Il diario

di

Lino Lecchi


Lino Lecchi - Il diario
Collana "I Salici" - I libri di Narrativa
15x21 - pp. 360 - Euro 17,00
ISBN 978-88-6587-4950

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In copertina e all’interno fotografie dell’autore


Un telegramma informa Daniel Berni e Elke, una coppia olandese, che il nonno paterno di origine italiana è in fin di vita.
Quando raggiungono l’ospedale di Piombino in Toscana, ormai è tardi, il nonno Giorgio è deceduto.
Ha lasciato in eredità al nipote Daniel una casa isolata in riva al mare ove egli viveva solitario a Baratti, uno splendido tratto di costa toscana accanto al Golfo di Follonica.
I due giovani trovano casualmente nella soffitta del cottage il diario di Carol, la madre di Daniel, scomparsa anni prima.
Da quel manoscritto Daniel apprende sconvolgenti rivelazioni della madre.
Daniel scoprirà verità nascoste per quarant’anni che stravolgeranno la sua esistenza. Soprattutto quella futura, in un legame da riconciliare con il passato.
L’autore coinvolgerà il lettore a ritmo incalzante, trascinandolo in questa storia intricata, fino all’ultima pagina del romanzo, alternando momenti emozionanti a colpi di scena imprevedibili.


Il diario


A mia figlia Laura con grande affetto


L’altruismo e la generosità sono doti che
appartengono a coloro che sono sempre
disposti a dare tutto in cambio di niente

L.


Prima parte


Capitolo primo


UTRECHT (Paesi Bassi) agosto 2008

Daniel si affacciò alla finestra della sua abitazione per scoprire chi fosse l’autore di tutto quel chiasso che giungeva dalla strada che costeggiava il canale.
Era un sabato mattina e dal momento che non aveva impegni, avrebbe desiderato dormire almeno un’oretta in più.
Due ubriachi di prima mattina stavano disputandosi il residuo contenuto di una bottiglia di Vodka semivuota in mano.
Era molto presto ed i negozi che davano sul passaggio lungo il canale erano ancora chiusi, ma nonostante ciò, i cretini della notte girovagavano ugualmente fino a crollare sul bordo di qualche marciapiede a smaltire la sbronza.
Ogni tanto qualche ubriaco fradicio cadeva nel canale, destando l’ironia dei passanti.
Soprattutto il sabato sera, i giovani si davano appuntamento nei pub e trascorrevano la sera a bere birra ed ascoltare qualche strimpellatore che si esibiva in un piano bar martellando sui tasti di quello strumento fino alle ore piccole. Dopo un certo orario, quando i clienti avevano fatto il pieno di birra, che non bastava mai, e fatta qualche canna, raggiungevano l’apice dell’esaltazione e cominciavano i cori, le risate smodate e qualche esibizione di danza da parte di qualche virtuoso che si voleva mettere in mostra cercando di ostentare le proprie doti di campione di rap.
Quando tutta questa marmaglia di spugne alla chiusura dei locali, si riversava nelle strade, il silenzio era violato da schiamazzi, grida, canti popolari e qualche scazzottatura con conseguente intervento della volante.
Nonostante tutto, Daniel e la sua compagna Elke avevano scelto di andare a vivere in quella zona di Paulus Brug alla confluenza dei canali Oude Gracht e Niewe Gracht per motivi di praticità, poiché la loro abitazione era situata proprio in zona centro, nelle vicinanze dell’Università ove essi insegnavano.
A volte raggiungevano l’Ateneo in bicicletta, evitando di spostare la macchina, evitando ingorghi all’ora di punta e di incontrare difficoltà a parcheggiare.
Nonostante la loro giovane età, Elke aveva 35 anni e Daniel 40, entrambi insegnavano alla facoltà di lettere, lei e di psicologia lui.
Stavano insieme ormai da cinque anni e si amavano teneramente, uniti da uno straordinario legame inattaccabile e inscindibile, fondato su sentimenti profondi di amore sincero e reciproca lealtà.


Elke

Elke Stoke era olandese puro sangue, discendente da una stirpe che affondava le proprie radici nelle terre dei territori strappati al mare in centinaia d’anni. Era nativa di Volendam nella zona dei caratteristici mulini a vento.
Volendam è una pittoresca cittadina di 28.000 abitanti situata a nord-ovest del territorio olandese, a circa 21 km da Amsterdam.
La maggior parte della popolazione di questa regione professa la religione romana cattolica, profondamente collegata alla cultura del territorio.
Il comune di Volendam si affaccia con il suo porto sulla foce del fiume IJsselmeer.
Anticamente i contadini e i pescatori unirono le loro forze scavando un canale nello Zuiderzee per creare un porto separato che all’epoca si chiamava Volendam ossia letteralmente: diga riempita.
Oggi la cittadina è una incantevole località meta di turismo che giunge quotidianamente sui battelli che attraccano nel porto.
Volendam conserva il fascino della tradizione locale, con le suggestive case di legno colorate affiancate sui canali, con appesi all’ingresso i classici zoccoli di legno.
Nelle viuzze strette che si intersecano nella zona del porto, gli abitanti in costume folcloristico locale offrono ai turisti uno splendido romantico scenario che rappresenta gli aspetti caratteristici della antica classica Olanda.
All’interno del territorio, una moltitudine di campi di tulipani tingono una immensa pianura piatta, ove la fantasia di pittori e artisti si ispirano per creare immagini piene di colore.
I genitori di Elke erano proprietari di una immensa tenuta terriera tramandata da almeno tre generazioni.
Erano tra i più grandi coltivatori di tulipani dei Paesi Bassi.
Si poteva dire che i primi componenti della famiglia Stoke, facevano parte di quelle generazioni. Gente dura che aveva lottato negli anni, contro le forze della natura per poter proteggere i territori che un tempo appartenevano al mare.
Il padre Jsaac e mamma Audry avevano messo al mondo tre figli e purtroppo nessuno dei tre avrebbe continuato l’attività dei genitori.
Samuel, il secondogenito dei fratelli, lavorava presso la famosa società Van der Beer, tagliatori e realizzatori dei più bei diamanti del mondo.
Susan la primogenita assomigliava al padre, con un carattere grintoso e dominante. Era una bella donna di cinquant’anni dall’aspetto avvenente, con capelli castano chiaro e occhi verdi dallo sguardo gioioso, sempre pronta alla battuta, che faceva parte del suo bagaglio professionale. Svolgeva la sua attività con l’incarico di manager logistico presso la catena internazionale di hotel Holliday Inn.
Elke, la più piccola delle sorelle, completamente diversa dalla sorella, aveva intrapreso gli studi umanistici e, dopo avere terminato il liceo si era iscritta all’università di Amsterdam, laureandosi in lettere. Dopo qualche anno di apprendistato, le era stata offerta la cattedra di lettere all’università di Utrecht.
Elke era una ragazza splendida ed intelligente.
Snella, di alta statura, con un corpo scultoreo ed un viso dallo sguardo gentile irradiato da occhi blu dello stesso colore del Mar del Nord. Aveva lunghi capelli biondi lisci che le cadevano sciolti sulle spalle.
Lineamenti che sottolineavano la tipica fisionomia di stampo nordico.
Aveva conosciuto Daniel in occasione di un convegno a Utrehct. All’inizio non erano riusciti a trovare un punto d’incontro. Elke considerava Daniel un bell’Adone che tendeva a mettere in mostra la sua fisicità attraverso un’attività agonistica che abbracciava vari sport.
Elke nonostante i suoi venticinque anni, non era ancora legata a nessuno.
Le piaceva essere libera di decidere e nei giovani non accettava le tendenze a manifestare ostentazioni di maschilismo.
Da studentessa era sempre stata una secchiona, una studentessa modello con spiccate capacità nell’apprendere, che le avevano spianato la strada verso la laurea.
I suoi hobby erano la lettura ed il cinema. Al campus non si era mai cimentata in alcuno sport, salvo il nuoto, nel quale eccelleva per la sua velocità nei 200 metri dello stile libero.
Tuttavia Daniel le piaceva, anche perché nelle poche occasioni nel corso delle quali avevano trascorso qualche ora insieme, era sempre stato gentile con lei.
Quel ragazzo non aveva l’aria del conquistatore, era semplicemente un bel pezzo di figliolo ed era anche intelligente e ciò non guastava.
Nonostante tutto c’era ancora qualcosa che non la convinceva del tutto.
Elke ci mise quasi un anno per decidersi. E Daniel che si era innamorato il primo giorno che l’aveva vista, aveva accettato tutto quel tempo con infinita pazienza, senza mai dare l’impressione di perdere il controllo della situazione.
Era convinto che prima o poi Elke si sarebbe decisa. Poi un giorno, Daniel le propose di fare un week end a Bruges, in Belgio. Una splendida cittadina circondata da canali, chiamata la Venezia del nord.
Fu in occasione di quella vacanza che apprezzò Daniel non solo per il suo aspetto aitante, che destava l’invidia delle altre ragazze che li vedevano insieme, ma soprattutto per il suo senso di concretezza, il senso di sicurezza che incuteva e la dolcezza che aveva nei suoi confronti.
Una delle altre virtù era quella dello spirito di sopportazione. Daniel era in possesso di pazienza in quantità industriale. E stare con lei senza far nascere una discussione, non era cosa da tutti.
Fu proprio a Bruges, in quella città galeotta, che si baciarono per la prima volta.
Erano tutti e due seduti sopra un parapetto che si affacciava sopra uno dei tanti canali proprio nel centro di Bruges e all’improvviso Daniel prese l’iniziativa ed a lei piacque il modo gentile in cui aveva affrontato quell’approccio.
In seguito, dopo avere rotto il ghiaccio, tutto andò decisamente in discesa.
Finché decisero di andare a vivere insieme e dopo avere passato in rassegna decine di appartamenti, facendo quasi impazzire l’agente immobiliare al quale si erano rivolti, finalmente scelsero la casa dove avrebbero vissuto la loro vita.
Era stata una decisione ponderata, che però doveva tener conto della priorità logistica. L’appartamento, oltre ad essere collocato in una zona nelle vicinanze dell’università, ove essi insegnavano, doveva essere anche in un ambiente che potesse soddisfare tutti gli aspetti pratici della quotidianità.
Cioè che l’abitazione fosse nelle vicinanze di un supermercato, di negozi funzionali, di una scuola per i figli che un giorno sarebbero venuti, anche se non preventivati a breve.
Ed alla fine, che fosse accessibile alla zona centro per tutti gli altri aspetti burocratici e culturali.
Infine l’agente che li aveva accompagnati pazientemente per tutta la città ed era riuscito a convincerli, giunto ormai quasi allo stremo dell’esaurimento nervoso, nel suo intento di soddisfare le difficili esigenze di entrambi, cedette per la stanchezza anche sul prezzo. Questo completava positivamente ed in modo esaustivo la questione dei due giovani che firmarono il contratto di affitto, trasferendosi già dal giorno dopo in quell’appartamento tanto sospirato.


DANIEL

Daniel Berni era un giovane di bell’aspetto, alto, dal corpo atletico, mantenuto in forma dallo jogging che effettuava tutte le mattine intorno al quartiere dove abitavano.
Aveva capelli scuri corti ben curati ed occhi verdi ereditati dalla madre, una bellissima donna che purtroppo era mancata ancora in giovane età, stroncata da un cancro alla gola.
Carol era una accanita fumatrice e nonostante avesse cercato più volte di smettere, la tentazione aveva sempre avuto il sopravvento su ogni tentativo.
Quando perse la voce e fu ricoverata all’ospedale, subì un immediato intervento di laringectomia, ma era troppo tardi.
Il tumore si era esteso in forma di metastasi in tutto il corpo e dopo alcuni giorni di degenza in ospedale, aveva perso conoscenza ed una notte si spense senza che il figlio che era sempre stato al suo capezzale fosse riconosciuto.
Daniel era di origine italiana per luogo di nascita e per la sua paternità, anche se il padre non lo aveva mai conosciuto.
Con gli anni, comunque aveva acquisito la nazionalità olandese.
Sua madre Carol non gli aveva mai parlato approfonditamente del padre, glissando ogni volta che si toccava quell’argomento, quasi come se avesse voluto evitare di entrare nei particolari.
Daniel non si poteva ricordare nulla del padre. Suo padre Andrea e sua madre si erano separati quando egli aveva solo due anni.
Carol aveva sempre raccontato al figlio che la separazione con il marito italiano era dovuta a incompatibilità caratteriali.
Lei di origini olandesi, era nata vicino Rotterdam da una famiglia benestante. Lui era invece italiano, nato nella terra di Toscana, ove la storia e la buona cucina sono note in tutto il mondo, soprattutto per i famosi e pregiati vigneti.
Carol e Andrea si erano conosciuti in occasione di una vacanza estiva che la famiglia di Carol quell’anno aveva deciso di fare in Italia, scegliendo per l’occasione la costa della Versilia.
Si erano incontrati per caso sulla spiaggia di Viareggio.
Era stato un colpo di fulmine, e si erano sposati l’anno dopo, andando ad abitare nella cittadina medioevale toscana di San Gimignano, ove viveva Andrea con la sua famiglia.
Per qualche ragione che Carol non spiegò mai a Daniel, il matrimonio fu di breve durata e nonostante la sua nascita, dopo due anni avevano deciso di separarsi.
Da quella separazione consensuale che in seguito fu formalizzata in divorzio, il giudice affidò il piccolo Daniel alla madre che se ne tornò in Olanda con il figlio.
Fine della storia. Quelle erano tutte le notizie che Daniel conosceva della sua paternità.
L’unico parente con il quale egli si teneva in contatto in Italia era il nonno Giorgio Berni, con il quale la madre Carol aveva sempre avuto un ottimo rapporto, e il nipote Daniel aveva continuato a mantenere aperti i rapporti con uno scambio di corrispondenza anche dopo che era diventato adulto, almeno tre o quattro volte all’anno.
Ed in tutti quegli anni era andato a passare un week end con Elke due volte nella nuova casa toscana sulla costa ove il nonno era andato ad abitare dopo la morte di sua moglie.

***

“Perché ti sei alzato così presto?” chiese Elke, stropicciandosi gli occhi, vedendo Daniel affacciato alla finestra.
Egli si girò con aria ancora assonnata e contrariata.
“Sono stato svegliato da due imbecilli, saturi di birra che facevano un casino indiavolato. Adesso se ne sono andati.”
“Allora vieni qui” disse Elke, facendogli spazio nel letto, stiamo un po’ accoccolati, è ancora presto.” gli disse come una gattona che faceva le fusa.
Egli sorrise e buttandosi letteralmente nel letto la abbracciò e la bacio teneramente, tenendola stretta tra le sue possenti braccia.
Ad Elke piaceva essere coccolata dal suo uomo, ricambiando con tutta la tenerezza di cui disponeva.
Era da cinque anni che si frequentavano, ma i sentimenti reciproci erano ancora gli stessi del primo giorni che si erano conosciuti. Non avevano avuto figli, anche se avrebbero accolto con entusiasmo un pargoletto in famiglia, ma tutto ciò non creava in loro alcun stato di ansia per la mancanza di un bambino.
Erano entrambi molto impegnati con il loro lavoro all’Università e quindi la loro esistenza era abbastanza occupata per pensare ad altre cose, almeno fino a quel momento.
Mentre se ne stavano supini nel letto, guardando il soffitto della stanza, meditavano sulla località ove avrebbero consumato le loro vacanze in quel caldo mese di agosto.
Da qualche anno viaggiavano con il loro camper, senza itinerari fissi, ma preferendo comunque dare la preferenza a località balneari, come la costa francese della Norman­dia, magari spingendosi più a sud fino ad affacciarsi sulla costa azzurra.
Non avevano mai programmato le loro vacanze. Partivano e andavano alla ventura, attraversando località sconosciute che attiravano il loro interesse culturale.
Anche quell’anno in quel mese di agosto avrebbero fatto un paio di settimane girovagando senza una meta precisa, ma non potevano immaginare che i loro desideri sarebbero stati stravolti da cose imponderabili che avrebbero rivoluzionato ogni tipo di iniziativa.
Più tardi fecero la doccia insieme, come succedeva spesso e non per risparmiare l’acqua, dal momento che certamente in Olanda non era quella che mancava, ma per vivere ogni attimo nella massima intimità.
Poi allestirono la tavola della cucina per la consueta colazione, una abbondante colazione, dal momento che per abitudine alla sera non consumavano cene luculliane. All’improvviso squillò il campanello del citofono.
Si guardarono in faccia sorpresi, non aspettavano nessuno in quel momento.
Dal citofono, il postino li informò che c’era un telegramma da ritirare.
Daniel, dopo avere aperto automaticamente il portone di ingresso della palazzina, invitò il funzionario delle poste a salire.
Firmò la ricevuta e incuriosito si diresse in cucina, aprendo il telegramma, dopo avere staccato il bordino che lo sigillava.
“Arriva dall’Italia” disse Daniel a Elke, che ancora seduta era curiosa di scoprire chi poteva essere a inviare un telegramma e soprattutto il contenuto.
Ma Daniel non lo lesse ad alta voce. Solo dopo una pausa di qualche secondo che tenne Elke in ansia, si decise a enunciare il messaggio appena ricevuto.
“Mio nonno Giorgio è stato colpito da un infarto ed è stato ricoverato d’urgenza in un ospedale a Piombino. Il telegramma è firmato da un certo avvocato Tarantini, probabilmente un conoscente del nonno.”
“O mio Dio!” esclamò Elke, che aveva avuto modo di conoscere il vecchio, apprezzandolo ed amandolo come fosse un suo parente diretto. Gli era piaciuto subito, per la sua schiettezza toscana e per la giovialità e simpatia che sprizzava, dal suo modo di esprimersi e dal carattere dolce ed affabile.
Daniel era andato a trovarlo in occasione di alcune festività in tutti quegli anni ed in tutte le circostanze, Elke lo aveva accompagnato.
Il vecchio Giorgio viveva solo da quasi vent’anni in una vecchia casa di pescatori, sul mare.
Dopo essere rimasto vedovo, aveva deciso di vendere la grande casa di San Gimignano e di trasferirsi in quella abitazione di Populonia sul promontorio del Golfo di Baratti.
Era una casa di pescatori vetusta e disabitata da anni. Quando Giorgio la vide per la prima volta l’immobile era in completo stato di abbandono.
I muri erano tutti scrostati a causa del vento e la corrosione della salsedine. Le persiane di legno erano marce e poggiavano su cardini arrugginiti piuttosto instabili. La struttura di travi in legno della copertura era ceduta ed il tetto con il carico di tegole era precipitato.
All’interno le pareti ed il soffitto presentavano macchie di umidità provenienti dalle infiltrazioni dell’acqua piovana e le piastrelle del pavimento erano completamente staccate ed in alcune zone dove addirittura erano mancanti, la vegetazione aveva piantato le sue radici favorendo la crescita di alcuni arbusti.
Le condutture dell’acqua erano arrugginite ed i sanitari completamente deteriorati.
Insomma un rudere per il quale i proprietari non avevano mai voluto mettere mano al portafoglio per opere di manutenzione.
Ma la posizione ove era ubicata, in quel paradiso della natura, davanti ad un mare color smeraldo, avevano stregato Giorgio. Era stato come un colpo di fulmine.
Doveva comperarla a qualsiasi costo, indipendentemente dallo stato di abbandono in cui versava e dai conseguenti costi di ristrutturazione che avrebbe dovuto affrontare. Da esperto muratore, quale era stato durante la sua vita prima della pensione, si era divertito a ristrutturarla personalmente, aiutato da qualche manovale di fiducia.
Il risultato del restauro fu un piccolo capolavoro, restituendo un vecchio immobile abbandonato che stava andando in rovina, in uno splendido cottage sul mare, incastonato in una cornice da cartolina illustrata.
La casa a due piani era situata direttamente sulla spiaggia, con una veranda che costituiva l’ingresso dell’immobile che dava sul mare aperto.
Al piano terreno c’era una cucina, un bagno utilizzato abitualmente come lavanderia ed un salotto con un camino illuminato da ampie vetrate.
Al primo piano erano state ricavate tre stanze da letto e due bagni.
I pavimenti erano stati completamente rifatti in legno e all’esterno tutti i serramenti erano stati sostituiti.
Per due anni consecutivi, durante le vacanze, Daniel e Elke avevano trascorso momenti indimenticabili in quella casa.
Il nonno inoltre, conoscendo i loro gusti, li aveva deliziati cucinando personalmente del pesce fresco da lui stesso pescato al largo della costa con la sua barca a motore.
Elke non poteva scordare le fantastiche e straordinarie escursioni lungo la costa toscana effettuate con una barca a vela noleggiata a Piombino. Oltre al golfo di Baratti, Daniel ed Elke avevano ammirato le perle di quella zona, come la Buca delle Fate, la spiaggia lunga di Cala Moresca, Perelli e Torre Mozza. Tratti famosi per la bellezza incontaminata, per il fascino che le distingue da altri paesini della costa.
Avevano anche avuto modo di scoprire attraverso la zona boscosa costituita da pini marittimi del promontorio, il Parco Archeologico di Populonia ove sorge la necropoli della città etrusca successivamente diventata romana. In questa località arcaica che risale dal IV fino al II secolo a. C., gli abitanti lavoravano i minerali di ematite estratti dall’isola d’Elba.
Su quel promontorio pittoresco, Daniel e Elke si fermavano per ore ad osservare le sagome scure dell’isola d’Elba e della Corsica e nei giorni limpidi potevano scorgere i contorni bene delineati delle coste.
Ricordavano con piacere le rilassanti nuotate in quel mare caldo rispetto al Mar del Nord ove erano abituati ad andare quando erano a casa, e l’abbronzatura presa, mostrandola con estrema ostentazione agli amici olandesi, al ritorno delle vacanze, suscitando le loro invidie.
All’imbrunire di ogni giornata, Elke e Daniel cenavano con il nonno sotto la veranda, pasteggiando con pesce e vino bianco locale, davanti al suggestivo spettacolo della risacca del mare ed i colori del tramonto che tinteggiavano il cielo di rosso.
Tutti ricordi che in quel momento di tristezza affluivano come una serie di istantanee, emergendo da quei periodi di gioia ed allegria.
Nonno Giorgio era rimasto l’ultimo parente italiano ancora in vita di Daniel.
Tra loro, nonostante la distanza, c’era sempre stato un grande rapporto di affetto che li legava.
“Devo andare in Italia! Non posso lasciare mio nonno in un ospedale senza un parente che lo vada a trovare, che gli stia accanto in un momento di sofferenza particolarmente difficile della sua esistenza.” esclamò Daniel all’improvviso ancora con il telegramma in mano.
“Ovviamente vengo anch’io” proruppe Elke, “desidero che avverta anche la mia presenza, l’affetto che nutro per lui.”
“Dobbiamo subito prenotare un volo per Pisa almeno in giornata, se possibile.
Poi da lì noleggeremo una macchina per raggiungere l’ospedale a Piombino.”
Subito Daniel prese la rubrica per cercare il numero dell’aeroporto per prenotare il volo, mentre Elke sparecchiò rapidamente il tavolo della cucina ove avevano fatto colazione.


[continua]


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