Opere di

Maria Cristina Perin


Nel buio della notte

Potrei
con un ferro rovente
imprimere sulla pelle
Io ti amo.

Bruciare
come pagine bianche
malinconia di questi giorni.

E dalla cenere
raccolgo il mio amore
fuoco vivo e caldo
nel buio della notte
gioia che illumina.


Brezza di primavera

Ho visto il vento
scorrere il piccolo frumento
nei campi creare
macchie verdi scure in movimento.
Come un enorme serpente
largo veloce sfuggente
scivolare leggero
senza nulla spezzare
incontro al niente
dentro ad un ventre
carezze su carezze dolcemente
che gioia sentire
sulla pelle questo tenero
fugace lambire.


Vite da riscrivere

Occhi di fata
Occhi di gatta
Occhi di donna
Polvere bruciata.

Gioco di luci
Gioco di sorrisi
Gioco di spari
Sogni uccisi.

Sguardi radiosi
Sguardi suadenti
Sguardi gravi
Fiori recisi.

Occhi
gioco
sguardi.
Libero il campo
Libera la vita.


Poesia

A volte c’è un MALE
Nell’uomooggidimenticato
Che non si vede più
Che gioca davvero
All’angelo del sorriso
Al diavolo rabbioso.

E si confonde
Con la menzogna diffusa
Strumento di interesse
Protettivo ideale
Per vivere e godere
Abito di pelle
Versione “night and day”.

Nel dubbio …
Lo disconosce il silenzio.
Eppure
Esiste questo MALE
Nascosto dietro una lacrima
Trattenuta nel tempo
Scesa già fredda
Addirittura sorprende
E subito si asciuga.

(A volte qualcuno
Ci ha amato quasi all’inverosimile).
Alla DISPERAZIONE
Preferiremmo morire.


Per chi di notte pensa

Le ore calde della notte
In cui si cerca l’amore
E si soddisfa l’istinto.

Mani che si toccano
Respiri di desiderio
Il buio che avvolge
I corpi che si fondono.

Qualcuno invece
Di notte pensa
Alle ore calde della notte
All’amore che scorre
Al desiderio da soddisfare.
E le mani non si toccano
I respiri sono trattenuti,
il buio allontana
i corpi si perdono.
La notte rinchiude
Sentimenti contrastanti
E chi si ferma a pensare
Solo non ha più amore.
Cresce la rabbia
Per il desiderio inespresso
Per il silenzio bugiardo
Per un tempo già passato.
Il sonno non giunge ristoratore:
come una piccola morte
suggella il distacco
lascia sugli occhi
poche lacrime di tristezza e dolore
per un frammento di vita
per sempre perduta.


Aspettando la pioggia

E’ già sera.
I grilli cantano ancora.
In sottofondo il fruscio delle foglie.
Lontano il vociare della gente
E i cani che abbaiano.

In alto
Fiocchi di nuvole grigio bianche
Pian piano si dilatano nell’azzurro
Scivola sul cielo
Un abito da ovest a est
Rossonero, grigio scuro, grigio azzurro.

Ancora più forte i grilli
La gente non è più per strada
Qualche finestra si chiude.

Annusando l’aria
Odore di erba battuta.

Solo per un momento
Il vento prende forza
Poi è il desiderio che la pioggia arrivi
A scuotere le foglie
Ad addensare le nubi:
allora i grilli smettono di cantare
sotto il crescente picchiettare
scompaiono tutti i rumori.
La pioggia è sul palcoscenico
Nella sua magica interpretazione
Una goccia qui, una là
Gruppi di gocce da una parte, dall’altra
Infine con la maestria di un direttore d’orchestra
L’armonia del suono e del movimento.

Intanto è già scesa la notte
Senza silenzio
La natura appesantita e immobile
Costringe ancora i grilli a cantare.

Il desiderio è vivo
Lo alimenta ogni breve folata di vento.
Chiudendo gli occhi
Adesso
Si riuscirebbe forse
A camminare a piedi nudi
Sulla terra bagnata.


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