Opere di

Mariateresa Biasion Martinelli


Le Tue Stagioni

Nel grembo del tempo
respira la vita:
alito dell’anima
che si schiude al mondo,
protetta da acque tranquille,
dove non scorrono
impetuose correnti.
A spiagge d’amore
approderai piccolo cuore,
che all’unisono palpiti
con un altro cuore.
Scrigni di sogni
racchiudevano
il seme del futuro,
prima che tu esistessi.
Nascerai nella luce:
tenere ninne-nanne
allieteranno le tue primavere.
Nelle estati del tuo divenire,
temerai di essere solo,
ma dolci ombre
faranno scudo
ai tuoi giovani passi.
E negli autunni sereni,
aspetterai il tuo inverno,
ricordando quel grembo
che t’ha dato la vita.

9° Concorso Internazionale: “Città di Vignola” Edizione 2013 (Alla Memoria Di Luigi Bozzoli) Sezione: A: Poesia Inedita A Tema Libero


Fra Terra E Acqua – Storia Di Una Donna Che Sapeva Amare

E trascinavi i tuoi passi stanchi
su quella terra di acqua e riso.
Dentro il tuo ventre un dolce segreto,
inviso ai benpensanti.

E ti chinavi su quelle risaie,
così lontane dalle tue montagne,
dalle tue cime di neve bianche,
dalla tua terra, da un altro figlio.
Chiudevi la sera la vecchia porta
sulla solitudine, senza speranza:
sulle tue spalle l’ingiusta condanna,
dei soliti benpensanti.

Distese d’acqua e frinir di cicale
nella calura di un’estate afosa.
E schiene piegate sopra quei campi,
fra i canti antichi delle mondine
e bisce striscianti, viscide come
il mormorio dei benpensanti.

Un pugno di riso a placare la fame,
un riso aspro dentro il tuo cuore.
Fra terra e acqua ti trascinavi
col peso dolce di una creatura,
col peso immane della tua colpa,
così chiamata dai benpensanti.

Ma tu sapevi semplicemente amare,
non così loro: i benpensanti.


Ritorno al Passo (dove spira sempre il vento…)

Passo Broccon – Comune Di Cinte Tesino (Trento)
Agosto 2005

Il ritorno al Passo, su in alta montagna, dove gli alpeggi raggiungono quasi quota 2000, è, come sempre, la realizzazione di un desiderio, che il cuore conserva sopito per mesi a volte, per anni.
La strada, pur se non eccessivamente ripida, si inerpica fra tornanti e dirupi, per lo più coperti da boschi di conifere, ma anche da vaste praterie.
La vegetazione cambia, man, mano che l’altitudine cresce e l’erba tenera dei prati del fondovalle si trasforma pian, piano, in arbusti più radi, intervallati da sassi, ma anche dai fiori alpini : minuscoli garofani dal profumo intenso, ginestre, che sembrano attingere vita dalle pietre cui sono abbarbicate, rose di monte, screziate di giallo, rododendri di un bel rosa acceso, margherite , arnica…
E là, in alto, sull’altopiano, la vallata si apre, offrendo uno scenario mozzafiato! (Anche se i più cinici non mancano di attribuire la momentanea apnea alla rarefazione dell’aria).
Distese e distese di verde, crinali coperti di pini ed abeti e, a fare corona a quel mare di smeraldo, le Dolomiti, che, al tramonto, si tingono di rosa ed anche le cime più alte, dove il sole trae bagliori dai ghiacciai e dalle nevi perenni.
E sui pascoli, fra lo scampanio ed il fruscio del vento, che quasi mai abbandona il Passo, si scorgono le mandrie di mucche, alcune intente a brucare, o ad abbeverarsi , altre sdraiate a ruminare.
Sono animali docili le mucche, salvo rare eccezioni, e si lasciano accarezzare sui musi “squadrati”, mentre con la coda spazzano via le fastidiosissime mosche. Il loro manto è di un bel colore marrone, tipico della razza alpina, alcune sono pezzate (ma loro, animali più intelligenti dell’uomo, non danno importanza a questi particolari), tutte hanno grandi occhi buoni.
Buoni come il latte, la panna ed il formaggio, che si possono gustare nella malga, trasformata in agriturismo, rustico, ma accogliente.
Devi sempre portarti un caldo maglione, lassù al Passo, anche se a valle il sole splende ed è estate, lo sanno tutti che al Passo soffia sempre il vento…
Appena le lunghe ombre della sera si stendono sui prati e le mucche tornano da sole nella stalla (a loro non serve l’orologio, basta quello biologico e solare, forse anche i nostri antenati possedevano queste capacità innate, chissà…) nella malga il fuoco amico ti scalda non soltanto le mani gelate ,ma anche il cuore.
Ed intorno al paiolo, dove cuoce la polenta, gialla come il disco solare, si intrecciano i ricordi, di quando, bambini, correvamo su quei sentieri, sempre all’erta, per timore che fra le mansuete mucche, si nascondesse uno scatenato torello, o una vipera sbucasse da sotto una pietra, fra le sterpaglie.
Allora, la panna si poteva gustare direttamente dalla “zangola”, dove il mandriano preparava il burro.
… Ed i ricordi dei ricordi, narrati da chi sull’altopiano trascorreva l’estate, ad accudire le mandrie che, appena iniziava la bella stagione venivano avviate, a piedi, verso i pascoli alti,si affacciano alla memoria.
A quei tempi, i nostri padri, ancora ragazzi ed i nonni, uomini adulti, governavano le bestie e dormivano nella malga, priva di ogni comodità, ma non del caldo buono del fuoco, attorno al quale rievocare antiche leggende, a volte, così spaventose da tenere svegli i più giovani, confortati dal sapore semplice e genuino della polenta e formaggio e del latte tiepido, appena munto, che racchiudeva il sapore dell’erba fresca, così diverso da quello prodotto in inverno, quando le mucche si cibavano del fieno.
Anche in quelle sere, il vento spirava là sul Passo..
E quando stai per lasciare il Passo e le stelle punteggiano a migliaia il cielo, non inquinato da luci artificiali ed il fiato si condensa in nuvolette di vapore, ti sembra di udire il respiro dei tuoi padri e dei padri dei tuoi padri…che su quelle montagne hanno trascorso intere stagioni, ma è certamente, il rumore del vento, che, non si sa perché, non lascia mai quei luoghi, o il tranquillo ruminare delle mucche, sempre uguale, confortante come i ricordi, come il buio che ti avvolge e non ti incute timore.
E se tremi un po’, è soltanto per il freddo, non per la commozione…
Chissà quando tornerai lassù, al Passo, dove il vento, voce dell’anima e della natura, non si ferma mai a riposare…



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