d’uso tradizionalmente loro riservati. È certamente vero che, se le persone non le usano, le parole del dialetto ad un certo punto “muoiono” e, insieme ad esse, scompaiono gli elementi culturali che le hanno prodotte.
Proteggere e incoraggiare la diversità linguistica sembra dunque essere divenuta una necessità improcrastinabile, se non si vuole assistere alla progressiva sparizione di modi peculiari di intendere la vita e il mondo.
L’esperienza del gruppo Facebook “San Frareu – Zzea parduoma u dialott dû nasc paies”, uno spazio virtuale nel quale si comunica nel galloitalico di San Fratello, è un esempio encomiabile di come si possa agire per rivitalizzare un codice dialettale, pur ancorato alla realtà locale. Mentre ci si avvia a superare la quarta annualità di vita, gli amministratori del gruppo hanno raccolto in questo libro le esperienze di scrittura letteraria, apparse settimanalmente nello spazio internet.
Il libro che avete tra le mani è una raccolta di sentimenti che raccontano il mondo, è una nuova traccia della letteratura dialettale sanfratellana, è un modo innovativo di far dialogare il web e il tradizionale formato cartaceo, è un esempio di appropriazione di nuovi spazi per un dialetto che si confronta con mutamenti epocali, è, ancora, una testimonianza di “fedeltà linguistica” ed è, infine, un deposito, culturale e linguistico, di parole.
Queste pagine, apprezzabili per ciascun lettore, sono un valido strumento anche per i linguisti che vogliano osservare il sanfratellano. In questo senso, gli scambi comunicativi del gruppo, pur non tralasciando la registrazione, anche metalinguistica, di forme obsolete, descrivono un dialetto che cambia. Il galloitalico arcaico, come tutte le lingue, è una varietà che si evolve, coinvolta in un fenomeno che riguarda tutti i codici locali, definito advergenza dal linguista Klaus Mattheier: il dialetto si muove verso l’italiano, attingendo veri e propri termini e adattandoli alle proprie caratteristiche fonetiche. Il sistema ortografico, ideato ormai 17 anni fa dal linguista Salvatore C. Trovato (→ 16), tende gradualmente a diffondersi negli interventi liberi ed è ormai consolidato in sede di stampa.
Non è forse peregrino pensare che, in un futuro non molto lontano, si attingerà ai “semi” di questo testo, per salvare lingue e cultura da una progressiva e repentina omologazione. Intanto mentre scriviamo, registriamo che il superbunker delle Svalbald ha recentemente ricevuto la prima richiesta di prelievo dal Centro internazionale per la Ricerca agricola in aree asciutte della Siria.

Giuseppe Foti


1 Si pensi, ad esempio, alla neodialettalità, negli usi giovanili dell’italiano, caratterizzati dalla tendenza alla ricerca consapevole, nel dialetto, di elementi più espressivi rispetto alla lingua.


Parole sanfratellane nel Web - Poesie e racconti del gruppo “San Frareu - Zzea parduona u dialott dû nasc paies”


L’ORGOGLIO DELL’APPARTENENZA

Sono convinto che se fossi rimasto a San Fratello, non l’avrei amato così tanto come da emigrato ormai da quarant’anni. Più passa il tempo, più l’amore per il mio paese mi spinge a fare di più accettandolo così com’è, con i suoi pregi e difetti, anche se spesso mi accorgo di soffrire se qualcosa non va, come fosse una cosa personale.
Essere partito tanti anni fa con un diploma in tasca, lasciando la mia famiglia, gli amici, la mia terra, desideroso di misurare le mie capacità contando solo sulle mie forze e non sulla famiglia, i politici locali e conoscenti vari, era la mia scommessa che volevo vincere ad ogni costo.
Ce l’ho fatta? Credo di sì. Ringrazio i miei genitori, gli amici, i compagni di scuola e le compagnie di giudei, che non mi hanno fatto mai pesare la mia scelta, 1400 Km di distanza solo fisica. Non nascondo che probabilmente aver sposato una sanfratellana di seconda generazione mi ha aiutato a frequentare sistematicamente l’amato paese ed avere con i miei suoceri residenti a Como un nucleo famigliare sanfratellano dove perpetuare le tradizioni, ma soprattutto gustare la cucina sanfratellana e utilizzare la parlata galloitalica almeno settimanalmente.
Quando nel 2010 ho scoperto Facebook, ho pensato subito a come utilizzarlo per poter promuovere il mio antico paese; così ho fondato un primo gruppo dedicato ai “Giudei di San Fratello”, attività che da solo mando avanti tutt’ora. In seguito, in occasione di un convegno a Viggiù sulla parlata sanfratellana, ho conosciuto per la prima volta di presenza lo scrittore Benedetto Di Pietro, il prof. Vincenzo Orioles dell’Università di Udine, e lo storiografo Pierangelo Frigerio, mi sono innamorato del nostro antichissimo dialetto.
Il 14 febbraio 2010 la “maledetta” frana a San Fratello ha rischiato ancora una volta di essere distrutto totalmente. Molti emigrati, come me, volevano notizie del nostro paese pertanto è stato naturale creare un gruppo facebook per fornire notizie che reperivo via telefono ed e-mail, e nello stesso tempo è servito, per incoraggiare, per quanto possibile, i residenti a reagire a quella catastrofe. Col passare del tempo mi accorgevo che moltissimi emigrati, in particolar modo dagli Stati Uniti, si interessavano in modo crescente Nel 2012 insieme ad altri amici collaborai alla realizzazione della manifestazione “Sanfratellani nel Mondo”, fu naturale che io mi occupassi in modo particolare della giornata dedicata al galloitalico. Quel seme che il prof. Di Pietro aveva piantato al Convegno di Viggiù era notevolmente cresciuto, ed avere avuto il piacere e l’onore di frequentarlo insieme agli altri relatori, mi ha aperto un mondo che conoscevo appena: gli studi, le relazioni, i testi galloitalici. Il desiderio di diventare padrone della lingua e di creare un “luogo” di scambio mi ha spinto a fondare il gruppo Facebook “San Frareu – Zzea parduoma u dialott dû nasc paies”, insieme agli amici professori Benedetto Di Pietro, Giuseppe Foti ed in seguito al prof. Filadelfio Vasi.
Lo scopo di questo progetto era la promozione del nostro paese, delle sue tradizioni e, in particolare la valorizzazione della “lingua” Sanfratellana, pertanto cercai di contattare i vari autori di testi sanfratellani per invitarli a pubblicare i propri componimenti.
La cosa che ci ha sorpreso positivamente è stato il riscontro dei compaesani che con invio di messaggi, a volte commoventi, foto, testi e ringraziamenti hanno riempito la casella di posta del gruppo. È accaduto ciò che in piccola parte avevo immaginato e sperato: avevamo creato un punto d’incontro di tutti i sanfratellani internauti, che all’inizio definivo “Cìan di la Purtedda”, un sito che appagava il bisogno di ritrovarsi con tutta la comunità residente ma in particolar modo quella emigrata. Molti sanfratellani emigrati di prima e seconda generazione, riscoprivano attraverso le storie, le poesie, racconti e foto, un senso di appartenenza che negli anni si era affievolito.
Oggi il gruppo ha superato i 2000 iscritti, diverse sono le persone che tutti i giorni visitano la nostra bacheca e quelle che lasciano qualche commento. Il nostro dialetto sembra ringiovanito e tornato di nuovo un elemento distintivo di orgoglio per la nostra comunità, nessuno osa più snobbarlo. Questo mi rende felice e mi ripaga per tutto l’impegno, il tempo libero che ho rubato a me stesso ed alla mia famiglia, per la ricerca e la produzione del materiale da pubblicare quotidianamente, “pi ni fer ammurter ‘dda dampinina chi n cherch muoru s’addumea arrier nta tucc i Sanfrardei sparpaghjiei a maun maun”!

Carmelo Faranda


PARTECIPARE PER SOPRAVVIVERE

Partiamo dall’esigenza del riconoscimento come minoranza linguistica dei dialetti galloitalici della Sicilia e dalla constatazione che a San Fratello il galloitalico è sentito come elemento d’identità cittadina e tuttora è parlato in tutti gli strati sociali della popolazione. Consideriamo che fino a qualche anno fa eravamo convinti che il nostro dialetto avrebbe, prima o poi, fatto la fine degli altri galloitalici, cioè mescolarsi gradualmente al siciliano e all’italiano fino a scomparire del tutto.
La frana del 2010 sembrava aver dato il colpo di grazia all’identità sanfratellana, con l’ultimo esodo delle famiglie costrette a trasferirsi definitivamente altrove. Fortunatamente ed inaspettatamente si è avverato il contrario: le poche iniziative, che timidamente erano sorte negli anni precedenti, con l’organizzazione di qualche convegno e di alcuni concorsi di poesia dialettale, a cura di associazioni culturali e dell’Amministrazione comunale, dopo il 2010 si sono moltiplicate e sviluppate notevolmente, come se i Sanfratellani residenti, ma soprattutto quelli emigrati, avessero avvertito l’imminente pericolo di scomparsa dalla storia.
Abbiamo assistito ad un improvviso rifiorire di attività culturali ed artistiche da parte di singoli individui o di associazioni: si sono sviluppate la Pro-Loco, la “Società Operaia e dei Pastori”; sono nate la Fanfara dei Giudei e la nuova Banda musicale e in ultimo la Società sportiva che tanti successi sta riscuotendo.
La rinascita vera e propria di San Fratello si è avverata specialmente con la valorizzazione del dialetto galloitalico, iniziata dalla Pro-Loco e dal sito web “Sottolapietra”, e che ha avuto il suo momento più alto nel convegno tenutosi nell’estate del 2012, con la nascita del nostro blog “San Frareu – Zzea parduoma u dialott dû nasc paies”; convegno dovuto all’encomiabile impegno di Carmelo Faranda e dei proff. Benedetto Di Pietro e Giuseppe Foti. Oggi il blog è frequentato da centinaia di persone di varia cultura, tutte accomunate Importante è stato il contributo dell’Università di Catania, prima col prof. G. Tropea ed oggi col prof. S. C. Trovato, i quali, assieme ai nostri proff. Di Pietro e Foti, hanno tracciato una guida sull’uniformità della fonetica del nostro dialetto, cui, si spera, dovrebbero attenersi tutti quelli che avranno intenzione di esprimersi in galloitalico.
Ben vengano, in fine, le iniziative decise ultimamente dall’Amministrazione comunale e dall’Istituto Comprensivo di San Fratello.
La presente Antologia vuole essere un ulteriore contributo alla divulgazione della parlata sanfratellana ed una gratificazione per quanti, principianti o affermati scrittori e poeti, si sono cimentati nel mai tramontabile galloitalico di San Fratello.

Filadelfio Vasi


NOTA DEL CURATORE

Il dialetto di San Fratello è vecchio di parlata, ma molto giovane di scrittura. Purtroppo gli unici scritti di cui io sono a conoscenza risalgono alla seconda metà del sec. XIX e l’inizio del XX e tra questi vi sono quelli dei sanfratellani Luigi Vasi e Benedetto Rubino. A causa di tale lacuna, oggi non siamo in grado di sapere come fosse la parlata nei secoli precedenti. Sicuramente qualcosa è rimasta del dialetto originario perché essendo trasmesso oralmente, qualche ricordo ci è pervenuto. Io stesso l’ho appreso dai miei genitori, nati agli inizi del Novecento in quartieri diversi del paese, e notavo che alcuni termini venivano pronunciati in modi differenti, permettendomi così di capire che oltre ai coloni lombardi c’era una parlata preesistente al loro insediamento.
Quando cominciai ad occuparmi della scrittura notavo che era insicura perché basata sulla pronuncia che può variare tra gli individui. Capivo che era necessaria la conoscenza di una grammatica, di una sintassi, insomma delle regole indispensabili per riuscire a scrivere. Tali regole mancavano.
Mi si parava davanti una tradizione entro la quale si poteva distinguere da una parte il popolo che lavorava sodo la terra e allevava animali, mentre dall’altra stavano i maggiorenti insieme a coloro che con sacrifici erano riusciti a salire il più piccolo gradino sociale e che per distinguersi dal volgo parlavano la lingua siciliana. Questa era la situazione del dialetto di San Fratello fino alla metà del Novecento.
Mi convincevo così che era un dovere fare qualcosa per salvare il dialetto delle nostre madri e che bisognava trovare un sistema di scrittura che facesse uso dell’alfabeto italiano senza l’uso di segni diacritici, di difficile comprensione e reperimento sulle normali tastiere delle macchine da scrivere di allora e dei computer di ora. Nel percorso, – era il lontano 1995 –, ho trovato due valenti studiosi che si sono resi disponibili e mi hanno fornito i necessari elementi basilari per la scrittura: il prof. Salvatore C. Trovato dell’Università di Catania e il prof. Vincenzo Orioles dell’Università di Udine e presidente del Centro Internazionale sul Plurilinguismo. A loro va il mio ringraziamento perché con la loro presenza e i loro consigli mi hanno rassicurato nelle scelte che strada facendo si sono rese necessarie. Una di queste è stata sicuramente l’introduzione nella scrittura della «i» muta, tanto sofferta, ma indispensabile per la divisione sillabica. Il risultato di tali studi ha portato alla scoperta di quanto c’è ancora di originario nella parlata sanfratellana: la lingua siciliana antica mista al galloitalico.
Studi approfonditi recenti sulla parlata di San Fratello sono stati effettuati dal nostro giovane studioso, il prof. Giuseppe Foti, che ha conseguito l’ambìto titolo di Dottore di Ricerca. I suoi studi mettono un punto fermo sulla fonologia ed ortografia della parlata sanfratellana, necessarie per la sua scrittura e comprensione.
Anche nel Web oggi sono presenti, oltre al gruppo che pubblica la presente antologia, diversi altri gruppi che si occupano di cose sanfratellane. Tra questi vanno citati tre siti antesignani: il gruppo “San Fratello of Facebook” gestito da Ciro Emanuele che ha la specificità di far conoscere, oltre alla parlata nel sonoro, le bellezze artistiche e naturali del territorio per mezzo di ottimi video; il gruppo “Oltre l’immagine, quando le foto diventano cultura” gestito da Pippo Maggiore, cultore di fotografia, e il blog “Sottolapietra”, con notizie e pagine dedicate alle tradizioni e alla storia di San Fratello, amministrato da Carmelo Emanuele.
La Collana Apollonia, cui appartiene questo libro, si propone di raccogliere il più possibile le pubblicazioni che riguardano San Fratello e fa in modo di uniformare la scrittura alle istruzioni contenute negli studi qui sopra accennati.
Questa antologia include anche una sezione dedicata alla memoria degli amici poeti sanfratellani contemporanei scomparsi, attingendo a testi già pubblicati in altre antologie o pervenutici in passato, e una sezione con le poesie vincitrici del recente V Concorso di poesia in dialetto galloitalico indetto dal Comune di San Fratello. Non sono incluse le poesie o altro materiale, sebbene apparsi su Facebook, i cui autori non hanno prodotto la necessaria autorizzazione alla pubblicazione.
San Fratello, nella sua storia, ha subito ricorrenti distruzioni dovute a frane e terremoti. Ma escludo che siano queste le cause per cui gli abitanti si siano tenuti lontani dalla cultura. Sicuramente in passato il popolo sanfratellano non si è molto interessato ai libri, perché era diffuso l’analfabetismo; ma anche ai tempi nostri quando s’è voluto mettere in cantiere qualcosa di concreto per stimolare i giovani, e meno giovani, non vi sono state molte adesioni e la maggior parte sono pervenute dai sanfratellani residenti all’estero. Alludo al Progetto di Rilancio Culturale (PRC) di San Fratello, ipotizzato nel 1999 dal Prof. Salvatore Riolo insieme con lo scrivente, che elencava ben 28 sezioni di vario interesse. Tra queste ben poche si sono realizzate ed alcune sono preesistenti al progetto stesso.
Nel 2006, sindaco il Dr. Giuseppe Ricca, viene costituito il “Centro Studi per la tutela e la valorizzazione della minoranza etnico-linguistica galloitalica” della cui attività si conosce molto poco. Nel 2016, sindaco il Dr. Francesco Fulia, viene istituito il “Centro Documentale sul Dialetto Galloitalico di San Fratello”. Si spera che la risposta non sia il silenzio. Personalmente ho avuto modo di invitare gli eventuali possessori di materiale di qualsiasi genere che riguarda San Fratello ed Acquedolci ad inviarlo, anche in fotocopia, a questo Centro perché la nostra storia manca di parecchi anelli e ricostruirla è un dovere di tutti.

Benedetto Di Pietro


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