Ora più che mai

di

Luca Falchi


Luca Falchi - Ora più che mai
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. 52 - Euro 8,00
ISBN 978-88-6587-4707

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In copertina: Marianna nel grembo materno


PREFAZIONE

La silloge di poesie, “Ora più che mai”, di Luca Falchi, è suddivisa in due sezioni che segnano il tempo lirico ed il punto di partenza consiste nel desiderio di esprimere il suo canto poetico, in seguito, alimentato dalla gioia immensa per la nascita della figlia Marianna.
Nella prima parte, “Ed ora di che canto!”, con poesie scritte nel 2010, la dinamica lirica alimenta le emozioni e le parole che cercano di illuminare il percorso esistenziale.
La vita, a volte, lascia segni profondi, ma può regalare anche “spiragli di luce” e “speranze nel cuore”, quando tutto pare scivolare dalle mani mentre il tempo scorre inesorabile: la vita è frenetica ed i giorni si spengono nella quotidianità; si rincorrono le cose da fare e ci si dimentica di se stessi; di entrare in comunione con il proprio animo, di mettersi in ascolto del proprio cuore.
Ecco allora che il poeta si ritrova a “camminare impavido”, tra le insidie e le fenditure della vita, ben sapendo che il destino è ineluttabile e la consapevolezza acquisita ha già fatto percepire e superare le amarezze e le delusioni.
I frammenti di vita sono portati in superficie come doni esistenziali e v’è la necessità di sentirsi libero, come il desiderio di godere del silenzio mentre si fanno i conti con l’affanno di questa vita faticosa che tutto travolge.
La volontà di sottolineare la sua intenzione con le parole “canto emozioni” seguendo il “ritmo del cuore”, rappresenta il “giusto senso” che egli affida al suo percorso, prima come uomo e, poi, come poeta, con l’intenzione di recuperare la “coscienza dell’uomo”, parlando dell’esistenza e cercando di camminare serenamente tra “le pagine di questa vita” che è meravigliosa.
Nasce il recupero memoriale fortemente sentito ed emergono emozioni, immagini, fulminazioni liriche: il ricordo del luogo natio di Grado ed il rumore del mare; l’odore del pesce fritto che invadeva le calli e quando, ancora ragazzo, saliva in cima alla collina “tra filari d’uva e alberi di ciliegio”; il profumo d’incenso che usciva dalla chiesa e pareva intriso nei “muri dei viali”: il suono delle campane che si mischiava con le grida dell’osteria e quando, “steso sul prato” riusciva a dimenticare tutto, quasi a “perdersi nel cielo”.
Il ricordo di quel senso d’abbandono è ancora forte e v’è la gioia di rimembrare la semplicità delle cose che circondavano la vita ed era meno faticoso dimenticare le sofferenze, il piacere di mettersi in ascolto del proprio silenzio.
Emerge la consapevolezza che le parole, a volte, non riescono ad aiutarci a capire il significato del nostro vivere: del nostro scrivere le occasioni vissute con tutta la passione possibile anche se, a volte, i luoghi amati e le persone care sembrano svanire “nella nebbia della mente” e vagare tra le memorie mentre il “tempo segna /un solco profondo/nella vita di ognuno”.
Nella seconda parte della silloge, “Ed arrivò lei”, con poesie scritte nel 2011, ecco l’evento magico che è la nascita della figlia Marianna e la felicità si impossessa del suo essere, come a “toccare il cielo con un dito”, perché lei riempie la sua esistenza ed è la stella che illumina la vita.
Il senso di estasi è come vento che trasporta il corpo in una dimensione che innalza sopra le semplici cose terrene e spazia, appunto, in una dimensione più elevata.
Luca Falchi esprime, con la sua poesia, l’universo di emozioni che custodisce dentro di sé e alimenta la visione poetica con numerosi passaggi che fanno riferimento a momenti della sua vita, ai ricordi più intensi e alla miscela di percezioni che volano libere come il vento.

Massimo Barile


Ora più che mai


A mia figlia Marianna


Parte prima: ed ora di che canto!

(2010)


Canto

Canto emozioni
di parole e gesti,
che commuovono noi
che viviamo ora
questa vita veloce,
fatta di giorni
che scorrono e vanno
che nemmeno te ne accorgi
e come fiocchi di neve
il vento se li trasporta
per poi,
senza far rumore,
cadere a terra,
rendendo immacolato
ciò che ci circonda
fino a quando il sole,
che tutto rischiara,
silenziosamente scioglierà
il bianco candore
o sino a quando la pioggia,
che rumorosamente scende,
tutto pulirà
senza lasciare traccia alcuna.


San Valentino

Allegria nei tuoi occhi,
gioia dalla tua bocca
e la tua voce
è dolce musica per me,
che quando ti arrabbi
stona col ritmo del cuore,
che batte senza paura
accanto a chi ti ama
e così ogni giorno
è San Valentino!


Vita che …

Vita che graffia
e lascia segni profondi
nell’animo dell’uomo,
che tenta invano
di capovolgere il destino
che gli è stato riservato.

Vita che sorride
e lascia spiragli di luce
nelle buie stanze
dove la vado a cercare,
impavido e senza timore,
per cavalcarla.

Vita che viene,
nuova e curiosa
sotto questo cielo
non sempre azzurro,
ma piena di speranza
nel cercare la verità.


Il giorno fugge

Giorni che scappano,
rapidi, senza sosta,
li senti come scivolare
da queste mani oleose
che non riescono a trattenerli
e se li lasciano sfilare.

Uno segue l’altro,
passano così velocemente
che adesso è già ieri
e domani ti sembra uguale,
questo tempo travolge,
ti lascia senza respiro.

Il giorno fugge,
cerchi di rallentare
questa vita frenetica,
che ti porta alla fine di un dì
facendoti sentire inconcludente,
perché il tempo non è bastato.

Giornate corse via
cercando di rincorrere le ore,
che segnano i passi
di questo nostro incedere
che tenta invano
di non farsi lasciare indietro.

Scorre così l’esistenza
di tutti noi mortali,
che quando ci voltiamo
per vedere indietro
cosa ci è rimasto,
il cuore si spaventa!
senza lasciare traccia alcuna.


Banderuole

Banderuole al vento
che sempre sfruttate
ogni sua direzione,
per lasciarvi trasportare
incuranti del giusto senso:
l’importante è che si arrivi.
Ma che ne sarà di voi
quando nemmeno un soffio
più spirerà?


Eppure il sole…

Eppure il sole,
che illuminava il giorno
appena iniziato,
sembrava darmi forza
e rendermi sereno
nell’affrontarlo ancora.

Nondimeno il cielo,
azzurro e terso,
mi faceva sentire
in pace col mondo
e allegro dentro.

Non mi ero accorto
delle nubi tempestose,
che giunte in silenzio
erano ormai a me vicine.

Fu così,
che quando mi voltai,
non vidi più la luce.

Eppure il sole
ero sicuro
di averlo visto.


Verso la sera

Camminando,
il sole alto in cielo
lasciava l’ombra
alle mie spalle,
quando mi voltai
la mia ombra
si allungava
innanzi a me,
il mio incedere,
ormai lento,
mi conduceva
verso la sera.


Sai che ti dico?

Sai che ti dico?

Perché ti affanni
a cercare in altri
la tua morale,
se in questo mondo
la coscienza dell’uomo
è quasi sempre falsità.

Sai che ti dico?

Vivi la tua onestà
e non ti curare
se chi sgomita
per passare avanti
non sa di esser
già arrivato alla fine.
Vento forte

Vento forte,
ci vado contro
non curante dello sforzo
e delle conseguenze,
perché so
che prima o poi
riuscirò a liberarmi in volo.


Ventuno marzo

Segna la primavera
questo giorno,
che anche se arriva
con tuoni e lampi,
poi porta sempre
un cielo sereno,
illuminato da un sole
che in quel dì è sorto
e non per tutti.


[continua]


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