Punto a Punto

di

Lorenzo Sebastianelli


Lorenzo Sebastianelli - Punto a Punto
Collana "Gli Abeti" - I testi teatrali
12x17 - pp. 44 - Euro 6,30
ISBN 978-88-6037-6954

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Prefazione

La luce e il buio, il bianco e il nero, il silenzio e il rumore, l’amore e l’odio, l’innocenza e la malizia, la verità e la menzogna, la salvezza e la dannazione, l’acqua e il fuoco, la femmina e il maschio… Su questa trama di opposizioni Lorenzo Sebastianelli ha intrecciato i fili della sua ultima fatica, un testo destinato alla rappresentazione teatrale, i cui protagonisti prendono vita proprio nel luogo in cui vedono la loro fine tutti gli oggetti usurati, rotti o semplicemente inutili scartati dalla società: un bidone della spazzatura. Ma è un bidone dalle dimensioni inusuali, così capiente da poter contenere anche due “rifiuti” in carne ed ossa: Adamo ed Eva. Nell’oscurità del nero bidone Eva apostrofa l’uomo chiamandolo ominide e lo accusa di averla gettata là dentro; di contro Adamo considera la donna “malata” e le rinfaccia di averlo spinto a cogliere la fatidica mela.
Fra oggetti simbolici e metafore suggestive si diramano giochi di parole (amo/armo) e di immagini (inchiostro/sangue), che l’autore orchestra abilmente con l’inquieta musicalità dei monologhi. L’uomo e la donna, esseri imperfetti, sono entrambi destinati alla sofferenza e alla morte, ma nell’eterno scontro sembra essere il genere femminile, schiacciato dalla violenza del maschio, ad avere la peggio (“farfalla nera, ali di carta usata dal tempo, dall’uomo”) e non c‘è riscatto nel turpiloquio di Eva, “rovina di tutti i tempi”. L’inaspettato colpo di scena finale giunge proprio quando il maschio manifesta la propria volontà di redimersi. Adamo conosce il male e lo teme, ma è e sarà sempre vittima della “dannata mela dei tempi migliori”: il biglietto di ritorno per l’Eden, si sa, non è previsto. Per nessuno dei due.

Roberta Cocciuti


Punto a Punto

La scena si svolge dentro un enorme bidone della spazzatura. Alto 12 metri con un diametro di 4, di colore nero.
Sul fondo carta stracciata, fiori secchi, cartoni sporchi, bottiglie di plastica vuote, accendini, penne rotte e buste di plastica bianche.

Eva: Eccomi qui… sporco rifiuto (pausa). Nostalgia di vecchi ricordi, di emozioni, di sorrisi (Raccoglie una delle buste a terra). Vuota, usata, con un’anima di plastica (aprendo la busta). Pronta ad essere riciclata, carta vecchia, cara carta antenata! (Getta la busta) Odore di chiuso, di morte di emarginazione. Dove ti trovi? (urlato) Dove sei? Dove!

(Silenzio)
Entra un raggio di sole in una piccola fessura del Bidone della spazzatura, illuminando il fondo.

Eva: Posso ora nutrirmi? (la luce in viso si fa sempre più accesa) Posso ora? Sole di speranza, apro la bocca dell’imperfezione per averti… per bere la tua energia vitale, la tua apparente perfezione dei millenni. Stella rovinata, come me, puoi salvare una piccola parte dell’Universo… “Io” (indica con la mano sinistra il suo cuore) Qui c‘è un pianeta sai? (deglutisce) Ha bisogno di una luna, di tante lune… e non di sporcizia!! (urlato) No! (prende a calci gli oggetti a terra) No… non merito questo. (spostando la testa a sinistra) Vedi luce infame, posso girare la testa e tu rimani lì come una stupida, povera stupida! Povera, povera… povertà. Povertà! (silenzio)

Dalla spazzatura esce improvvisamente un uomo.
Il suo nome è Adamo.

Adamo: Troppe fesserie, davvero troppe! Mi stai disturbando! (punta il dito contro Eva)

Eva: Chi sei? (spaventata)

Adamo: Sono l’uomo, il maschio, il rifiuto in persona (prende una bottiglia di plastica da terra).

Eva: Anche tu un rifiuto? Sei veramente sporco… orribile e…

Adamo: Sono uomo, sono uomo…
Eva: Ed io sono una donna, anzi una donna! (ridendo)

Adamo: Non capisco? Allora anche io sono un uomo, anzi un uomo! (ridendo)

Eva: Tu non puoi capire, fragile essere vivente, non puoi gustare il sapore della femminilità scartata, stracciata e usata. Il tuo cervello così gelato dall’inverno dell’ipocrisia, ti fa umanamente “disinteressato”, privo di interesse, interessi …ed interessi… i n t e r e s s i! (urlato)

Adamo: Ma cosa dici, ma che tipo di fumo gettano qui dentro? Povera pazza… (pausa) (Adamo si siede a terra)

Eva: Il fumo della sapiente disgrazia! Non lo conosci? (si avvicina verso di lui) È la nebbia delle piu profonde paure che arriva diretto al cuore, poi al cervello indifeso dalle violenze morali (afferra la mano sinistra di Adamo e la bacia). Dolcezza amara, amara dolcezza. Anch’essa rifiuto organico!

Adamo: Ma cosa? (si alza di colpo) Stammi lontano, vai via!

Eva: E dove? Sono già andata! (prende un accendino da terra) Io mi chiamo Eva! Piacere! (porge la mano destra ad Adamo)

Adamo: Non mi interessa come ti chiami! (si alza) Ti ho già detto di starmi lontana! (silenzio) (pausa)

I due protagonisti rimangono immobili per alcuni secondi.
(Silenzio)

Adamo: Fermi, fermi per un istante… silenzio (prende una busta da terra). Silenzio! (si mette la busta in testa) Mi manca il respiro, ma almeno non ascolto le tue anti-parole!

Eva: Fai pure, vigliacco, essere indegno di “essere” (si avvicina verso di lui). Non puoi sapere, non puoi capire che cosa sia la Donna… il fiore calpestato da tutti! Non puoi ….non puoi (piangendo).

Adamo: Non ti sento! Non ti sento! (ripetutamente)

Eva: Un bambino che gioca non sapendo “Giocare”... ecco cosa sei. La fragilità di voi uomini nascosta dietro la violenza sessuale è ridicola, ridicola! (prende una busta da terra) Ridicola! (si mette una busta in testa)

Adamo: Ah bene, ora mi imiti…

Eva: No, ominide, non ti imito affatto! Io respiro, respiro… respiro! (sempre più forte)

Adamo: Ora basta! (togliendosi la busta dalla testa) Mi hai davvero sfinito! Sei una malata! (si avvicina)

Eva: Ma che cosa ne sai? Non sai nemmeno cosa significhi la parola “malata” ...non lo sai… e non lo saprai mai. Questo perché la getti via senza pensare. Come i rifiuti morti qui dentro… “rifiutati” dalle teste povere di materia grigia. Il mondo è una merda! Per caso fai di secondo nome Mondo?

Adamo: Pazza furiosa, ora esageri! (prende una bottiglia di plastica da terra)

Eva: Cosa vuoi fare? Cosa mi vuoi fare con quella ridicola bottiglia di plastica rovinata? (ridendo)

Adamo: Basta! (getta la bottiglia a terra) Hai capito?! (si inchina e prende un accendino) Ora ti faccio vedere io! (prova ad accenderlo) Non si accende, cazzo!

Eva: Voi ominidi siete tutti uguali, tutti…vi rifugiate sempre in una stupida arma…non avete le palle…non le avete mai avute…

Adamo: Io sono un uomo! Ominide, cosa significa? Adesso mi hai fatto perdere proprio la pazienza… (tira l’accendino contro Eva) Prendi! (colpisce violentemente Eva in viso) (pausa)

Eva cade a terra.
Dopo un po’ Adamo si avvicina per vedere cosa è successo alla donna.

Eva: La solita storia, la solita storia, la solita storia… (ripetutamente)

Adamo: È colpa tua! Ti avevo avvertito e non mi hai ascoltato! Ti meriti questo ed altro. Io sono un uomo o ominide come credi! (urlato) Ora sei distesa, sei la razza “distesa”, la vera donna… Non puoi fare altro che sottometterti alla mia potenza, alla mia virile presenza… Non puoi fare altro…

Eva: Mondo! (si alza velocemente) Mondo di merda! (toccandosi con la mano sinistra il viso sanguinante) Mondo! Hai idea di cosa stai facendo? Ti sembra giusto? (rivolgendosi al pubblico) Non è normale, non può esserlo! La sofferenza ha trovato una dimora eterna… me! Non mi lascia più perché è fatta di carne, di carne maschile! Uomo, dolore terreno e testardo, violento aguzzino morale e fisico… Hai deciso di farmi morire… La dannata “mela” dei tempi migliori ti ha reso vittima… Adamo e sempre Adamo, non hai una vera parte in questa scena piena di vita. Hai solamente armi, armi e armi… Non un ti “amo”, ma un ti “armo”: va bene? (guardando Adamo) Siamo peccatori, siamo fragili e impotenti. È inutile che fuggi dalla tua violenza, mondo ipocrita e meschino… (prende una penna rotta da terra) Una penna che ha dato tutta se stessa, ma che sa scrivere ancora con i sensi… con le frasi lasciate in bianco su fogli nudi mai macchiati! Una penna rotta, (indicando Adamo) priva di inchiostro, di sangue, di sangue e di sangue… (si avvicina la penna in viso) Ora è il momento di scrivere codici vitali… (con un dito preme la sua ferita in viso e fa scendere sangue all’interno della penna) Scrivi pure merda! (rivolgendosi ad Adamo) O lo vuoi usare come arma? Ma è sporca già di sangue… quindi non puoi…

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