Opere di

Maria das Graças Rodrigues


La gabbia

Silenti sguardi fissano 
la luce nella disperata tenebra;
altrove odo echeggiare codesto grido:

“Ho! porta socchiusa;
Ho! Interminabile esistenza;
liberaci l’anima da misere membrane!”

Nell’aria gaudiosa si librano i 
menestrelli, mentre dalla magica
finestra m’innalzo in volo!

Nel magico sognar vedo il cuor
triste nel rammentar l’umano che in me
dimora; Ha! se io potessi scegliere…

tra ragion e piume; la libertà di volar
m’incanta, poiché il morir prigioniera
da regole umane è dura condanna!


L’Esercito Italiano

Tale è nobile la presenza
dell’esercito italiano;
piuttosto ch’andar lontano
si prodiga ogni giorno nel 
salvar l’essere umano!

Tra incendi, terremoti, alluvioni
neve e frane; sui monti gli alpini
in pianura i bersaglieri,
accanto ai vigili del fuoco 
e anche ai finanzieri.

L’orgoglio della divisa, nell’Italia in
crisi che bandisce guerre di pace,
ma è presente in prima linea contro la neve
in trincea, che passiva e disarmata, dà scacco
matto al progresso fatto di zucchero filato!


Sublime Artista

Oggi la giornata è splendida!
diversa dal fugace ieri,
che piovigginoso e freddo,
scompare sotto i caldi
raggi del sole.
L’infinito regala emozione!
Nel celeste cielo, nubi bianche
striate da cumuli grigi,
di verde cupo coprono le colline
che si allungano delineando
l’orizzonte!

Placido e disteso,
il lago sogna!
Dalla mia finestra
osservo il firmamento!
felici i passeri danzano,
spinti da una
passeggera brezza.

Tutto è poesia nella tela
del sublime artista!
Mille scintille colorano l’infinito di verde, giallo,
rosso e viola.
Il cosmo si trasforma nell’arazzo illuminato.
Ma poiché l’uomo non è più poeta,
si perde nella nuda e deforme
materia,
insicuro, illuso e infelice!


Verde, lilla e viola

L’anno vecchio se ne va, lascia il posto
al 2010!
Cambio le vesti portate sul mio corpo
per dodici lunghi mesi.
Esco dal vecchio anno, lascio la vecchia
muta, cambio veste e colore, entro nel
nuovo anno, tutta vestita d’amore!
Il verde è il mio colore, e dell’amore,
dell’apertura verso l’altro, della
natura e del diverso, è anche il
colore della speranza, dello
straniero che dell’ignoranza
è prigioniero.
Incontriamoci nel verde, liberiamoci
la coscienza, diamoci la mano e di
lillà coloriamo il mondo!
Il 2011 fa capoccella, lassù nella torre
del tempo, vedo a cavallo del vento
quattro bambini, son pellegrini, è il
2012 che si avvicina.
Avvolgiamo nel viola anche l’odio
di coloro che, intrappolati
dall’egoismo,
imperversano lungo il nostro sentiero.


Riflesso d’amore

Sono una fiammella riflessa
nei raggi del sole di ogni
mattino.
Mi vesto dell’universo affinché
doni amore!
La natura si sveglia,
straziata la Madre Terra
osserva!
perplesso l’infinito tace!
La vita si trasforma.
Sulla via incontro il
Pellegrino, cammino
sola in cerca della
trama del mio destino!


Il potere del tempo

La felicità è aver tempo,
per gustare ogni attimo
di tempo!
La modernità privò l’uomo
della felicità!
L’uomo non ha tempo per
vedere lo scorrere del
Tempo.
L’uomo presuntuoso crede
di ingannare il tempo,
rincorrere il tempo,
anticipare il tempo,
illuso!
Non sa che è il tempo
ad ingannare l’uomo, che,
perduto nella semplice
logica del tempo che passa,
ignaro non si accorge che
siamo noi, che come una foglia
al vento passiamo per la vita,
senza viverla!
Il tempo nasce con noi per
sorridere del nostro affanno,
raggiunge l’ombra dell’albero
prima ancora che arriviamo,
seduto scruta lontano,
mentre nude filiere di
disperati, implorano
il non ritorno.


Il messaggio

Il colibrì volò sopra un bocciolo,
che capriccioso sbocciò nella rosa!
L’universo si vesti di colore,
il Brasile sorrise,
i brasiliani danzarono,
e la guerriera Tupy gridò:
giustizia!
La donna sull’amaca dormiva,
nel bosco sulla riva del mare verde
smeraldo.
Un muro separava la guerriera dalle
acque, essa coricata raccontava la
Vera storia.
Alla sua sinistra una neonata, e alla
sua destra la vecchia, io nel mezzo
capivo la storia, il passato non si
dimentica, ma il futuro si costruisce
senza odio! Questo fu il messaggio,
che vidi guardando me stessa tra
la vecchia e la neonata.
Lottavo contro le acque del mare,
nuotavo per superare il mio passato,
affinché potessi vivere nell’ingiusto
presente nel quale camminavo.
La neonata sulla Victoria Regia, nel
mare colmo di fiori, era la speranza
di un raggiante domani!


La goccia di pioggia

La pioggia cade filiforme.
Bagna l’angoscia che si
trasforma in lacrime,
nel silenzio
la natura bisbiglia!
Nel contempo contemplo!
L’angoscia fugge, per dare
spazio all’immaginazione.
Nasce l’arte sublime!
Una goccia d’acqua lascia la
pioggia e vene a bussare alla
mia finestra, accarezza il vetro
lasciandosi andar via.
Vedo me stessa nella pioggia
che coraggiosa e saggia cade!
Saltellando nelle gocce di pioggia
Scorro giù per raggiungere le acque
avvolta nella metamorfosi sento il
pulsare del lago!


Lamento Tupy – Guarany

Sono figlia del vento,
sorella della natura,
ad ogni foglia che vibra,
con la natura, danzo!
Sono la melodia di
toro’kana,
la natura guerriera,
il saggio pa’wie,
il piccolo aranguerê,
nel bosco in cerca di boto.

Stanco aranguerê si
addormenta,
inebriato dal profumo
di jurité, sotto l’albero
di capucaia:

all’alba la natura danza,
boto, aranguerê suonano
maraćas per la dea,
pajè parla,
morombi’scawa ascolta,
o vento canta,
o sol illumina,
la natura sorride,
mentre il popolo
tupy-guarany,
oscilla sull’amaca,
rimembrando le ancestrali
memorie!


La natura

Nel fulgido riflesso
dei colori l’anima
coglie l’essenza
di colei che
trasforma lo spazio
deforme in poesia!
La magia esplode!
L’energia si espande
nell’universo!
laddove
il curvilineo si trasforma
nella ghirlanda intorno
alla supernova
che nella collisione cosmica esplode!
La natura poetica si rinnova.
Il soffio del vento sugli alberi,
le foglie danzano sprigionando
nel cosmo il profumo di rose.
Il mondo si trasforma in poema,
La poetessa racchiude nel suo scrigno
l’essenza nascosta nei suoi mondi
paralleli e nel giaciglio si corica per
esprimersi in poesia!


La chimera

L’indifferenza ferisce
la natura,
la Madre Terra ferita
abbandona l’umanità!
La schietta sognatrice,
osserva!
L’uomo, plasmato dalla
rude materia, prigioniero
del cemento cerca la luce,
ma è incapace di scrutare
il cielo laddove ogni sera
si accende un’altra stella!
Nei palazzi costruiti
bassi, alti, bianchi e colorati.
Sui muri grigi le finestre,
incastonate.
Un portone di ferro incatena la paura!
L’uomo nella sua gabbia si sente al sicuro,
è fiero! Ma prigioniero e solo resta.
Ogni giorno esce dalla prigione di mattoni
per chiudersi nella piccola gabbia in
movimento arrabbiato e cupo,
nel traffico spreca il suo tempo
In ufficio il prepotente capo esplode!
È il traffico, risponde avvolto dalla
nuvola d’odio.
a capo chino per tutto il giorno,
la sera deluso e stanco ritorna
ma questa volta rinchiuso nella
gabbia di lamiera.
Nudo di ogni pretesa si corica e
riflette!
Subito però l’egoismo del pensiero lo
riporta nella gabbia prigioniero.
solo con il suo problema, si convince
delle sue pene, incapace di sognare
la riscossa, ogni giorno scava la propria
fossa, nasce e muore prigioniero,
inseguendo la chimera!


La Befana

È festa!
Arriva la befana.
Un vecchio treno si ferma
Alla stazione di Bracciano.
I bimbi inquieti attendono
solenni la banda comunale
allegia il preludio!
Nel frastuono felice dei bambini,
la befana scende dal treno.
Fulgida nei volti dei bambini
la felicità traspare!
Allorche nei volti dei fanciulli un po’
cresciuti la dellusione!
La befana che arriva con il treno,
non ci piace.
La vecchina a cavallo di una scopa
è più geniale, adornata del suo
vestito rammendato, ci fa sognare!
Tra le grida dei bambini: giochi, dolci,
carboncino
mentre la nostalgia avvolge il nostro
cuore un pò cresciuto, e per un attimo
ritorniamo un pò fanciulli.
E nel ricordo la vediamo volar via a
cavallo ad una scopa su nel cielo
di Bracciano.


È meglio sentir

Se nel tuo parlare
nulla hai da dire,
nell’umile silenzio,
sta a sentire.
Colei che tropo parla,
non ascolta!
Coloro che non ascoltano,
non crescono.
Parole, parole scorrono,
nel raccontare, e tra fiumi
di parole, solo una piccola
goccia cade nel mare!
La corrente veloce la porta
lontano, nulla rimane delle
gocce d’acqua piovana!
Poche e sagge parole
sono importanti,
è l’esempio a fare scuola!
Ma se l’esempio a me stessa,
non ho saputo dare,
quale scuola ad altri
sono in grado di insegnare?
E dunque per non sbagliare
è meglio prima tacere e
Ascoltare!


Violenza

Strappano le mie vesti, violentano il mio corpo,
mentre l’indifferenza annulla la mia sofferenza!
Piango! Sono lacrime amare, mi addormento per dimenticare,
il mondo si ferma e finalmente il cuore mi sorride,
mentre scivolo sotto la pioggia,
purificando il corpo ferito!

I giorni passano, è lucida la memoria, non posso tacere!
Nel sorriso dell’anima mia ho riscoperto la candida aurora.
Sopra di me il cielo è grigio, l’osservo, l’inverno piange.
Riconosco quel doloroso pianto!
Sotto di me l’umanità cammina indifferente al mio dolore.

Nel simbolo karmico ciascuno insegue la propria essenza,
ma colei che in solitudine porta il peso della malvagità altrui
si illuminerà della luce riflessa che nell’infinito ogni sera,
si risplende in una stella!


La libellula

Una mattina sulla spiaggia guardavo il mare increspato,
raggi di sole baciavano le goccioline scintillanti che
accarezzavano i miei pensieri; realtà e percezione si mescolano,
e nel dilemma l’anima della poetessa errante crea!

Vedo una libellula felice che si bagna sulle onde, e volando sorvola il mare.
Silenzioso, il vento soffia lontano la libellula che,
stanca di volare sulle gocce di cristallo, approdò nel villaggio
dove la fame era il male di tutti i mali.

Volle subito ripartire, allorché vittima della sua avventura,
prigioniera vedeva la sua fine.
Per un attimo penso al suo destino,
e con l’essenza naturale del suo corpicino,
colmò la fame del villaggio bambino!


La guerra

Tenerezza di un tramonto di primavera,
ricordi di un amore perduto,
l’uomo dall’amore fugge, ha paura!
Però non teme la guerra, essa sublima
la sua forza bruta, cosi che si senta gratificato.

Stregata, tutta l’umanità è coinvolta,
la colpa cade su ciascuno di noi; BUM!
Esplode un colpo di canone, il nemico muore!
Ma quale nemico? Lui non sa di essere mio nemico;
ma io so di essere nemica di coloro che seminano L’ODIO!


Poetessa Errante


Il Club degli Autori - Concorsi Letterari - Montedit - Consigli Editoriali - Il Club dei Poeti
Chi siamo
La Rivista
La voce degli Autori
Tutti i nostri Autori
Per iscriversi
ClubNews
Il notiziario gratuito
Ultimi inserimenti
Homepage
Avvenimenti
Novità & Dintorni
i Concorsi
Letterari
Le Antologie
dei Concorsi
Tutti i nostri
Autori
La tua
Homepage
su Club.it