Maurizio Cafaggi - Iter
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. 36 - Euro 7,50
ISBN 978-88-6587-4875

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In copertina: «The Great Andromeda Galaxy» © peresanz – Fotolia.com


Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori per il conseguimento del 3° posto nel concorso letterario Marguerite Yourcenar 2013


Prefazione

La poesia di Maurizio Cafaggi viene alimentata da una visione esistenziale carica di riflessioni e memorie che hanno contrassegnato il faticoso percorso e conducono oltre i “segni del tempo” lasciati dalla dolente consapevolezza che è necessario “artigliare” la vita e dissolvere i “laceranti dubbi”.
Il viaggio poetico di Maurizio Cafaggi è sempre accompagnato da attenta scansione dei tempi lirici e da costante contatto, intimo e liberatorio, con il mondo circostante, che accompagnano le numerose rimembranze, i ricordi dell’infanzia, le memorie legate alle figure delle persone care e le meravigliose suggestioni dell’amata “Terra Toscana”: le emozioni, le illusioni e le fantasie si miscelano come a seguire il flusso del tempo in una visione poetica che scandisce il ritmo della vita stessa.
Ecco allora che emergono i ricordi come a levare la mente “sopra il limbo esistenziale”: la figura dell’amata madre Licia; le suggestioni della sua Terra; le fredde giornate d’inverno davanti al focolare; le fresche acque dell’Arno; la “succosa pesca” sottratta al contadino; l’aria tersa di primavera che invade l’animo, tra profumo di gelsomino e campi di papaveri dove si dissolvono i “segni del tempo e del dolore”, come a decretare “l’addio alle fantasie” e alle illusioni davanti alla realtà che domina la vita e, nella mente, lentamente svanisce quella “stagione innocente”.
Maurizio Cafaggi è “cantore d’emozioni”, che racconta la vita e la “fatica di essere uomo”, attingendo ad un crogiolo emozionale, che si fa avvolgente, in una costante immersione lirica per ritrovare “l’incanto”, oltre la consuetudine, oltre i “sogni irrealizzabili”, oltre la banalità e l’ipocrisia, in una sospensione dell’animo capace di superare “l’urlo silente del Nulla” e recuperare le fondamentali tracce della memoria: il processo indagatore riesce a penetrare le fenditure dell’esistenza, mette in ascolto di una “melodia senza tempo” e conduce, infine, ad anelare un abbraccio “universale”.
L’armonia lirica si espande e travolge la coscienza, dissolve le sofferenze, sospinge oltre “le notti insonni” ed i “dubbi” che assillano la mente, si fa nutrimento dello spirito, diventa armonia ancestrale cantata da un poeta errante che, “come un pescatore” getta la sua rete “oltre i bordi dell’Infinito” per catturare “un ultimo immaginario Universo” e afferrare, dopo aver affrontato le burrasche della vita, il “seme dell’Essere”.
Tra alchimia lirica e coscienza esistenziale, che vedono protagonisti sul palcoscenico della vita, si fa vibrante la ricerca di un sentiero che sia “oceano di serenità” capace di “addolcire” l’esistenza e combattere le “ingiurie del tempo”.
L’armonia avvolge la visione del poeta ed il manifestarsi della vita diventa alchemico antidoto per condurre a buon fine il “viaggio” e, finalmente, trovar pace “in un sereno tramonto estivo” quando “l’aria pulita odora dell’ultimo sfalcio” e tutto ciò che è intorno a noi illumina i nostri occhi.

Massimo Barile


Iter


Iter

Rutilanti crogioli nucleari
Roventi avamposti
Di autostrade interstellari
Ammiccano attraverso l’ètere
L’iride, sugge e si perde
Ai limiti del Cosmo.

Neuroni, sinapsi, pensieri
Dubbi
Macellano, embrionali supposizioni
L’ignoranza obnubila.

Come un pescatore
Con speranza, cala la sciabica
Getto l’Essenza
Oltre i bordi dell’Infinito
Per catturare
Un ultimo, immaginario Universo.


Possibilità

Cosa farai, di quei pensieri stonati
Delle mani scadenti, delle tue cosce impazienti
E del centro del mondo, inflazionato
Da ladri di emozioni, sbadati, confusi, assenti.

Quando il flusso del tempo è scaduto
Proverai l’incanto, del sorriso muto
Degli angeli caduti, gli obliterati
Che verranno in processione,
Ad affollare sogni, irrealizzabili.

Sarà stagione di migrazione e, le ali costrette
Proveranno l’aria, incontreranno, le correnti ascensionali
Tenteranno venti complici o rissosi, per superare vette
L’ebrezza delle quote, spazzerà consuetudini banali.

All’orizzonte lenta, si alzerà la vela
Prenderà il respiro del mondo, delle mille canzoni della vita,
Alta con altre vele, supererà l’ultima molecola
per unirsi ai cantori d’emozioni
A raccontare, una storia infinita.


Canzone

Lei che canta le emozioni, nel vento dell’anima
E sussurra piano, filastrocche
Racconta, storie antiche di cavalieri erranti
Musiche di terre lontane, future di un nostro amore
Per un attimo infinito, sospesi intrecciamo danze
Assorto l’ascolto cantare e piano, ritrovo traccia
Di una memoria, dimenticata
Come un vento capriccioso, lei è passata
L’ho solo sfiorata, non mi ha visto
È svanita, se n’è andata.


Immagina

A te
Sconosciuta, irraggiungibile Rossana
Vorrei raccontare
La fatica di essere uomo
Crescere, senza rubare
Bocconi, d’effimero piacere;

La difficoltà, nel difendere la dignità
Dalle orde arroganti,
Di moltitudini ignoranti.

Liberarsi dalle pastoie
Di abitudini bastarde
Per regalarti,
Un sorriso incontaminato
Arcobaleno, di emozioni non riciclate
Un abbraccio, tenero avvolgente
Ancestrale, amniotico oceano
D’infinita serenità.


Forever

Il seme del tuo essere
È nelle tue mani,
Aprile e soffialo via,
Lascialo prendere l’aria.

Libero di vagabondare,
Sopra i prati dell’emozioni,
Dove una melodia, senza tempo
Risuona limpida,

Per gli uomini stanchi di percorsi
Feriti, disillusi, soli, ma veri
Per condurli,
Sul sentiero della serenità.

Là, non più confuso,
Da maschere di gesso,
Ti seguirà l’uomo,

Quello che unirà,
Le sue note alle tue,
Nel cammino
Che vi consegnerà all’Infinito.


Licia madre

Negli anni giovanili, inconsapevoli
Quando gli stimoli vitali, ottundono la mente
E la giovinezza ignora, il palcoscenico della vita
Hai concepito, chiamando il figlio tuo al proscenio.

Poco lo hai nutrito al seno delle tue emozioni
Carezzato la sua anima
Strappata a lui, dalla natura indifferente
Consegnandolo nudo, dolente e ignaro all’umanità.


Filippo

Ricordo Filippo, piccola cavia peruviana

Nel morbido batuffolo multicolore
Balenano, lampi bianchi
Le baionette affilate dei denti.

Mordono l’aria
Agognando atavici sottoboschi.

Gli occhi umidi, lucidi, vivaci
Pozzi d’infiniti universi,
Comunicano antichi affetti,
Fischi laceranti
Rivendicano attenzione e libertà.

Note dolci, hai sciolto nel fluire del tempo
Note dolci, hai ascoltato
In risposta al tuo messaggio.


Donna

Albeggia
Tra lenzuola sgualcite, intrise
D’odorosa, consumata umanità
Spio
La curva dolce, sinuosa dei seni
Il rilassato ventre fecondo
Le labbra cerase, socchiuse indulgenti
La chioma bruna
Che adorna l’ovale del volto.

Le membra abbandonate, appagate,
Tiepide, riscaldano le mie
Comunicano armonia
Dissetano, l’arsura della passione.


Ricezioni

Dei passi, s’alimenta l’Entropia
Il caos, si nutre dilaga
Le suola contrite, s’arrestano
Auspicano la quiete
Per ascoltare, le grida inudibili del cosmo
Ed oltre, l’urlo silente del Nulla.


Una sera di primavera

È tersa la sera
Oltre la linea dell’orizzonte
L’arancio del sole al tramonto,
Sfuma nel rosa pastello
È l’ora del celeste, dell’azzurro
Che cede al turchino, all’indaco e al blu
Colori, che corrono incontro
Al nero della notte e alle stelle.

Gli odori si fanno intensi,
Nell’umido, della sera che scende,
Una fresca bava di vento, sfiora il volto segnato
Come una carezza, ne addolcisce le rughe,
Ingiurie del tempo e del dolore.

La brezza leggera, scompiglia i capelli
Come la mano di un’amante scherzosa
Porta con sé, profumo di tiglio e gelsomino, sentore di rosa
Rumori attutiti, canto d’uccelli
E cicalecci di fanciulle raccolti lontano,
Come la risacca marina, trasporta a riva,
Conchiglie e ciuffi di Posidonie
Strappate ai fondali dalla burrasca.

[continua]


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