La raccolta differenziata è la tomba dell’amore - Cronache di un matrimonio che resiste ormai da dieci anni

di

Marco Bottoni


Marco Bottoni - La raccolta differenziata è la tomba dell’amore - Cronache di un matrimonio che resiste ormai da dieci anni
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Narrativa
14x20,5 - pp. 144 - Euro 12,50
ISBN 978-8831336727

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In copertina: “Notti d’amore” acquerello di Enrica Pellicciari


Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori quale opera segnalata nel concorso letterario «J. Prévert» 2019


Io e mia moglie siamo sposati da dieci anni. Quando esco di casa le lascio un post-it con un messaggio: «Ti amo». Rientrando ho la gioia di trovare un post-it con un messaggio suo: «Metti fuori l’umido». Non è vero quello che si dice, che “il matrimonio è la tomba dell’amore”.
In verità, la raccolta differenziata è la tomba dell’amore.



Prologo

Questo libro

Questo libro è (o forse, per sua fortuna, non è) il “sequel” di “Honeymoon in London – Storie di un viaggio di nozze che aspettavamo da dieci anni”, volumetto che racconta in poche pagine le avventure della fantastica luna di miele a Londra che io e mia moglie, per la seconda volta sposi novelli, abbiamo intrapreso nel mese di settembre dell’anno del Signore 2010.
Il libro, a dire il vero, non ha avuto un grande successo di vendite.
Se si esclude una ristretta cerchia di parenti, amici e conoscenti, resa solo di poco più numerosa da alcuni colleghi di lavoro e collaboratori i quali, a vario titolo, si sentivano in qualche modo obbligati all’acquisto, ben pochi “liberi lettori” hanno pensato di fare propria una copia del volume.
Il loro numero è di molto inferiore, tanto per dare un ordine di grandezza, a quello degli inquisiti nell’ambito di una normale inchiesta per corruzione istruita in Italia negli ultimi sette anni, ma è pur vero che qualcuno il libro lo ha acquistato.
Segnalo solo, uno per tutti, un mio vicino di casa il quale, noto spilorcio, aveva notato che il prezzo di copertina del mio romanzo era alquanto inferiore rispetto a quello delle più nominate guide turistiche e così, nell’imminenza di un viaggio a Londra, aveva deciso di acquistare Honeymoon in London con l’intento di servirsene come strumento di orientamento nella Capitale del Regno Unito.
Quello che non so spiegarmi è come sia avvenuto che, al suo ritorno, mi abbia calorosamente ringraziato per quanto il volume gli era risultato utile alla bisogna.
Qualsiasi lettore poco meno che disattento (confido che queste pagine possano avere almeno un lettore, oltre a me che le scrivo) potrà notare come il libro si collochi, in linea temporale, ben oltre il settimo anno del nostro matrimonio, e immagino quanto questo fatto possa suscitare ovvie e scontate considerazioni.
Che un matrimonio debba soffrire nel corso del suo settimo anno della famosa, e direi quasi obbligatoria, “crisi” è un luogo comune dal quale ben pochi riescono a rifuggire.
D’altra parte, i “detti famosi” sul matrimonio sono talmente tanti da perderne quasi il conto.
Da “alla base di ogni divorzio c’è sempre un matrimonio”, a “dopo i confetti so’ esciti i difetti” dell’indimenticato Renato Carosone, le frasi fatte, dalle più argute alle più melense, si sprecano.
Io stesso non posso esimermi dal citarne almeno due, alle quali sono legato da ragioni, per così dire, di “cuore”, avendole ascoltate una da mio figlio (cito testualmente) “Un Uomo e una Donna sono gli esseri meno adatti a garantire il successo di un matrimonio”, e l’altra dalla mia nonna Dirce la quale ha vissuto 98 anni tutti contraddistinti, nessuno escluso, da una amorevole, solida saggezza.
Una giovane sua vicina di casa le confidava (erano gli anni ’50) la tragedia di essere incappata in una gravidanza del tutto imprevista e indesiderata; alla giovane sfortunata che singhiozzava “Ora dovrò sposarmi”, pare che la Dirce (ah, che grande, amorevole saggezza!) abbia risposto “Ma cara, devi proprio farlo? Non è meglio se resti col tuo “mal sèmpi?” (“male singolo” – NdA).
Insomma, non c’è bisogno di scomodare Socrate e la sua famosa sentenza sul matrimonio (“Comunque sia, sposati. Se tua moglie è buona, sarai felice. Se tua moglie è cattiva, sarai Filosofo”) per lasciarsi convincere a entrare a far parte della folta schiera di coloro i quali affermano, un po’ per celia e un po’ per non morire, che “il matrimonio è la tomba dell’Amore”.
Fortunatamente, non è stato così.
Non per questo matrimonio, almeno.
Non per questo Amore.
Io, dal 2010 ad oggi, ho avuto modo di mettere alla prova le mie (scarse) capacità e di fare i conti con le mie (innumerevoli) carenze, e posso godere, dopo ben più di sette fantastici anni vissuti con mia moglie, del fatto di trovarmi, per così dire, ancora a galla.
Non sempre e non del tutto per merito mio, devo ammettere, ma insomma, è sempre una bella soddisfazione.
Durante il percorso ho imparato molto più di quanto non sia stato in grado di insegnare, e dopo questi anni di felice convivenza matrimoniale posso affermare con certezza, che non è assolutamente vero quello che si dice, che “il matrimonio è la tomba dell’Amore”.
In verità, la raccolta differenziata è la tomba dell’amore.
E non penso mi ci vorranno molte pagine per dimostrarlo.


La raccolta differenziata è la tomba dell’amore - Cronache di un matrimonio che resiste ormai da dieci anni


Capitolo uno

Lei

Lei.
Mia moglie.
Ci siamo sposati tardi ma non nel senso di “nel tardo pomeriggio”. Piuttosto, nel senso che ci eravamo già sposati prima, quando eravamo giovani, ma non fra di noi: io con un’altra e lei con un altro.
Ci siamo sposati il 4 settembre e siamo partiti per il nostro meraviglioso e indimenticabile viaggio di nozze, una settimana a Londra pianificata interamente da Lei, che è molto brava a organizzare questo genere di cose.
Abbiamo vissuto sette giorni intensi e pieni, densi di esperienze culturali ricchissime e nemmeno troppo funestati dal maltempo.
A proposito, non è vero che non è vero quello che dicono tutti, che a Londra, in settembre, piove sempre.
A Londra, in settembre, non piove sempre.
Piove a tratti.
È una pioggia come lo sono quasi tutte le piogge del mondo, non troppo forte né troppo insistente né troppo fredda.
Solo, come direbbe Forrest Gump, un po’ troppo bagnata.
Uno di quei generi di pioggia che smette non appena hai trovato rifugio sotto un volto e che, se hai deciso di attraversare un ponte, riprende sotto forma di scroscio quando ti trovi esattamente a metà del guado.
Quello che basta, e avanza, per determinare il verificarsi della terza cosa più tragica e inaccettabile che possa accadere a una donna: cioè, di bagnarsi i capelli a metà mattina e doverli tenere in disordine per il resto della giornata.
La seconda, è trovarsi a una cena o a un ricevimento in presenza di un’altra donna che indossa un abito identico al suo. La prima non sa nemmeno lei quale è, ma rimane in paziente agguato ad aspettare che la faccia tu, per poterti attribuire una colpa che non potrai mai e in nessun modo espiare del tutto, né in questa né in nessuna delle tue esistenze future.
In effetti, nel corso della nostra permanenza a Londra, mia moglie i capelli se li è bagnati, e non in una sola occasione, ma l’inconveniente non è riuscito a turbare l’atmosfera idilliaca della nostra luna di miele, e questo per due motivi: noi ci vogliamo molto bene e il viaggio di nozze era stato pianificato interamente da Lei.
Questa, di fare in modo che l’ultima parola su dove, quando e come andare in vacanza, o vivere l’esperienza di un viaggio, o anche semplicemente trascorre una domenica insieme, sia sempre e comunque la sua, è una scelta vincente, una strategia che, alla lunga, non manca mai di pagare.
L’imponderabile fa parte della realtà delle cose e ben difficilmente accade che tutto vada sempre e solo per il verso giusto. Così, in tema di viaggi e vacanze, io lascio sempre decidere tutto a Lei.
Ne consegue che delle situazioni fortunate che si verificano nel corso del viaggio, si gode insieme (e questo è un bene), e, in caso del verificarsi di quello che i latini chiamavano adversa fortuna, non sono io quello che l’ha portata in un posto dove la camera è rumorosa, la spiaggia è troppo affollata, il cameriere non è gentile, c’è un sacco di strada da fare a piedi sotto il sole e, in più, piove sempre.
E questo è anche meglio.
Il tempo meteorologico, si sa, è in grembo a Giove, e anche le previsioni più accurate e affidabili poco o nulla possono garantire per il periodo (solitamente di là da venire di settimane, se non addirittura di mesi) per il quale si è programmato il viaggio.
Ma i piccoli o grandi inconvenienti che possono verificarsi nel corso di una sia pur breve vacanza sono del tutto imprevedibili, e gran parte del successo del soggiorno non sta nel riuscire ad evitarli tutti, ma nel saperli affrontare senza lasciare che banali accidenti si trasformino in immani tragedie.
Un treno in ritardo, l’impianto di condizionamento dell’aria che funziona a singhiozzo, un piccolo malanno fisico di breve durata, persino il bimbo urlante a getto continuo nell’ombrellone accanto al tuo: se tu al momento giusto, là in Agenzia Viaggi, hai avuto la saggezza di approvare con calore e sincero entusiasmo la destinazione che ha scelto lei, tutti questi accadimenti saranno declassati da tragedie immani a trascurabili, banali inconvenienti.
Piccolezze da superare di slancio, con elegante nonchalance, se non addirittura episodi sui quali ridere un po’ sopra.
E questo, di affrontarlo con una certa nonchalance e magari riderci anche un po’ sopra, è senza dubbio il modo migliore di affrontare ogni piccolo inconveniente, in un viaggio così come in un matrimonio.
Se non, addirittura, nella Vita.

[continua]


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