Rose appassite e schegge di cristallo

di

Maria Antonella D'Agostino


Maria Antonella D'Agostino - Rose appassite e schegge di cristallo
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 102 - Euro 9,00
ISBN 978-88-6037-314-4

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In copertina dipinto di Maria Antonella D’Agostino


Nota dell’autrice

“Rose appassite e schegge di cristallo” è la mia prima (forse unica?) raccolta di versi: Ancora oggi mi suona strano parlare di poesia. Infatti, la mia principale passione artistica è sempre stata la pittura, seguita dal libro d’arte e dall’apprendimento di tecniche manuali per la creazione tutta personale di presepi ed altri oggetti. Fino a qualche anno fa non avrei mai immaginato di ritrovarmi a scrivere poesie. Ma, evidentemente, l’arte e il bisogno di espressione che è in ognuno di noi, una volta scatenati, difficilmente si arenano di fronte alla scarsità del tempo o ad altri momentanei impedimenti; piuttosto si incanalano per altre strade e sfociano nella sperimentazione di nuove metodologie e nuove forme, magari di realizzazione più immediata. E così, dagli anni 2000-2001, quasi per gioco, per rendere ancora più personali i miei lavori del libro d’arte, ho impugnato la penna ed ho accettato l’ennesima sfida con me stessa e con il mio bisogno di esplodere e di gridare i miei pensieri, le mie inquietudini, la mia ricerca, in un continuo con l’espressione pittorica.
La raccolta è suddivisa in tre capitoli. In “Primordi – La parola, il tratto, i colori” ho raccolto i miei primi tentativi di comporre versi ispirati essenzialmente alla natura, alla sua bellezza e alla bellezza della vita comunque degna di essere vissuta, nonché brevi versi riferiti in particolare a mie opere pittoriche (anni 2000-2001-2002). Segue il capitolo “Il tempo, i sogni, i segni” ed infine, il terzo ed ultimo, intitolato “Introspezioni-La ricerca”, comprendente soprattutto le poesie più recenti scritte tra 2005 e il 2006.


Presentazione

La poesia di Maria Antonella D’Agostino nasce per dar voce alle immagini.
La plasticità di un corpo, la sinuosità di una linea o l’essenzialità di un tratto, la forza di un colore, non bastano ad esprimere l’immagine. L’immagine chiede voce, chiede significati più evidenti, chiede “parole”. E così i quadri diventano poesie. Quei quadri che descrivono i corpi, il mare, gli alberi, la natura in generale nella sua dinamicità, trovano movimento nella dinamicità e ricchezza della parola. Una esplosione di aggettivi esposti in frasi minime. Una esplosione di verbi ripetuti in versi brevi, diventano parole delle immagini, diventano voce insistente, penetrante, ripetuta. Brevi componimenti dal verso semplice e veloce, senza alcun rigore metrico, scorrono per fissare, in un’unica parola chiave, il senso del quadro che rappresentano.
Ma l’animo complesso e ricco di Maria è ancora legato ed imbavagliato. La pittura non basta più ad esprimere la novità della sua vita che si svolge tra esperienze diverse fatte di gioie, di soddisfazioni, ma anche di paure o profonde delusioni. Un quadro non riesce più ad esprimere tutto questo. La matita chiude e vincola “nel tratto” l’immagine, la parola la libera, la svincola da catene e consente il volo a ciò che è inespresso ma esistente. Adesso è la poesia che prende il sopravvento. Il vecchio verso, libero da schemi metrici, trova, man mano le sue catene nelle scelte morfologiche e sintattiche, se quindi le prime poesie sono espresse attraverso la ricerca degli aggettivi, man mano che la maturità dell’autrice avanza,la forza del verbo trova ed esprime la sua centralità. Il nome, il verbo, la complessità della loro articolazione sono il cardine di ogni verso. Le frasi si completano in un periodare sintetico ma carico di senso, dove figure importanti, rassicuranti e significative, si mescolano a sentimenti altrettanto forti ma ricercati, anelati ma talvolta senza meta. La solitudine emerge dai versi ed alcune volte esplode in palesi dichiarazioni.
Maria D’Agostino cresce, cresce e cambia il suo rapporto con il mondo. L’attenzione rivolta alla sua anima, alle sue emozioni ai suoi stati d’animo, ai suoi affetti, diventa poi ritorno alla natura con un occhio nuovo; la natura non è più un semplice porto sicuro ma un contraltare al suo animo inquieto, per cui il mare, il vento, divengono espressione, compagni, alleati della sua irrequietezza. Porto sicuro sono gli affetti, le persone. Esplode quindi l’umanità, desiderio inespresso, ma sempre cercato, dalle prime pagine della sua storia.

Maria Gabriella Capozza


Rose appassite e schegge di cristallo

Primordi
La parola, il tratto, i colori


Lascia

Lasciati cullare dalle onde del mare,
lasciati riscaldare dai raggi del sole,
lasciati incantare dal canto degli uccelli,
solleva la tua anima in volo con essi,
lascia che il vento ti accarezzi la pelle,
lascia che la pioggia si confonda
con le tue lacrime,
annulla i tuoi pensieri in un tramonto.
Non senti che anche tu hai un posto
nell’universo
e nell’infinito ciclo della vita?


Se ti senti solo

Se ti senti solo,
se ti senti triste,
tendi l’orecchio
e ascolta
le parole del passato
che ti sussurra il vento,
le nenie cantate dalle onde
che si infrangono sulla riva del mare,
le allegre canzoni degli uccelli,
le fiabe
raccontate dai ruscelli che scorrono,
il chiacchierio delle foglie.
Tutto è vita attorno a te.


Dolore

Cullami, vita,
cullami,
quando il dolore arriva.
Cantami nenie per stordirmi,
accecami con i tuoi colori,
con le luci del tuo palcoscenico.
E alla fine,
lascia impressa nella mia anima
la sua impronta,
perché possa riconoscerlo
quando tornerà ancora.


Sciogli il gelo

Sciogli il gelo
che invade il tuo cuore
e rende vitrei e ciechi i tuoi occhi!
Da quanto tempo
custodisci i tuoi segreti
sotto una coltre di ghiaccio?
È ora che soffi
un vento nuovo, caldo
e che tu rinasca alla vita.
Anche in mezzo alla neve
nasce un candido fiore!


Vita di un fiore

Piccolo fiore in boccio,
imperlato di rugiada,
mostri timidamente
i tuoi primi petali tenui.
Esplodi in uno sfavillio di colori,
di meravigliose sfumature e contrasti.
...Il massimo dello splendore…
Ma già nell’aria aleggiano
resti impalliditi
e sgualciti dal tempo.
...E chini ormai il capo.


Maschera

Anima,
a lungo nascosta,
ti mostri all’improvviso
in tutto il tuo pallore.
Hai sofferto,
subito delusioni
e mascherata a festa
ti aggiravi
tra frivolezze e falsità
che ormai non tolleri più.
Vai, sei libera,
non celarti ancora.


Brezza

I pensieri si dissolvono
guardando l’orizzonte
nei pallidi colori della sera.
E una brezza leggera
alleggerisce il mio cuore
facendomi sentire ancora viva,
infinitesima parte dell’universo.


Sabbia

Sentire la sabbia calda
a contatto del corpo,
mentre il giorno sfiorisce.
Indugiare ancora,
aspettando che il vento accarezzi la pelle
e celi al mondo il volto del dolore.
Sola,
e annullata
nella bellezza dell’universo.


Frivolezza

Vento,
scompiglia la mia chioma,
e alleggerisci le mie pene,
mentre con la tua frivolezza ingannatrice
silenziosamente porti via i miei anni
e l’azzurra gioventù.


Ali spezzate

Ali spezzate
da un vento impetuoso,
che un dì ti permisero
di librarti alta e leggera
vincendo le forze
che ti volevano inchiodata
ad un’amara realtà.
Volavi felice
ed ignara del tuo destino.
Ora giaci inerme,
ed il tuo impeto
non basta a risollevarti.
Ma nel profondo del tuo essere
rimani sempre farfalla.


Abissi

Abissi del mare,
abissi della mia anima,
bui, eppure colorati,
desolati, eppure vivi.
C‘è sempre uno spiraglio
che tenta di illuminarmi
e che a volte ci riesce.


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