Rabbia

di

Marina Sibilio


Marina Sibilio - Rabbia
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. 40 - Euro 7,30
ISBN 978-88-6587-2420

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In copertina: «Elica la nebulosa» di Marialuisa Pinciroli acrilico e tecniche miste – cm. 70×70


Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto la silloge è finalista nel concorso letterario Jacques Prévert 2012


PREFAZIONE

«Accostarsi a un testo poetico, qualunque sia il grado di profondità o ampiezza della lettura, presuppone, e oso dire che presupporrà sempre, una certa scomodità dello spirito,…»
Sono parole di José Saramago e fanno parte di un lucida riflessione sullo scrivere in versi, espressa in un capitolo dei suoi Quaderni di Lanzarote.
Dunque, se questa prefazione fosse dedicata, con stile puramente accademico, alla creazione o alla lettura poetica in generale, basterebbe, per assurdo, riferirsi ai concetti espressi dal grande scrittore portoghese per poterne trarre una convincente interpretazione.
Ma ciò che mi accingo a introdurre tratta un’opera specifica, di un singolo autore, anzi autrice. Apparentemente sembrerebbe più semplice, visto che l’argomento è circoscritto e non totalizzante. Non è così, come non è così quando ci si addentra nel labirinto inestricabile di un’espressione, molto intima, della sensibilità altrui. Ritornando quindi alle parole di Saramago, si può intuire la scomodità della mia posizione: è come immergersi, metaforicamente, in un fiume dal corso mutevole e imprevedibile.
Le diverse chiavi di lettura che ognuno potrebbe intraprendere, sono estremamente personali poiché dipendono da interiorità specifiche, che non coincideranno mai con i percorsi imperscrutabili dell’autrice.
Certamente, in alcuni testi di questa raccolta, come “rabbia” o “scelta” o “silenzio”, si colgono aspetti stilisticamente essenziali – ma non per questo meno incisivi di altri più circostanziati – che rimandano a echi vagamente minimalisti: «Non taglio soltanto fino all’osso, taglio fino al midollo», come ebbe a dichiarare Raymond Carver in un’intervista.
Esiste, inoltre, nella poesia come in tutte le opere letterarie, un aspetto misterioso, quasi esoterico.
Si tratta del rovescio della medaglia, citato da Yukio Mishima in una sua magistrale postfazione ad un’opera di un altro famoso scrittore giapponese: Yasunari Kawabata.
In sintesi, Mishima afferma che nelle opere di uno scrittore ci sono quelle che corrispondono al dritto di una medaglia, il cui significato è evidente, visibile. Poi ci sono le altre, che appartengono al rovescio della stessa medaglia, e il cui significato è celato, nascosto.
Io ritengo, pretestuosamente, che lo stesso principio possa valere per il contenuto delle poesie che compongono questa raccolta.
Spetta a chi legge, interpretare i due lati della medaglia, secondo la propria, personalissima sensibilità.

Ermanno Gelati


Rabbia


Ai miei figli
Federico e Stefano, con tutto il cuore e tutto l’amore…

Marina


BAMBINA

Non ti fermare
Non puoi
Non c’è tempo
Non piangere
Non avere paura
Non è tempo
Cammina dritta
Non voltarti
Non guardare avanti
Non vivere
Sopravvivi


GELSOMINO

Ecco, lo sento.
Sento il profumo del gelsomino.
Mi travolge il ricordo,
ricordo le estati passate quando ero felice,
ricordo la mia vita,
quella di allora.
Ignara di tutto,
ignara del futuro,
ignara dell’oggi.
Sono qui, seduta nel mio giardino come allora,
tutto è cambiato,
io sono cambiata,
ma il profumo…
il profumo del gelsomino è sempre lo stesso,
come se il tempo si fosse fermato.
Amo l’estate,
amo questo profumo che mi ricorda di essere viva,
che mi spinge ad emozionarmi di nuovo,
che mi spinge ad aprire il cuore,
che mi spinge a volere l’amore.


EMOZIONE

Vorrei descrivere un’emozione,
vorrei poter fermare quell’attimo in cui lo capisci,
quell’attimo in cui capisci che i profumi sono diversi,
gli odori sono diversi,
tu sei diverso,
i tuoi occhi sono diversi,
diventano vivi,
assorbono la luce di quel momento infinito e struggente.
Il tuo cuore è leggero ed allo stesso tempo
batte così veloce che quasi non lo senti più.
Non hai più fame,
non hai più sete,
vivi solo di quelle sensazioni che saziano il tuo spirito.
Il tuo corpo si fonde nell’emozione,
si scioglie, intrigante e prorompente,
nella mischia degli odori e dei sapori.
Vuole essere parte del miracolo,
sì, del miracolo di un’emozione…


CIELO

Sollevo lo sguardo al cielo,
infinitamente sereno,
pensieri turbolenti come nuvole impazzite
lo attraversano.
Sono io,
piccola creatura,
impotente,
di fronte a tale grandezza.
Sono io,
con i pugni stretti,
impaurita, quasi senza difesa…
Sono io,
questa coscienza mi dà vita,
grido forte la consapevolezza di essere me stessa,
di accettarmi per quello che sono, nel bene, nel male.
Sono io,
io e il cielo che è dentro di me.


RABBIA

Corri su fili d’acciaio
Corri in mezzo al cuore
Corri dove nessuno ti può raggiungere
Corri nelle vene della mia anima
Cocente delusione
Corri perché io non possa trovarti
Altrimenti ti stringerò
Assaporerò l’amaro del tuo veleno
Forse ne morirò


CAMBIAMENTO

Lento il cambiamento dentro di noi,
come un veleno sottile non uccide.
Corpo e spirito giostrano il loro torneo,
chi vincerà abbraccerà l’anima,
la trascinerà con sé
strettamente avvolta.
Miracolo dell’uomo il cambiamento,
prodigio dell’intelletto,
prestigio dell’inconscio.
Lento, costante, impercettibile il cambiamento,
mistero e stupore lo avvolgono,
nascondendolo agli occhi umani.
Il cambiamento, amico, nemico,
artefice, vittima, vero, falso,
ardito, moderato,
ci trascina con sé, per sempre.


CAMMINO

Cammino in silenzio,
calpesto le ore, le giornate.
Cammino in silenzio,
non so dove andare,
non trovo la strada, quella che mi porterà da te.
Cammino in silenzio,
non ho più voce e vorrei gridare,
non so e vorrei sapere,
non oso e vorrei osare.
Cammino in silenzio,
sono sola…
Cammino in silenzio,
d’improvviso sento il respiro, il mio,
mi attraversa, mi calma, mi dà forza.
Sono sola, ma sono viva…
Sono ancora viva e respiro,
l’aria entra nei miei polmoni, nelle mie vene,
fresca, leggera, fino al cuore.
Lentamente mi fermo.
Adesso aspetterò, che tu venga da me.


NOI

Noi,
bambini irrisolti.
Noi,
travolti dalla vita.
Noi,
paurosi di fronte alle grandi emozioni.
Noi,
fragili nel nostro rigore.
Noi,
vulnerabili di fronte ad un’emozione.
Noi,
che non ci siamo mai concessi all’amore.
Noi,
incapaci di reagire, inguaribili romantici.
Io,
molto più giovane, nascosta dietro la mia rabbia.
Tu,
più vecchio, nascosto dentro i tuoi sbagli.
Noi,
stasera insieme, prestigio di un mago bizzarro…


PERCHÈ

Perché dilaniata nell’amore
Nel dolore
Nel volere
Nel non volere
Nel non sapere
Nell’essere
Nel presente
Nel passato
Perché dilaniata dal dubbio di sbagliare
Nel dubbio di vivere


MADRE

Guardo mia madre,
il volto segnato dalle rughe,
ormai è anziana.
Nei suoi occhi c’è ancora quel guizzo vitale,
quella scintilla che ha animato la sua vita,
quella scintilla che ho sempre invidiato.
Guardo le sue mani, segnate dal tempo,
che mi accarezzano ancora,
quasi a farsi perdonare l’infanzia mancata.
La mia infanzia mancata.
Sento la sua voce,
quella che mi leggeva belle storie,
storie di famiglie felici,
storie dove un padre ed una madre crescono i loro figli.
La bambina che c’è in me è ancora lì,
seduta nel grande letto,
ad aspettare la sua storia.
So che devo prenderla per mano,
farla crescere,
proteggerla,
ma non ci riesco.
Lei è più forte di me,
lei non si muove,
reclama la sua infanzia mancata.

[continua]


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