Opere di

Paolo Cardillo (ilmanticanino)


Non voglio sentire il tuo nome (Alzheimer)

Nefasta, sei tu per me, “belva vorace”.
Subdola e lenta, penetri a corrodere il suo corpo,
succhiandolo in ogni suo vigore.
Nefasta, sei tu per me, “belva ingannatrice”.
Tetra come la notte, oscuri il suo sorriso,
privandolo di ogni sua emozione.
Nefasta, sei tu per me, “belva spietata”.
Ti nutri di corteccia cerebrale, e mutili alla mente le sue membra,
lasciandole solo il respiro, come musica sofferta.
Nefasta, sei tu per me, “belva ripugnante”,
quando il suo passo incerto, riempie di rancore la mia mente,
e il solo sfogo alla mia sofferenza,
è quello di avvinghiarmi all’emozione.
Nefasta, sei tu per me, “belva infame”,
quando accarezzo la sua mano tremula,
e sono ora io che inciampo nel silenzio delle parole,
mentre solo i suoi occhi,
bussano a risvegliare lo sgomento del mio sguardo.
Meschina, sei tu per noi, “belva ormai sazia”,
quando alla sola pronuncia del tuo nome,
quando nel turbinio dei tuoi pensieri,
si apriranno anche le porte della tua prigione.
“Indifferente”, io sono ora per te, “belva agonizzante”,
mentre ti porti via, tutto il mio dolore.
Ed è questa ormai l’ora, che, più, non sentirò il tuo nome.


La strada più lunga

All’ombra del mio cuore, si ripara, questo magico momento,
ora, che ha inizio il nostro tenero cammino.
Come l’onda s’infrange su uno scoglio,
ora, il mio cuore è l’onda e, il tuo lo scoglio,
lungo quei pochi metri, che mai, vorrei, possano finire.
Il passo, un po’ maldestro, più volte va a inciampare sul tuo velo,
il quale un po’ avvizzito, già si chiede,
se mai, indenne, potrà raggiungere la meta.
Da quel tuo braccio che s’avvinghia al mio,
scorre, da te a me la dolce sinfonia di mille ricordi.
Ancora un passo e “reinciampo” su quella culla,
che fu, dopo il mio petto, il tuo primo nido.
Papà non calpestare la mia Barbie,
sembra i tuoi occhi, mi vogliano implorare.
Papà ti sono accanto, non ti mollo,
vedrai la strada non è poi tanto irta.
E mentre più incerto diventa il mio cammino,
e una lacrima inzuppa il mio gilet,
“incespico” sui tuoi primi quadernini,
sui tuoi primi scarabocchi colorati,
sui tuoi vestitini ancora di bambina,
sulle tue calzine divenute ora collant,
sulle tue prime fragili emozioni,
sulle tue scarpe a spillo buttate qua e là.
E rivedendo i momenti,
quando la sera appisolati sul divano, a giocare avanti la tv,
una nuova lacrima lustra le mie scarpe già lucide,
il passo, diventato sostenuto, sbatte ancora sulle tue prime creme,
sui tuoi trucchi, sulla racchetta e sulla chitarra, sparse alla rinfusa.
Ma ecco, quasi ci siamo e mentre non odo più, tutte le sere, il tuo vocio,
mentre evapora il ricordo della tua presenza,
perdo il tepore del tuo braccio,
che lentamente si va staccando dal mio.
Un’ultima lacrima di gioia,
solca il mio viso mentre ti abbraccio per lasciarti andare alla tua nuova vita.
Siamo all’altare.
Ed ora lascio la tua mano alla sua mano,
ed il mio passo più non fa rumore,
si sente solo il battito del cuore,
mentre quell’onda vien risucchiata via.


Incanto per te

Splende, nell’aria,
il bagliore di un incanto,
melodia di un sospiro che ti accarezza il viso,
ti avvinghia, in un amplesso di pensieri,
ti penetra, al tepor di mille veli.
Fu per incanto che esplose il nostro amore,
dopo il fatale scontro di due sguardi,
fu in quell’incanto che germogliò quel fiore,
lasciando un profumo forte e ancora vivo nel tempo.
Incanto, è specchiarsi negli umori dei tuoi occhi,
assaporare l’aria che respiri,
cogliere il gemito dei tuoi capelli al vento,
incantarsi, intontito, nel tuo stesso incanto.
Incanto è addormentarmi sul tuo seno,
aprire gli occhi e investire il tuo sorriso,
dipingere il tuo volto sulle nuvole,
e vedere che il vento non lo può far svanire.
Incanto è il turbinio delle emozioni,
corollario al nostro indissolubile rapporto,
sei accanto a me, sempre, nella mia mente,
ma incanto è stato, e sempre sarà incanto.
Ora che l’incanto è in quelle tue rughe un dolce incanto,
cerco nel mistero fitto di un amore,
l’incanto che mi ha reso prigioniero,
e avvinto a te, rimpiango ancora quel volto nelle nuvole.


Fantasma d’amore

la tua ombra ha vissuto, e vive dentro me,
ho odiato la luce quando si spegneva,
lasciando al buio il mio sospir di te,
ma è in quell’immenso mare di ricordi,
che mi perdo nel vento dei tuoi sospiri,
che mi immagino ancora dentro te,
che sento i nostri impulsi, li e ancora vivi.
Sei il mio fantasma d’amore,
che stringo forte per non farlo scomparire,
ma mi sfugge, mi si aggrappa, al nulla si può appigliare,
sparisce ma è li da me a voler tornare.
Ed ora, io ti ti posso imprigionare,
chiudendoti forte dentro la luce del mio cuore,
e spero, spero, li poterti lasciare,
per poi per sempre poterti ritrovare.


È quel che accade

– È quel che accade,
quando in quel turchese scarno dei tuoi occhi,
non mi emoziona più il mesto languore del tuo pianto.
– È quel che accade,
quando il tuo cuor diventa pietra e piange solo lacrime di fango.
– È quel che accade,
quando, tra le mie braccia, ora geme il canto del tuo corpo.
– È quel che accade,
quando, ferale, s’insinua il tarlo della sopportazione.
– È quel che accade,
quando le mie emozioni non scaldano più il mio corpo,
quando non sento più la melodia di un canto,
quando in quei tuoi lunghi capelli in balia al vento,
io più non ne ascolto il magico fruscio.
– È quel che accade,
quando esploro nel turbamento del tuo sguardo,
non più dolce complicità amorosa, ma solo fastidio della mia vicinanza.
– È quel che accade,
quando il mio ritrovarti non addolcisce più l’amaro turbinio del tuo vissuto,
quando Il mio colore preferito, non è più il colore dei tuoi occhi.
Possa allora il mio orgoglio neve divenire,
in modo che lo sciolga l’infierir del mio calore.
– È quel che accade,
quando non ci si ama più,
quando un’emozione non è più un’emozione.
E allora amaro, ma forte, vien l’addio.


Buona notte amore

Buona notte amore mio.
A te, riemerso da un letargo che mai ho risvegliato, apro ora tutti i miei sogni,
a te, unico compagno della mia solitudine,
unica gioia nella tristezza delle mie giornate,
a te che, virtualmente condividi tutto con me,
riserbo tutte le mie speranze di un bacio, di un abbraccio, di un incontro,
di un desiderio esaudito,
a te, cui ho donato per la seconda volta il mio cuore.
Buona notte ancora amore mio.



Il Club degli Autori - Concorsi Letterari - Montedit - Consigli Editoriali - Il Club dei Poeti
Chi siamo
La Rivista
La voce degli Autori
Tutti i nostri Autori
Per iscriversi
ClubNews
Il notiziario gratuito
Ultimi inserimenti
Homepage
Avvenimenti
Novità & Dintorni
i Concorsi
Letterari
Le Antologie
dei Concorsi
Tutti i nostri
Autori
La tua
Homepage
su Club.it