Opere di

Irene Baldini


ANIMA “MIA”

Mi sto perdendo nell’assordante oblio del nulla.
Ti percepisco amata custode
dell’essenza mia vitale,
ma ti avverto asciutta, distante, insipida.
Ci fu un tempo in cui accarezzavi il mio dolore,
consolandomi del perché il mondo
fosse così dissimile dalla mia visione.
Melanconica anima cara,
mia, mia e solo mia viscerale entità.
Mi hai scordata ?
Io ti imploro, ma tu geli ogni richiamo.
Non è più la solitudine
nel silenzio della quale
rammendavi gli squarci
di un cuore mutilato
dal dolore della morte.
Ora è glaciale vuoto.
Non dolore ma il non sentire.
Ora è angoscia , un pallido nulla.
Chissà se udirai i miei richiami,
soffice metà di me stessa.
Squarcerò con dita robuste il torace
e forse emergerai.
Perdonami per non essermi abbandonata
ai tuoi celesti consigli ,
il rigore della gretta realtà mi reclamava.
Perdonami per l’attimo in cui ti ho lasciata scivolare via
da me…così lontana.


GRAZIE DI AVERMI TANTO AMATO

E’ giorno caldo, opprimente. E’ un giorno solenne, quasi inverosimile.
Solenne è la morte che catapulta in un’ illogica immensità;
sconcerto, sfinimento avvolgono in una nebbia di irrealtà incomprensibile
in quanto piccolo è il mondo interiore umano.
Una lacrima traversa lenta il viso ottantenne di Rina,
la mano stanca abbandona per un attimo il bastone,
compagno di tanti passeggi, e si posa tenue
sul legno levigato dell’ultimo giaciglio terreno del suo Renato.
Un bacio, una carezza lambiscono il feretro con la dolcezza
atta a sfiorare la guancia di un neonato,
e poche sillabe fluiscono dalle labbra sottili in sussurro segreto…
“grazie di avermi tanto amato”.
Un pugno di parole, il prodigio di mezzo secolo d’amore in una singola intima frase.
Ringraziare di essere amati. Un gesto nobile, d’altri tempi.
L’amore è ormai dovuto, un diritto, un’eredità pretesa.
Rina, nel giorno dei saluti, non si sente abbandonata,
né arrabbiata, non si pone domande, non cerca risposte,
candidamente ringrazia “grazie di avermi tanto amato”.
Renato può salpare sulle onde di un mare sconfinato ,
scarcerato dal dolore fisico soffocante,
prosciolto dagli ingiusti limiti umani,
l’ indomito spirito ora veleggia nell’universo dell’oltre.
Ma Rina sa che non andrà lontano senza lei, come in passato.
La mente torna ai tempi di guerra, alle lettere dall’ Albania e dall’ Etiopia
simboli di un amore pulito ed orgoglioso che lo spazio non può sbiadire
Proprio come allora Renato parte e Rina resta in patria;
ora è lui che dovrà attendere paziente,
avvolto dall’incorporeo infinito.
Lei si allontana dal cimitero campagnolo, sorride delicata.
Soffia un bacio al suo guerriero a riposo.
“grazie di avermi tanto amato”.
Un filo di parole segrete unisce due anime ,
come tramite impalpabile tra mondi differenti ma paralleli.
E’ un giorno solenne, incredibile ma non più triste.
E’ un giorno incredibilmente …magico.


SEZIONE 6

INTERVALLO

Il dolore è patina biancastra,
che pastosa e soffice ti s’incolla alla pelle.
Come pellicola sigilla sottovuoto
ogni emozione della carne, ossidando le lancette del tempo,
tra un palpito e l’altro.


Sezione 8

Renato

L’essere distanti ci ha resi più vicini
nel sentimento che ci scuote come lenzuoli al vento .
Accavallati ai tralicci del tempo eterno
materia e cosmo così poco contano!
Il dolore stracolma i confini dell’Oltre e
rigonfio è il pensiero al tuo dipartire.
L’animo trasuda e gronda lacrime,
ma Amore perdura e sopravvive tenace
al supplizio delle membra spente.



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