La magia soffia sempre (fiabe)

di

Laura Sabatelli


Laura Sabatelli - La magia soffia sempre (fiabe)
Collana "Le Gemme" I libri per l'infanzia
14x20,5 - pp. 140 - Euro 13,50
ISBN 978-88-6587-6305

eBook: pp. 90 - Euro 3.99 -  ISBN 978-88-6587-6435

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In copertina: fotografia dell’autrice

All’interno illustrazioni dell’autrice


Le narrazioni fiabesche sono vere compagne di viaggio per i bambini. Hanno il grande compito e la responsabilità di installare nel loro cuore e nelle loro menti valori e simboli che rimangono per sempre come ricordi pieni di colori e di emozioni. Divertono, sorprendono, incantano, allargano gli orizzonti e lasciano sempre semi preziosi. Questo libro cerca di realizzare tale intento, unendo il puro gioco magico e l’attenzione ai valori di sempre, quelli che splendono negli esseri umani coraggiosi e svegli.


La magia soffia sempre (fiabe)


A tutti coloro che fanno cantare il cuore
e credono ancora nei sogni da realizzare, per condividerli con gioia


C’era una volta,
Una magica scuola, che sembrava un piccolo castello, con una graziosa torre merlata e con tanti piccoli fantastici alunni che amavano giocare, studiare e anche ascoltare le fiabe.
Ogni settimana gli insegnanti e gli alunni, ma anche altre persone interessate, si incontravano nel bellissimo giardino, quando c’era bel tempo, o in una bella sala con un camino scoppiettante, quando faceva freddo. Tutti leggevano a turno le fiabe, che ora ascoltate o leggete anche voi, cari piccoli amici miei.
I bambini adoravano le fiabe e si divertivano un mondo. Dopo ne parlavano tra loro e inventavano tanti bei disegni e tanti giochi.
Cominciamo con la prima. Siete pronti???


LA CASA DEL CUORE

C’era una volta, una casetta a forma di cuore e sulla porta d’ingresso c’era scritto infatti “La casa del cuore”.
Si trovava in un delizioso paese ed era circondata da tanti aquiloni luminosi, da strisce leggere e colorate che volteggiavano e proteggevano la casa. Vederli giocare nel vento era uno spettacolo stupendo che trasmetteva la gioia dei colori danzanti.
Ogni tanto arrivava un raggio dalla lontana costellazione dell’orsa maggiore o da altre stelle e così la luce e i colori diventavano ancora più vivi e belli. Il raggio la riforniva di tutto, di gioia, di allegria, di idee nuove, di coraggio e a volte anche di giocattoli e cibi vari. Era come una magia.
Nella casa vivevano delle signore e dei signori, sette in tutto, che avevano il compito di distribuire a tutta la città giocattoli, giochi vari, idee, gioia, compiti, sentimenti buoni, cibi, aiuti vari. Non erano padroni che comandavano, no, svolgevano solo il loro compito, che non era poi così facile.
Raccoglievano ciò che ricevevano dalle stelle, lo curavano e lo ridavano a tutti coloro che chiedevano. Dovevano tenere la casa sempre pulita e in ordine altrimenti il raggio non arrivava.
Dalle finestre uscivano sempre musiche bellissime, allegre o romantiche, si diffondevano in molte strade vicine, senza disturbare ed erano così affascinanti da rimanere incantati ad ascoltarle.



A volte invece c’era grande silenzio e pace. Si diceva in giro che meditavano o pregavano.
Ogni settimana i sette signori si riunivano nel grande e rigoglioso giardino della casa con tutti gli abitanti che volevano partecipare ed anche con gli animali del posto.
Già, proprio così, e tra gli animali c’era anche un pappagallo tutto bianco che era una vera peste e non stava mai zitto. Si chiamava Rio, perché veniva dalla zona del grande fiume Rio delle Amazzoni, in Sud America. Ripeteva sempre a tutti «Come stai? Tutto bene?» E naturalmente tutti ridevano e ormai era la mascotte del paese.
I sette abitanti della casa vestivano con abiti sempre diversi, a volte solenni e ricamati, a volte come tuniche grezze e a volte con abiti colorati e buffi come quelli dei clown, come simpatici giocherelloni. Si riunivano insieme per fare quello che loro chiamavano “l’esercizio della parola del cuore”. Dopo profondi respiri ognuno pensava con forza e poi pronunciava con sue parole, un progetto, un desiderio, un’idea, per sé o per altri. Potevano essere utili per una persona o per tutti.
I pensieri in seguito si realizzavano, lavorando e impegnandosi, ma l’importante era di non danneggiare alcuno, di non rubare o imbrogliare.
Una signora chiedeva una casa nuova, un bambino chiedeva una bici, una bambina giocattoli e libri, un anziano chiedeva un po’ di compagnia, il giardiniere semi per il suo giardino e per l’orto, il medico un nuovo e attrezzato ospedale e tante e tante altre cose.
L’unione dei pensieri di tutti operava la magia, questo era il loro piccolo grande segreto! Unire le energie dei desideri, quelli buoni ovviamente.
Sapete cosa chiese un giorno Rio, il pappagallo pestifero?
«Kra-Kra. Vorrei una fidanzatina! Kra-Kra.»
Non vi sto a raccontare le risate di tutti. Ma, detto tra noi, si seppe in seguito che la fidanzata, Rirì, arrivò in zona.
In paese, tra i tanti giochi, i bambini spesso si divertivano al “Gioco dei tre”. Avveniva così: partivano a tre a tre, facevano tre passi, si voltavano e sorridevano a tre passanti. Questi, all’inizio si meravigliavano, ma in seguito restituivano sempre il sorriso e così la giornata trascorreva meglio, in tutti i sensi. I bambini dicevano che con questo gioco i Cherubini aprivano le porte del cielo. Che bello!
Le persone del paese cominciavano la giornata dicendo sempre ‘GRAZIE’ al sole, al cielo, alle persone, alle nuvole, all’acqua, al pane, anche alle cipolle e alle patate, insomma a tutto ciò che li circondava. Avevano sempre gentilezza verso tutte le persone che incontravano e sapete quale strano saluto usavano a volte?
Ve lo dico: In’lakesh, che significa ‘Tu sei un altro me stesso’. E già! Siamo tutti un po’ fratelli, e l’altro è come noi stessi. Il saluto lo aveva portato un signore viaggiatore che era stato nella lontana terra del popolo Maya, in Guatemala e vicinanze.
Tra i bambini c’era un bel gruppetto sempre affiatato. C’erano Frandino, Melida, Tonia, Rocco e altri. Giocavano, studiavano ed erano molto felici di vivere in quel paese incantato, dove c’era pace e armonia. Nessuno si sentiva più importante di altri, c’erano solo persone con compiti diversi, che organizzavano varie attività, con l’aiuto prezioso dei sette signori della casa del cuore.
I quattro bambini frequentavano una scuola dove c’erano compagni di un paese vicino. Questi ultimi erano un po’ furbacchioni e soprattutto invidiavano spesso i quattro amici per i loro ottimi risultati a scuola, per i loro vestiti, le loro bici, i pattini, eccetera. Non avevano la fortuna di abitare nel paese bello e, come tanti bambini, combinavano parecchie marachelle, marinavano la scuola, non si lavavano bene, erano un po’ disordinati. Niente di strano, accade a molti.
Frandino e gli altri avevano raccontato ai compagni di tutti i giocattoli, i giochi e i divertimenti che avevano, così il gruppetto dei furbacchioni, un giorno, decise di andare di nascosto e di sera nel paese, per rubacchiare qualcosa.
Non si sa come fecero, ma portarono via biciclette, giocattoli, sacchetti di cibo, vestiti e giacche moderne, cellulari, apparecchi per ascoltare musica e gomme da masticare, tante. Boh!
Tutti contenti arrivarono nel loro paese e cominciarono a guardare e ad usare ciò che avevano rubato.
Ma sapete una cosa? Ahh, ahhh, che ridere! Per magia, le ruote delle bici non giravano, i giocattoli si rompevano appena li toccavano, i cibi avevano un odore terribile ed erano tutti immangiabili, le giacchette, le scarpette e i giubbotti erano diventati carta straccia e cartoni sporchi, le gomme da masticare erano diventate pietre, gli strumenti per ascoltare musica gracchiavano suoni orrendi. Una vera strana magia!
Il giorno dopo tornarono a scuola neri di delusione e rabbia e un po’ spaventati. Poverini, non erano poi cattivi, il fatto era che non capivano quella strana trasformazione delle cose rubacchiate. Ma comunque cominciavano a rendersi conto che non si ruba!
Fischiettando e facendo finta di nulla scrutarono il gruppo di Frandino, si avvicinarono per sentire commenti sulla sparizione di qualcosa in paese. Niente, i quattro erano contenti e allegri come sempre.
Pensa che ti ripensa decisero di andare un pomeriggio nel paese della casa del cuore per studiare meglio la situazione.
Proprio quel pomeriggio c’era la riunione nel giardino dei sette signori saggi.
Entrarono liberamente, perché l’ingresso era aperto a tutti. La casa accoglieva tutti, sennò come faceva a chiamarsi “La casa del cuore”?
Sgranarono gli occhi vedendo tante persone simpatiche e gentili, e poi c’erano cani, elefantini, gatti, pecorelle, asinelli, uccellini…e così via ed anche uno struzzo un po’ nervoso, perché cercava il suo uovo gigante, (del peso di un chilo abbondante!!!) che aveva dimenticato da qualche parte. Che distratto!
Apparvero i sette signori vestiti con tute spaziali questa volta. Cantarono tutti insieme, fecero i famosi profondi respiri e poi ognuno pensò e pronunciò il suo desiderio.
Una signora era depressa e voleva allegria e buonumore, un impiegato disse che bisognava trovare un sistema per non sprecare acqua, una maestra chiese pennelli, colori, libri di fiabe e favole per i suoi piccoli alunni. Un’intera scolaresca chiese di fare una gita a Firenze.
Un bambino chiese di avere più coraggio perché aveva paura di tutto. Un altro disse che era geloso della nuova sorellina arrivata e chiese aiuto per questo, per accettarla con amore.
Tutti insieme ascoltavano e si concentravano, non erano chiusi solo nei loro progetti e idee. I sette saggi facevano volare dalle loro mani folate di petali fragranti di fiori, pieni di rugiada freschissima. Anche altre persone facevano questo e così venivano cacciati via i brutti pensieri, le malinconie, i veli di tristezza e tutta la spazzatura inutile.
Insomma ripulivano le menti e i cuori dai pensieri e dai sentimenti bacati, come rabbia, invidia, egoismo e tutte le brutte maschere. Era una doccia speciale, per la mente e per il cuore.
Così, alla fine, le persone vedevano il fondo del loro cuore e cosa scoprivano?
Scoprivano che in fondo tutti avevano un granello immenso di Luce pura.
Rimanevano tutti coperti di profumi, di pensieri profumati di gioia.
Il gruppettino furbacchione si avvicinò a quello di Tonia e compagni.
Uno di loro, Bindo, chiese: «Ma che succede, cosa fate?»
«Cerchiamo di vivere in pace, con gioia, ci aiutiamo tra noi e non siamo egoisti o furbetti per togliere qualcosa agli altri.» Rispose Tonia, una bimba di otto anni con capelli nerissimi, quasi viola, vestita sempre di rosa e di bianco, gentile ma sveglia. Lei aveva già notato il loro umore grigio e nero.
«Ma… come, già, sì, sì» farfugliò Bindo, che si rese conto di essere stato come scoperto dagli altri, anche se Tonia non l’aveva detto chiaramente.
Rocco sorrise e aggiunse: «Noi giochiamo e ci divertiamo con gioia come tutti i bambini, ma ci hanno spiegato, che è bene avere la casa del cuore sempre pulita e libera da pensieri tristi o non buoni. Se arrivano pensieri e sentimenti come paura, gelosia, pigrizia, rabbia, invidia e tutta la compagnia, li cacciamo via con la scopa! Prima o poi se ne vanno.»
«Eh? Con la scopa?» esclamò Bindo.
«Vuol dire che non li accogliamo nel nostro cuore e ci mettiamo invece amore, gentilezza e tutto il buono che si trova in giro. Ci può anche scappare qualche capriccio o qualche guaio, siamo in fondo bambini.» aggiunse Melida, mettendo una manina sulla spalla di Rocco.
Frandino volle essere più preciso, era quello che consigliava sempre gli amici.
«Allora io faccio così», disse aprendo le braccia, «quando arriva per esempio la paura, io non ho paura di lei. Me la immagino come un mucchietto di polvere e le dico “Cosa vuoi da me?Io non ho paura di te, ti guardo in faccia e ti ordino di sparire!!” E lei scappa via a gambe levate. E così faccio per tutti i pensieri cattivi che mi arrivano.»
I due gruppetti parlarono a lungo tra loro, scambiandosi idee e consigli e sapete cosa accadde? Che divennero amici per la pelle, ne combinarono di tutti i colori divertendosi e senza procurare guai, però.
Bindo e i suoi amici capirono che se avevano pensieri o intenzioni cattive tutto si rovinava, si sciupava e non funzionava più, come gli oggetti che avevano rubacchiato.
Capirono che la vera gioia è in fondo al cuore, come granello eterno di luce, ma solo dopo aver ripulito per bene e con pazienza la casa del cuore.
Era la magia della casa a forma di cuore, anzi del loro stesso cuore di bambini.


[continua]


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