Una settimana qualunque di una nonna qualunque

di

Giovanna Gatti Colangelo


Giovanna Gatti Colangelo - Una settimana qualunque di una nonna qualunque
Collana "I Salici" - I libri di Narrativa
15x21 - pp. 60 - Euro 7,00
ISBN 978-88-6037-7234

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In copertina elaborazione di “Copyright Lancio s.r.l.”


Prefazione

Giovanna Gatti Colangelo racconta una “settimana qualunque” vissuta da Marcella, una “nonna qualunque”, entrando nel suo mondo, offrendo l’immagine di una nonna, ex-professoressa universitaria in pensione, che si disimpegna nei meandri e nel caos della città di Roma, che cerca di mantenersi continuamente informata leggendo i giornali, utilizzando internet, visitando mostre d’arte o partecipando ad incontri culturali e letterari, e poi, cercando di districarsi dalle piccole difficoltà quotidiane come dalla routine delle cose da fare, facendo fronte agli impegni che si susseguono per accontentare il marito, il figlio e la nipote Ginevra, senza dimenticare però di ritagliarsi uno spazio per sé che le permetta di alimentare la sua passione per la scrittura.
Giovanna Gatti Colangelo conduce per mano in questo diario di una settimana che risulta essere quasi una “settimana simbolo” per tutti coloro che si trovano nelle stesse condizioni della nonna Marcella perché credo che alcuni impegni ed incombenze, così come il pranzo o la cena da preparare, la spesa nei vari negozi, i pagamenti in posta o banca, la difficoltà di muoversi nel traffico della città dove è difficile anche riuscire a camminare sui marciapiedi, siano comuni a tutti coloro che hanno iniziato una nuova vita da pensionati ma anche per tutti noi.
All’inizio anche Marcella, la nonna qualunque, pensava di avere più tempo per sé, un senso di libertà dopo quarant’anni di vita universitaria in un ambiente dove non erano di certo mancate le soddisfazioni ma, nei ricordi, affioravano anche momenti di forte amarezza, di situazioni difficili e di invidie, che erano state superate solo grazie alla grande forza di volontà, alla determinazione di una donna che era riuscita a realizzarsi nella sua carriera universitaria.
Come, a suo tempo, era successo nella vita professionale, la nonna Marcella ora si trova a far fronte alle necessità della vita d’una famiglia, tra un risotto alla milanese e carciofi alla romana, senza dimenticare le sue famose pizzette, nonostante lei non “ami cucinare” ma per fare contenti marito, figlio e nipote, si “sacrifica” in cucina. Poi il tranquillo e meritato riposo sulla poltrona, la lettura di qualche libro, a volte, la voglia di scrivere e fermare su carta le emozioni o, ad esempio, i ricordi della propria famiglia che affiorano alla mente; e poi, gli incontri con le amiche, il piacere delle passeggiate a guardare le vetrine dei negozi o visitare qualche mostra o andare al cinema.
Giovanna Gatti Colangelo, con intelligenza, discrezione e leggerezza, accompagna in questa settimana qualunque di una nonna qualunque, affrontando anche le problematiche della realtà sociale, come ad esempio alcune riflessioni e considerazioni sui comportamenti altamente negativi come la mancanza di regole d’educazione civica, l’indifferenza e alcuni “vizi” che sono rimasti gli stessi dai tempi di Cicerone, le difficili condizioni di vita e le insidie dell’ambiente cittadino, il caos e il traffico della città diventati insostenibili.
Da questo racconto emerge però, chiaramente, che la vita, in fin dei conti, deve sempre essere vissuta al meglio, cercando di gustare le “piccole cose” e la possibilità di migliorarsi che le stagioni della nostra esistenza ci regalano e Giovanna Gatti Colangelo offre la figura della nonna Marcella, capace di osservare il mondo, di avere uno sguardo critico, di rendersi disponibile per accontentare la famiglia, di far passeggiate sia nei negozi di cianfrusaglie come nelle zone di Roma antica ma anche di scrivere e dipingere con passione autentica: non dimenticare mai quello stimolo alla curiosità, quel desiderio di conoscere, la capacità di mantenere rapporti d’amicizia, di tenersi informati sulla realtà che ci permette di osservare il mondo circostante con uno sguardo critico e consapevole… proprio come fa nonna Marcella.

Massimo Barile


Una settimana qualunque di una nonna qualunque

LUNEDI’

Il mondo è impazzito pensa Marcella mentre scorre i titoli dei giornali. Per giorni interi avevano titolato enfaticamente “La spazzatura invade Napoli e l’Italia.”
Oggi questo argomento è stato retrocesso in quarta pagina a causa di un avvenimento assai più intrigante.
Sessantadue professori di fisica dell’Università “La Sapienza” avevano inviato una lettera al rettore per protestare sull’invito da lui rivolto al Papa di presenziare alla inaugurazione dell’anno accademico.
Come se non bastasse, una piccola frangia di studenti appartenenti ad alcune sigle abitualmente dissenzienti minacciavano disordini e attacchi contro l’ospite per loro indesiderato.
“Cosa titoleranno domani i giornali?” si domanda più incuriosita che allarmata.
Ormai gli italiani erano precipitati in una sorta di fatalismo che impediva loro di ragionare con la propria testa, però nello stesso tempo non volevano arrendersi a una minoranza di gruppi manovrati da burattinai sconosciuti e non, in continua lotta tra loro per mantenere prebende e poltrone decisamente non meritate.
L’Italia era diventata il paese del “NO”.
Tutti erano contro tutto e tutto era contro tutti.
Un pensiero terribile le balenò nella testa, “Forse per rientrare nella normalità ci vorrebbe un dittatore.” Subito lo accantonò, quasi vergognosa ma come agire per uscire da questa stasi?
Purtroppo non sa darsi delle risposte o meglio molte di esse frullano disordinate nella sua testa, ma non riesce a scegliere quelle giuste, inoltre non è suo compito risolvere questo problema.
Sbirciando l’orologio si accorge di essere in ritardo, deve uscire per sbrigare i numerosi incarichi a lei affidati dai suoi famigliari.
Da quando è cominciata la sua vita da povera pensionata, (così ama definirsi) non è più padrona del suo tempo che sembra essersi improvvisamente accorciato.
Le incombenze non solo sono aumentate ma non terminano mai; sbuffando infila il piumino e, dopo un rapido sguardo allo specchio per controllare trucco e pettinatura apre la porta di casa, attraversa l’androne ed esce accolta dall’aria fredda della serena, ma ventosa, mattinata invernale.
Con passo svelto affronta la strada, non è cosa semplice camminare, bisogna evitare ciò che i cani hanno depositato sul marciapiede, depositi che dovrebbero essere raccolti dai relativi proprietari.
Per l’eventuale omissione è prevista una multa, ma nessuno sorveglia quindi il maleducato imperversa.
Inoltre buche mal transennate avvertono che, a causa di lavori in corso, bisogna scendere dal marciapiede, incunearsi tra le macchine malamente posteggiate, trattenere il fiato, roteare il busto sulle anche in modo da riuscire a passare per conquistare nuovamente il marciapiede, così da riprendere, pieni di speranza, il cammino, ma dopo pochi anzi pochissimi passi è necessario fare i conti con il selciato irregolarmente sollevato per le serpeggianti radici degli alberi incuneate sotto il pavimento del marciapiede, allora è necessario procedere con saltelli adeguati fino a conquistare una zona piena di benevolenza liscia e accattivante dal colore chiaro, è un pezzo da museo, infatti questa zona, assai rara, è quanto rimane del selciato costruito prima della guerra.
Marcella riesce a evitare seppure malamente gli ostacoli, poi prova un senso di rabbia e di impotenza quando vede una giovane mamma con il passeggino in notevole difficoltà perché ostacolata da due auto parcheggiate in modo tale da impedire completamente il passaggio.
La strada non può essere attraversata e la povera mamma è costretta a tornare indietro per cercare un varco possibile.
Mentre osserva indignata la scena, un centauro salito sul marciapiede alla ricerca di un parcheggio la sorprende, facendola sussultare di paura.
Due cose si uniscono per provocare tali inconvenienti, l’arroganza degli automobilisti e la latitanza dei vigili.
Prima tappa la farmacia, Marcella si mette pazientemente in fila in attesa del suo turno.
Le farmaciste sono simpatiche, svelte e piene di pazienza, ma spesso sono obbligate a rallentare perché petulanti avventori chiedono inutili spiegazioni accompagnate da richieste spesso assurde.
Seconda tappa la profumeria, per fortuna il negozio è vuoto e tutto avviene rapidamente.
La terza tappa è la più seccante, deve comprare in macelleria la carne per le costolette richieste a gran voce da marito, figlio e nipote.
Sorge spontanea una domanda, “Perché questo acquisto è da lei aborrito?”
La risposta è assai semplice; Marcella non ama cucinare.
Il ritorno a casa non è mai molto rapido a causa degli incontri con amiche, anche loro occupate nelle spese mattutine.
Tra loro si svolgono dialoghi quasi sempre piuttosto brevi ma intensi, gli argomenti sono svariati, in genere le lamentele riguardano le seccature provocate dalla vita quotidiana, mentre quelli culturali vengono rimandati alle conversazioni telefoniche o agli incontri del pomeriggio.
Sospirando la “povera pensionata” entra in cucina mentre con il pensiero torna indietro nel tempo quando era ancora una lavoratrice.
In realtà la sua è stata una vita piena di soddisfazioni anche se ha dovuto spesso guardarsi alle spalle per difendersi dagli attacchi di alcuni colleghi invidiosi.
Non è cosa semplice lavorare in un ambiente prettamente maschile ed essere sempre presente in famiglia per risolvere al meglio i problemi di marito e figli.
Comunque è stata una vita stimolante e sicuramente, potendo tornare indietro, rifarebbe le medesime cose.
Mentre svolge il pacco della carne, scuote la testa e con interesse più scientifico che culinario la osserva per controllare colore e consistenza poi dopo averla parata per la cottura prende la padella con l’olio necessario per friggere le costolette richieste.
Mentre le immerge nell’olio alla giusta temperatura, ode lo squillo del campanello.
Sicuramente è la nipote in arrivo, le sussurra lo sbattere di una porta, ora Ginevra piomberà in cucina.
Con un «Ciao nonna» squillante e portando con sé una ventata di giovinezza, Ginevra irrompe in cucina e abbraccia la nonna.
«Che meraviglia! Oggi ci sono le costolette alla milanese, nonna sei un mito.» esclama gioiosa per continuare «Oggi il mio peso aumenterà di un chilo, ma non ha importanza, tanto quando sono vicina a sostenere un esame dimagrisco.»
Sorridendo enigmatica Marcella interroga
«Devi sostenere presto un esame?»
La giovane non risponde, per scaramanzia non faceva mai sapere la data degli esami, quindi, osservando le costolette immerse nell’olio bollente, si rivolge alla nonna dicendo.
«Non ho mai capito perché il cibo quando frigge sia circondato da tante bollicine.»
«Bene! Se hai voglia di ascoltarmi ti spiegherò cosa accade chimicamente durante la frittura. Prima di tutto è di estrema importanza la temperatura, che all’inizio è bassa e quindi non adatta per friggere correttamente. Per saperlo basta buttare un pezzo di pane nella padella, in questo caso il pane frigge. La temperatura media è quella più adatta al nostro caso, basta lasciar cadere nell’olio una goccia di acqua, se si ode un crepitio, possiamo tranquillamente iniziare a immergere le costolette nell’olio.»
«Nonna come sei scientifica!»
«Non ho terminato. Ricorda: mai immergere il cibo nell’olio fumante perché è un insieme di trigliceridi e di conseguenza si decompone, sviluppando sostanze nocive.»
«Non lo sapevo. È interessante conoscere come chimica e cucina interferiscano tra loro.»
«Ti sei mai chiesta cosa sono quelle bollicine che circondano il cibo mentre sta friggendo?»
«Veramente no. Dovrei?» Chiede stupita Ginevra.
«Quando si frigge alla giusta temperatura, il cibo subisce l’evaporazione dell’acqua contenuta in esso. L’acqua entrando in contatto con l’olio bollente si trasforma in quelle bollicine.» Poi sorridendo continua.
«Come ti piace il fritto?»
«Che domanda! Naturalmente asciutto e croccante.»
«Questa è la ragione per cui la temperatura dell’olio è così importante, infatti lo shock termico determinato sul cibo dalla giusta temperatura lo rende asciutto e croccante. In tal modo si mantiene un alto valore calorico e le vitamine del gruppo B, la C e la E vengono conservate in discreta misura.»
«Nonna, anche in cucina sei rimasta un professore universitario. Ora vado a giocare con il computer.» Così dicendo, Ginevra abbandona in fretta il laboratorio culinario per andare a chattare con le sue amiche.
La nipote, dopo aver gradito il succulento pranzo, la saluta frettolosa ma con affetto, i libri l’attendono, l’esame è alle porte.
Finalmente sola! Marcella si adagia tranquilla in poltrona, è incerta se continuare a leggere un libro assai interessante sulla sacralità della vita, o mettersi a scrivere, dopo un attimo di indecisione, opta per la lettura; mentre si accinge a sfogliare il libro, ode sbattere la porta di casa, è arrivato suo marito
Marcella guarda l’orologio, sono le quindici, sicuramente non vorrà mangiare, con un sospiro si alza e gli va incontro.
«Sono stanchissimo, non ho voglia di mangiare. Dammi solo un piatto di frutta.»
Marcella annuisce e con aria rassegnata lo accontenta.
Dopo aver subito l’operazione di ernia del disco il marito ha ridotto il lavoro condensandolo in tre lunghe mattine la settimana.
Ha compiuto ottanta anni, potrebbe anche smettere, ma il lavoro è sempre stato il suo hobby, meglio così, altrimenti farebbe come tutti i mariti in pensione si “impiccerebbe” dell’andamento di casa con inutili consigli.
Il telefono squilla rompendo la sonnacchiosa atmosfera della stanza.
«Pronto.» Risponde subito Marcella.
«Ciao, sono Anna. Ti va di andare al cinema?»
«Certamente. Tra un’ora davanti al cinema.»
Soddisfatta Marcella riappende la cornetta e informa il marito della sua decisione, lui annuisce ma si raccomanda di non fare tardi e di portare il cellulare in borsa.
Pensierosa guarda l’orologio, è presto, ha mezzora a disposizione, accende il computer, per controllare alcuni dati da lei memorizzati riguardanti una vecchia notizia letta sulla cronaca di Roma.
Il giornale titolava “Il secondo municipio riparte dal colore.”
Quando una notizia la incuriosisce la immette nel computer per poi riprenderla in un momento di attesa della giornata, ora è il momento.
Il secondo municipio ha approvato il piano colore per gli edifici, si leggeva sotto il titolo.
“Cosa significa questo piano colore?” si chiede un poco sorpresa Marcella.
In effetti gli scenari urbani spesso sono mortificati da tinteggiature delle superfici esterne delle case non sempre rispettose dei classici colori cittadini rappresentati dal laterizio romano le cui variazioni ondeggiano dal giallo paglierino, all’arancio, al rosso mattone al travertino.
Tutelare il colore dei beni architettonici che vanno da Porta del Popolo a ponte Milvio è senza dubbio una operazione di alto valore culturale e scientifico, quindi è indubbiamente giusto che nella tinteggiatura degli esterni si segua una linea di condotta.
Per gli edifici in via di costruzione è naturale che si attuino subito alcune regole, ma per quelli vecchi sarebbe bene procedere con scelte primarie per poi spalmare nel tempo i lavori fino a raggiungere il risultato finale in un periodo non eccessivamente lontano.
Il progetto sembra essere buono, ma un vecchio proverbio suggerisce che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, in questo caso sono i costi dell’operazione e la trasparenza della stessa.
E i marciapiedi distrutti e assai male rabberciati? A quelli non ci pensa nessuno o forse aggiustarli in maniera corretta non è una operazione culturale?
Marcella scettica controlla l’ora, deve uscire se vuole essere puntuale.
Si infila il cappotto, esce e si avvia verso il cinema saltellando tra una buca e l’altra.
Come sempre è in anticipo, per ingannare il tempo si mette a guardare le vetrine.
«Ciao.» sussurra al suo orecchio una voce carezzevole.
Anna è arrivata!
Le due amiche si conoscono da lungo tempo, da quando il padre di Anna, affermato professore di medicina, aveva incontrato a una cena tra amici il marito di Marcella, allora medico alle prime armi.
Con simpatia immediata lo aveva preso sotto la sua ala protettrice, divenendo grande amico della giovane famiglia.
All’epoca Anna era una giovane ragazza mentre Marcella era una donna sposata e già madre di un figlio; infatti le due non erano diventate subito amiche ma parecchi anni dopo, per un fortuito incontro a piazza Ungheria.
L’estroversa Anna aveva bloccato la riservata Marcella e da quel momento, nonostante la notevole differenza di età, le due avevano stretto una grande amicizia diventata sempre più salda sui campi da golf.
Felici di ritrovarsi entrano allegramente nella sala cinematografica e in attesa che inizi la pellicola si confidano le ultime notizie riguardanti i figli e naturalmente i mariti.
Il buio annunciante l’inizio del film interrompe l’allegro ciarlare.
Il film è piacevole, belle l’ambientazione e la fotografia, la storia abbastanza intrigante le coinvolge per un’ora e mezza.
Uscite all’aria fresca della sera, decidono di fare una breve passeggiata.
«Cosa ne pensi dell’invito rivolto al Papa per l’inaugurazione dell’anno accademico e naturalmente della lettera dei professori contrari a questo invito?» chiede Anna.
«Trovo la faccenda stupida e di cattivo gusto: come tu sai io sono agnostica, ma ritengo che un invito a una persona di grande prestigio e cultura sia gratificante per tutti anche per chi non la pensa allo stesso modo. Inoltre è vergognoso che una minoranza si opponga con incivili gazzarre a questa visita.»
«Secondo te, il Papa ha fatto bene a rinunciare?»
«Certo. Una personalità di chiesa non poteva fare altrimenti. Ha evitato in tal modo ulteriori contrasti tra differenti fazioni. Chi è più saggio cerca sempre di comprendere le ragioni dell’altro e, pur avendo ragione, non cerca mai di imporre con la forza le proprie opinioni.»
«Hai ragione come sempre» ribatte Anna, poi guardando l’orologio continua «Sai che ore sono?»
Marcella sorpresa da questa domanda guarda anche lei l’orologio e replica:
«È ora di tornare a casa e di preparare la cena.»
Così dicendo le due amiche si salutano affettuosamente e pr.endono la via del ritorno.
Le attende una tranquilla serata davanti alla televisione

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