Vele stracciate

di

Lauro Zuffolini


Lauro Zuffolini - Vele stracciate
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 34 - Euro 7,00
ISBN 978-88-31336116

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In copertina: «Venere carrellata» fotografia dell’autore


Opera finalista nel concorso letterario Jacques Prévert 2019


Prefazione

La silloge di poesie “Vele stracciate”, di Lauro Zuffolini, rappresenta una sorta di dialogo intimo che il poeta offre con estrema sincerità, costantemente proteso a rendere limpida la sua visione, prima esistenziale e, poi, lirica.
La sua parola, onesta e penetrante, scandaglia l’universo emozionale che porta con sé, cercando di custodire la sostanza profonda della visione lirica, ponendo al centro della sua poetica la consapevolezza della finitudine dell’Uomo e la personale percezione delle dinamiche esistenziali che hanno contrassegnato il personale percorso: ecco allora dispiegarsi il mare magnum delle evidenze liriche sulla concezione della vita, che “regala” e “toglie”, capace di donare gioia immensa, ma anche di “imprigionare in un dolore”, quella stessa vita che entra nella pelle del poeta, che in “ogni istante”, forgia, manipola, capovolge, fa soffrire, a volte, “senza via di scampo”, ben consapevole che tutto, prima o poi, finisce, tutto è destinato a dissolversi.
Ed ecco allora che emerge la percezione della morte, seppur rimane presente lo spiraglio che può condurre a nuovi stimoli per “disfarsi di ogni zavorra”, ma il poeta avverte fortemente che la vita “scorre inesorabile”, sente sulle spalle il peso degli anni, è consapevole che la vita “ammicca, allude, sussurra”, rende partecipi della sua sofferenza vissuta nel profondo: simbolo di tale stato d’animo sono alcuni versi della poesia “Vele stracciate”, che apre e regala il titolo alla silloge, nei quali il poeta immagina se stesso “come una barca in mezzo al mare/con le vele stracciate/su cui nessun vento/ fa più presa”.
Nel processo lirico emergono chiaramente le profonde riflessioni e considerazioni sull’umano vivere e le parole di Lauro Zuffolini sono decisamente penetranti: lui si considera una “vittima ordinaria della vita”, di una esistenza che sente al tramonto, che ormai non lascia più tempo a progetti e cambiamenti, dopo aver rincorso i sogni e i miraggi di un “amore duraturo”, di una “famiglia unita”, di “amicizie vere”: si delinea l’immagine di un uomo fiaccato dall’esistenza, tra la speranza di poter ancora “afferrare questa vita” per sentirsi vivo o lasciare che lo stato di abbandono prenda il sopravvento, quando non rimane che mettersi in un angolo, in silenzio, con la sensazione di aver “carpito l’inesorabile e arcano segreto”.
Lauro Zuffolini scrive “sono avaro di parole,” perché “le parole confondono/non chiariscono/nascondono/non svelano”: centellinare le parole per esser chiaro, senza allusioni, per farsi capire facilmente, come a ripiegare “su se stesso”, per osservare il mistero della vita ancora tutto da svelare, quando nel cuore si apre una voragine e “i desideri non hanno più forza / per imporsi”, quando i ricordi, le emozioni e gli stati d’animo scivolano via veloci con la polvere del tempo: e il poeta rimane immobile, come a lasciarsi annegare nel mare della vita, a spegnere ogni impulso.
Lauro Zuffolini, attraverso le sue liriche, offre tutto se stesso e confessa “sono uno di carattere ipersensibile” e, per lui, “ogni certezza è instabile e ogni esperienza un complicato impatto”: i giorni della vita sovente sono invivibili, quasi mancassero le “difese naturali” nei confronti delle complicate manifestazioni del vivere e, ancor più, sapendo che “le ferite non sono rimarginabili”.
La sua poesia è disarmata e disarmante, offerta a cuore aperto, con candida volontà di rendere, nel miglior modo possibile, il suo universo emozionale, utilizzando parole “svestite di ogni schema”, lontane da maschere e infingimenti, solo apparentemente “abbandonate a se stesse”, che diventano strumento per illuminare la visione lirica con la loro “nuda verità”.

Massimo Barile


Vele stracciate


a mio padre e a mia madre

“...c’incontreremo
alla fine della strada…”
Leonard Cohen


VELE STRACCIATE

non ho paura della morte
per il dolore fisico che proverò
la vita fa male tante volte
non ho paura della morte
per quello che mi toglierà
la vita dà e toglie di continuo
non ho paura
per quello che succederà
quando smetterò di respirare
né di quello che seguirà
la vita mi ha insegnato
che tutto prima o poi finisce
e mi ha reso immune dalle credenze
ho paura adesso
che sono vecchio e sto declinando
dell’avvicinarsi della morte
perchè mi impedisce di avere progetti
mentre la vita mi stuzzica ancora
e mi sospinge a crearne tanti
allora rimango così
come una barca in mezzo al mare
con le vele stracciate
su cui nessun vento
fa più presa


VECCHIO

i colleghi trentenni
ti trattano con gentilezza
quella che non usano
con i loro coetanei
non ti mettono a parte
delle loro confidenze
quelle che riservano
ai loro coetanei
la tua compagna
ti parla di anni passati
di come poteva andare
della realtà di oggi
che non si modifica
cosa ci vuoi fare
e per il futuro
speriamo di non ammalarci
ed ecco
che sei
vecchio


PARLO POCO

parlo poco
le parole confondono
non chiariscono
nascondono
non svelano
alla stazione di partenza
sale un messaggio
a quella di arrivo
ne scende uno diverso
sono avaro di parole
perché troppe non raggiungono
la loro destinazione
intatte
e di ciò che ho taciuto
non mi sono mai pentito


SE VUOI CHE TI VEDANO

se vuoi che ti vedano
devi sbracciarti
non stare defilato
in un angolo
fidando nello spirito di osservazione altrui
se vuoi che ti ascoltino
devi urlare
non parlare sottovoce
o con tono dimesso
per sensibilità tua
o per educazione verso gli altri
perché non ottieni credito
e faciliti la loro distrazione
se vuoi che ti capiscano
devi parlare chiaro
senza sottigliezze
sfumature o allusioni
che facciano leva
sull’altrui intelligenza
gli altri non afferrano
o fanno finta
la gente è cieca
sorda e stupida
e tu ed io
a volte
come loro


LA FORTUNA NON È CIECA

la fortuna non è cieca
se lo fosse
saprebbe orientarsi
con gli altri sensi
anche senza vedere
come fanno tutti i ciechi
la fortuna vede
ma non capisce
è ubriaca
dalla mattina alla sera
dal tramonto all’alba
non sa quello che fa
e dimentica ogni cosa
come fanno tutti gli ubriachi
la fortuna non arriva mai
a chi ne ha bisogno
ma che ne sa l’ubriaco
di cosa è giusto?


IN ATTESA DELL’ESAME AUDIOMETRICO

con il passare degli anni
si presenta inesorabile la fase
del distacco graduale dalla vita
dopo il metabolismo che rallenta
perché non vi è più la necessità di agitarsi tanto
ecco che l’udito si fa più approssimativo
perché non è più il caso di ascoltare tutto
dopo che già la vista si è andata riducendo
perché non c’è più gran chè da vedere
ma non bisogna prendersela tanto
la vita in tutto questo forse
ammicca allude e ci sussurra
che lo scopo finale
è il trasferimento a un’altra destinazione
la ragione fredda
capisce solo che tutto finisce
il cuore sensibile
avverte invece che tutto continuerà
in qualche modo
per cui serve disfarsi di ogni zavorra
prima o poi
c’è da librarsi leggeri in volo


13 GIORNI AL LETTO 13

umanità dolorante
in me e intorno a me
obbligato in questo letto d’ospedale
la sofferenza penetrata nelle viscere
che non è un sussurro dell’anima
ma il male di vivere
gridato con violenza dalla carne
nel ghetto degli infermi
registro con uno stupore
che mi rende muto
la ribellione del mio corpo
che mi risparmia per un pelo
dall’approdo al capolinea
e così ripiego su me stesso
pensieroso e impacciato
come i movimenti lenti
inceppati e stridenti
che ho dovuto imparare da capo
una volta uscito dalla sala operatoria
ed entrato in questo supplemento di vita
concessomi
senza spiegazioni


PRIMAVERA E COCCI

la primavera si ripropone
come e per chi?
cielo azzurro
presente
sole radioso
presente
il paesaggio regala luce e calore
lo scenario è quello giusto
per l’amore e per la serenità
ma cosa fanno le persone dentro le case?
sul pavimento della cucina
giacciono cocci
di vetri rotti di bottiglia
e di piatti frantumati
il vino disperso
allaga le mattonelle di ceramica fiorata
insieme a pezzi di cibo
di una cena non consumata
si odono voci che gridano
si vedono corpi strattonati
di amanti
che si respingono


DUE MISTERI

ci sono due misteri
nella vita delle coppie
più una cosa difficile da capire
i misteri sono
i motivi per cui si incontrano
e le ragioni per cui si lasciano
la cosa difficile da capire
è il periodo di mezzo
quello in cui si frequentano

[continua]


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