Quello che sono capace di dire

di

Lauro Zuffolini


Lauro Zuffolini - Quello che sono capace di dire
Collana "Le Schegge d'Oro" - I libri dei Premi - Poesia
14x20,5 - pp. 40 - Euro 6,70
ISBN 978-88-6587-2437

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Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto la silloge è segnalato nel concorso letterario J. Prévert 2012


Non evasione, ma immersione nella vita, non ricerca di consolazione, ma esigenza di consapevolezza… come afferrare con le mani cocci di vetro… possono ferire, ma riflettono solo il reale. L’autore ritiene che le poesie attraggono pochi e le sue meno ancora, perciò si affida all’appeal della sua foto in copertina…


Motivazione della segnalazione al concorso Letterario “Jacques Prévert” 2012 sezione poesie:

«Disinganno e solitudine affrontati con amarezza e ironia: sono questi i temi dominanti di una raccolta scomoda, esattamente come e quanto può essere scomoda la vita. Perciò il lettore non si deve aspettare slanci lirici o accese analogie; il tono dominante della raccolta è volutamente prosastico e dimesso, come se la volontà di sgombrare il campo dalle illusioni investisse anche le scelte stilistiche e linguistiche. Ed è per questo che la raccolta, benché dura, risuona di verità».

Olivia Trioschi


Quello che sono capace di dire


a Pia


COSA ESCE

Adesso
ho bisogno di scrivere
non so di che cosa

adesso
ho bisogno di comunicare
non so con chi

intanto
prendo un foglio di carta
e una biro

e comincio a pensare

poi si vedrà

cosa esce


LA PIATTAFORMA

C’è freddo
un freddo pazzesco
tutto intorno
sto su una piattaforma sull’oceano
tutta circondata dall’acqua

non so nuotare
non ho alcuna imbarcazione
non uscirò mai
di qui

non so chi
mi ci ha portato
qui

il mare è scuro
le onde
metodiche e inesorabili
sbattono contro i basamenti
il cielo non è mai chiaro
il sole non scalda
fa un freddo pazzesco

non so chi
mi ci ha portato
qui


POESIA DI UN LUNEDì QUALSIASI

Ognuno cerca la sua verità
conveniente e su misura
ognuno cerca il suo amore
modellato a incastro perfetto
ma la vita va a spanne
un tanto al braccio
e ci vuole fortuna
per rinvenire la propria verità
in confezione sartoriale
e per incontrare il proprio amore
esclusivo e completo di tutti gli accessori

la natura è programmata sulla specie
e non sull’individuo
vuole salvare la specie
e mica l’individuo
c’è sempre qualcuno più grande di me
che mi deve mangiare
e c’è sempre qualcuno più piccolo di me
che io devo eliminare
è duro riuscire a farcela per l’individuo
e ci vuole fortuna

la parola chiave è adeguarsi
l’intelligenza è adattarsi
la vita è quella della specie
per l’individuo il tempo è contato
si sopravvive un po’ di più
se si sopportano mutilazioni
si galleggia qualche altro momento
se ci si alleggerisce di una parte di se stessi


CILIEGIE

A pranzo tacevo
mentre gli altri conversavano
la mia testa non poteva ospitare
altri pensieri in entrata
ma solo farne uscire

già alcune eccedenze
mi stavano appese alle orecchie
come ciliegie seccate
altre mi penzolavano dal naso
come piercing da masochisti
altre ancora si appiccicavano ai capelli
come assurdi post-it

vorrei svuotarmi il cranio
mettere fuori tutti i pensieri
come si fa con i mobili di una stanza
quando si devono tinteggiare le pareti a primavera

vorrei arredare di nuovo
gli ambienti del mio cervello
tenendo le finestre spalancate
perché entri aria nuova
e resti spazioso e leggero

lasciando fuori le folle di stupidi invasori
e accogliendo solo cose
per quanto rare
che abbiano senso


MATTINA DI PASQUA

C’è freddo oggi
quattro gradi
sembra natale ma è pasqua
non c’è più atmosfera natalizia a natale
non c’è più sole di primavera a pasqua

la gente entra in chiesa lentamente
e cerca un posto a sedere
i bambini piccoli strillano inconsolabili
il prete predica con l’enfasi speciale
che la circostanza richiede
come avviene pure a natale
il coro di giovani esibisce
la sua migliore performance

alla fine la gente sfolla velocemente
per andare a pranzo

anche questa è fatta

le stagioni si confondono
l’una con l’altra
le ricorrenze si rincorrono
una appresso all’altra
senza lasciare segno

tutto va
come va
seguendo una traiettoria
invisibile ai miei occhi


L’IGNOTO

Mio nonno era di genitori ignoti
mia madre non ha mai conosciuto la sua
e non è neanche sicura
che l’uomo che chiamava padre
sia stato colui
che l’ha messa al mondo

non mi dispiace di avere avuto
nonna e bisnonni ignoti

ignote sono le mie origini
ignoto è il mio futuro
come ignoto mi è
il senso della vita stessa

trovo in tutto questo
finalmente
un po’ di coerenza


LUNEDÌ

Lunedì

si riaprono
tutte le ferite

il sangue
esce a fiotti

davanti agli occhi
solo muri
e salite

e il solito destino
bastardo
da pigliare a cazzotti


NON È LA MIA

“È ora di svegliarsi
sono le sei e trenta”
una voce femminile secca
quasi seccata
mi squarcia il sonno

non è la mia donna
non è mia madre
è il mio cellulare
non trovo l’interruttore dell’abat-jour
comincio il giorno al buio
ma non è la mia camera
è quella di lei

scendo giù in strada
meno tre gradi
l’inverno non muore mai
ma non è la mia città
è quella di lei

salgo in macchina
mi aggrappo al volante gelido
ho trentacinque chilometri da percorrere

ma non è la mia vita

e non so di chi è


VORREI METTERE BENE IN CHIARO QUESTO

Non pretendete da me
che legga nel vostro pensiero
io faccio fatica già a leggere nel mio
rivolgetemi una domanda esplicita
se volete la mia risposta
non pretendete da me
che intuisca le vostre intenzioni
io decifro a malapena già i fatti che ho davanti
ho rinunciato ad affidarmi
alle mie impressioni
perché sono fallaci
mi aggrappo ancora a stento
alla mia ragione scarsa e scassata
solo perché è l’ultima risorsa personale che mi resta

gli altri mi hanno deluso tutti
in blocco
e anche da me stesso
sono profondamente deluso

ma io non mi ero scelto
né avevo scelto questa vita
essa mi ha sempre preceduto
di parecchi metri
e io sempre dietro
a rincorrerla inutilmente

vorrei mettere bene in chiaro questo


I TRE MAGI DEL MIO PRESEPE

Barbanera Barbarossa e Giuseppe
hanno smontato con cura i mobili della mia cucina
della mia camera da letto e della mia sala
hanno caricato tutto sul camion dei frati cappuccini
mi hanno ringraziato
e io loro

“buon natale”

Barbanera Giuseppe e Barbarossa
hanno portato via l’arredamento
dei quattordici anni della mia solitudine

Barbarossa Barbanera e Giuseppe
portate via anche tutto il mio passato
smontatelo e fatelo a pezzi con cura
come avete fatto con i miei mobili
caricatevelo sul camion
e se vi sembra inutile e che non serva a nessuno
buttatelo pure in una discarica
svuotate la mia memoria
come avete svuotato il mio appartamento

Giuseppe Barbanera e Barbarossa
siete voi i magi del mio presepe
mi avete portato in dono
la povertà
quella vera

quella di chi non possiede più
né cose
né sogni


[continua]


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