Agrodolce (Il sapore della vita)

di

Giovanni Stefani


Giovanni Stefani - Agrodolce (Il sapore della vita)
Collana "I Gigli" - I libri di Poesia
14x20,5 - pp. 148 - Euro 12,50
ISBN 978-88-6037-9030

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In copertina e all’interno dipinti di Giovanni Stefani


Introduzione

Chiunque, grande o piccolo, poeta o filosofo, compia l’“errore”, chiamiamolo così, di pubblicare, cioè di offrirsi in una sorta di mistico sacrificio a chiunque, non può sottrarsi alle successive liturgie critiche, più o meno frequenti secondo il gusto dei tempi, e in esse ogni volta il “pasto” si ripete, a volte compito, a volte grottesco. Ma non è questo in caso, almeno in maniera completa, del poeta Giovanni Stefani. La sua seconda opera ci pone di fronte ad un autore più “maturo”, ad un poeta che prende di petto la vita con più decisione, più critica e con un’analisi dei fatti sicuramente più completa e da profondo ed obiettivo osservatore.
La singolarità dei testi e lo specifico mondo che essi ci aprono, o isolano, o negano. Provare a descrivere come una certa configurazione di parole, una certa intenzione nei confronti del linguaggio, ci può indicare qualcosa che in noi è abitualmente, quotidianamente, taciuto, evaso, soffocato, invaso. Se la poesia pretende di dire qualcosa che non si riesce a dire in altro modo, se essa si pone come dichiarazione, allora dobbiamo dar conto di questa necessaria non equivalenza. Dobbiamo in qualche modo costruire i legami che essa ha distrutto, per portarsi in una zona meno prevedibile, meno vulnerabile, meno mercificata delle parole comuni e retoriche. Con la poesia di Stefani riusciamo a trovare quel filo che unisce la fantasia alla realtà, riusciamo ad entrare in modo indolore e delicato, ma fermo e reale, nella nostra quotidianità, con i suoi sì e i suoi no.

Il dire poetico ha a che fare innanzitutto con un’organizzazione sociale e con il posto che in essa un individuo sogna di avere: così è per la poesia che ancora oggi è riconducibile al paradigma fondatore della lirica moderna. Non c’è poesia novecentesca e attuale che non si sia posta in relazione a questo paradigma, e non c’è quindi poesia che non prenda slancio da un’assunzione più o meno consapevole di un modello di organizzazione sociale. Ed è in relazione a tale modello, che si configurano variamente le zone dell’io, della soggettività più o meno composta, o fluida, o dissolta, o spettrale, o scomparsa. È nel mondo, ai margini del lavoro e delle istituzioni, ai margini della propaganda e della pubblicità, che si aprono, attraverso il lavoro sul testo, campi d’individuazione, frammenti di singolarità, di giochi solitari e personalizzazioni.
La maturazione della poesia di Giovanni Stefani ci fa comprendere meglio come ognuno di noi non è mai solo ma ha la possibilità reale, volgendo lo sguardo intorno a sé, di interagire con il mondo che lo circonda, basta tendere la mano e la mente… Il coraggio dell’autore si sviluppa attraverso l’analisi dell’attualità, del passato e, in qualche caso del futuro; la vita intensa ma, tutto sommato normale, gli ha comunque insegnato, come saggezza italica vuole, a saper gestire la propria vita e a seguire quella degli altri ma con la fortuna, a differenza di molti, di saper portare le proprie esperienze in versi, quei versi dolci, profondi e acuti che a tutti noi dovrebbero indicare qualcosa…

Maurizio Mattioli


Agrodolce (Il sapore della vita)

A Leonardo da nonno Giò


Manuela in dolce attesa

Di tempo n’è passato da quel giorno
che innanzi a Dio giurasti amore eterno,
e il grande desiderio che tu avevi
t’appagherà nel pieno dell’inverno.

La gioia manifesta che già provi
per questo prodigioso avvenimento,
è stata guadagnata con fatica
tenacia e comprensivo patimento.

Quello che dovrai fare d’ora in poi
è vivere intensamente ‘sta magia,
l’artefice sei tu di questo evento
siine orgogliosa e tira via.

Non ti scordar di Ezio, è tuo marito
d’amore danne lui quanto ne vuole,
sarà il compagno tuo tutta la vita
il socio per metà della tua prole.

Giugno 2005 Roma


A Leonardo

La vita ti ha sorriso ugualmente anche se
la tua mole alla nascita non era eccessiva spero sia di una fibra indistruttibile, perché
tu possa dimostrare la tenacia e la voglia di crescere.

Sii temerario e non aver paura
solo così si arriva molto in alto,
se poi crescendo avrai bisogno alcuno
mostra la grinta e l’indole sicura.

Cresci sereno e nella retta via
abbi di te rispetto e sii orgoglioso
persevera e prendi tutto in allegria
in questo mondo ‘si meraviglioso

A Leonardo
Da nonno Giò

15 Gennaio 2006


Leonardo “l’angelo guaritore”

Nonostante le angherie del mondo
Leonardo ha dato la dimostrazione,
di quanto si desideri la vita
se si è in preda alla disperazione.

Ha dimostrato quanto forte sia
la voglia di vivere e sperare,
in questa vita ostica e bramata
uscirne fuori a forza e farsi amare.

Abbi cura di te e ne sii orgoglioso
da nonno Giove auguri a più non posso,
di crescere sano forte e coraggioso
portabandiera d’un casato grosso.

A Leonardo
Da nonno Giove

13 Febbraio 2006


Il ruscello

Nasce in altura
e scende verso valle
dando vita a cascatelle
e piccoli laghetti,
a rivoli che stretti
sconnessi e tortuosi,
scendono silenziosi
verso l’immenso mar.
Poi li dove la corsa
finisce ma non sosta
cirri e nuvolette
risalgono la costa,
per dar di nuovo vita
a piccole sorgenti
che nuovamente vanno
verso l’azzurro mar.


Condannata a vivere

Nessuno mai se ne accorge
quando si soffre in silenzio,
soltanto chi soffre lo sa
quanto triste è la vana presenza.

C’è anche chi non lo sa
d’essere al mondo a soffrire,
invece chi soffre davvero
è colui che vicino gli sta.

Se questa è vita, che vita
con chi la manovra per tutti,
ed il morto ch’è morto non sa
quanti soffrono inermi e distrutti.

C’è anche chi prova piacere
a tenere in vita chi è morto,
e che vegeta senza speranza
colui ch’è soltanto risorto.

Rispetto ci vuole in tal senso
e far sì che arbitrio non sia,
che per viver l’inutile vita
si debba distrugger la mia.


Cambio di tono

Dove la solitudine dimora
regna il silenzio e la monotonia,
con la tristezza e quanto ne concerne
come la paura e l’apatia.

Non si può dire vita, se basata
su sostantivi che vita non hanno,
solo cambiando la tonalità
anch’essi il loro aspetto cambieranno.

Perché possa cambiare colorito
la lista di monomi negativi,
un po’ alla volta dare sprono all’ego
esternando pensieri positivi.

Come noterai miglioramento
più forte avrai la voglia d’operare,
per colorar di rosa quel ch’è nero
e un’altra realtà assaporare.


Giocatore capriccioso

Se per capriccio pensi di giocare
ogni carta a tua disposizione,
ricorda che finita la partita
potresti ritrovarti in perdizione.

Essere conscio e avere valutato
ciò c’hai messo in palio come pegno,
se in gioco c’è la tua reputazione
di te dovresti avere solo sdegno.

Se non sei a conoscenza dei valori
quelli fondamentali della vita,
non esser capriccioso, fa rinuncia
così già avresti vinta la partita.

Concetto strano d’ogni giocatore
che se rinunci non fai la tua parte,
se invece giochi e perdi la partita
non dire che la colpa è delle carte!

La voglia di rivincita permane
e cerchi l’occasione del riscatto,
allora non sei solo capriccioso
ma debito incosciente e mezzo matto.


L’uomo chi è

Dell’uomo in generale non si parla
ma molto si discute delle azioni,
buone o meno sono quel motivo
per esprimere a riguardo le opinioni.

Se ha fatto buone azioni c’è il giudizio
se ha sbagliato poi non c’è salvezza,
sarà additato, pieno di difetti
e dell’umanità una schifezza.

Quando ci tocca di prima persona
non si può accettare d’esser tale,
siamo dei vili e non abbiam coraggio
di caricarci addosso il proprio male.

Meditate gente, meditate
su quanta cattiveria ci pervada,
facciamo riflessioni e valutiamo
se stiamo andando per la giusta strada.

Quando s’arriverà a fine percorso
e ci sarà il conguaglio della vita,
forse perché più saggi capiremo
quanta malvagità è stata elargita.


Il primo amore

Dolce ricordo l’innocente amore
rubato sotto il buio d’un lampione,
ancora è vivo in me e lo sento
che mi pervade dentro.

Anche se platonico è rimasto
nell’anima nel cuore e nella mente,
nascosto da ogni sguardo d’indiscreto
morire no, non può perché innocente.

Volle il destino che si dissolvesse
per condannar chi amore desirava,
anche se perso mai dimenticato
gelosamente in cuore conservato.

Io non la scorderò e discretamente
ne avrò riconoscenza e tanta stima,
anche se non più mia nella materia
cercherò d’amarla più di prima.


Orgoglio

A chi se non a me
mostrar compiacimento
per quanto di mio pugno
allieto e rallegro
con dedizione e impegno,
le menti borghesi
e i colti d’ogni rango.
Perchè celar l’orgoglio
se esso è parte di me
in ogni esternazione,
ove mostrar mi devo
con l’opra mia
che di sudore è pregna.

A Leonardo da nonno Giò


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