Opere di

Paola Peterlini


Ironizzando… vorrei

Vorrei parlare
Di ciò che voglio fare
Di ciò che so vedere
Di ciò che so sentire…

Per poi maledire
Quel che per me di brutto
Dovrebbe esser distrutto.

Vorrei poterlo fare
E senza aiuto invocare
Per poter vedere
La gente approvare

E se non son capace
Mai più io lo farò
Almeno tentato avrò
E messo il cuore in pace.


A Morfeo e Artemidoro

Morfeo, di te tanto ho conosciuto
la tua tranquillità ma, pure,
la tua cattiveria.
Quando, circondata dalle cattive intenzioni,
che Salute riversava
sulla mia di allora famiglia
ho trascorso le mie agitate notti.
Artemidoro, tuo collega,
non ha mosso un dito;
tra un sonno e l’altro,
neppure lui mi ha ben servito.
Certo che, insieme, fate una bella coppia…
Ma vi conoscete? Agite insieme?
Oppure Ognuno per le sue?
Quanto lavoro avete, ogni notte,
se a qualcuno ben volete
dimostrateglielo, non prendetelo a botte!!!
Svegliandosi, potrebbe dire: “Meno male,
colpa era di Artemidoro. Aiutami, o Morfeo,
a trascorrere la notte con decoro!”


A un’amica

Mi affidasti un documento
Dentro bustina plastificata
Senza pensare che il vento
Stava per tirarti una bidonata.
Come foglia planava
Inconsapevolmente la bustina
Che stava per essere intrappolata.
Si è infilata
Nel filo della corrente
Ma non so se proprio
Inconsapevolmente.
So solo che ahimè
Mai nelle mie mani giunse!
Ne rimasi io ammutolita
E con sgomento lanciai un:
“Noooooo!“ di sbigottimento…
E tu dalla finestra
Del secondo piano
Mi dicesti: “Attendi,
te ne do un’altra,
ma questa volta in mano…
per la mia laurea ahimè a cinquant’anni
in poesia accogliesti i miei affanni.
Nel tuo coro per un po’ cantai
Ma poi la schiena
Problemi mi dette
Di deambulazione
E poi all’anima per mancanza
Di interiore soddisfazione.
Per me amicizia è sacra,
sappi, e te lo scrivo,
che amica ti sarò
finchè io vivo.


A volte tormento- sentimento
è un intreccio, come una maglia.
Un punto diritto
Un punto rovescio
Ma che fitto
Questo sghimbescio!
Un buco di qua,
una toppa di là
quante difficoltà
il destino ci dà!
Poi ad un tratto
Tutto si aggiusta
Ma tu ti accorgi
Di esser vetusta!
Vetusta nel corpo
Ma non nel cervello
E, dopo le difficoltà,
quello che vedi
ti sembra più bello!


IL PASSO AGONISE’

In realtà nella danza non c’è
Da quando ho messo su panza
Ahimé è quello che più fa per me.

Quattro anni di danza
Un po’ con alti e bassi
Qualche saggio a teatro
Ma ai livelli bassi.
Ma il passo agonisè
Mi rispecchia proprio,
relevè, demipliè, ambitiè.
Spaccata!

Ahimè, è ormai cosa dimenticata!


POESIE COLTE

Le poesie dell’uomo colto
Sempre fan riferimento
A miti di antichi personaggi
Stelle, pianeti e amati paesaggi.

Si leggon con sgomento
Non sono per le folle
Né per chi abbia cultura molle.

Ma perché tali pensieri
Non sian cattivi consiglieri,
per capirli si deve studiare
ma non son facili da assimilare.

E se non son rigorosamente in rima
C’è da sperare che “Poseidone”
Sia assonante con “scossone“.


Asessuata
Per volere di mamma sono nata
Era malata, si era presa l’asiatica
Potevo nascere con malattia
Allora non esisteva l’ecografia.
Durante la mia giovinezza
Tutte le mie amiche
Specie quelle più “fiche”
Utilizzavano per divertimento
Oppure anche per sentimento
La loro bellezza e la loro natura.
Io invece ero casta e pura.
Al tempo mio, trent’anni fa,
non si spiegava nulla alla fanciulla,
e, dalla culla fino alla pubertà,
la ragazza doveva conservare
la sua castità.
Dicon sia più importante il cervello
Che certi ragazzi hanno a forma di quello…
So di possedere pure io
La mia natura
Ma ancora mi son conservata
Casta e pura.
Mai mi sono fidanzata
E mai mi son sposata
Ci si sposa per metter su famiglia
E non so chi avrebbe me voluto
Una moglie immatura
Che, anche se con un po’ di cultura,
che mi permetteva l’indipendenza,
voleva ancor essere considerata
come una figlia,
preferendo l’astinenza…


Assorbo tutte le letture
per poi farne scritture
con le quali dialogare
con chi mi vuol ascoltare
insegnare mi intristiva
specialmente al pomeriggio
quando l’alieno mio pensiero poltriva
innescando un ingranaggio
senza via d’uscita
con fantasia infinita.


Da Lassù Qualcuno la guarda,
mi disse il Primario oculista
non avrei perso la vista
ed è stata la mia impresa più ardua.
Di mattina, con la nonna in vettura,
mi si rinnovava la paura
si può morire d’appendicite,
di poca assistenza
di colite.
Ma l’assistenza ricevuta
Da tutti i miei parenti,
medici e assistenti
ha reso tutti
completamente contenti.


Ecco, sei tornato
Mi hanno detto
Che sei arrivato
No, non sono venuta
Di salute sono in caduta,
e nessuno, con mia stampella,
volevo rattristare.
Vari problemucci
Che non ti sto a raccontare
Ma vorrei sempre
Con te chiacchierare
Sotto quel noce
Dai miei cugini
Che ci sta, forse, ad aspettare.
Ecco, sei tornato
Ed io non sono scesa.
Ho però domandato di te
Per essere sicura
Se mai potrò te incontrare
Di saper cosa con te
Poter parlare.
No, non son venuta
Ma vorrei valutare
Se meriti per me considerazione
O se meglio chiudere qui
Il nostro discorso mai ancor iniziato
Dato il mio
Attual di salute stato


Ecco, ritorni nella mia vita
Mi hanno detto che eri arrivato.
Non so chi tu sia
Ma di te mi hanno parlato
E nel tuo sito
Tutto di te
Con attenzione
Ho osservato.
Sei solo, studioso
E ciò mi intriga
Con te mi piacerebbe
Stringer amicizia
Di Andrea son la zia
Che questo non sarebbe
Un pensiero sbagliato


Imprevisti
Avvenimenti
Che ti cambiano la vita
Sono gli imprevisti
Ma son quelli
Che ti restano
Per sempre impressi
Avvenimenti
Che ti segnano
Che non si dimenticano più
Che ti cambiano il carattere
Che ti fanno maturare…
Ma quando ti accorgi
Che sei maturato,
ahimè…
sei già invecchiato!!!


Estate

Cane, bambina, aquilone
Cane di grande stazza
Tira la bambina
Che urla e schiamazza
La leggiadria della fanciullina
Le evita fortunatamente
Una brutta figurina
Il cane, tirando la bambina,
non le provoca alcun dolore
il papà della ragazza,
dotato ancor di grande agilità
blocca l’animale spensierato
e, con guinzaglio in mano,
riporta tutto alla normalità.
Fortunatamente l’agilità della ragazzina
Non ha provocato alcuna ramanzina.
Anzi, con totale ammirazione,
la sua leggerezza nella situazione
è stata paragonata… ad un aquilone


Filastrocca…finanziaria.

E’ l’arcobaleno dei valori
che ti fa vedere
il mondo rosa di fuori.
Grigio è il cinque
Rosso è il dieci
Blu è venti
E giallo è cinquanta…
Chi li ha
tutto il giorno canta!
Son del denaro i valori
Ti possono togliere tanti dolori
Certo, non sono proprio tutto
Ma certamente
Ti rendono il mondo meno brutto!
Il viola, chi lo vede mai
Ma se l’hai,
felice sarai.
Giallo è anche
Il colore dei duecento
Se lo possiedi,
è un grande avvenimento!!!


Fin da bambina, a Trieste,
venivo alle tue feste
le elementari
insieme frequentavamo
e, per non restar “somari“
assieme studiavamo.
La vita ci ha separate
Tu andasti jn mille città
Io invece restai
Sempre in quella là.
Lettere, cartoline,
le ricordate?
Quelle colorate
E poi imbucate…
Fin da bambine ci siamo
Inviate.
Ora messaggi col cellulare
Per tanti avvenimenti
Memorizzare.
Ti ritrovai in campagna e a
Torino
Per i miei studi ti informasti
E mi riservasti nella tua casa
Calda accoglienza.
Per me, “L ‘amica di sempre”
Ti definisci
E quanto ogni giorno
Tu mi stupisci!


Gio

Gio sta giocando
Un giovedì sulla giostra
Stava giocando
la sua gioventù.
Si era giocato
il suo orologio
E aveva comperato
il giornale.
Aveva sperato
ci fosse scritto
qualcosa di giocoso
E di speciale.
Ma non era così.
Era un solito
Giornale normale.


Il tuo neurino cerebrale
Batte bene ma spesso male
Si gonfia ad intermittenza,
ma guai se tu ne restassi senza.
Ogni giorno tuttavia
Si gonfia a sufficienza.
Certo, al mondo animale
Spesso tu porti aiuto
E nel modo più assoluto
Cerchi sempre il “meno male”.
Il tuo agire istintivamente
Porta collera alla gente.
Perché non ti controlli,
come tante volte volli?
Non so cosa di te dire,
ti devo ancora esaminare,
ma ormai
so per cosa certa
che di te
ci si può fidare.


Imprevisti

Avvenimenti
Che ti cambiano la vita
Sono gli imprevisti
Ma son quelli
Che ti restano
Per sempre impressi
Avvenimenti
Che ti segnano
Che non si dimenticano più
Che ti cambiano il carattere
Che ti fanno maturare…
Ma quando ti accorgi
Che sei maturato,
ahimè…
sei già invecchiato!!!


Quando venni tu c’eri già
mio cugino ti aveva già sposato
e mamma mia aveva guardato
il video del vostro matrimonio
seduta nel salotto di Trieste
conservandone il ricordo
delle grandi feste.
I parenti si trovano già pronti
tu venisti da noi
e ne procreasti altri
tre bambini, una meraviglia,
e considerasti me della famiglia.
Grazie per tutto quanto
mi hai fatto di bello,
anche per la lotta contro colui
che ahimè si chiama “mio fratello”.
Quando non sei con qualche piccolo
adirata
rappresenti la bontà
personificata.


Salice piangente
Mi sono accorta che
parlo spesso di me
ma di chi altri
dovrei parlare
se me stessa appena
so valutare?
Ora ho cinquant’anni
un’età strana
di transizione
e in mente ho sempre
una canzone
per sollevare dalla mia anima
la continua tensione.


Sei nata nel mese di marzo
Nello sfarzo
Dell’affetto della tua famiglia
Nella quale sempre son stata accolta
Come figlia.
Amiche eravamo
E ti ho ritrovato.
Un giorno ho digitato
Seduta a scuola
Nell’aula d’informatica
E il tuo nome ed
Il tuo lavoro ho ritrovato.
Su te il tempo
Non è passato.
Sei di tre figli madre
Mamma e papà non li hai più
Sei stata la mia gioventù.
Sulla tua Vespa andavamo
Al mare d’estate,
sempre estasiate
di tutto e dei più.
Trascorrevano i giorni,
da te o al mare,
giorni impossibili da dimenticare.
Al Club Med in Croazia
Ma di lingua francese
Siamo rimaste insieme
Per tutto un mese.
Cara amica mia
Felice son di averti ritrovata
E con sms e foto
Ti manterrò di me
Sempre informata.


Sei stato il primo bambino
Che ho visto appena nato
E anche se bruttino,
viola, strillante e spellato,
mi hai subito conquistato.
Ora stai crescendo
E ti sei fatto bello
Poiché ti son parente
Mi stai inorgogliendo.
Forza dalla mia mente
Mi stai togliendo
Aritmetica, geometria,
sempre le ho odiate
ed ora, come tua zia,
per aiutare te,
le ho rivalutate.
Tu sempre vuoi sapere
Se ti voglio bene
E per volere il tuo cuore
Rassicurare
Ti posso giurare
Che sempre ch’io vivrò
Come mio figlio ti considererò.



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