L'anima tragica del Castello di Miramare di Mario Vierucci


L’anima tragica del Castello di Miramare

Fra le torri del Castello s’aggiravano quella notte i soliti fantasmi,
quando, dalle montagne aspre del Carso
più furiosa che mai piombò su Trieste la bora.

Nelle sue stanze aveva vagato fin dal mattino Carlotta1,
ma nel meriggio aprì la grande finestra sul mare.
Così, sull’onde, lontano, oltre l’orizzonte allungò il suo sguardo
e nel vento si perse l’affannoso suo respiro.

Dominava il golfo il Castello a picco sul mare
con l’onde altissime che s’infrangevano sulla bianca scogliera.
Da quel fragore del vento e del mare.
sentì riaffiorare le amarezze, i risentimenti e i brutti ricordi,
e forte cominciò a battere il suo cuore in tumulto.

Sfumò il cielo al tramonto e si spense il giorno nell’ore dorate.
Con l’avanzare delle tenebre socchiuse gli occhi,
e come un miraggio, al di là dell’oceano le apparve la bella Reggia Messicana.
Le sovvenne allora quel giorno che a Napoleone III
aveva perorato la causa per il suo Massimiliano2.
Fu cosa vana, però. Sola era rimasta,
sola contro l’Imperatore, contro il Papa, contro tutti.
Ed ora, insieme al vento urlò il suo dolore.

Da un anno, ormai, era reclusa nel suo Castello.
Scrutava al mattino il gonfiare dell’onde, le scaglie luminose di granitiche rocce,
e quei vortici spumosi, plumbei, sotto un cielo imminente e grigio.

Nel Castello, a lei vicino stava il fido servo messicano
che le cantava al tramonto la Paloma, la sua bella canzone,
colmandole così il cuore di ricordi di luminosi mattini,
quando, col biondo suo sposo, usciva a navigare,
e di Muggia e Pirano ed Egida e Parenzo, costeggiava le belle rive.

In un gelido mattino che ‘alba già schiariva l’orizzonte,
si rinchiuse nelle sue stanze.
Poi stette immobile, davanti alla grande finestra sul mare.
Ora davanti a lei c’era solo il vuoto, il nulla,
e nel nulla, l’odio, i rimpianti, tutto svanì

Da tempo, ormai, la sua mente era in deliquio
e un giorno, nel buio dell’anima, dal pensiero della morte fu rapita.
Anche il cibo ricusò,
Più esile e diafana fu vista allora vagare nelle sue stanze
con lo sguardo perso nel vuoto.
Impressa negli occhi, però, aveva l’immagine di Massimiliano,
ed era nel ricordo di lui, del suo amato Principe che si perdevano i suoi occhi.

Accadde che in un meriggio tiepido d’Aprile perse le forze.
Allora, affranta e col corpo esangue si accasciò sulla poltrona davanti al mare.
E chissà, forse fu dal rumore eterno dell’onde
che le arrivarono ancora le note struggenti della Paloma.
Così, per un poco, vide allontanarsi i suoi fantasmi del passato.

Si placò alfine la bora, e più non udì il dialogare forte del vento col mare.
Sovente veniva sorpresa a rimirare le foglie lucide delle alghe lasciate dalla marea.
Infine, s’acquietò un giorno col suono dei frangenti e l’ipnotico frastuono dell’onde alla deriva.
E sospirando disse addio alle luci fatue dei miraggi ormai svaniti.

Assai bello, le apparve un giorno Massimiliano,
altissimo e magnifico nella sua bianca alta uniforme con la spada.
A lungo e dolcemente lo guardò estasiata, e poi gli tese le sue esili mani.
Ma al petto sentì all’improvviso un colpo, come un dolore breve ma acuto.

Fu allora che sulle bianche sue labbra
qualcuno scorse l’accenno d’un lieve sospiro,
poi un alito appena, un rotear di pupille,
ed allora, parve quasi che sprofondasse nella sua stessa anima.

C’era un profondo, lugubre silenzio ora, nell’istoriata stanza.
Ma poi, dalla grande finestra filtrò al tramonto il raggio d’un sole stanco,
che come il riflesso d’un fuoco morente
illuminò il suo volto carezzevole ed un ricciolo nero della sua nera chioma.
Intanto, su nel cielo, fra gabbiani impazziti e languide brezze, tutti volaron via i fantasmi.


Nota dell’autore

Questo racconto mi è stato ispirato dall’insuperabile interpretazione dell’attrice Bette Davis nella parte della Principessa Carlotta, nel famoso film “Il Conquistatore del Messico”. Un particolare: quel giorno Carlotta non morì nel Castello di Miramare. In realtà, visse per altre sessanta primavere e morì nel suo Castello in Belgio.


Cenni storici

1 Carlotta (1840-1927 – In francese: Marie, Charlotte, Amélie, Augustine, Victoire,Clementine, Leopoldine de Saxe Gotha. Fu Principessa del Belgio, Duchessa di Sassonia, Principessa di Sassonia Coburgo Gotha, Arciduchessa d’Austria ed Imperatrice del Messico. Era graziosissima, intelligente, espansiva e vivace. Visse per alcuni anni nel suo castello di Miramare. Morì in Belgio dopo molti anni , a volte disperati e a volte tragici a seguito della morte del suo sposo Massimiliano. Fra le molte ipotesi della sua pazzia, prevalse quella dell’avvelenamento. Fu un medico Belga a sostenere che non si era trattato di un impazzire “naturale”.

2 Massimiliano d’Asburgo (1832-1867) – Era figlio dell’Arciduca Francesco Carlo e fratello minore di dell’Imperatore Francesco Giuseppe. Fu Comandante della Flotta Imperiale Austriaca, Governatore del Lombardo Veneto ed infine, Imperatore del Messico. Dopo molte e tragiche vicende, fu arrestato e fucilato a Quéretaro, Fra le molte virtù e i tanti pregi, di lui si disse che era così bello che i peones messicani lo credevano una divinità. Dopo la fucilazione, il suo corpo, imbalsamato troppo in fretta , tornò alla famiglia in Austria in condizioni impressionanti. Durante la traversata in mare, i suoi occhi si erano disciolti e quindi furono sostituiti con quelli, sempre azzurri, di una statua di una Chiesa.

3 Castello di Miramare – Scrisse Giosué Carducci nella sua bellissima poesia: “Addio, castello pe’ felici giorni nido d’amore costruito invano!”. Ma chissà, forse Carlotta e Massimiliano non l’hanno mai lasciato.



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